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ErreNews [n°3]


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SOMMARIO:

- Sinistra europea, la partita si riapre dopo le elezioni

- Elezioni Europee: Manifesto anticapitalista per un'altra Europa: sociale,
  democratica, ecologista, femminista, pacifica e solidale

- Una campagna permanente di sostegno all'Alternative Information Center
(Cinzia Nachira)

- SEGNALAZIONI


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Alle Elezioni Europee 2004 Erre sostiene>>>

Salvatore Cannavò (Circoscrizione 3 Italia Centrale)

Giovanna Tangolo (Circoscrizione 1 Italia Nord - Occidentale)

Cristian Dal Grande (Circoscrizione 2 Italia Nord - Orientale)

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SINISTRA EUROPEA, LA PARTITA SI RIAPRE DOPO ELEZIONI
"Il PRC ha scelto alleati subalterni alle forze social-liberali, puntando
sulle vecchie formazioni comuniste, dalla PDS tedesca al PCF, ed escludendo
la LCR francese e le forze anticapitalistiche più legate ai movimenti"
hanno dichiarato, dopo la costituzione a Roma della SE, Salvatore Cannavò,
vicedirettore di Liberazione e candidato del PRC alle elezioni europee, e
Gigi Malabarba, capogruppo PRC al Senato, della Tendenza ERRE  (vedi in
basso) in seno alla maggioranza del partito, destinata a togliere spazio
alle opposizioni dei settori nostalgici (Grassi e Ferrando), critici verso
Bertinotti ma incapaci di proporre qualcosa di diverso da una presunta
"identità comunista".

Nel frattempo 8 partiti della Sinistra anticapitalistica europea - invitati
in gran parte al Congresso costitutivo ma non aderenti alla Sinistra
europea (SE) - hanno firmato un manifesto comune (vedi secondo articolo) in
cui si esprime una netta opposizione alle politiche liberiste e di riarmo,
sostenute dalla Commissione europea, e alla Convenzione europea che Romano
Prodi vorrebbe approvare entro giugno, differenziandosi a sinistra rispetto
al nuovo soggetto politico di cui Fausto Bertinotti è diventato presidente.

"La SE dovrà fare presto i conti con la Sinistra anticapitalistica, molto
legata al movimento no global, e si aprirà una fase nuova nella costruzione
del partito europeo: la partita si riapre subito dopo le elezioni. Non a
caso lo stesso PCF ha rinviato l'adesione alla SE a un referendum
successivo al 13 giugno" hanno concluso i due dirigenti del PRC.


Partito della Sinistra Europea: nasce la Tendenza Erre del PRC
La nascita della Sinistra Europea e gli accordi con l'Ulivo di Prodi
portano ad un'articolazione della maggioranza bertinottiana, nata dal
congresso successivo alla rottura del PRC coi governi di centrosinistra,
dove il gruppo legato al leader storico Livio Maitan fu determinante per la
messa in minoranza e la successiva fuoriuscita dei cossuttiani nel 1998.

Ed è proprio da questo gruppo che nasce la "Tendenza ERRE", dal nome della
rivista nata in occasione del FSE di Firenze, (che fa parte di un network
di riviste europee vicine alla Sinistra anticapitalistica) e diretta da
SALVATORE CANNAVO', vicedirettore di Liberazione e candidato al Parlamento
europeo, conta su due membri della Direzione nazionale del partito, FLAVIA
D'ANGELI e FRANCO TURIGLIATTO, e sul capogruppo al Senato GIGI MALABARBA

"Contrariamente alle aree storiche di Ferrando e Grassi, che ripropongono
su versanti diversi schemi nostalgici legati a una presunta e inossidabile
"identità comunista", dice Salvatore Cannavò "la nostra contrarietà alla SE
si basa sulla sua subalternità alle forze moderate e socialiste e sulla sua
composizione che non esce dalla tradizione dei partiti comunisti europei.
ERRE ha un progetto di ricomposizione di forze politiche e di movimento
anticapitalistiche che in Italia e in Europa agiscono coerentemente sulla
strada della rottura con lo stalinismo e che intendono mantenere
un'autonomia e una critica rispetto alle forze del centrosinistra". ERRE
non appoggia la scelta dell'accordo di governo con l'Ulivo e pensa che su
questo punto la discussione nel partito non sia ancora esaurita. "Un
ritorno del PRC nelle logiche alleantiste care al movimento comunista
vedrebbe una possibile nuova polarizzazione congressuale: il nostro
obiettivo è togliere spazio agli "identitari" -  autoesclu
sisi ad esempio dal Congresso europeo, dove l'opposizione era rappresentata
dalla Tendenza ERRE con due delegati su dodici - senza però fare sconti a
Bertinotti per quanto riguarda l'alleanza con il centrosinistra".
Coerentemente con queste posizioni, la tendenza ERRE intende mantenere una
relazione con le forze che si riconoscono nella Sinistra Anticapitalistica
ma soprattutto continuare a lavorare per rafforzare i movimenti sociali, a
partire dalla ricomposizione tra giovani precari e movimento dei
lavoratori. "Un progetto indispensabile e sempre più possibile come
dimostra l'importante risultato ottenuto dagli operai di Melfi ma anche il
recente successo della MayDay di Milano cui per la prima volta, e non a
caso, ha aderito la Fiom".

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MANIFESTO ANTICAPITALISTA PER UN'ALTRA EUROPA:
SOCIALE, DEMOCRATICA, ECOLOGISTA, FEMMINISTA
PACIFICA E SOLIDALE

Il 15 febbraio 2003 ha segnato una data storica: a decine di milioni,
sull'intero pianeta, i popoli si sono levati ad impedire la guerra. Quella
manifestazione senza precedenti esprimeva tra l'altro un'intensa volontà
politica: imporre alle classi dominanti la pace universale, una giustizia
equa, la solidarietà internazionale, l'uguaglianza sociale.
Quel giorno segna anche la nascita di un'altra Europa. Questa nuova Europa
dal basso si contrappone ormai all'Unione Europea, strumento statuale
dell'oligarchia finanziaria e industriale.
Il mondo del lavoro ha ripreso a mobilitarsi. Pressoché in ogni paese, le
classi lavoratrici si sono impegnate in manifestazioni e scioperi
settoriali, intercategoriali e generali. Dopo l'Italia, la Spagna, la
Grecia, la FranciaŠpaesi che hanno svolto un ruolo di punta, anche paesi
come la Germania e l'Austria hanno dimostrato una combattività esemplare e
hanno scosso le più forti e monolitiche organizzazioni sindacali. L'Agenda
2001 si scontra con un'ostinata resistenza, e Schröder, screditato, è stato
costretto a lasciare la presidenza del Partito socialdemocratico (SPD), per
salvarlo nelle prossime elezioni.
L'onda d'urto del movimento contro la guerra non è prossima ad esaurirsi.
Le manifestazioni, a un anno di distanza da quando Bush ha scatenato la
guerra, sono state ancora una volta numerosissime, specie in Spagna, in
Italia e in Gran Bretagna. Esse continuano a incidere sulla "politica
ufficiale". Contro ogni aspettativa, Aznar, l'amico di Bush, è stato
rovesciato alle elezioni per il rinnovo del parlamento da uno spettacolare
intervento di un popolo che si prendeva la rivincita sulla flagrante
violazione della massiccia opposizione anti-guerra e la spregevole menzogna
di Stato.
La conclusione è chiara: la politica della "guerra permanente" e quella
antiliberista sono impopolari e vengono respinte. A governi di destra
schiacciati per via popolare succedono governi di centro-sinistra, ma che
non rompono con la politica neoliberista e imperialista. La forza sociale
dei movimenti contro la guerra e del Forum Sociale Europeo dovrebbe
proiettarsi suli terreno politico, nelle elezioni e attraverso la
formazione di un movimento politico anticapitalista, ampio e pluralista.
Le elezioni europee di giugno 2004 costituiranno l'occasione per battersi
per gli obiettivi e le proposte per cui si è mobilitato infaticabilmente il
movimento altermondialista europeo: contro la Costituzione dell'UE -
reazionaria, antidemocratica e antisociale; contro la guerra imperialista e
il militarismo europeo, per la pace e il disarmo generalizzato, a partire
da ciascuno dei nostri paesi; contro la politica neoliberista e per un
programma sociale anticapitalista.

1. Una vita decente per tutti e tutte, in Europa e nel mondo
Il problema sociale condiziona l'esistenza di milioni di persone; è la loro
priorità. Ogni uomo, ogni donna, ha diritto: a un posto di lavoro vero e
stabile, a un salario decente, a un reddito sostitutivo che consenta di
vivere (in caso di disoccupazione, di malattia o invalidità, come
pensionati/e), a un alloggio, all'istruzione e alla formazione
professionale, a cure mediche di qualità.
Ciò implica tra l'altro il miglioramento e il recupero degli arretramenti
imposi nell'ultimo ventennio su questi vari terreni. Implica anche una
radicale correzione della condizione di eterna inferiorità delle donne
nella società, dal punto di vista sociale, politico, legale, istituzionale.
Anche le condizioni ambientali fanno parte del nostro benessere. Non si può
dissociare la politica economica dagli indispensabili criteri dello
sviluppo sostenibile, dall'assetto del territorio, dalla mobilità e dai
sistemi di trasporto, dallo sfruttamento razionale delle risorse naturali,
dall'agricoltura e dalla sicurezza alimentare.
Padroni e governi, alla ricerca del massimo profitto, hanno la pretesa che
tutto questo sia "impagabile" e "impraticabile". Ma dal 1970, la ricchezza
prodotta nell'UE (prima dell'ampliamento) è raddoppiata, con una
popolazione demograficamente stazionaria. L'enorme salto in avanti della
produttività del lavoro (progresso tecnologico, intensificazione del
lavoro, organizzazione del processo produttivo) ha recato profitto alla
classe dei proprietari. Occorre affrontare l'enorme disuguaglianza sociale
attraverso la radicale redistribuzione della ricchezza in favore del mondo
del lavoro e del rilancio del settore pubblico. Occorre bloccare la
privatizzazione rampante della biosfera, che subordina le nostre vite al
profitto capitalistico.
Nella situazione attuale, è possibile dire: sì, la nostra società è in
condizioni di creare benessere per tutti, in Europa e nel mondo.

2. Rompere con la politica neoliberista: le nostre vite valgono più dei
loro profitti!
L'UE, tramite il Trattato di Maastricht, ha messo in piedi un sistema
istituzionale che impone un ferreo condizionamento di bilancio. La Banca
Centrale Europea si è eretta a guardiano dell'ortodossia
monetarista-neoliberista. Ciò consente di ridurre radicalmente gli
stanziamenti per le spese sociali e impedisce una politica economica
alternativa. Depauperando la massa della popolazione e il settore sociale e
pubblico dello Stato, la privatizzazione diventa inevitabile. Il Capitale
trova in questo un ampio campo di lucro. Il suo obiettivo non è il rilancio
dell'economia, ma quello di ristabilire il saggio di profitto dei capitali.
Questa politica economica e il suo supporto istituzionale vanno
smantellati. Vanno soppressi i criteri di Maastricht e il Patto di
Stabilità. Noi, come il movimento sociale internazionale, ci battiamo per
una Tobin Tax che rimetta in discussione il capitalismo neoliberista e le
sue istituzioni internazionali (FMI, BMŠ) nonché la speculazione
finanziaria, e sostenga un'altra politica sociale.
Ci batteremo, nei nostri paesi e al livello europeo, per l'uguaglianza
sociale, la piena occupazione, lo sviluppo dei pubblici servizi, gli
investimenti sociali, il salario minimo garantito.

3. Un'Europa pacifica contro la Potenza-Europa
Il Vertice di Lisbona (marzo 2000) ha stabilito come obiettivo dell'UE:
diventare l'economia più prestante del mondo! Questo non può basarsi se non
sulla forza - economica, monetaria, tecnologica, politica, culturale,
mediatica e militare - rispetto alle altre due grandi potenze, gli Stati
Uniti e il Giappone, rispetto ai paesi della periferia, rispetto allo
stesso mondo del lavoro in seno all'UE. L'UE si è presentata come un
imperialismo pacifico, civile, rispettoso della legalità, umanitario,
multilateralista, fautore dell'ONU. E, per la prima volta, le classi
dominanti che più si identificano con la costruzione dell'Europa si sono
conquistate, agli occhi delle popolazioni europee, una certa legittimità,
in contrapposizione alla classe dominante americana, e "con l'aiuto" dalla
politica di Bush del "né fede né legge".
Noi non ci facciamo alcuna illusione sul progetto che sta preparando
l'Europa. Noi diciamo:
-	No alla guerra! L'UE deve respingere la guerra come strumento di
soluzione dei conflitti internazionali.
-	Rottura con gli USA e con la loro politica di guerra permanente e
preventiva "contro il terrorismo"; fuori dalla NATO!
-	No all'euromilitarismo in via di costituzione! Ritiro di tutte le
truppe euroimperialiste (dell'UE e dei paesi membri)! Niente interventi
"militari rapidi" con pretesti umanitari! Sciogliere i corpi europei e le
brigate speciali!
-	Liquidare tutte le armi di distruzione di massa (nucleari, chimiche)!
-	No all'industria europea degli armamenti, no all'esportazione di
armi; chiusura delle fabbriche esistenti e loro riconversione nella
produzione civile.

4. Sostenere le nostre libertà democratiche
La strategia della "guerra infinita" ha rappresentato una potente leva per
aggredire le libertà democratiche e ridurre lo spazio di agibilità delle
masse popolari. Creando un'atmosfera permanente di insicurezza e di paura,
le classi dominanti vogliono imporci questa scelta: "per garantire la
vostra sicurezza occorre restringere le vostre libertà". E' in nome della
lotta al terrorismo che Bush ha legalizzato il terrorismo di Stato. E
Sharon segue a ruota.
Dal settembre 2001, l'UE aveva sfruttato la "lotta la terrorismo" non per
attaccare i gruppi terroristici, che all'epoca non esistevano in Europa, ma
per mettere fuori legge, al momento buono, i movimenti sindacali, sociali,
femministi, ecologisti, antirazzisti, politiciŠ e le loro iniziative
democratiche e alla luce del sole, che si potrebbero considerare
"infrazioni [Š] commesse intenzionalmente da un individuo o da un gruppo
contro vari paesi, contro le loro istituzioni o le loro popolazioni e volte
a recare grave nocumento o a distruggere le strutture politiche, economiche
e sociali di un paese". Da allora, l'UE rafforza, sul piano europeo,
l'armamentario repressivo: il mandato d'arresto europeo, Europol, scambi
più celeri e più completi di informazioni, interventi repressivi
coordinati, riavvicinamento alla CIA, repressione degli immigrati,
creazione di spazi in cui non vige il diritto, ecc., anche se le rivalità
tra gli apparati di Stato dei paesi membri frenano questo tipo di
operazione.
Il capitalismo è in difficoltà. Dal basso, è screditato e, ancora una
volta, apertamente e massicciamente contestato. Allora, si restringono i
margini o si reprimono i movimenti e le mobilitazioni. Difendere ed
estendere le libertà democratiche minacciate ridiventa una necessità
rilevante.

5. Difendere gli/le immigrati/e e il diritto d'asilo! Contro
l'Europa-Fortezza, contro l'estrema destra!
Milioni di lavoratori e di lavoratrici nel mondo sono vittime della
globalizzazione capitalista o della repressione degli Stati. Essi/e
sopravvivono in condizioni di continuo degrado. Alcuni/e tentano
disperatamente di entrare clandestinamente nelle cittadelle imperialiste.
L'UE, con il Trattato di Schengen, aveva eretto una fortezza vera e
propria. In seguito, i padroni dell'UE hanno chiesto e ottenuto
un'immigrazione legale selezionata in base al bisogno di una manodopera
malleabile. Si tratta di un disconoscimento scandaloso della cittadinanza.
E' un meccanismo di esclusione dall'all'accesso ai diritti e ai servizi.
Il risultato è una situazione umanamente intollerabile per i lavoratori e
le lavoratrici immigrati/e. Al tempo stesso, si sviluppa un'aspra
concorrenza tra i lavoratori nativi più poveri e gli immigrati senza
diritti né difesa. E' questo conflitto latente che sfrutta l'estrema destra
(e all'occorrenza anche i partiti tradizionali di destra e di sinistra) per
seminare xenofobia, razzismo, odio.
-	Noi siamo per la libera circolazione delle persone e per
l'annullamento del Trattato di Schengen, per concedere pari diritti
(sindacali, elettorali, di cittadinanzaŠ) agli immigrati, rilanciando
un'infrastruttura sociale e servizi sociali di qualità.
-	Noi ci opponiamo a qualsiasi forma di xenofobia e di razzismo, di
origine statale o popolare che siano. Occorre battersi perché gli/le
immigrati/e - uomini e donne - non subiscano discriminazione a livello
salariale, delle condizioni di vita e di lavoro. Si tratta di una priorità
sociale e politica, nonché morale, per il movimento sociale e sindacaleŠ
-	Noi siamo solidali con chi richiede asilo, con tutti coloro che
vengono repressi e devono scappare perché si battono per la libertà, per i
loro diritti, le loro convinzioni ideologiche e religiose, le loro
condizioni di vita, la democrazia, le loro aspirazioni sociali e
rivoluzionarie.

6. No alla Costituzione antidemocratica del Capitale multinazionale
La battaglia per la Costituzione dell'UE punta a porre fine alle incoerenze
dell'apparato statale dell'UE. Si tratta della volontà dell'oligarchia
finanziaria-industriale e di alcuni grandi Stati imperialisti.
In primo luogo, infatti, questi hanno bisogno di una sistema di governo
forte al servizio della Potenza-Europa. L'apparato statale è fortemente
intinto di una democrazia semiautoritaria, il potere esecutivo europeo non
eletto (Consiglio dei ministri, Commissione, BCE) domina completamente il
parlamento eletto a suffragio universale, ma posto sotto tutela. Esso mina
ogni norma e istituzione democratica.
In secondo luogo, la Costituzione stabilisce, per molti anni, i principi
del capitalismo di oggi: primato assoluto del mercato, della salvaguardia
della proprietà privata dei mezzi di produzione e di scambio, nonché della
politica monetarista-neoliberista. In compenso, c'è la soppressione al
livello europeo del diritto del lavoro, delle normative sociali
condizionanti e dei contratti collettivi intercategoriali. Le politiche
finanziarie, monetarie ed economiche saranno fortemente accentrate e
agganciate, in alto, al progetto europeo. Ne risulta l'incessante
concorrenza tra le classi lavoratrici dei paesi membri, che spinge
"spontaneamente" al deterioramento delle condizioni di vita e di lavoro.
In terzo luogo, la Costituzione avvia ed organizza l'euromilitarismo,
indispensabile risvolto dell'imperialismo europeo: sistematico incremento
delle spese militari, industria europea degli armamenti, conservazione del
legame con la NATO, ma con l'avvio di un'autonomia militare europea;
inserimento nella lotta ininterrotta al "terrorismo".
In quarto luogo, il rafforzamento dell' esecutivo europeo (la Commissione
europea, il Consiglio europeo, la Conferenza intergovernativa, la BCE)
accresce il deficit di democrazia e la gerarchia istituzionale. L'esecutivo
europeo controllerà con maggior forza gli apparati esecutivi nazionali, i
principali Stati membri imporranno le loro scelte agli altri Stati membri
piccoli e medi, e ogni singolo Stato nazionale avrà sempre mano libera per
trattare ciascuno i singoli "piccoli" popoli.
La Costituzione, antidemocratica, corrisponde perfettamente al metodo di
lavoro prescelto per elaborarla: a porte chiuse, con un personale
affidabile e accuratamente selezionato, diretto da alcune "Eminenze di
Stato". Quel che è certo è che la Costituzione non emana assolutamente dal
volere dei popoli!
Per tutte queste ragioni, noi siamo contrari a questa Costituzione dell'UE.
Non è legittima, non è democratica, è profondamente antisociale! Non si può
riformare; va respinta!
A questo scopo, noi sosteniamo l'organizzazione di referendum popolari.
Noi lavoriamo per un'altra società e un'altra Europa: sociale e
democratica, ecologista e femminista, pacifica e solidale. Sta ai popoli e
alle nazioni d'Europa decidere in che modo e secondo quali principi e
istituzioni vogliono vivere insieme. Per noi, tutti i poteri emanano dal
popolo sovrano.
Noi riconosciamo il diritto democratico delle "nazioni senza Stato" di
decidere il loro avvenire e siamo solidali con le forze di sinistra che
lottano in questa direzione, a prescindere dal giudizio politico.
Dal momento che la campagna elettorale coinciderà con la preparazione a
porte chiuse della Conferenza intergovernativa "costituente", avremo
l'occasione di denunciare questa pseudocostituzione e di presentare le
nostre alternative.

7. Rompere con il social-liberismo! Un'altra Europa è possibile!
Certo, ma questo richiederà una straordinaria mobilitazione di tutte le
forze progressiste. Se, infatti, i governi sono indeboliti, l'UE è
diventata, nonostante le sue molteplici crisi, una forza imperialista
temibile sulla scena mondiale e in grado di demolire le conquiste sociali e
democratiche frutto di un secolo e mezzo di lotte delle classi lavoratrici.
Questa UE è innanzitutto il progetto della borghesia e dei suoi partiti.
Questo però non avrebbe mai potuto vincere senza la collaborazione attiva
di Blair, Schröder, Jospin, GonzalesŠ, vale a dire della socialdemocrazia
europea. Questi personaggi sono stati al potere per molti anni. Hanno
dominato insieme e per parecchi anni i governi nazionali e le istanze
dell'UE (la Commissione, il Consiglio e la stessa BCE). Tuttavia, anziché
rompere con il neoliberismo, sono diventati loro stessi social-liberisti! E
non vi è nulla che stia ad indicare che cambieranno campo.
Non si uscirà gradualmente dal sistema neoliberista e imperialista. Saranno
necessari una rottura politica radicale, una strategia e un programma
alternativi, anticapitalisti.
Questa battaglia è interamente nelle mani di "quelli/e che sono in basso",
dell'altra Europa. Essa sta maturando nelle manifestazioni contro la
guerra, nelle iniziative per i diritti civili, sociali, in quelle per
l'ambiente, nelle marce delle donne. Essa avanza in forza dei molteplici
movimenti e militanti: i sindacati, le organizzazioni contadine, i
raggruppamenti ambientalisti, i movimenti di chi è "senza" (senza lavoro,
senza alloggio, senza documenti, senza diritti), i comitati antirazzisti, i
movimenti dei profughi, le associazioni universitarie, le Organizzazioni
non-governative (ONG) terzomondisteŠ
La nascita del Forum sociale europeo (FSE) fornisce un quadro europeo,
democratico e unitario, per un nuovo movimento di emancipazione su scala
europea. Esso rappresenta ormai una forza sociale, che dovrà imporsi sul
terreno politico. Sotto la sua pressione, i sindacati tradizionali
(soprattutto la CES), che per un ventennio si sono allineati all'UE e alla
politica neoliberista, ritrovano la strada dell'azione, senza tuttavia
sviluppare una strategia coerente e convincente per invertire la marcia e
fornire una reale alternativa.

Sì, un'altra Europa è possibile, purché però tutte le forze radicali si
mobilitino, in piazza e nelle urne, nelle manifestazioni e a livello
elettorale. In effetti, un'altra sinistra europea è necessaria:
anticapitalista ed ecologista, antimperialista e anti-guerra, femminista e
a sostegno dei diritti civili, antirazzista e internazionalista.
L'alternativa al capitale sta rialzando la testa: una società socialista e
democratica, autogestita dal basso, senza sfruttamento del lavoro e senza
oppressione delle donne, basata sullo sviluppo durevole e contrapposta al
modello di sviluppo che minaccia il pianeta.
Bruxelles, 29 aprile 2004

______________________________________
Sottoscrittori
Blocco di Sinistra (BE - Portogallo); Alleanza Rosso/Verde (RGA -
Danimarca); Partito Socialista Scozzese (SSP - Scozia); RESPECT-Unity List
(Inghilterra, Galles); Socialist Workers Party (SWP, Gran Bretagna); Ligue
Communiste Révolutionnaire (LCR - Francia); La Gauche (DL/LG, Lussemburgo);
EUiA (Catalogna); Espacio Alternativo (Spagna); Coalizione Sinistra
Radicale (Grecia)



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UNA CAMPAGNA PERMANENTE DI SOSTEGNO ALL'ALTERNATIVE INFORMATION CENTER

Le riviste Erre e Guerre & Pace dopo aver promosso la campagna "verso il 20
marzo" con la presenza in Italia di Michel Warschawski, co-direttore
dell'Alternative Information Center, hanno rilanciato l'iniziativa
raccogliendo ciò che è stato seminato.
L'idea si è trasformata in un progetto di sostegno permanente
all'Alternative Information Center. Questo progetto si prefigge l'obiettivo
di sostenere concretamente l'Aic attraverso la produzione di una
pubblicazione, on line e in carta, trimestrale in cui si raccolgano i
contributi più significativi che giungono da Palestina/Israele.
Lo sforzo vuol essere quello di far giungere in Italia il dibattito che,
pur nell'attuale situazione drammatica, in Palestina/Israele si sta
svolgendo sui nodi cruciali che riguardano il futuro dei due popoli.
Il progetto, ambizioso ma non irrealizzabile, vuole costruire un ponte tra
l'Italia e la Palestina che produca non solo solidarietà contingente, ma
anche momenti di riflessione comune che aiutino i militanti e le militanti
italiane, palestinesi ed israeliani/e a costruire un percorso comune di
lotta, qui e li.
Soprattutto la necessità che emerge, importante ed urgente, è quella di
capire i meccanismi di fondo per riuscire a smontare la costruzione
fittizia dell'odio, della paura e del rifiuto dell'altro.
In questo senso per l'autunno prossimo si prevede la realizzazione di un
seminario di riflessione con i protagonisti.
Il progetto vuol essere un mezzo per non restare vittime dell'impotenza di
fronte all'apparente avvitarsi senza fine del conflitto. Il futuro dei
palestinesi e degli israeliani ci riguarda, ci coinvolge e ci interroga su
che cosa intendiamo per "un altro mondo possibile" ed aggiungiamo noi,
necessario. La scelta è caduta non casualmente sull'Alternative Information
Center, la prima organizzazione palestinese-israeliana, che da oltre
vent'anni si pone fuori dal coro degli "illuminati" e "progressisti" che,
come dice il regista israeliano Eyal Sivan, pensano sia molto furbo
proporre il "divorzio prima delle nozze", senza capire che il vero futuro
dei due popoli (ma anche il nostroŠ) passa non attraverso una "separazione"
che, con muri o senza, comporta la legalizzazione di un progetto coloniale,
il sionismo, che solo attraverso la "convivenza necessaria e possibile" può
essere sconfitto e superato.
La campagna "la convivenza possibile, la convivenza necessaria" è promossa
da: Erre, Guerre & Pace, Reds e Donne in Nero.
Sappiamo che sarà un impegno difficile, ma anche un periplo entusiasmante
che ci porterà sicuramente, almeno, a consolidare insieme a tutti e tutte
coloro che ci hanno creduto la prima volta, a costruire un piccolo, ma
importante, tassello di quel Nuovo Mondo per cui tutti i giorni ci
battiamo, in Italia come nel resto del mondo.

Cinzia Nachira

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SEGNALAZIONI:



- da MERCOLEDì 19 A SABATO 22 MAGGIO 2004, a Torino, presso l'Università
degli studi: Un'altra università è già in costruzione. Vedi Link



- SABATO 22 MAGGIO 2004,  a Bologna presso l'EX-M24 in via Fioravanti 24,
alle 14.00, riunione Tavolo Migranti dei Social Forum

All'ordine del giorno ci sarà :
- bilancio delle iniziative e degli incontri degli ultimi mesi

- proposta di una giornata di mobilitazione nazionale per i diritti sociali
dei migranti

-Iniziative contro la guerra


 Promuovono: Gruppo Immigrazione Brescia Social Forum , Gruppo Migranti
Torino Social Forum, Co\scienze Migranti - Bologna, Sincobas Migranti
Livorno,  Tavolo Migranti dei Social Forum del Vicentino, Centro sociale
Leoncavallo - Milano, Razzismo Stop nordest,
Sportelli degli Invisibili Rete precariato sociale, M21 Treviso,
Mobilit/azione  Verona, Comitato Immigrati di Bergamo



SABATO 22  e domenica 23 MAGGIO 2004, a Roma presso Villa Aurelia, Via
Leone XIII n.459, tf : + 06 66017 458, si terrà l'assemblea "Proposte per
un'altra Europa. Verso il Forum sociale di Londra":
- Sabato 22 maggio

h 11:

introduzione generale, formazione dei gruppi di lavoro;

h14-19 gruppi di lavoro:

1. pace e disarmo;

2. cittadinanza europea di residenza;

3. diritti sociali e del lavoro;

4. nuove politiche economiche, beni pubblici, società sostenibile;

5. uguaglianza e differenza di genere;

6. democrazia, partecipazione, comunicazione.



Domenica 23 maggio h 9.30-10.30 reports dei gruppi di lavoro;

h 10.30-15 discussione generale e assunzione dei documenti.