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Risposta a Zipponi



C'è crisi di rappresentanza  - ( Corriere della sera - 18.12.2003 )

MILANO - L'autocritica di Maurizio Zipponi, segretario generale dei
metalmeccanici della Fiom di Milano, va dritta al cuore del sindacato:
«Ormai parliamo con maggiore disinvoltura con i poteri forti che con i
lavoratori. Ci siamo trasformati in un ceto politicizzato e burocratizzato,
il legame con i lavoratori è sempre più flebile. La crisi di rappresentanza
dipende anche da questo». Forse l'errore è anche un altro. Talvolta i
confederali hanno assecondato forme di lotta che calpestano i cittadini. E'
successo anche alla Fiom...
«Tutto funziona finché gli ingranaggi della contrattazione sono oliati. Ma
ora il meccanismo si è inceppato. Confindustria ha fatto saltare la
concertazione. Di qui la sempre maggiore difficoltà nel fare accordi. E un
ulteriore colpo alla rappresentatività del sindacato».
Il passo successivo sarebbe la degenerazione del conflitto ?
«Esatto. Quando arrivare è un accordo è impossibile, sei alla disperazione
e occupi le autostrade, le stazioni, gli aeroporti. Si va verso la deriva
corporativa».
Non le pare un'autoassoluzione troppo facile?
«No. Non accetto falsi moralismi. Ognuno si prenda le proprie responsabilità».
Come si esce da questa empasse?
«Non con la repressione. Si avrebbe un aumento del conflitto, un'ulteriore
perdita di rappresentanza e via peggiorando».
E allora?
«I poteri forti cambino politica, tornino a confrontarsi col sindacato».
Certo, non avete brillato nell'inventare nuove forme di lotta.
«E' vero. Dobbiamo fare assemblee, parlare con i lavoratori. E' questo
l'unico modo per rinnovare il modo di fare sindacato. E dobbiamo smetterla
di firmare accordi non votati dai lavoratori. Per questo è urgente una
buona legge sulla rappresentanza».

Rita Querzé





Caro Zipponi

quando dici che " i sindacati si sono trasformati in un ceto politicizzato
e burocratizzato che ha un legame sempre più flebile con i lavoratori
perché parla  con maggiore disinvoltura con i poteri forti piuttosto che
con loro"  dici esattamente le cose che noi da anni diciamo e che ci hanno
fatto lanciare la sfida di ricostruire un sindacato che riparta dalla base
dei lavoratori.

Se vuoi ti diamo la tessera.

Peccato però che sembri esprimere nostalgia per quella concertazione che,
"oliando" la contrattazione, ha tenuto in vita per troppo tempo il suddetto
ceto sindacale burocratizzato.

Le forme di lotta disturbanti che stanno emergendo, e che tu giudichi
dovute alla disperazione e segnate da una deriva corporativa, sono invece
il messaggio che i lavoratori stanno mandando, "bombardando il loro
quartier generale" che li ha portati a una deriva non corporativa ma di
devastazione del fronte del lavoro.

L'auspicio che lanci di "rinnovare il modo di fare sindacato smettendola di
firmare accordi non votati dai lavoratori" dovreste cominciare a praticarlo
dal basso : cosa che non avete invece fatto all'Alfa di Arese.

Se aspetti che "l'urgenza di una buona legge sulla rappresentanza" venga
donata dall'alto a livello nazionale mentre viene derisa quotidianamente a
livello aziendale (come da noi all'Alfa) non ti rendi conto che sponsorizzi
il rilancio di un ceto burocratico che non accetti la sfida di conquistare
il consenso reale dei lavoratori là dove vengono massacrati.



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