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IRAQ "La testa del serpente è schiacciata. È finita la nostra paura"
- Subject: IRAQ "La testa del serpente è schiacciata. È finita la nostra paura"
- From: "ass. Amici di Lazzaro" <associazioneamicidilazzaro@yahoo.it>
- Date: Mon, 15 Dec 2003 17:49:47 +0100
IRAQ
"La testa del serpente è schiacciata. È finita la nostra paura"
di Bernardo Cervellera
Intervista a Mons. Rabban al Qas, vescovo di Amadiyah (Nord Iraq)
Roma (AsiaNews) Il vescovo, 54 anni di origine curda, è a dir poco
esultante. Nella camera di ospedale aspetta di essere operato per le
conseguenze di un'esplosione subita in Iraq. Era stato dato per spacciato,
ma a poco a poco si è salvato e gli resta una gamba da operare. Ma non
riesce a stare fermo: salta su una gamba sola (l'altra è bloccata dalla
fasciatura); segue i Tg arabi e italiani, chiama e riceve di continuo
telefonate dall'Iraq in festa. "La testa del serpente è finalmente
schiacciata", dice; "ora si può ricostruire il paese in pace", con l'aiuto
dei militari, che egli definisce "liberatori" e non "truppe di occupazione".
Mons. Rabban che senso ha questa cattura per l'Iraq?
Posso dire che l'arresto di Saddam Hussein è una gioia per tutti gli
irakeni, anche per noi vescovi. Finalmente è annientata la paura. Tutto il
peso che gravava sulle nostre spalle, tutti i morti e gli assassini... E nei
mesi dopo la liberazione, il sospetto che ci fossero ancora spie, che Saddam
ricomparisse...La paura è finita. Ora la testa del serpente è schiacciata e
il regime è davvero finito. Nei mesi di occupazione alleata la gente viveva
continuando come in passato nella paura: Saddam è qui, Saddam è lì. Ora
Saddam è un uomo finito e per noi in Iraq si apre davvero il periodo della
ricostruzione. Se nell'Iraq del futuro c'è la pace, la libertà per ogni
fede, allora il paese potrà crescere, sarà ricco e le numerose culture
presenti vivranno insieme. Questo spiega perché alla notizia dell'arresto di
Saddam tutta Baghdad e tutto il paese è in un incendio di gioia, per le
strade, in festa.
Che senso ha questa cattura per la Chiesa?
Ho parlato con seminaristi e vescovi a Baghdad. Ieri erano tutti all'
aeroporto ad aspettare l'arrivo del nuovo Patriarca. E tutti festeggiavano
con la popolazione. Vorrei precisare un aspetto della sua domanda: non c'è
un senso per la Chiesa e uno per il popolo irakeno. I cristiani non sono
separati dal resto della nazione. Cristo ci ha mandati a vivere dentro la
società. Sotto Saddam Hussein, Chiesa e popolo hanno sofferto insieme. Sotto
questo regime dittatoriale, tutti siamo stati perseguitati: cristiani,
sciiti, arabi, kurdi, siro-caldei. Noi siamo il popolo irakeno ed è il
popolo irakeno ad aver subito l'oppressione.
Sotto Saddam almeno l'85% era soffocato. Tutta gente che ha sofferto molto.
Ora tutta questa gente spera in un avvenire più sicuro e più stabile.
Pensa che gli attentati e le violenze potranno finire?
Voi ascoltate solo quello che vi dicono le agenzie di stampa e definite la
presenza delle truppe alleate una "occupazione". Lo dico da quando sono in
Italia [mons. Rabban ha partecipato al Sinodo Caldeo per l'elezione del
nuovo Patriarca di Baghdad - ndr]. E ora lo ripeto: per noi è una
"liberazione" e non un'occupazione. Se non ci fossero stati loro, il popolo
irakeno sarebbe ancora sotto il peso del giogo. Ma grazie a Dio l'incubo è
finito.
Ma quale incubo? Il regime non era già finito lo scorso 9 aprile?
Il 9 aprile vi è stata la liberazione politica. Ma solo oggi c'è la
liberazione degli spiriti. Finora non eravamo tranquilli. Vi era tanta
paura. Molti si chiedevano "quando arrivano i soldati di Saddam?". La gente
aveva paura. Con la fine di Saddam possiamo cominciare a costruire la pace e
dobbiamo anzitutto costruire delle scuole.
Si mette molto l'accento sull'insicurezza in cui versa il paese
Qui in occidente si è parlato di "occupazione" e di "resistenza irakena",
che gli americani non sono amati. Certo, gli americani potranno aver fatto
degli errori, delle distruzioni, ma rimangono dei "liberatori". E la
mancanza di tranquillità era ancora un'eredità di Saddam, che prima di
fuggire ha liberato dalle prigioni tutti i ladri, i delinquenti, i
rapinatori, malviventi... In occidente vi stupite che in Iraq vi siano
rapine, scontri, violenze. Ma cosa è successo in Italia subito dopo la
guerra? Non vi sono state violenze e ruberie? E in Francia? Non vi sono
stati il mercato nero, le espropriazioni illegali, le vendette? L'Iraq ha
bisogno di tempo per ricostruirsi, proprio come voi.
E gli attacchi terroristi di Al-Qaeda?
Adesso che Saddam è finito, anche Al-Qaeda finirà. Al-Qaeda poteva
progettare attacchi in Iraq grazie a irakeni che li guidavano in loco. Ma
ora questi irakeni per chi lavoreranno? Chi li pagherà ora che Saddam è
stato arrestato? Al Qaeda finirà, anche il terrorismo finirà. Grazie a Dio
Saddam è caduto, come la sua statua.
Si diceva che Saddam Hussein fosse tollerante verso la Chiesa ...
Nel 2002 Saddam aveva dato ordine che dalle carte di identità fossero
cancellati i nomi cristiani. Anche i cristiani dovevano usare solo i nomi
presenti nel Corano. Questa la chiama tolleranza?
Il figlio di una famiglia mista (cristiano-musulmana) per legge doveva
essere musulmano fino all'età di 18 anni. Poi aveva libertà di cambiare, ma
in realtà Saddam non dava a nessuno la possibilità di cambiare e così anche
chi si convertiva rimaneva iscritto nei registri come musulmano. Grazie a
Dio Saddam è finito.
Non c'è il rischio che ora si scatenino vendette senza fine?
Forse: l'uomo è sempre uomo. Ma se vi sarà un governo forte, che può gestire
tutta la situazione, giorno per giorno, si ricostruirà. Il popolo irakeno
non è violento, anzi è buono e paziente. Io sono fiero di essere irakeno.
Pensa che Saddam sarà condannato a morte?
Questo è un fatto che dovranno vedere gli incaricati della giustizia e della
legge. Come vescovo dico che è giusto che abbia un processo davanti a un
tribunale irakeno. Anche se è un malvagio, ha sempre una dignità che va
rispettata. Ma occorre che confessi i suoi crimini, i milioni di persone che
ha ucciso o che ha fatto uccidere. Anche il perdono cristiano suppone la
confessione e l'espiazione.