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Papua, l'esercito di Freeport



Papua, l'esercito di Freeport
MARINA FORTI Il Manifesto
Era una di quelle cose che "sanno tutti" ma nessuno può affermare. Finché la conferma è arrivata dalla fonte direttamente interessata: Freeport McMoRan, compagnia mineraria americana. Un documento interno della compagnia conferma che la filiale Pt Freeport Indonesia paga l'esercito indonesiano per la protezione della sua miniera di Grasberg, in Papua Occidentale, il territorio più orientale dell'arcipelago indonesiano. Il documento quantifica: nel 2002 la compagnia ha pagato 5,6 milioni di dollari, l'anno prima 4,7 milioni. Non è chiaro come quel documento, la risposta all'interrogazione di un azionista, sia arrivato alla stampa. E' certo però che l'ammissione di Freeport ha il potenziale dello scandalo: l'esercito indonesiano è accusato di brutali violazioni dei diritti umani a Papua Occidentale, in particolare attorno a quella miniera, e una multinazionale americana ammette di finanziarlo... La notizia è circolata il 14 marzo del 2003. Il cautissimo Jakarta Post, quotidiano in lingua inglese, ha commentato in un suo editoriale: «Per 5,6 milioni di dollari all'anno, i soldati dispiegati attorno alla Freeport possono ben chiamarsi l'Esercito Freeport».

Quella di Grasberg è la più grande miniera di oro e di rame «a cielo aperto» al mondo; occupa 2.800 chilometri quadrati, l'intero pendio meridionale del monte omonimo, sotto il Peak Jaya («vittoria»), 5029 metri d'altezza. E' protetta da circa 2.300 soldati dell'esercito indonesiano, e questo implica un intero apparato logistico. Per contratto l'azienda Pt Freeport Indonesia (in cui ha una partecipazione anche Rio Tinto) deve provvedere a questa logistica, questo era risaputo. Secondo Freeport, i suoi soldi hanno pagato le infrastrutture, le mense per la truppa, alloggiamenti, carburante, viaggi, costi amministrativi: solo «una piccola somma» è andata ai soldati. Il maggiore-generale Sjafrie Sjamsoeddin, portavoce dell'esercito indonesiano, ha dichiarato però che un buon 20% dei fondi pagati da Freeport-Rio Tinto servono alle gratifiche per i militari, l'equivalente di 39 dollari mensili ciascuno. Fino a quel giorno il comandante della regione militare di Papua occidentale aveva detto che i suoi uomini ricevono il normale salario di 125mila rupiah al mese, pari a 12 dollari e 50 centesimi, e la compagnia mineraria al massimo dà un po' di argent de poche. Solo che 39 dollari su un salario di 12 è un po' più degli spiccioli per le piccole spese. Essere in servizio alla Freeport è un ottimo affare...

Finora nessuno sapeva quanto la compagnia mineraria pagasse, né che stipendiasse i suoi protettori. Né che avesse finanziato la costruzione di una nuova stazione della Brimob, brigata mobile (la polizia antisommossa), come ha dichiarato il capo della polizia nazionale. Molti attivisti per i diritti umani in Indonesia dicono che questo «racket della protezione» contribuisce a mantenere alta la tensione a Papua: l'esercito ne ha tutto l'interesse, in senso finanziario.

Freeport McMoRan Copper & Gold Inc di New Orleans ha firmato il primo co ntratto per sfruttare il giacimento del monte Grasberg nel 1967: Papua occidentale era stata proprio allora annessa dall'Indonesia. Nel 1972 sono cominciate le operazioni. L'intero territorio è stato trasformato: pozzi, stabilimenti, la città aziendale di Tembagapura ("Città del rame") con tanto di aereoporto privato, una ferrovia a doppio binario, infrastrutture portuali sulla costa, una pipeline di 118 chilometri per trasferire il minerale di rame al porto... I villaggi locali delle tribù Amungme e Komoro, usati come manodopera nella prima fase, sono stati allontanati dall'esercito indonesiano con metodi spicci. Un'intera sezione del versante meridionale di Papua Occidentale è diventato off limits per la popolazione locale e ogni visitatore esterno non invitato dall'azienda. Timika, giù in pianura, è una sorta di città Freeport. I meno graditi là sono gli attivisti per i diritti umani. La «protezione» della miniera si è intrecciata alla repressione contro l'intera popolazione di Papua, e contro la strisciante guerriglia separatista.

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