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(Fwd) Leyla Zana: Processo alla Turchia
- Subject: (Fwd) Leyla Zana: Processo alla Turchia
- From: "Davide Bertok" <davide@bertok.it>
- Date: Tue, 04 Nov 2003 12:22:14 +0100
- Priority: normal
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Subject: Leyla Zana: Processo alla Turchia
Date sent: Tue, 4 Nov 103 02:34:23 +0000
Leyla Zana: Processo alla Turchia
LA SCORSA UDIENZA del rifacimento del processo contro Leyla Zana e
gli
altri parlamentari kurdi incarcerati si e' tenuta ad Ankara il 17
ottobre; la PROSSIMA sara' il 21 novembre. Appena pronto, verra'
messo
a disposizione dei lettori della Kurdish Mailing List il resoconto
completo della udienza di ottobre curato da Silvana Barbieri, della
quale si riporta qui, per ora, un "Breve ragguaglio" di tale ultima
udienza. Si ricorda che i resoconti e le rassegne stampa di tutte le
udienze (anche in italiano) sono su:
http://www.ranchdeiviandanti.it/LeylaZana/Retrial/it.html Per
informazioni generali su Leyla Zana, cfr.:
http://www.ranchdeiviandanti.it/LeylaZana/home.html
Ma cio' che in questa e-mail si vuole principalmente esporre,
riguarda
l'udienza di SETTEMBRE, forse la piu' significativa di questo
processo, perche' in tale udienza e' stata la Corte ad essere...
messa
sul banco degli imputati. Infatti, dopo l'udienza del 15 agosto, in
cui i parlamentari kurdi imputati avevano rifiutato di parlare per
protesta contro le illegali modalita' di tutto il decorso del
processo, nell'udienza del 15 settembre Leyla Zana e gli altri
parlamentari kurdi hanno invece pronunciato assai lunghi interventi,
nei quali hanno esposto e dettagliatamente argomentato le loro
durissime critiche al funzionamento dell'intero sistema giudiziario
turco, denunciandone tra l'altro l'assenza di rispetto dei diritti
della difesa e la mancanza di una reale indipendenza della
Magistratura, la quale risulta invece operare in base a tesi
precostituite "dettate" dagli effettivi detentori del potere
politico,
che, come e' noto, in Turchia continuano ad essere soprattutto i
militari, nonostante le recenti riforme "di facciata" (come sostiene
anche l'ultimo rapporto della Commissione europea sullo stato
d'avanzamento di Ankara nei preparativi per l'ingresso nell'Unione:
cfr. ASCA-AFP, Bruxelles, 31 X 2003). La dura denuncia effettuata
dagli interventi dei parlamentari kurdi processati trova purtroppo un
riscontro nelle recenti notizie sulla attuale situazione della
Turchia. L'ultimo rapporto semestrale dell'associazione turca sui
diritti umani, IHD, del 6 agosto, rileva un netto peggioramento, come
e' stato riferito al Senato italiano in una interrogazione del 21
ottobre, al cui testo (reperibile al Link qui sotto indicato, assiema
al rapporti IHD) si rinvia per maggiori informazioni. Cfr.: "La
situazione in Turchia nell'estate 2003"
http://www.ranchdeiviandanti.it/kurds/aaaDoc/bbNews/0308S_2003.html
Si riporta dunque qui di seguito l'intervento di Leyla Zana
all'udienza di SETTEMBRE, seguito poi dal menzionato "Breve
ragguaglio" di Silvana Barbieri dell'udienza di OTTOBRE, rinviando ai
Link citati per gli interventi di settembre degli altri parlamentari
kurdi, come pure per tutta la documentazione sul processo.
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L'intervento di Leyla Zana
Ankara, 15 settembre 2003
Intervento dell'imputata Leyla Zana nella settima udienza del
processo
La giustizia, cosi' inizia, viene rappresentata da una donna, perche'
si vuole esprimere una purezza di intenzioni. Gli occhi di questa
donna sono coperti da una benda, perche' si vuole esprimere
l'imparzialita' del giudizio. La bilancia nelle mani di questa donna
simboleggia l'eguaglianza dinanzi alla legge. E la spada simboleggia
la forza del diritto, perche' appoggiato dallo stato.
La giustizia oggi in Turchia se vuole rispettare questi simboli deve
diventare il rifiuto di cio' che e' stata e continua a essere. La
giustizia deve tornare in Turchia libera dal potere politico, deve
tornare a essere indipendente, deve tornare a rifarsi ai principi
universali del diritto. Nel nostro paese alla giustizia e' stata
tolta
a suo tempo la benda, cosi' essa e' diventata parziale, mentre la
spada che ha in mano non e' la sua, potrebbe essere quella di un
generale o di un capo della mafia o di un aspirante alla dittatura
personale o di un qualsiasi altro tipo di potere dispotico. La
giustizia in Turchia quando nel 1980 ci fu il colpo di stato si pose
al servizio dello stato autoritario. Sorsero tribunali speciali,
nuovi
tribunali dell'Inquisizione - le Corti per la Sicurezza dello Stato -
che si scagliarono e continuano a scagliarsi contro chiunque critichi
il potere.
In ogni paese dove tutto questo e' accaduto ne sono sempre derivate
cose molto negative.
Veniamo da un secolo di barbarie, ci sono state due guerre mondiali e
massacri terribili. In queste guerre e in questi massacri sono morte
molte donne e molte altre hanno curato i feriti. Cosi' alla fine di
questo secolo le donne si sono trovate molto forti. Hanno quindi
cominciato a spezzare le loro catene e a giocare un loro ruolo
importante nei cambiamenti sociali. Le donne sono diventate alla fine
di questo secolo simbolo di lotta per la pace, la liberta' e la
democrazia. Offendendo la dea della giustizia in Turchia si e' voluto
percio' colpire in primo luogo le donne.
La nostra lotta e' la lotta del nuovo contro il vecchio, della luce
contro il buio. C'e' un'immensa differenza tra noi e i nostri
avversari. E' per questa natura totalmente vecchia e buia dei nostri
avversari che in Turchia e' cosi' difficile il cambiamento.
Il Primo ministro Erdogan ha presentato all'Unione Europea l'elenco
delle riforme in cantiere e ha dichiarato che l'80% della popolazione
turca e' a favore dell'ingresso nell'Unione Europea. Il Ministro
della
Giustizia ha accettato, a sua volta, il rifacimento del nostro
processo. Persino il capo dell'esercito ha lanciato un messaggio di
cambiamento, dichiarando che il potere deve fondarsi sulla saggezza,
non sulla forza delle armi e sullo spargimento di sangue. Abbiamo
cosi' sperato che la giustizia venisse liberata, che le riforme
progredissero davvero, che cadessero i tabu' nei confronti dei
diritti
dei curdi. Abbiamo lanciato messaggi di pace e di fraternita' con
cuore sincero. D'altro canto noi siamo innocenti di quanto ci si
accusa.
Tuttavia successivamente e' accaduto che stiamo arretrando. Erdogan
ha
affermato che i curdi non esistono come popolo, quindi che non esiste
una questione curda in Turchia. Anche lui come me ha subito una
condanna per avere dissentito dal governo in carica; pero' oggi
sostiene solamente le riforme che gli convengono. E a sua volta
questa
Corte continua a rifiutarsi come tribunale imparziale. Nella scorsa
udienza non abbiamo voluto intervenire proprio per protesta contro il
carattere illegittimo di questo processo.
La questione curda pero' esiste lo stesso; esisteva ieri, esiste
oggi,
continuera' a esistere se non si giungera' a dare una risposta
democratica alla domanda da parte dei curdi di riconoscimento dei
loro
diritti.
Dopo il colpo di stato del 12 settembre 1980 mio marito (Mehdi Zana
era sindaco a Diyarbakir) venne arrestato. Quando andai trovarlo in
carcere vidi che era stato torturato. Non sapevo parlare in turco e
gli chiesi "come stai" in curdo. Le guardie che mi accompagnavano mi
dissero che il curdo era vietato e che dovevo parlare a mio marito
guardandolo in faccia. Dovetti quindi rimanere in silenzio. In quel
momento capii la mia realta'. Signori giudici, io come voi sono un
prodotto del colpo di stato del 12 settembre 1980. Ero una donna di
casa, non appartenevo a nessuna tribu' e non avevo nessun sostegno,
dopo le torture a mio marito mi sono trasformata in una donna
sensibile alle questioni della societa'. Ho scoperto che tante
persone
erano state picchiate davanti alle Corti per la Sicurezza dello Stato
mentre protestavano contro la repressione e mi sono aperta al loro
dolore. Ho poi conosciuto direttamente la violenza dello stato. Nel
1990 la questione curda era piu' che mai terreno minato, per questo
siamo stati arrestati e condannati a 15 anni di carcere. Con questa
condanna venne praticata la condanna di un intero popolo. Una guerra
sporca scatenata in quegli stessi anni contro questo popolo si
prefiggeva di cancellarne definitivamente l'identita'.
Invece i protagonisti del potere di allora oggi non contano piu'
nulla. Diyarbakir e' di nuovo il cuore della cultura curda. Gli
intellettuali curdi sono oggi impegnati in una lotta per la
democratizzazione che attraversa tutta la Turchia e che riguarda la
Turchia come tale.
Signori giudici, io e voi apparteniamo alla stessa generazione.
Mentre
io ho lottato per la pace, la solidarieta' tra i popoli della Turchia
e la liberta', voi avete lottato per il contrario, e continuate a
farlo. Voi continuate a voler ribaltare il corso della storia. Non
capite che la societa' oggi chiede cambiamenti, che non vuole piu' la
guerra civile, che ha in se' un profondo desiderio di pacificazione,
di fraternita', di fiducia tra tutte le sue componenti. Voi giudici
vi
ostinate a negare l'esistenza di un popolo e i suoi diritti piu'
elementari. E avete in mano in questo momento una grande
responsabilita': quella di determinare l'andamento della lotta in
Turchia tra il vecchio e il nuovo. Se imporrete una decisione di
questo processo a partire dalle vostre posizioni la Turchia subira'
una sconfitta grave. Se la resistenza al cambiamento prevarra', a
partire da questo processo, piu' in generale nella realta' della
Turchia, ancora molto sangue verra' versato, e alla fine lo stato si
disintegrera'. E le vostre coscienze non potranno piu' essere
tranquille: pensateci.
La sentenza di questo processo probabilmente e' gia' stata emessa.
Avevamo sperato che ci fosse un passo in avanti, pare che ci siamo
sbagliati. Comunque la vostra decisione per noi personalmente non e'
molto importante. Una nostra nuova condanna sara' invece una condanna
definitiva delle Corti per la Sicurezza dello Stato dinanzi alla
storia. Il nostro impegno per una Turchia democratica continuera'
ugualmente, e alla fine ce la faremo, anche contro queste Corti.
....................................................................
NB.: Per l'intero resoconto dettagliato di tutte le udienze del
processo, e, in particolare, per gli interventi degli altri
parlamentari kurdi nella medesima udienza del 15 settembre (tutti di
grande interesse) cfr. :
http://www.ranchdeiviandanti.it/LeylaZana/Retrial/it.html
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Silvana Barbieri, Breve ragguaglio sulla ottava udienza del processo
"Leyla Zana"
Il 17 ottobre si tenuta ad Ankara l'ottava udienza del processo a
Leyla Zana e agli altri tre ex parlamentari del DEP.
Quest'udienza si caratterizzata per la estrema gravit della
violazione dei diritti della difesa. Eccone un breve ragguaglio.
In apertura stato letto il verbale della deposizione di un
testimone
dell'accusa, un ex "guardiano del villaggio". Questa deposizione
stata resa nelle settimane scorse nel carcere di Mardin, dove
attualmente il testimone detenuto. In questa deposizione egli
afferma che Leyla Zana nell'ottobre del 1991 si trovava in un campo
del PKK in Libano. In questo campo era presente anche lui, in quanto
allora militante del PKK. Leyla Zana avrebbe preso parte in questo
campo a corsi politici ma non militari. Abdullah calan la avrebbe
invitata a darsi da fare nel contesto della campagna elettorale in
corso per il rinnovo del Parlamento, in modo che fossero eletti in
esso rappresentanti di fatto del PKK stesso. Il testimone infine in
questa deposizione dichiara di non aver mai conosciuto gli altri tre
imputati e di non sapere nulla riguardo a loro.
L'avvocato Yusuf Alatas, che presiede il collegio della difesa,
intervenuto chiedendo che il testimone in questione venga a
testimoniare in aula. Ha rilevato come in precedenti deposizioni il
testimone avesse elencato fatti a carico oltre che di Leyla Zana
anche
degli altri tre imputati. Ha dichiarato di avere una lettera di colui
che a quei tempi era prefetto di Diyarbakir, il quale dichiara che
Leyla Zana, nel periodo in cui sarebbe stata nel campo del PKK, era
invece attivamente impegnata in manifestazioni e comizi nel quadro
della campagna elettorale del DEP, e ha chiesto alla Corte di mettere
agli atti questa lettera. Ha chiesto alla Corte di accertare presso
il
Ministero degli Interni se risulti oppure no dalla documentazione in
suo possesso che Leyla Zana stava in quel periodo facendo molte
iniziative elettorali. Ha chiesto alla Corte di accertare presso il
Ministero degli Esteri se in quel periodo risultasse documentato
l'espatrio di Leyla Zana. Al termine dell'udienza il Presidente della
Corte ha comunicato che la Corte respingeva tutte quante queste
richieste della difesa.
Il processo aggiornato al 21 di novembre.
Silvana Barbieri
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