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Barbero ed altro
Carissimi/e,
in questi giorni già così difficili ho due notizie brutte da darvi.
-Settimana scorsa è morto Ciro Castaldo che per trent'anni è stato
l'animatore ed il coordinatore nazionale delle Comunità cristiane di base.
la sua scomparsa ha molto coinvolto tutti/e quanti l'hanno conosciuto in
Italia e non solo a Napoli dove viveva. Pregheremo per lui in modo
particolare.
-Ieri con un provvedimento inaudito per autoritarismo e senza alcun dialogo
o processo canonico un decreto del papa, preparato da Ratzinger , ha
ridotto allo stato laicale don Franco Barbero .Domani sarà data notizia
alla stampa.Il fatto è gravissimo, era abbastanza atteso ma non in questa
forma antievangelica ed avrà vaste ripercussioni in Italia ed anche
all'estero dove l'opera e i testi di Franco sono conosciutissimi. Franco
aveva partecipato ad un incontro da noi organizzato un anno fa. Gli abbiamo
espresso tutta la nostra solidarietà.
Vi unisco in attach un suo bellissimo testo sulla Chiesa
Il "Coordinamento 9 marzo" ( che come "Noi Siamo Chiesa" abbiamo
contribuito a promuovere) ha organizzato l'incontro il cui programma potete
leggere in calce ed anche in file. Esso è di grande importanza. Chi vuole
intervenire o ha suggerimenti può mettersi in contatto con me. Poichè
abbiamo ben scarsi mezzi di comunicazione (ed i media cattolici ci
boicottano) prego vivamente tutti con le mailing list o altro a fare
circolare l'informazione di questo incontro. Grazie.
Shalom Vittorio
Coordinamento 9 marzo-Diocesi di Milano
"La partecipazione della comunità alla riflessione sulla Parola di Dio
durante l'Eucaristia domenicale celebrata nella chiese della nostra Diocesi"
Programma:
9,30 Presentazione della tematica (Teresa Ciccolini a nome del Coordinamento)
10-12,30 Interventi programmati e liberi su esperienze e proposte per un modo
diverso di vivere l'omelia domenicale
12,30 Conclusioni
Sabato 29 marzo 2003 ore 9,30-13
Milano, corso Matteotti 14 (sala verde)
Il "Coordinamento 9 marzo" è composto di battezzati che sono impegnati nel
promuovere un dibattito pubblico e libero su temi ecclesiali di attualità
per la concreta ed attesa attuazione dei criteri ispiratori del Concilio
Vaticano II
Vittorio Bellavite
Via Vallazze 95 20131 Milano
Tel.022664753 oppure 0270602370
fax 0270606152
La mia speranza
di don Franco Barbero
Mentre sono colpito da un provvedimento che ritengo invalido e di cui non
terrò conto alcuno, aggiungo due annotazioni.
1) Non è ridicolo il linguaggio con cui il cardinale Ratzinger mi notifica
il decreto papale?
Una decisione "suprema, inappellabile e non soggetta a nessun ricorso" è un
linguaggio tra il delirante e l'umoristico, per chi abbia qualche idea
della democrazia o di una comunità ecclesiale che dovrebbe essere "ancor
più di una democrazia".
2) In questi giorni ho pensato tanto anche a questa chiesa che continuo ad
amare. Voglio riportare ciò che scrissi alcuni anni fa (Il dono dello
smarrimento, Viottoli, pagg. 105-109) e che anche oggi continua ad
alimentare la mia speranza e la mia preghiera:
"Cara mia chiesa,
voglio dirti che ti amo tanto. Benedico ogni giorno Dio di avermi chiamato
alla fede e spesso anche di avermi collocato in questa chiesa. In te ho
conosciuto tantissime donne e molti uomini pieni di fede. Da loro ho
ricevuto un sacco di bene e forti testimonianze.
In questa chiesa ho ricevuto il dono meraviglioso del ministero che, dopo
ben 37 anni, mi appassiona come il primo giorno. In te ho incontrato le
Scritture e me ne sono innamoratoŠ senza, in verità, che la cosa ti facesse
tanto piacere. AnziŠ
Ma, come ogni amore sano e adulto, la relazione con te è sempre stata un
amore difficile, profondo e sincero, ma contrastato. So che questa
esperienza è comune a milioni di donne e di uomini. Ora voglio parlarti a
cuore aperto.
Ho l'impressione - anzi, molto di più, la constatazione - che col passare
dei secoli tu ti sei progettata e strutturata come la torre di Babele:
"Faremo una torre alta fino al cieloŠ Così diventeremo famosi e non saremo
dispersi nel mondo" (Genesi 11).
Hai imboccato, cara mia chiesa, una direzione pericolosa in cui prevale
l'interesse a rendere la torre sempre più alta, a tenerla insieme solida e
compatta, a sorvegliare tutto e tutti dall'alto, a cingerla di mura, a
chiudere le finestre e sbarrare le porte. Ma, a guardarla troppo dall'alto,
la realtà appare diversa. Non arrivano più alla sommità le voci calde e
commosse delle donne e degli uomini, non si sentono più il rumore dei loro
passi, il chiasso delle strade, le canzoni d'amore, le grida di dolore e i
palpiti dei cuori. Di lassù si perde il più e il meglio della vita. Là ci
si occupa della stabilità della torre, di illuminarla, di rafforzare e
ringiovanire le sue pareti, di renderla sempre più grande, alta, visibile,
stupefacente.
Si pretende di farne il trono di Dio, l'arca della salvezza, il luogo della
verità, la casa di Dio sulla terra.
Mia cara chiesa,
il mito di Babele finisce bene: Dio prima sorride di questa torre e dei
suoi costruttori illusi e vanesii, poi scende e riapre i cancelliŠ verso la
mappa delle nazioni, le terre dei popoli e così si interrompe la
costruzione della torreŠ
Vedo per te questo sogno di Dio: non una torre che s'innalza, ma uomini e
donne sparsi nel mondo a parlare e testimoniare il Suo amore.
L'isolamento più pericoloso è quello che noi cristiani possiamo costruirci
da soli quando, malati di narcisismo, vogliamo ad ogni costo difendere il
nostro vecchio palazzo, il nostro vetusto castello e non sappiamo vedere il
"paesaggio più spazioso" che Dio ha costruito e sta costruendo per le Sue
creature. Quando si ha una cura ossessiva del palazzo le persone reali
passano in second'ordineŠ fino a scomparire. Resta solo il palazzo e chi
gli gira attorno riverente ed ossequioso.
Per questo motivo io temo che anche questo Giubileo del 2000 ti esponga
alla tentazione di ubriacarti di te. Le tue gerarchie sono prese
dall'enfasi, sono sbronze di gloria, fanno sfoggio di potenza e ricevono
l'omaggio e i finanziamenti dei grandi di questo mondo.
Mia cara chiesa,
quanto saresti più bella, più viva se, anziché piangere per ogni pezzo
della torre che si rompe e difendere con i denti ogni mattone, tu sapessi
vedere il Dio della vita che apre spazi più ampi e demolisce le torri in
cui ci imprigioniamo per orientarci verso case più umane ed abitabili.
Accogli il plurale voluto da Dio, l'arcobaleno delle lingue, delle pelli,
delle razze, delle religioni, delle teologie.
Lasciati smantellare la torre, lasciati aprire gli occhi come fu per Agar.
Mia cara chiesa,
ricordi Abramo?
Vattene, emigra, esci dal "paese" conosciuto della tua cultura, dalla
"patria" delle tue sicurezze e delle tue potenti alleanze, dalla "casa" e
dal castello delle tue tradizioni che rischiano di annullare e soffocare la
Parola di Dio. E non fare come il faraone che si buttò nell'inseguimento
per acciuffare quelli che cercavano le sponde della libertà. Ormai non ti
chiediamo più il permesso di partire quando intravvediamo nuovi cammini al
di là dei recinti ecclesiastici.
Vattene, staccati dall'illusione di essere il centro del mondo; staccati
dall'illusione che i tuoi dogmi siano la fotografia della verità, dalla
presunzione di possedere sempre l'ultima parola su ogni questione. Abbiamo
imparato a distinguere accuratamente tra le parole umane che passano e la
Parola di Dio che resta.
Vattene dalle menzogne che continui a raccontare secondo le quali Gesù
avrebbe vietato il ministero alle donne; prendi congedo dall'altra solenne
menzogna per cui ministero e celibato sarebbero inseparabilmente congiunti
dalla volontà di Gesù; vattene dalle tue leggi disumane presentate come la
volontà di Dio.
Vattene dall'idolatria del diritto canonico, delle leggi che tu hai
codificato nei secoli; vattene dall'accerchiamento e dal cattivo uso delle
tue tradizioni, luoghi di esperienze storicamente situate e non mummie da
trasportare intangibili da un millennio all'altro.
Vattene dalla moda delle confessioni spettacolari di alcuni tuoi peccati
del passato; vattene da questi pentimenti che non conducono a conversione e
lasciano il fondato sospetto che si tratti di comportamenti diplomatici e
di operazioni di facciata.
Vattene dall'ossessione sessuale, dalle tue sessuofobieŠ per cui continui a
temere il piacere, ad aver paura delle donne, a guardare con diffidenza e a
offendere con i linguaggi pelosi della comprensione omosessuali, lesbiche,
separati/e, divorziati/e e conviventi anziché benedire Dio che dona
all'umanità mille forme d'amore e può far rifiorire questo amore là dove
esso si era spento.
Vattene dalle miriadi di ambigue apparizioni mariane, dalle preziose teche
della sindone e dal sangue di san Gennaro, dai mille luoghi in cui si
alimentano superstizione e spirito idolatrico.
Vattene da una struttura di potere come il papato, per riscoprire un
ministero che sia davvero servizio; vattene dal balbettio dei potenti in
cui fai sempre la prima donna; vattene dalla prigionia dei tuoi
comportamenti imperiali e abbraccia il sogno di Dio.
Vattene dall'occupazione di tutti i video del mondo; vattene dalla retorica
pauperistica che ti dispensa dal diventare chiesa povera; vattene dalla
mania di sentenziare e impara ad ascoltare.
Mia cara chiesa,
vattene da questo giubileo di troppe vane parole. Hai organizzato,
soprattutto con il finanziamento dei potenti, tanti pellegrinaggi, ma tu
non sei più la chiesa pellegrina verso il regno perché sei troppo
appesantita dai concordati, dal mercato del tempio, dalle tue sicurezze. Il
tuo tesoro terreno ti ha rapito il cuore e ha bloccato molti tuoi passi.
Mia cara chiesa,
prendi la strada di Abramo e Dio camminerà davanti a te, sarà il tuo
compagno di viaggio.
Io non ho nulla da insegnarti, ma ho soltanto voluto dirti quale eco
trovano nel mio cuore le parole bibliche rivolte ad Abramo, per la mia e la
tua conversione.
Penso, oggi più che mai, che il dialogo e la preghiera siano le grandi
strade per la mia conversione.
Mia cara chiesa,
che cosa posso sperare per te? Che cosa posso augurarti di più fecondo e
salutare del "dono dello smarrimento"? Quello sarà il giorno in cui, libera
dai lacci del potere e dai tarli della presunzione, ti butterai tra le
braccia di Dio, unica salvezza.
Pinerolo, 13 marzo 2003