Fra tanti stranieri che accogliamo,
cerchiamo di non essere stranieri nella propria vita. I tempi orribili che
produciamo derivano per molta parte da questo essere stranieri a se stessi. E'
necessario far finire la guerra dentro noi
stessi per avere una PACE realmente autentica anche fuori di noi. Con
l'aiuto di quanto scrive il prof. Galimberti potremmo almeno rifletterci un
po'.
Associazione Partenia http://utenti.tripod.it/partenia
(chi desidera essere depennato da
questa ML abbia la cortesia di comunicarlo firmandosi. grazie Associazione
Partenia)
SEGUITE IL VOSTRO CUORE
LA BUSSOLA E' NEI SENTIMENTI
di Umberto Galimberti
Oggi si chiama "resilienza"*, una volta si chiamava "forza
d'animo", Platone la nominava"tymoidés" e indicava la sua sede nel cuore. Il
cuore è l'espressione metaforica del "sentimento", una parola dove ancora
risuona la platonica "tymoidés". Il sentimento non è il languore, non è la
malcelata malinconia, non è struggimento dell'anima, non è sconsolato abbandono.
Il sentimento è forza. Quella forza che riconosciamo al
fondo di ogni decisione quando, dopo aver analizzato tutti i pro e i contro che
le argomentazioni razionali dispiegano, si decide, perchè in una scelta
piuttosto che in un'altra ci si sente a casa. E guai a imboccare, per
convenienza o per debolezza, una scelta che non è la nostra, guai ad
essere stranieri nella propria vita. La forza d'animo, che è poi la
forza del sentimento, ci difende da questa estraneità, ci fa sentire a casa,
presso di noi. Qui è la salute. Una sorta di
coincidenza di noi con noi stessi, che ci evita tutti quegli
"altrove" della vita che non ci appartengono e che spesso imbocchiamo perchè
altri, da cui pensiamo dipenda la nostra vita, semplicemente ce lo chiedono, e
noi non sappiamo dire di no.
Il bisogno di essere accettati e il desiderio di
essere amati ci fanno percorrere strade che il nostro sentimento ci fa avvertire
come non nostre, e così l'animo si indebolisce, si ripiega su se stesso
nell'inutile fatica di compiacere agli atri.
Alla fine l'anima si ammala, perchè la
malattia, lo sappiamo tutti, è una metafora della devianza dal sentiero della
nostra vita. Bisogna essere se stessi, assolutamente se stessi.
Questa è la forza d'animo.
Ma per essere se stessi occorre accogliere a braccia aperte
la nostra OMBRA. Che è poi ciò che di noi stessi rifiutiamo. Quella parte oscura
che, quando qualcuno ce la sfiora, ci sentiamo "punti nel vivo". Perchè l'ombra
è viva e vuole essere accolta. Anche un quadro senza ombra non ci dà le sue
figure. Accolta, l'ombra cede la sua forza. Cessa la guerra tra noi e noi
stessi. Siamo in grado di dire a noi stessi: "Ebbene sì, sono anche questo." Ed
è la PACE così raggiunta a darci la forza d'animo e la capacità di guardare in
faccia il dolore senza illusorie vie di fuga.
"Tutto quello che non mi fa morire, mi rende più forte",
scrive Nietzsche. Ma allora bisogna attraversare e non evitare le terre seminate
di dolore. Quello proprio, quello altrui. Perchè il dolore appartiene alla vita
allo stesso titolo della felicità. Non il dolore come caparra
della vita eterna, ma il dolore come inevitabile contrappunto
della vita, come fatica del quotidiano, come oscurità dello sguardo che non vede
via d'uscita. Eppure la cerca, perchè sa che il buio della notte non è l'unico
colore del cielo. Di forza d'animo abbiamo bisogno soprattutto oggi perchè non
siamo sostenuti da una tradizione, perchè si sono rotte le tavole dove erano
incise le leggi della morale, perchè si è smarrito il senso dell'esistenza e
incerta s'è fatta la sua direzione. La storia non racconta più la vita dei
nostri padri, e la parola che rivolgiamo ai figli è insicura e incerta.
Gli sguardi si incontrano solo per evitarsi. Siamo persino riconoscenti al ritmo
del lavoro settimanale che giustifica l'abituale lontananza dalla nostra vita. E
a quel lavoro ci attacchiamo come naufraghi che attendono qualcosa o qualcuno
che li traghetti, perchè il mare è minaccioso, anche quando il suo aspetto è
trasognato.
Passiamo così il tempo della nostra vita, senza sentimento,
senza nobiltà, confusi tra i piccoli uomini a cui basta, secondo Nietzsche: "Una
vogliuzza per il giorno, una vogliuzza per la notte, fermo restando la salute."
Perchè ormai della vita abbiamo solo una concezione quantitativa. Vivere a lungo
è diventato il nostro ideale. Il "come" non ci riguarda più, perchè il contatto
con noi stessi s'è perso nel rumore del mondo.
Passioncelle generiche sfiorano le nostre anime assopite. Ma
non le risvegliano. Non hanno forza. Sono state acquietate da quell'ideale di
vita che viene spacciato per equilibrio, buona educazione. E invece è sonno,
dimenticanza di sè. Nulla del coraggio del navigare che, lasciata la terra che
era solo terra di protezione, non si lascia prendere dalla nostalgia, ma
incoraggia il suo cuore. Il cuore non come languido contraltare della
ragione, ma come sua forza, sua animazione, affinchè le idee divengano attive e
facciano storia. Una storia più soddisfacente.
* "resilienza": proprietà che hanno i
metalli di tornare alla loro forma iniziale
(da La Repubblica del 24.2.03)
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