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Il chip sottopelle è inevitabile (da Punto Informatico)



Il chip sottopelle è inevitabile 
di Lamberto Assenti - Non c'è un anticorpo sufficiente in Occidente 
per opporsi al futuro dilagare del chippetto che potrà raccontare 
tutto di noi a chi saprà chiederglielo. Diverrà obbligatorio per 
molti, forse per tutti  

19/11/02 - Commenti - Roma - Finiremo tutti con un chip sottopelle, 
contenente informazioni personali, che potrà essere letto da speciali 
device in mano alle autorità e a chi potrà permetterseli? Avremo 
tutti un rilevatore di posizione infilato in un braccio? Questa è la 
speranza di Applied Digital Solutions (ADS), l'azienda di cui 
lungamente si è parlato anche su Punto Informatico, che in queste 
settimane sta sponsorizzando una serie di incontri sul tema negli 
Stati Uniti.

L'azienda, che qualche tempo fa ha avuto il via libera dalle autorità 
americane per la commercializzazione del device, almeno fino a quando 
non conterrà informazioni mediche, insiste nello spiegare che il chip 
non fa male, non rappresenta un rischio per la salute, può impedire o 
prevenire sequestri se utilizzato per la localizzazione delle 
persone, può rendere più veloci i rapporti con la Pubblica 
Amministrazione e via dicendo. E sono già una ventina i volontari che 
negli USA, a suon di dollaroni, si sono fatti inserire un chip ADS 
sottopelle.

Poco importa, a quanto pare, se alcuni autorevoli scienziati mettono 
in dubbio l'assoluta innocuità del device, perché nel tempo si temono 
effetti negativi, come infezioni estese, nella zona "impiantata". E 
ancora meno sembrano importare gli strali di organizzazioni come EPIC 
che propongono la massima attenzione alla privacy nell'introdurre un 
sistema, il chip sottopelle, le cui conseguenze sociali oggi "non 
possono essere valutate".

Eppure credo che il futuro sia sotto gli occhi di tutti. Non 
disponiamo di un carico filosofico e di un approccio conservativo e 
garantista sufficienti ad opporci alla potenza concettuale di quel 
device. Non appena proveranno che funziona e non fa male, le autorità 
vorranno inserirlo nelle braccia di tutti gli individui ritenuti 
socialmente pericolosi. Basta guardare quello che accade in Gran 
Bretagna, ne parla oggi Punto Informatico.
Poi si scoprirà che si potranno risparmiare miliardi se i malati 
cronici lo indosseranno per la rilevazione continua dello stato di 
salute. È solo questione di tempo. Per quanto inquietante possa 
sembrare credo che a questa novità, e a molte altre di questo genere, 
ci si debba iniziare a prepararsi, prima di tutto culturalmente. 
Questo, almeno, è quanto vorrebbero facessimo quelli di ADS ora che 
l'azienda, dopo anni di gavetta, ha iniziato a cavalcare il mercato 
nordamericano.

Lamberto Assenti