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dalla Svizzera...
Per una volta tanto, niente commenti velenosi della stampa "comunista":
leggiamo come commentano, a 60 km da Milano, lo show elettorale del
Presidente operaio.
J.F.Padova
Da: "la Regione Ticino", Edizione Chiasso e Mendrisio (Svizzera), anno 11,
numero 119
sabato 25 maggio 2002, Franchi 1,80
Media e dintorni di Aldo Bertagni garante dei lettori
Ma che bello spettacolo!
Parte la musica - trionfale - e la telecamera inquadra l'ospite. un signore
bonario e simpatico. Sorriso ammaliante, doppiopetto impeccabile, capelli
curati. L'intrattenitore lo presenta e promette una serata tutta da
gustare. S'inizia, con una scritta che campeggia sulla sfondo: «Un laurà de
la Madona». Che sia una delle tante trasmissioni sul recupero del dialetto
lombardo, magari sponsorizzata dalla Lega Nord? Attendiamo fiduciosi.
«Quello» che dovrebbe - il condizionale è d'obbligo perché parla sempre
l'ospite ma forse lì si usa così - condurre il gioco, sorride compiaciuto
ed è tutta un'armonia. Finalmente uno spettacolo dai toni bassi, senza
polemiche, insulti in diretta e stai zitto tu che io alzo la voce. Davvero
un bel clima, con tanto glamour. L'ospite ci racconta come ha ridato la
vita ad una bambina condannata a vivere due mesi dentro quattro mura. L'ha
presa per mano e l'ha riportata in Italia. Certo, l'ha mostrata alle
telecamere ma perché spinto da un motivo d'orgoglio. E se l'è portata anche
in ufficio per far vedere dove lavora lo «zio». L'intrattenitore approva,
sempre col sorriso stampato sul viso. Però! Un tocco di sentimentalismo
davvero non guasta. Basta con la televisione stracolma di violenza, di
guerre, di attentanti terroristici, di sangue, di noiose discussioni, dei
politici tignosi. Evviva l'approccio soft. Rassicurante.
Passa il tempo e la cosa va avanti un po' stiracchiata. Niente paura. Il
bravo intrattenitore mangia la foglia e voilà: spunta fuori una cattedra.
L'ospite lascia la sua sedia e prende posto, come un vero maestrino. Un po'
pedante, per la verità. Poi il colpo di genio: tira fuori un papiro e lo
srotola davanti alla scrivania. E sorride, felice. E' contento. Sta
parlando un signore che s'intravede su un video: è collegato da un altro
studio. Questo parla, parla -tutto serioso - e l'ospite sorride, sorride.
In studio, per la verità ci sono anche altri due personaggi che devono
essere capitati lì per caso: lo si capisce dall'imbarazzo. Stanno buoni,
buonini per non offuscare - giustamente! - la scena all'ospite. E
quest'ultimo, che nel frattempo si muove bene come un vero esperto dello
spettacolo in TV inizia un po' a montarsi la testa: racconta di visite
ufficiali, di accordi internazionali, di interessi del mercato e
dell'economia. Cose serie, troppo serie. E non si ferma più. E' una vera
escalation: "Cambieremo tutto, stiamo già ottenendo grandi successi, ma ci
vogliono anni, tanti anni. Una vera rivoluzione". Ma chi si crede di
essere? Ha perso la trebisonda? No dico, ridateci il glamour.
L'intrattenitore, a metà fra l'imbarazzato e l'annoiato, capisce al volo la
situazione (è un vero esperto di talk-show) e trova la via d'uscita. Entra
in scena un classico, il colpo sicuro che non tradisce mai: la canzone
napoletana. E così si scopre che l'ospite è un uomo pieno di risorse. Ho
passato alcune notti in bianco per comporre i testi di dieci canzoni,
racconta compiaciuto. E allora ascoltiamone almeno due, che diamine! E
vai...
L'ospite è fiero, ma poi si alza e sposta il microfono della chitarra
perché così proprio non va bene. Mi rovina tutto! Belle, proprio belle.
Romantiche. Una è sulla gelosia. "L'ho dedicata a mia moglie", commenta con
commozione l'ospite. Proprio un finale carino. Tutti battono le mani. Fine
della trasmissione.
Perché ve l'ho raccontata? Beh, è semplice. Quanto appena descritto era
stato «venduto» come un incontro con il presidente del Governo italiano a
due giorni dalle elezioni amministrative. Si tratta, infatti, di «Porta a
porta» trasmessa giovedì sera e condotta come sempre dal giornalista Bruno
Vespa. L'ospite era Silvio Berlusconi. Quanto riportato - credetemi sulla
parola - è una sintesi fedele dell'emissione. Ogni politico fa... politica
come meglio crede. Non è questo il punto. Ma può un giornalista fare
altrettanto? Nel vedere quanto descritto ci sono tornate alla mente le
tribune politiche di Jacobelli, quando alla Rai i giornalisti facevano
ancora i... giornalisti. Essenziali, cadenzate, persino noiose. Ma almeno
si capiva cosa voleva il partito di turno. Poi si è passati alla rissa -
tutti contro tutti - ed infine, l'ultima versione, siamo allo spettacolo
glamour. Lunga vita alla Tsi (Televisione della Svizzera Italiana) che non
è la Rai e speriamo che non lo diventi... mai.