IMMIGRATI: DA CONSUMATORI A CITTADINI. CONTRO LA BOSSI-FINI UNA PROPOSTA DI LOTTA E
DI CONVIVENZA Si è spesso fatto
riferimento per rivendicare diritti umani e di cittadinanza degli immigrati al
fatto che siano contribuenti che come noi pagano imposte,
tasse e contributi sociali. Ineccepibile tanto più che
storicamente i processi di allargamenti dei diritti individuali e sociali a
cominciare dalla lontanissima magna charta sono nati
su questioni fiscali. Ma
ci domandiamo perché non rivendicare questi sacrosanti diritti partendo anche
dall’idea che l’immigrato è un consumatore? E un
consumatore di non poco conto ormai, che contribuisce alla creazione del Pil e di ricchezza in un modo sempre più incisivo. E
perché non partire da questo presupposto, proprio mentre si sta profilando in
Italia l’approvazione di una legge, la Bossi-Fini
che si annuncia devastante sul piano della cultura giuridica e che quindi è un
pericolo per le libertà di tutti e non solo di quelle degli immigrati? Si dice che il nostro sia
un tempo post materialista e che il mondo dell’economia sia il luogo
della produzione di beni immateriali. E che questi beni immateriali siano
soprattutto incorporazione, oltre che di conoscenza, di qualità di vita; quindi
di diritti e relazioni, dovremmo intendere. E allora
una modesta proposta che potrebbe estendersi e non valere solo per iniziative
locali e di cui potrebbero farsi portatori tutti quei soggetti collettivi e
individuali che sono , a motivo dei loro valori e del
loro lavoro di intervento sociale, contro la Bossi Fini e le sue possibili
varianti anche progressive o emendative. Immaginare
un logo-marchio di civiltà che incorpori alcuni diritti fondamentali per
l’immigrato, come il diritto di voto amministrativo, come il diritto
d’asilo, come il diritto a una circolazione
verso il nostro paese e dentro il nostro paese che non sia vessatoria; e che
assieme a questi diritti si uniscano alcuni diritti materiali: il diritto a
trovare negli esercizi commerciali prodotti delle proprie culture, il diritto
alla casa, a un lavoro non discriminato, ad assunzioni negli esercizi
commerciali di quote di immigrati. Pochi diritti ma anche fortemente
simbolici. Con l’obiettivo che questo marchio di qualità sociale e
democratica diventi mezzo di promozione . E che di questa promozione si facciano autori le organizzazioni dei
commercianti, singole catene commerciali, singoli negozi. Un marchio che diventi strumento e veicolo di clientela.
Quei negozi che esporranno quel marchio saranno quelli cui si rivolgeranno per gli acquisti gli immigrati, dicendo no
all’acquisto e al guadagno a chi non vorrà partecipare a questa battaglia
di civiltà. Ma i soggetti di questa
battaglia per l’acquisto e il consumo non dovranno
essere solo gli immigrati. Tutti i cittadini-consumatori che si riconoscano nell’inviolabilità della dignità delle
persone, da qualsiasi latitudine provengono, in un mondo in cui alla globalizzazione dei mercati deve contrapporsi quella dei
diritti, potranno diventare soggetti attivi e protagonisti di questa lotta. In questo caso la scelta
di non acquisto non è sul singolo prodotto, ma sul singolo negozio. Il commerciante è
coraggioso, perché attento alla dignità umana di chi consuma, verrà premiato, non solo dagli immigrati ma da tutti quelli
che pensano che il rispetto dei diritti umani, civili e politici degli
immigrati sia lo specchio delle loro libertà di cittadini indigeni. Siamo certi,
che i commercianti , non sono quelli che una certa propaganda xenofoba
li dipinge per poter portare avanti una propria battaglia sulla sicurezza
contro la convivenza, per uno stato repressivo e di polizia, cui è concessa
però l’impunità ai potenti. Costruire un marchio, per
dar luogo a gesti quotidiani, che costino e che costringano a svelare il
proprio progetto di convivenza. Consumatori sì, ma per chi
ti riconosce cittadino, non solo italiano ma dell’umanità. Centro Khorakhane’ Lecco Recapito: paolo trezzi viale turati 71 Lecco 0341.361124 339.3936802 ugomoi@tin.it www.esserevento.it |