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Foglio di Collegamento interno n. 93



Cari amici,
                  vi invio nel corpo di questo messaggio e in allegato Word
il numero 93 del nostro Foglio di Collegamento.

Credetemi: saranno molto graditi osservazioni e commenti!

Vi prego di partecipare alla petizione per Thomas Miller-El  (vedi n. 1)

Auguri di buona lettura e cordiali saluti da
Loredana Giannini

N. B. Potete chiedere in qualsiasi momento di essere cancellati dalla lista
per l'invio del F. d. C.
         Se non volete ricevere l'allegato Word dal prossimo numero in poi,
fatecelo sapere

********************
FOGLIO  DI COLLEGAMENTO  INTERNO
DEL COMITATO PAUL ROUGEAU

Numero 93   -   Gennaio  2002

Sommario:

1) Fissata per il 21 febbraio l'esecuzione di Thomas Miller-El

2) Alcuni dati sulla pena di morte negli Stati Uniti nel 2001
3) Un polverone destinato a confondere le coscienze
4) Le gabbie di Guantanamo: una macchia visibile
5) Exploit di Rick Halperin & Co. nel venticinquesimo anniversario
6) Il sistema entra in crisi in Arizona e in altri otto stati

7) In appello non vi e' diritto costituzionale ad un buon avvocato
8) Cominciato il processo alle guardie che uccisero Frank Valdes
9) Istinti animali nel braccio della morte

10) Parte il terzo processo a Johnny Penry
11) Appello in favore di Eugene Broxton
12) Attività del Comitato

13) Incontro del Gruppo di Torino con Dale Recinella
14) Notiziario


1) FISSATA PER IL 21 FEBBRAIO L'ESECUZIONE DI THOMAS MILLER-EL

La vicenda di Thomas Miller-El, uno dei più famosi ospiti del braccio della
morte del Texas, sembra precipitare inesorabilmente verso una tragica
conclusione. Esauriti tutti gli appelli, lo stato si appresta ad uccidere
il prigioniero il 21 febbraio prossimo.
   Thomas Miller-El, afro-americano, fu condannato a morte nella Contea di
Dallas nel 1986 in seguito all'uccisone di un bianco, Douglas Walker, nel
corso di una rapina. Il clima in cui fu celebrato il processo era di
esasperato e palese razzismo. A quell'epoca i pubblici accusatori
disponevano di un manuale che li istruiva ad escludere giurati appartenenti
a minoranze etniche, portatori di handicap, ebrei... perché, si diceva,
essi "normalmente simpatizzano con gli accusati". In effetti nel 90% dei
casi i giurati di colore vennero esclusi in modo da ottenere giurie
composte interamente da bianchi. Nel processo contro Miller-El l'accusa
fece escludere dalla giuria qualsiasi persona di colore ad eccezione di un
uomo che dichiarò essere la pena di morte una punizione troppo blenda, da
sostituire con una lenta tortura.
   Colpiti dalla particolare ingiustizia di questo caso, insieme ad Amnesty
International e a migliaia di abolizionisti di vari paesi europei e
americani, inviamo alle autorità texane i nostri ultimi appelli in favore
di Thomas.
   Invitiamo i lettori a partecipare alla mobilitazione. C'è tempo fino al
21 febbraio. Potete riprodurre ed inviare VIA FAX il seguente testo al
Governatore Perry. Aggiungete l'indirizzo completo dei mittenti.
   E' anche possibile usare la posta elettronica tramite il sito del
Governatore:
www.governor.state.tx.us/contact%20%20information/email/email_the_governor.h
tm
   In tal caso inserite il Texas quale stato di provenienza e il vostro
indirizzo completato con "Italy"

The Hon. Rick Perry
Governor of Texas
P. O. Box 12428
Austin, TX 78711-2418
Fax: 001 512 463 1849

Dear Governor Perry:
The Attorney General John Cornyn said: "The People of Texas want and
deserve a system that affords the same fairness to everyone."
Thomas Miller-El,  an Afro-American citizen,  was prosecuted in 1986 in a
racist climate for killing a white man.
We beg you to grant executive clemency to Mr. Miller-El due to be put to
death in Texas on 21 February 2002.
Respectfully

Traduzione della petizione: Caro Governatore Perry, il Ministro della
Giustizia del Texas John Cornyn ha affermato che: "Il popolo del Texas
vuole e deve avere un sistema giudiziario che garantisca la stessa equità a
chiunque". Thomas Miller-El, un afro-americano, è stato processato nel 1986
in un clima razzista per l'uccisione di un bianco. Noi le chiediamo di
concedere la clemenza esecutiva al Sig. Miller-El che deve essere messo a
morte in Texas il 21 febbraio 2002. Rispettosamente.


2) ALCUNI DATI SULLA PENA DI MORTE NEGLI STATI UNITI NEL 2001

Se non vi fossero stati gli avvenimenti dell'11 settembre, che hanno dato
grande potere e grande slancio ai ceti più conservatori degli USA intenti a
puntellare il sistema della pena capitale, il 2001 si sarebbe potuto
archiviare senza esitazione come l'anno che ha mostrato più nettamente il
declino della pena di morte negli Stati Uniti d'America.
   Non ripetiamo quanto più volte illustrato sulle tendenze già in atto da
due o tre anni a questa parte, ci limitiamo a portare qualche dato relativo
all'ultimo anno.
   Le esecuzioni sono complessivamente diminuite per due anni di seguito ed
è la prima volta che questo accade dal 1977. Dalle 98 esecuzioni del 1999,
si è passati alle 85 esecuzioni del 2000 e alle 66 esecuzioni del 2001.
Anche il numero delle condanne a morte sembra subire una reale diminuzione.
Ecco gli ultimi dati disponibili: 303 condanne a morte nel 1998, 280 nel
1999 e 214 nel 2000. La popolazione complessiva dei bracci della morte si è
stabilizzata nel 2001 sulle 3700 unità.
   Il dato negativo più eclatante è la ripresa delle esecuzioni a livello
federale dopo 38 anni, ripresa   voluta fermante dalla nuova
amministrazione di George W. Bush: l'11 giugno è stato ucciso con grande
enfasi Timothy Mc Veigh, l'attentatore di Oklahoma City, e una settimana
dopo l'iniezione letale è stata praticata a Juan Raul Garza.
   Il consenso per la pena di morte è in costante declino nell'opinione
pubblica: secondo la Gallup dall'80 % di favorevoli alle esecuzioni del
1994 si è passati al 66% nel 2001. La maggioranza degli americani è ormai
convinta che vengano giustiziati degli innocenti. Un sondaggio fatto in
aprile da ABC News ha mostrato che e il 51% dei cittadini desidererebbe una
moratoria delle esecuzioni capitali e all'avvio di uno studio che
verificasse la correttezza del sistema della pena di morte.
   Delle 66 esecuzioni del 2001, 18 sono avvenute in Oklahoma - il piccolo
stato governato dal cattolico Keating, 17 in Texas (contro le 40 dell'anno
precedente), 7 in Missouri, 5 in North Carolina, 4 in Georgia. In altri 11
stati si sono avute una o due esecuzioni. L'Oklahoma ha stabilito il record
di 3 esecuzioni di donne in un anno.
   L'anno scorso sono stati scagionati e liberati dal braccio della morte 5
detenuti portando a 98 il numero complessivo di scarcerazioni dal 1973 (a
gennaio si è avuta la liberazione del 99esimo condannato a morte).
   Nel 2001 in 17 stati sono state approvate leggi relative all'uso dei
test del DNA per scagionare condannati a morte. In cinque stati (Arizona,
Connecticut, Florida, Missouri e North Carolina) è stata proibita
l'esecuzione dei ritardati mentali facendo salire a 18 il numero degli
stati che non consente la pena di morte per questa categoria di persone.
Una legge in tal senso già approvata in Texas è stata bloccata dal veto del
Governatore Perry.
   Nel 2001 per la prima volta vi sono state solo esecuzioni mediante
iniezione letale ed è molto probabile che la sedia elettrica sia andata
definitivamente in pensione in tutti gli Stati Uniti.


3) UN POLVERONE DESTINATO A CONFONDERE LE COSCIENZE

   Nell'intervista del 20 ottobre scorso, diffusa dalla CNN il 31 gennaio,
Osama Bin Laden ha affermato sprezzantemente: "Ve lo dico io, la libertà e
i diritti umani negli Stati Uniti sono condannati" e ancora: "Il Governo
USA caccerà il popolo americano - e l'Occidente in generale - in un
insopportabile inferno e in una vita soffocante".
   In effetti la reazione dei dirigenti USA agli avvenimenti dell'11
settembre ha fatto molte migliaia di vittime innocenti nel lontano
Afghanistan ma ha anche compromesso la libertà e i diritti umani in
occidente a cominciare da quelli dei cittadini più deboli (gli stranieri
immigrati) ed ha cacciato le coscienze libere e progressiste in una specie
di inferno concettuale in cui tutto sembra confondersi e perdere di
significato. Con una protervia che sembra originata da un vero e proprio
delirio di onnipotenza, al suon delle armi fanno seguito dichiarazioni che
tentano di far apparire come tendenti al progresso dei diritti umani le
persone e i provvedimenti che spingono esattamente nella direzione opposta.
Si utilizzano e stuprano idee e figure carismatiche del campo avverso per
farsene vestiti decenti (o solo maschere orrende ?).
   Nei dintorni della ricorrenza 'sacra' del 10 dicembre scorso avevamo
assistito esterrefatti alla solenne proclamazione della Settimana dei
Diritti umani da parte di George W. Bush. La persona che - con i sui
'Ordini' autocrati da sovrano assoluto sulle esecuzioni extragiudiziali e
sui 'tribunali canguro' - ne aveva appena dimostrato il massimo disprezzo,
se ne dichiarava interprete autentico: "I terribili atti di terrorismo
commessi l'11 settembre sono un attacco contro la stessa civiltà, ed essi
hanno indotto il mondo ad unirsi in una coalizione che ora ha ingaggiato
guerra con il terrorismo e difende i diritti umani internazionali."
   Lo stesso Presidente Bush, dimenticandosi di essersi procurato in sei
anni di governatorato in Texas, quale strenuo paladino della pena di morte,
la desiderata fama di inflessibile "executioner" (boia), con una lunga e
solenne Dichiarazione ha proclamato il 20 gennaio 2002 "Giornata della
Santità della Vita umana."
   Dalla dichiarazione di Bush apprendiamo tra l'altro che: "La Nazione fu
fondata sulla fede che ogni essere umano è  dotato dal Creatore di certi
"diritti inalienabili." Primo tra questi diritti è il diritto alla vita.
"(...) una dignità essenziale è inerente ad ogni persona in ragione del suo
esistere e non solo in ragione della sua forza, della sua indipendenza,
della sua salute. Questo valore deve applicarsi ad ogni Americano, inclusi
i vecchi e gli indifesi, i deboli e gli infermi, e anche i non voluti."
(...)
   "Coerentemente con i principi essenziali sui quali scrisse Thomas
Jefferson, per i quali sottoscrissero i Fondatori, noi dobbiamo in pace
impegnarci nel perseguire una società che valorizzi la vita - dal primo
inizio al suo termine naturale. (...)
   "L'11 settembre noi abbiamo visto chiaramente che il male esiste nel
mondo e che esso non dà valore alla vita. I terribili avvenimenti di quel
giorno fatale ci hanno portato, in quanto Nazione, ad una più profonda
comprensione del valore e del significato della vita. (...) Ora noi siamo
impegnati in una lotta contro il male e la tirannia per preservare e
proteggere la vita.(...)"
   Dimenticando che, quale esponente ultra conservatore del Sud, se fosse
vissuto qualche decennio prima sarebbe stato un naturale nemico e un
probabile persecutore di Martin Luther King, George W. Bush il 21 gennaio
non si è lasciato sfuggire neanche l'occasione della giornata commemorativa
del leader nero assassinato nel 1968: in quel giorno ha firmato una
dichiarazione in cui eleva King alla dignità di "moderno eroe Americano."
Il Pastore nero, assassinato mentre si preparava a partecipare ad una
manifestazione di scioperanti nel 1968, non era certo simpatico al mondo
degli affari, cui Bush appartiene e dal quale è stato eletto Presidente.
Tuttavia oggi Bush può dichiararsi impunemente  un ammiratore di Martin
Luther King: "alcune figure storiche, famose nella loro epoca, crescono
poco col passare degli anni. L'uomo di Atlanta in Georgia diventa
[invece]sempre più grande nel tempo."
   Se nel contesto della sua solenne Dichiarazione del 18 gennaio sulla
"Santità della vita" Bush non ha potuto riaffermare la propria venerazione
per la pena di morte, ci hanno pensato i cattolici in un poderoso convegno
organizzato dal Foro sulla Religione e la Vita Pubblica tenutosi il 25
gennaio presso l'Università di Chicago. Nel convegno intitolato "Una
chiamata a tirare le somme: Religione e Pena di morte" sono stati invitati
a relazionare due cattolici noti per essere i più accesi sostenitori della
pena capitale, oltre ad un famoso Cardinale gesuita e numerose personalità
minori appartenenti a varie religioni.
   Il Giudice della Corte Suprema federale Antonin Scalia - in polemica col
Papa - ha ampiamente "dimostrato" la liceità della pena di morte secondo la
dottrina cristiana arrivando anche a dire che negli USA un cattolico che
fosse contro la pena capitale non potrebbe far altro che dimettersi dalle
cariche pubbliche.
   Anche Frank Keating - il Governatore forcaiolo dell'Oklahoma che si
sforza brillantemente di superare George Bush per numero di esecuzioni - ha
potuto sproloquiare senza contraddittorio a favore della pena di morte 'da
bravo cattolico'. Keating sembra essersi dimenticato della polemica
irrispettosa da lui lanciata direttamente contro la posizione abolizionista
del Papa tre anni fa: polemica da cui uscì sconfitto, anche per
l'intervento dei Vescovi americani che gli diedero torto ( e lui per
protesta una domenica non andò in chiesa).
   I tempi purtroppo sono rapidamente cambiati.  Una relazione del
Cardinale professor Avery Dulles  S. J. nel medesimo convegno ce lo ricorda
in modo assai chiaro.  Dulles, in un intervento ricalcato su una sua
precedente lezione in materia, ha avuto buon gioco nel ricordare le
numerose prese di posizione della Chiesa a favore della pena di morte fin
dai tempi antichi. L'argomentare del Cardinale, che nobilita l'istituzione
della pena di morte, appare come un'autorizzazione all'uso attuale della
'massima sanzione'. Tanto più che vengono sottilmente e metodicamente
smontati tutti gli argomenti di solito addotti - a volte sbrigativamente -
dai cristiani per respingere la pena capitale. Non attenuano la funzione di
gesuitico supporto del potere, abili disquisizioni sui 'pro' e sui 'contro'
contenute nella lezione di Dulles o il dire genericamente che il Papa si è
espresso più volte contro la pratica della pena capitale. (Dulles nella sua
lezione del 17 ottobre 2000 pesa scrupolosamente ogni frase ed ogni parola,
cita accuratamente San Tommaso e John Stuart Mill, ma non si perita di
sottolineare che secondo il Papa i casi in cui potrebbe essere consentito
l'uso della pena di morte sono oggi 'praticamente inesistenti.')
   Il sostegno di questi illustri personaggi alla 'politica di morte' degli
Stati Uniti è stata ribadito in una serie di interventi e di articoli sui
giornali nei giorni successivi.


4) LE GABBIE DI GUANTANAMO: UNA MACCHIA VISIBILE

Le stragi e le violazioni dei diritti umani che compiono gli Stati Uniti
nella loro 'guerra al terrorismo' avvengono per la maggior parte al di
fuori del controllo e della critica internazionale. Ma alcune immagini di
prigionieri talebani inginocchiati, rasati, bendati, legati mani e piedi,
muniti perfino di guanti per deprivarli del tatto, hanno suscitato un certo
scalpore e molte proteste, più o meno convinte, anche da parte di governi.
A partire dall'11 gennaio i prigionieri afgani vengono imbarcati su aerei
cargo in condizioni di deprivazione sensoriale e tradotti dai militari USA
nella base cubana di Guantanamo denominata Camp X-Ray. A fine gennaio i
prigionieri a Cuba erano 158.
   Amnesty ha espresso preoccupazione per le condizioni in cui si svolge il
viaggio aereo di 27 ore dall'Afghanistan a Cuba e  per le condizione di
vita dei prigionieri a Guantanamo. Costoro sono detenuti all'aperto in
gabbie di 5 metri quadrati, con tetto in legno e pavimento in calcestruzzo,
illuminate giorno e notte.
   Anche il Ministro degli Esteri inglese Jack Straw - dopo una serie di
articoli sui giornali del Regno Unito che parlavano senza mezzi termini di
tortura - ha chiesto chiarimenti in merito alle foto dei prigionieri
talebani tramite il personale britannico che opera nella base.
   Le autorità americane hanno riposto sprezzantemente a tutte le critiche
rifiutando di riconoscere ai detenuti lo status di prigionieri di guerra e
assicurando che essi vengono trattati umanamente.
Una delegazione della Croce Rossa è stata autorizzata a visitare i
prigionieri ma i risultati della visita non potranno essere resi pubblici.
   Forse sorpresi dall'effetto negativo che hanno avuto le prime foto dei
prigionieri diffuse dai media, le autorità USA hanno pregato la stampa di
non puibblicare ulteriori foto per proteggere la privacy dei prigionieri.
   Il portavoce della Casa Bianca Ari Fleicher ha fatto sapere che il
Presidente Bush è soddisfatto del trattamento riservato ai prigionieri. "E'
umano; è rispettoso" - ha detto Fleicher - "Il Presidente è soddisfatto che
essi siano trattati come gli Americani vogliono che la gente venga trattata."
   Il 28 gennaio sono cominciati gli interrogatori dei prigionieri a
Guantanamo senza garanzie e senza l'assistenza di un avvocato. Questi
prigionieri senza 'status' sono i candidati ideali per i 'tribunali
canguro' istituiti da George W, Bush. Già si discute della loro sorte
argomentando se e quanti di essi saranno condannati alla pena capitale.


5) EXPLOIT DI RICK HALPERIN & CO. NEL VENTICINQUESIMO ANNIVERSARIO

Negli Stati Uniti gli abolizionisti fanno sul serio e molto spesso
finiscono in carcere. Succede frequentemente in Texas, succede in Oklahoma
(nel 2001 si sono contati 108 arresti di persone che protestavano contro le
esecuzioni), succede regolarmente davanti alla Corte Suprema federale a
Washington.
   Rick Halperin e altri 6 abolizionisti (Abe Bonowitz, Pam Dyer, Peggy
Connally, Daniel Griffin, Scott Langley, Ron Kaz) hanno pensato bene di
salire sulla scala del tempio marmoreo di Washington in cui ha sede il
massimo organo giudiziario americano in occasione del venticinquesimo
anniversario della ripresa delle esecuzioni negli USA (il 17 gennaio 1977
fu fucilato, dietro sua richiesta, tale Gary Gilmore nello Utah. In 25 anni
si sono avute 752 esecuzioni).
   I nostri hanno rapidamente svolto uno striscione lungo 10 metri con la
scritta "Stop Executions." Sono subito sbucate fuori dalla Corte guardie
con vari tipi di divise e gli abolizionisti, dopo aver ascoltato i loro
diritti, sono stati ammanettati e portati uno ad uno in un cellulare. La
carcerazione di Rick e dei suoi compagni è durata più del previsto: 32 ore
durante le quali essi hanno potuto assaporare emozioni quali il rimanere
completamente digiuni, con poca acqua, incatenati al muro. Rilasciati alle
6 e mezzo del mattino del terzo giorno, sono stati incriminati per
'assembramento davanti alla corte'
   Una serie di ottime foto che documentano l'evento si può trovare in
Internet all'indirizzo
www.uuadp.org/jan17/


6) IL SISTEMA ENTRA IN CRISI IN ARIZONA E IN ALTRI OTTO STATI

Amos Lee King è stato condannato a morte in Florida in un processo
indiziario e si è sempre dichiarato innocente dell'omicidio del 1977 a lui
attribuito. Esauriti tutti gli appelli, in extremis aveva ricusato i suoi
avvocati decidendo di difendersi da solo.
   Giunto a 24 ore dall'esecuzione prevista per il 24 gennaio 2002, Amos
King è stato salvato da un ordine di sospensione della Corte Suprema
federale che due settimane prima aveva deciso di esaminare un ricorso
avanzato da un condannato dell'Arizona. Il ricorso contestava il modo di
irrogare la pena di morte in Arizona, in Florida e in altri 7 stati. In
questi stati è il giudice a decidere per la pena di morte dopo che la
giuria ha stabilito la colpevolezza dell'imputato. In alcuni stati il
giudice può comminare la pena di morte anche nei casi in cui la giuria
raccomandi una pena detentiva. La materia è piuttosto confusa e complicata
da precedenti deliberazioni contraddittorie della massima corte. La Corte
Suprema federale si esprimerà dopo la pausa estiva. Se si esprimerà contro
la deliberazione della pena di morte da parte del giudice, potrebbero
essere annullate fino a 800 condanne a morte mettendo in crisi il sistema
della pena capitale in Alabama, Arizona, Colorado, Delaware, Florida,
Idaho, Indiana, Montana e Nebraska. Si prevede che nel frattempo le
esecuzioni in questi stati verranno congelate con sospensioni concesse dai
Governatori o dalle corti.


7) IN APPELLO NON VI E' DIRITTO COSTITUZIONALE AD UN BUON AVVOCATO

Il 2 gennaio la Corte di Appello criminale del Texas ha respinto 6 voti
contro 3  il ricorso di Anthony C. Graves che aveva obiettato di aver avuto
un'assistenza legale scadente da un difensore d'ufficio in un appello a
livello statale. Il difensore, un avvocato con solo 3 anni di esperienza,
aveva omesso di presentare la ritrattazione del testimone d'accusa (a sua
volta condannato a morte) che scagionava completamente Graves dagli omicidi
che gli erano stati contestati. Il testimone fu poi 'giustiziato'.
  Scrivendo per la maggioranza la Giudice Caty Cochran ha sentenziato che
la riforma del 1995 sugli habeas corpus a livello statale prescrive che
siano concessi avvocati difensori d'ufficio ai condannati a morte ma non
richiede che questi facciano un lavoro efficace. "Ci deve essere un momento
- ha aggiunto la Cochran - in cui una condanna criminale diventa
definitiva, un momento in cui la necessità della deterrenza e della
certezza e dell'immediatezza della pena diventano più importanti del
diritto del prigioniero di avanzare una serie di appelli senza fine."
   Il Ministero della Giustizia del Texas ha manifestato soddisfazione per
la sentenza che potrebbe avere conseguenza negative per altri imputati, a
cominciare da Napoleon Beazley - minorenne all'epoca del delitto -  la cui
esecuzione fu sospesa nel febbraio del 2001.


8) COMINCIATO IL PROCESSO ALLE GUARDIE CHE UCCISERO FRANKVALDES

Dopo l'esame di oltre 2900 persone sorteggiate in una popolazione di 11
mila residenti e dopo che il giudice Larry Turner ha consentito l'utilizzo
di giurati dipendenti dall'Amministrazione carceraria, si è concluso il
lunghissimo e quasi disperato procedimento che doveva mettere insieme una
giuria di sei membri - più sei membri supplenti - per il processo a un
primo gruppo di quattro guardie accusate dell'assassinio del condannato a
morte Frank Valdes. Il processo è cominciato il 14 gennaio con la difesa
che ha ripetuto la pressoché insostenibile versione degli imputati: le
guardie non sapevano dell'intenzione di Valdes di denunciare alla stampa i
maltrattamenti verificatisi in carcere, il detenuto si è procurato da sé la
morte il 17 luglio 1999 gettandosi dal lettino contro le sbarre e il
pavimento della cella. E' impensabile che così facendo il prigioniero si
sia potuto rompere 22 costole, lo sterno, le vertebre cervicali, una
spalla, il naso, la mascella e si sia potuto provocare gravi lesioni
interne nonché le impronte delle scarpe delle guardie sul torace, sul
collo, sulla schiena e sullo stomaco. Secondo il perito dell'accusa, le
lesioni sono state invece prodotte da persone che saltavano a piè pari sul
corpo del detenuto incatenato e steso per terra.
   Uno dei giurati, una insegnante, è stato sostituito a processo già
incominciato dopo aver confidato agli altri giurati di aver avuto una
visione celeste sul reale andamento dei fatti.
   Il 31 gennaio una delle quattro guardie imputate è stata esclusa dal
processo in quanto il giudice ha accolto un'istanza della difesa che
asseriva non esservi sufficienti prove della partecipazione del sergente
Andrew Lewis alla cospirazione per attaccare Valdes. Lewis sarà
eventualmente processato in seguito insieme ad un secondo gruppo di quattro
guardie.
   Come abbiamo riferito in numerosi articoli sul caso, se non vi fosse
stata un'inchiesta dell'FBI condotta tra mille difficoltà,
l'Amministrazione carceraria della Florida, reagendo compatta in difesa
delle guardie, sarebbe molto probabilmente riuscita ad insabbiare lo scandalo.
   Anche coloro che giustamente si erano indignati per il comportamento
delle guardie fino ad ora non avevano detto nulla a favore di Frank Valdes
che veniva sempre descritto come il peggiore degli irriducibili
delinquenti. Si diceva che l'aggressione dei secondini era conseguita ad
una minaccia di morte proferita dal detenuto. Si ricordava che Valdes era
stato condannato a morte proprio per aver ucciso una guardia carceraria.
   Dal pubblico accusatore abbiamo invece appreso nel corso del processo
che il motivo dell'aggressione sarebbe stata l'intenzione di Valdes di
riferire alla stampa i pestaggi che venivano inflitti dalle guardie a
cinque detenuti trasferiti da una altro carcere dopo aver avuto problemi
con i secondini.
   Si è appreso anche che Valdes era stato condannato all'età di 17 anni ad
una pena detentiva di tre anni per un furto in un appartamento. Aveva quasi
scontato la sua pena quando, cercando di aiutare un compagno ad evadere,
causò la morte della guardia carceraria Fred Griffin. Valdes nel braccio
della morte era stato diagnosticato come latente schizofrenico. Aveva
creato problemi disciplinari in conseguenza dei quali si trovava in
isolamento da due anni nel famigerato braccio F. Tuttavia,  come testimonia
il nostro amico Dale Recinella, era persona religiosa e in genere piuttosto
tranquilla. Recinella nell'estate del 1999 gli portò la comunione prima di
andare in vacanza per qualche settimana in un altro stato, al suo ritorno
in Florida Valdes era morto.


9) ISTINTI ANIMALI NEL BRACCIO DELLA MORTE

Le condizioni di detenzione nei bracci della morte sono nettamente
peggiorati negli ultimi tempi tanto che sono aumentate le esecuzioni
'volontarie' di detenuti che abbandonano l'iter degli appelli. In vari
stati il braccio della morte è stato trasferito in 'unità di super massima
sicurezza' che prevedono l'isolamento continuo dei detenuti. Secondo
Amnesty International, a partire dal 1976 novanta prigionieri sono stati
uccisi dopo aver abbandonato gli appelli, due terzi dei quali dal 1994 in
poi.
   Il grande braccio della morte del Texas è uno di quelli in cui si vivono
le condizioni più aberranti ma in cui è forte la resistenza di un manipolo
di detenuti irriducibili.
   Dice Paul Colella # 999045 in una lettera che è riuscito a far uscire a
fine gennaio dalla sua cella di segregazione di terzo livello del braccio
della morte del Texas: "La giornata di ieri è il giorno che ricorderò per
tutto il resto della mia vita; è il giorno in cui mi sono ridotto allo
stato animale. Ma lasciatemi spiegare perché."
   "Nella Ellis One Unit in cui si trovava il braccio della morte per oltre
vent'anni conobbi Richard Cartwright (...) diventammo amici (...) compagni
di cella (...) Mettevamo in comune le nostre vite. Lui scriveva a mia
madre, io scrivevo alla sua. Diventammo talmente amici da formare un legame
tra noi più forte del sangue. Ci consideravamo fratelli. Ad Ellis non solo
avevamo un programma di lavoro fuori cella, ma ci facevano esercitare le
mani e la mente in modo creativo. Alcuni ragazzi facevano gioielli, altri
costruzioni di legno, pitture, disegni, modellini di auto, altri lavoravano
a maglia.
   "Avevamo ricreazioni di gruppo in cui potevamo andare in cortile (una
grande gabbia come allo zoo) fare delle squadre e giocare a pallacanestro o
a pallamano o a palla a volo. Oppure ci si poteva sedere e guardare la
T.V., giocare a domino, scacchi o dama. L'interazione sociale è un bisogno
primario. In quei 20 anni si avevano meno problemi disciplinari nel braccio
della morte che nelle normali prigioni.
   "Nel 1998 tutto è cambiato (...), siamo stai spostati nella terribile
Terrell Unit nella quale un detenuto fu subito ammazzato di botte dagli
agenti sotto gli occhi dei loro supervisori.  Ora il braccio si chiama
Polunsky Unit (...), la brutalità continua perché il comportamento del
personale non è più sotto l'attenzione internazionale come una volta. Ora
sono contenti di darci alcuni pugni e calci qua e là. L'uso di gas
lacrimogeni è così frequente che le mura e le sbarre ne sono ricoperte al
punto che se le sfiori ne rimani ustionato. Dopo aver usato il gas
dovrebbero decontaminare l'area. In 2 anni in cui ho assistito all'uso dei
gas e ne sono stato fatto oggetto io stesso non ho mai visto un'operazione
di decontaminazione. Sulle mura si vedono le sagome delle persone che sono
state gassate.
   "Ora siamo in isolamento solitario 23 ore al giorno senza mezzi per
esprimerci creativamente. Non ci è consentito di studiare per
corrispondenza. Non ci concedono di partecipare alle cerimonie religiose.
Non abbiamo accesso alla T.V. Non abbiamo giornali, libri o riviste a meno
che non ci sia qualcuno fuori che ce li ordini.
   "I vestiti che ci danno a volte sono sporchi e odorano di coloro che li
hanno indossati in precedenza. Non abbiamo vestiti invernali. Il vitto in
quantità e qualità è appena sufficiente a smorzare la fame. (...)
   "Le guardie non sono preparate a rapportarsi ai condannati a morte. Esse
ridono e scherzano in merito alle esecuzioni, sulle ultime parole di un
condannato. Si parla di festicciole fatte per celebrare qualche esecuzione.
Le poche cose che possiamo avere sono spesso confiscate o gettate nel
water: insomma violate e vandalizzate. Le nostre procedure di reclamo si
riducono ad un gioco con le guardie le quali sanno che se non vi è un
capitano presente esse se ne possano andare con tutto ciò che vogliono.
   "L'11 gennaio il mio amico e fratello è stato vittima della brutalità e
della cattiva condotta del personale. Un agente continuava a  spingerlo e
a spingerlo finché Rich gli ha sputato in faccia. Quando gli è stato detto
di porgere le mani per essere ammanettato, Rich si è rifiutato pensando che
sarebbe stato legato e percosso. Egli è stato gassato due volte e poi
cinque guardie in tenuta antisommossa sono entrate in cella per prenderlo a
pugni in faccia. Questo è stato il colmo per me. Avevo protestato per due
anni di fila contro le condizioni di detenzione e il trattamento che
subiamo. Avevo inoltrato reclami, avevo scritto al direttore, con le
lettere che venivano girate al vice il quale sì e no accusava ricevuta. Ho
scritto lettere al Movimento Abolizionista del Texas e diversi articoli per
chiedere aiuto.
   "Non avendo ricevuto nessuna risposta ho cominciato ad appiccare il
fuoco, a provocare allagamenti, a rifiutare di uscire per la ricreazione,
per la doccia. Ho fatto di tutto senza ottenere nessuna risposta.
   "Il 12 gennaio 2002 mi sono ridotto allo stato animale. Ho commesso
un'azione bestiale. Ho messo delle feci in uno spruzzatore per shampoo e ho
aspettato. Quando le guardie sono venute per ritirare l'immondezza, ho
rifiutato di sporgere le mani dall'apertura del cibo in modo che fossero
costrette ad avvicinasi alla cella. Ho detto agli agenti (i quali quel
giorno erano una coppia dei più educati) che volevo vedere un supervisore.
Fu chiamato un sergente. Capitò un sergente tra i più gentili. Gli dissi
che non avevo nulla contro di lui ma che il mio migliore amico era stato
pestato la sera precedente e che volevo parlare col vice direttore.
   "Dopo pochi minuti ho visto arrivare il vice direttore e il segretario
del direttore. Il mio cuore batteva furiosamente perché si era verificata
la rara opportunità di avere dei funzionari a tiro.
   "Quando i due furono vicini, li schizzai entrambi con le feci. Le urla e
le imprecazioni dei miei compagni mi fecero capire che gli altri erano
tanto frustrati ed arrabbiati quanto lo ero io. E quando i due funzionari
si piegarono per schivare le feci, indurii il mio cuore e il mio senso di
vergogna e per alcuni minuti diventai esattamente quello che avevano voluto
che diventassi: un animale!
   "Vennero sette guardie, cinque delle quali in tenuta antisommossa, un
tenente con una bombola di gas e una guardia con una video camera [i
pestaggi devono esse video registrati, n. d. t.]. Cominciai ad urlare con
tutta la forza che non volevo resistere e che mi lasciavo ammanettare
perché se non l'avessi fatto il sergente non avrebbe riconosciuto la mia
sottomissione e avrebbe per due volte spruzzato il gas nella mia cella per
poi far entrare le guardie a picchiarmi. Essi mi tirarono fuori dalla cella
e presero tutte le mie cose e le sporcarono con le feci. Chiusero l'acqua e
mi lasciarono nella cella col solo materasso e un paio di mutande. E'
gennaio e fa freddo.
  "Dopo 30 minuti il direttore venne alla mia cella imprecando in modo per
me incomprensibile. Io strillavo e urlavo le mie ragioni mentre lui diceva
che era colpa mia. Sarebbe stato giusto se io fossi colpevole del crimine
del quale sono stato accusato. Ma non lo sono! Anche se fossi colpevole,
non dovrei essere trattato così.
   "Andatosene il direttore mi accomodai tremante sul materasso e mi
addormentai. Al risveglio mi è stato dato il 'blocchetto di cibo' che è
essenzialmente un impasto contenente uvetta. Passata qualche ora il
direttore ritorna da me, questa volta mi rassicura che non vuole rischiare
al sua carriera "battendomi le chiappe" ma che quando verrà il giorno egli
sarà lì a controllare che giustizia sia fatta con la mia esecuzione.
   " (...) Ora che la mia umanità è ritornata mi vergogno di quel che ho
fatto. Ci sono degli esseri umani i quali, pur facendo parte di un sistema
che mi ha tolto tutto, non dovevano essere vittime del mio comportamento
impulsivo e bestiale...
   " (...) Prendete un uomo e lo abbandonate, un uomo innocente messo in
isolamento, strappato alla sua famiglia e ai suoi amici. Mi hanno tolto
ogni incentivo per comportarmi bene lasciandomi totalmente degradare (...)
Mi togliete gli strumenti per esprimermi creativamente, mi private di ogni
interazione sociale dicendomi che devo accettare tutto senza fiatare perché
deriva dalla mia colpa. Che cosa mi rimane da fare? A chi mi devo
rivolgere? Chi mi aiuterà? Ho inoltrato i reclami, ho scritto lettere per
pregare e raccomandarmi. Ho protestato in maniera non violenta e ora sono
stato indotto a comportarmi come un animale. Che mi rimane? Devo perdere il
senno per poter sopportare la mia situazione nell'ignoranza e
nell'incoscienza?... Che cosa mi resta? ... Aiutatemi vi prego. Paul Coltella

10) PARTE IL TERZO PROCESSO A JOHNNY PENRY

Il caso di John Paul Penry, del quale abbiamo parlato più volte in questi
anni (v. ad es. n. 81 e  n. 87 ), è uno di quelli che marcano più
profondamente la storia della pena di morte e della sua abolizione negli
Stati Uniti d'America. Se non vi fossero influenti settori dell'opinione
pubblica texana che chiedono con determinazione la vita di quest'uomo che
ha l'età mentale di un bambino di sette anni, probabilmente egli non
sarebbe stato condannato a morte nel 1980 o almeno non sarebbe stato
nuovamente condannato a morte nel 1990 dopo che la Corte Suprema federale
ebbe annullato il processo di dieci anni prima.
   Come sappiamo, anche il secondo processo a Johnny Perry è stato
annullato nel giugno scorso dalla Corte Suprema federale per il fatto che
la giuria non fu adeguatamente messa al corrente del ritardo mentale
dell'accusato e di altre circostanze attenuanti che potevano evitare la
condanna capitale.
   Intorno al caso di Penry si sta combattendo la battaglia pro e contro
l'esecuzione dei ritardati mentali, battaglia che potrebbe concludersi a
breve con la pubblicazione di una sentenza della Corte Suprema federale su
un caso della Virginia. Gli avvocati difensori avevano avanzato perciò la
sensata istanza di posporre l'inizio del terzo processo a Penry dopo la
pubblicazione di tale sentenza, pubblicazione che dovrebbe avvenire entro
febbraio. Il Giudice Elisabeth Coker nell'udienza preliminare dell'11
gennaio ha invece respinto la richiesta di ritardare l'inizio del
procedimento e ha preannunciato la nomina di un esperto per stabilire se
l'imputato ha sufficienti capacità per essere sottoposto ad un processo.


11) APPELLO IN FAVORE DI EUGENE BROXTON

Il socio e caro amico Giorgio Nobili ci invia il seguente appello che
volentieri pubblichiamo.

Ormai da vari anni seguo un condannato a morte nel carcere di Livingston,
Texas, nella famigerata Polunsky Unit. Il suo nome e' Eugene Broxton. è
chiuso in quel carcere ormai da 11 anni: 11 anni di disperazione, di
solitudine, di paura, di vessazioni. Da alcuni anni, un piccolo gruppo di
uomini e donne, si e' riunito per costituire il gruppo "Amici italiani di
Eugene Broxton" che, oltre a scrivere regolarmente a Eugene, cerca anche di
raccogliere dei fondi non solo per rendere la terribile vita di Eugene un
poco più umana, ma anche per poter avere un nuovo processo nel quale si
dimostri la sua innocenza. Impresa difficile, forse addirittura
impossibile: ma noi continuiamo sorretti non tanto dalla nostra forza,
quanto dalla certezza dell'innocenza di Eugene.
   Da alcuni mesi ho creato un sito Internet dedicato a Eugene che potrete
trovare al seguente indirizzo:
http://www.freehomepages.com/giono/
   Invito tutti i lettori a visitare quel sito, a leggere le incredibili
testimonianze di Eugene e degli altri condannati a morte e, se possibile,
ad aderire anche alla nostra sottoscrizione. Andate anche alla pagina
dedicata agli altri condannati a morte e, se conoscete pagine Web relative
ad altri detenuti, segnalatemele scrivendomi all'indirizzo e-mail
giornob@tiscalinet.it  ed io le inserirò.
Credo che unire le nostre forze possa avere buoni risultati. Vi ringrazio e
vi saluto. Giorgio Nobili


12) ATTIVITA' DEL COMITATO

* Nei giorni 7 e 8 maggio pp. vv. si svolgerà ad Udine un Convegno sulla
pena di morte organizzato dal Comitato Paul Rougeau e dall'Università di
Udine, con il patrocinio del Comune e della Regione Friuli Venezia Giulia.
Al centro del Convegno vi sarà la testimonianza di esponenti di  "Journey
of Hope", la nota associazione abolizionista americana promossa da parenti
di vittime della violenza.

* Dal 19 al 31 gennaio Dale S. Recinella ha tenuto un ciclo di conferenze
in Italia. Dale, avvocato abolizionista americano assistente spirituale
volontario nel braccio della morte della Florida, è stato invitato dal
Comitato Paul Rougeau che ha organizzato il tour con la collaborazione del
Gruppo Abramo di Chiampo (Vicenza) e del Coordinamento Non uccidere. In
dieci conferenze che hanno interessato complessivamente oltre 800 persone,
Dale Recinella ha saputo dare una coinvolgente testimonianza diretta
sull'orrore della pena di morte contribuendo a incoraggiare e a rilanciare
il movimento abolizionista nel nostro paese.


13) INCONTRO DEL GRUPPO DI TORINO CON  DALE RECINELLA

Il 27 gennaio, alle ore 15, si è riunito il "Gruppo Torino": oltre a quasi
tutti i soci, hanno partecipato alla riunione anche altri amici e
simpatizzanti. La ragione di tanta affluenza era determinata dalla presenza
di Giuseppe Lodoli, Consigliere del nostro Comitato, e di Dale Recinella,
giunto direttamente dal braccio della morte della Florida in Italia per un
giro di conferenze.
   L'incontro si è svolto nella sede del Centro Studi Sereno Regis messa
gentilmente a disposizione da Nanni Salio e dal socio Enrico Peyretti.
L'intero incontro è stato videoregistrato. Dopo un'introduzione di Grazia
Guaschino, che ha ricordato per i nuovi soci e per i simpatizzanti la
storia del Comitato Paul Rougeau, Giuseppe Lodoli ha illustrato per grandi
linee il movimento abolizionista della pena di morte sullo sfondo
dell'evoluzione della civiltà umana. I progressi sempre più rapidi del
movimento abolizionista avevano fatto sperare che l'Assemblea Generale
delle Nazioni unite potesse rivolgere un invito solenne a tutte le nazioni
di sospendere le esecuzioni capitali a partire dall'anno 2000. Una
risoluzione in tal senso presentata dall'Unione Europea alla fine del 1999
non è stata mai sottoposta all'approvazione da parte dell'Assemblea
Generale dell'ONU. Ciò a causa dell'opposizione palese di alcuni stati del
terzo mondo e certamente a causa delle pressioni esercitate in segreto
dalla Cina e dagli Stati Uniti sull'Unione Europea. Lodoli ha concluso
tuttavia con un messaggio di speranza e di incoraggiamento: la decisione da
parte delle Nazioni Unite di dichiarare la moratoria delle esecuzioni non
può essere lontana. L'abolizione universale della pena di morte diventerà
una realtà tra non molti anni e costituirà un passo significativo verso il
superamento del circolo della violenza che chiama violenza, verso la
sostituzione della violenza bellica con strumenti giuridici basati sul
rispetto dei diritti umani e sulla solidarietà.
   Ha preso poi la parola Dale Recinella, il cui intervento, in inglese, è
stato tradotto passo passo da Grazia Guaschino. Dale ha parlato delle sue
origini italiane (i suoi genitori sono abruzzesi), ma ha detto di non
conoscere assolutamente la nostra lingua perché all'epoca dell'emigrazione
della sua famiglia negli Stati Uniti i lavoratori italiani in America erano
traumatizzati dall'ingiusta esecuzione sulla sedia elettrica di Nicola
Sacco e Bartolomeo Vanzetti, la cui unica vera 'colpa' sembrava proprio
l'essere immigrati italiani. Questo tragico evento aveva spaventato i
nostri connazionali inducendoli ad impedire ai figli di parlare e di
imparare l'italiano per evitare l'odio xenofobo e possibili gravi
ingiustizie nei loro confronti.
   Dale ha poi illustrato la "Cintura della Bibbia", la fascia meridionale
degli Stati Uniti che va dalla Florida al Texas e dal Golfo del Messico al
Missouri, Kentucky, Tennessee e Virginia. Questa vasta regione è così
definita perché i suoi abitanti volevano che tutto il potere legislativo e
giuridico venisse desunto da versetti presi dalle Scritture. Per esempio,
ai tempi della Guerra di Secessione, la Chiesa battista degli stati del sud
si separò da quella del nord, per una totale divergenza sull'esegesi
dell'esortazione di San Paolo: "Schiavi! Obbedite ai vostri padroni terreni
in tutto..." (Col. 3,22), versetto che nel Sud veniva utilizzato per
affermare che la schiavitù è volontà di Dio.
   Similmente, da allora fino ad oggi, passi isolati della Bibbia vengono
citati negli stati del sud, per affermare che anche la pena di morte è
voluta da Dio.
   La Cintura della Bibbia ha un grande peso politico, in essa risiedono i
conservatori che difendono con tutte le loro forze e con tutto il loro
enorme potere l'uso della pena di morte negli Stati Uniti.
   Dale ha anche esaminato alcuni dei più gravi problemi che affliggono il
sistema giudiziario della pena capitale: vengono condannati a morte
soprattutto i poveri e gli appartenenti alle minoranze etniche, ed anche i
minorenni all'epoca del crimine, i malati psichici e i ritardati mentali. A
questo proposito Dale ha descritto il caso di Thomas Provenzano, un
condannato da lui assistito fino al momento dell'esecuzione. Provenzano era
un barbone affetto da schizofrenia sin dai tempi dell'adolescenza. La
polizia e un giudice lo maltrattarono in occasione di una retata fatta per
'ripulire' le strade di Orlando a beneficio dei turisti. Gli sequestrano
uno zaino che egli credeva contenesse degli spiriti benefici. Lui per
vendicarsi, acquistò tre pistole (cosa che non ebbe alcuna difficoltà a
fare, nonostante la sua gravissima infermità mentale), uccise una guardia e
ridusse un'altra alla paralisi. Thomas Provenzano nel braccio della morte
credeva di essere Gesù Cristo. Ironizzando disgustosamente sulla sua
infermità mentale, un Senatore, durante una riunione ufficiale, dichiarò
che, pur di ammazzarlo, visto che egli si credeva Gesù, avrebbero
senz'altro potuto erigere una croce nel penitenziario di Starke e
crocifiggerlo.
   Dale ci ha poi parlato del suo lavoro di volontario come cappellano
laico e consigliere spirituale. Per quattro giorni alla settimana visita di
cella in cella i detenuti chiusi nel braccio della morte (oltre 370 uomini)
e nelle unità di isolamento a lungo termine (quasi 2000 uomini). Il
circuito di visite si completa nell'arco di sei settimane. Dale ha
descritto le celle in cui sono rinchiusi questi prigionieri per 24 ore al
giorno e 7 giorni alla settimana: sono in celle di 2 metri per 3, senza
finestre chiuse da una porta d'acciaio (nelle sezioni di isolamento a lungo
termine) o da una porta con una fittissima rete metallica (nel braccio
della morte). Le porte delle celle sono provviste di una feritoia
orizzontale normalmente chiusa da uno sportello. Questo viene aperto dalle
guardie solo per passare cibo, biancheria, posta... Da due anni a questa
parte sono stati tolti ai detenuti tutti gli strumenti necessari per
piccoli hobby riducendoli all'inerzia.
   Gli assistenti spirituali e il sacerdote devono inginocchiarsi sul
cemento davanti alla porta della cella d'isolamento, mentre il detenuto fa
la stessa cosa all'interno, per comunicare attraverso l'apertura del cibo.
E sempre dalla feritoia il prete ascolta le Confessioni e dà la Comunione.
   Ogni settimana, i condannati a morte lasciano la cella solo per due
docce di 10 minuti ognuna e per due periodi di due ore scarse di esercizio
fisico.
   Dale ha poi voluto farci partecipi della straziante esperienza di
un'esecuzione.
   Agli assistenti spirituali è rigorosamente vietato avere rapporti con le
famiglie e con gli amici dei detenuti, a meno che non venga firmato
l'ordine di esecuzione. A questo punto il compito dell'assistente
spirituale è anche quello di avvertire e preparare i familiari. Quando Dale
telefona per informarli, il più delle volte basta loro sentire il suo nome
per capire, e spesso essi scoppiano a piangere.
   Dale va ad accogliere i familiari in visita al condannato una settimana
prima dell'esecuzione. Insieme a sua moglie, che è psicologa, cerca di
stabilire un rapporto umano con queste persone mentre spiega loro quello
che avverrà nei giorni seguenti.
   In quella settimana i familiari hanno diritto ad una visita senza
contatto di due ore ogni giorno. Loro stanno da un lato di un vetro e il
condannato siede dall'altro lato: possono vedersi ma non toccarsi e
comunicano con lui alternandosi ad un citofono. Il familiare di turno al
citofono si sforza di essere sereno per infondere coraggio al detenuto.
Dale si sistema in fondo alla stanza dalla parte dei familiari, perché,
dopo che ognuno di loro ha ceduto il posto al successivo, si allontana e
viene verso di lui. A quel punto di solito perde il controllo e comincia a
piangere. Al pomeriggio è Dale  che ha una visita senza contatto con il
detenuto ed è quello il momento in cui questo (che si era fatto forza al
mattino per incoraggiare i suoi cari) si mette a piangere.
   Il giorno dell'esecuzione, dopo la visita senza contatto di due ore, la
famiglia viene scortata dalle guardie al di là del vetro, per un'ultima
visita, questa volta con contatto, di un'ora.
   Dale ci fa vedere le foto a colori scattate in una di queste occasioni.
I familiari, il detenuto e lo stesso Recinella a noi appaiono stranamente e
forzatamente composti, a volte anche sorridenti, in posa come nelle foto
ricordo di un evento lieto. Questo detenuto aveva ucciso tre persone, dopo
essere diventato un violento in seguito a un gravissimo incidente (alcune
schegge del suo cranio gli si conficcarono nei lobi frontali del cervello
per un urto violento contro una sbarra d'acciaio). La madre del condannato
era immigrata negli Stati Uniti dal Messico a 14 anni e aveva lavorato
duramente per crescere una numerosa famiglia. Ora, a 78 anni, doveva dire
addio al suo primogenito, che veniva ucciso da parte dello stato.
   La famiglia a mezzogiorno deve lasciare il detenuto e uscire dal
carcere. Non potrà assistere all'esecuzione perché lo stato della Florida
non vuole che vi siano scene "isteriche" durante l'esecuzione, che deve
apparire come un procedimento asettico e tecnologicamente ritualizzato.
Il detenuto consuma il suo ultimo pasto, poi viene condotto nella "Casa
della morte" dove trascorre le  ore che gli restano da vivere chiuso in una
cella munita di sbarre. Dale sosta davanti a quelle sbarre e attraverso di
esse può anche abbracciare il condannato. Ciò che un condannato fa in
queste ore è diverso come sono diversi gli uomini. Alcuni, specie i malati
mentali gravi, rimangono inerti e in silenzio, altri vogliono che il
consigliere spirituale li aiuti a scrivere lettere alla madre o ai figli.
Vogliono essere sicuri di aver scritto bene tutto quello che desiderano
dire prima di morire.
Alcuni vogliono pregare e un detenuto addirittura, salito in piedi sul
lettino, si mise a cantare ad alta voce i Salmi attraverso il condotto
dell'aerazione, affinché tutti gli altri detenuti lo sentissero e fossero
rassicurati.
   Alle 17 il detenuto viene portato via e preparato per l'esecuzione. A
quel punto Dale esce dal carcere e si unisce al gruppo dei testimoni. Dale
è l'unico che assisterà alla morte del detenuto in qualità di amico. Gli
altri 11 testimoni sono invitati dal Governatore ed è per loro generalmente
un onore ricevere un tale invito.
   Dale si siede nell'ultimo posto della prima fila, in modo che quando la
tenda alla finestra, che  separa dal luogo dell'esecuzione, viene tirata,
la sua faccia si trovi a circa un metro da quella del condannato. Girando
la testa (l'unica parte del corpo che può ancora muovere) quest'ultimo può
fissare Dale dritto negli occhi.
   Il capo delle guardie legge ad alta voce la sentenza di morte, poi al
condannato viene concessa un'ultima dichiarazione. Il comportamento dei
detenuti è molto variabile da caso a caso. I malati mentali gravi di solito
non dicono nulla, mentre coloro che hanno sempre sostenuto la loro
innocenza utilizzano questa opportunità per fare una dichiarazione
preparata con cura. Nel caso del condannato visto in fotografia, egli ha
esordito chiedendo scusa ai familiari delle sue vittime e dicendosi
profondamente pentito. Subito dopo ha chiesto perdono a Dio, poi ha
guardato dritto negli occhi ognuno dei membri della squadra di esecuzione e
ha detto:"Signore perdona loro, perché non sanno quello che fanno".
L'esecuzione è cominciata puntualmente alle 18 e si è conclusa undici
minuti dopo, quando il medico presente ha dichiarato morto il condannato. A
Dale hanno detto che durante l'esecuzione il corpo del condannato si
dibatte come se stesse affogando. Questa lotta però non è visibile
dall'esterno perché la prima delle sostanze chimiche iniettate paralizza
completamente tutti i muscoli.
   A questo punto Dale lascia la saletta dei testimoni e il carcere e
raggiunge la moglie che è rimasta con i familiari dell'uomo appena ucciso.
Li portano a casa loro e offrono qualcosa da mangiare. Dale deve rispondere
esaurientemente alle loro domande. Vogliono sapere tutto quello che è
accaduto da quando hanno lasciato il carcere: "Che cosa ha detto?", "Ha
sofferto?", "Mi ha nominato?"...
   Ci vogliono per Dale alcuni mesi per superare il trauma, e per fortuna
non ha mai dovuto assistere ad un'elettrocuzione, come è accaduto al prete
che lo ha preceduto nello stesso compito e che ha visto uomini prendere
fuoco da vivi sulla sedia elettrica.
   Secondo Dale: "la pena di morte non lascia superstiti". La vittima
dell'omicida non può essere riportata alla vita. I parenti della vittima
hanno il cuore spezzato e nessuno li può guarire. L'assassino verrà ucciso.
I parenti dell'assassino avranno il cuore spezzato e nessuno li potrà
guarire. Anche tutto il personale e i testimoni coinvolti nell'esecuzione
vengono per sempre feriti.
   Terminato il lungo e appassionato intervento di Dale Recinella ci sono
stati numerosi commenti e alcune domande. Si è parlato dell'utilità di
scrivere ai condannati a morte, per farli sentire ancora esseri umani e per
infondere loro coraggio, si è parlato della politica di Bush e delle gravi
problematiche che affliggono l'America (relative non soltanto alla pena di
morte, ma anche all'intero sistema giudiziario, alla sanità, al commercio
delle piccole armi e a molti altri aspetti sociali e politici). Commossi,
abbiamo ringraziato calorosamente Giuseppe e Dale che ci hanno lasciato una
forte testimonianza.
   Giuseppe e Dale hanno tenuto nella provincia di Torino altri tre
incontri sugli stessi temi, tutti apprezzati grandemente dal numeroso
pubblico di volta in volta presente. (Grazia)


14) NOTIZIARIO

Cuba. Moratoria di fatto delle esecuzioni capitali. Non essendosi dato
corso all'esecuzione di nessuna delle 49 sentenze capitali emesse
nell'ultimo anno e mezzo, si ritiene che a Cuba sia in atto una moratoria
di fatto della pena di morte. Ne prende atto con grande soddisfazione  la
Commissione cubana per i Diritti umani e la Riconciliazione nazionale. Il
regime di Fidel Castro, pur con qualche oscillazione, è stato sempre ai
primi posti nell'emissione di sentenze capitali e nell'esecuzione delle
stesse. Non sono mancati appelli del Papa e dei presidenti USA per tentare,
in genere senza successo, di ottenere la grazia per alcuni condannati
particolarmente noti. Si ritiene che le esecuzioni nel piccolo stato
caraibico siano state centinaia dal 1959 al 1999, anno in cui furono
fucilate almeno 21 persone.

Pennsylvania. Ritirata la richiesta di pena capitale nei confronti di un
assassino quindicenne. L'accusa si è impegnata energicamente per ottenere
un processo capitale nei confronti di Brandon Brown, un quindicenne
accusato di aver ucciso il 12 agosto scorso Jasmine Stroud, una bambina di
sei anni sua vicina di casa. Tuttavia, di fronte agli ostacoli anche
costituzionali che avrebbero reso facile il gioco della difesa, il 29
gennaio il pubblico accusatore Tony Rosini ha deciso di lasciar cadere la
richiesta di pena capitale contro il giovanissimo assassino. Per lui ora si
prospetta una condanna all'ergastolo (anch'essa una mostruosità, a nostro
modo di vedere).

Taiwan. Un decisivo passo verso l'abolizione della pena di morte. L'8
gennaio è stata abrogata una legge di Taiwan che imponeva la pena di morte
per una serie di reati violenti, come i rapimenti e le rapine compite da
bande. Secondo il Ministro della Giustizia si tratta di un passo verso
l'abolizione totale della pena di morte, obiettivo da raggiungersi entro
tre anni. L'istituzione della pena capitale fino ad ora sembrava ben salda
in questo piccolo ma importante stato asiatico nel quale sono state portate
a termine 176 esecuzioni negli ultimi dieci anni.

Texas. L'accusa si appella contro l'ordine di ripetere il processo a Calvin
Burdine. La vicenda di Calvin Burdine l'anno scorso sembrava aver preso una
piega positiva dopo l'ordine di ripetere il giudizio, emesso della Corte
Federale di Appello del Quinto circuito per il fatto che l'avvocato di
Burdine aveva dormito durante significative fasi del processo tenutosi nel
1984. Ora il Ministero della Giustizia del Texas si è appellato alla Corte
Suprema federale chiedendo l'annullamento dell'ordine di ripetere il
processo per poter procedere all'esecuzione del condannato.

Texas. Forse la pubblica accusa rinuncerà a chiedere la pena capitale per
Andrea Yates. Il compito di trovare dei giurati accettabili sia dall'accusa
che dalla difesa nel processo capitale contro Andrea Pia Yates, la donna
gravemente depressa che affogò i suoi cinque figlioletti, si è rivelato
molto arduo. L'esame dei candidati è cominciato il 7 gennaio e a fine mese
non si è ancora concluso. L'accusa è determinata a usare come esperto lo
psichiatra californiano Park Diez che ha partecipato a famosi processi
capitali e che ha già intervistato lungamente l'accusata per decidere se
fosse in grado di partecipare ad un processo. Pur di assicurarsi una
condanna alla massima pena detentiva, il Procuratore distrettuale Chuck
Rosenthal starebbe pensando a trattare sulla richiesta di condanna alla
pena capitale per Andrea Yates. Potrebbe essere suo interesse politico
assecondare l'opinione pubblica del Texas che preferisce, due contro uno,
una condanna a vita della Yates in luogo della sua esecuzione.

Texas. Morales scende in campo per le elezioni governatoriali puntando
sulla pena di morte. Il cavallo di battaglia scelto dal democratico Dan
Morales, ex Ministro della Giustizia (1991-98), per scendere in lizza per
le elezioni governatoriali che si terranno a novembre, è un sostegno
inflessibile alla pena di morte. Morales il 9 gennaio ha rimproverato al
suo avversario di partito Tony Sanchez di aver appoggiato la legge per
esentare i ritardati mentali dalla pena di morte. Ricordiamo che tale
legge, già approvata dal Parlamento con il largo favore dell'opinione
pubblica, fu annullata l'anno scorso dal Governatore Perry che impose il
suo veto nell'ultimo giorno utile, di domenica, sotto le fortissime
pressioni dei gruppi più conservatori. Morales ha accusato i sostenitori
della legge bloccata da Perry di voler "annacquare" l'istituzione della
pena di morte, istituzione che egli promette di difendere strenuamente nel
caso venga eletto.

USA. Negata la diretta televisiva del processo a Moussaoui. Il giudice
federale Leonie Brinkeman ha respinto il 18 gennaio la richiesta della
"Court TV" di trasmettere in diretta il processo a Zacarias Moussaoui,
l'unico accusato di aver partecipato all'azione culminata negli attacchi
dell'11 settembre. Il Ministero della Giustizia ha espresso soddisfazione
per la decisione che protegge i testimoni e i membri della giuria. Il
processo a Moussaoui, che si dichiara innocente, comincerà ad ottobre.
Contro di lui ci sono 6 imputazioni, quattro delle quali comportano la pena
di morte.

USA. Resa nota la registrazione del comportamento di McVeigh nell'ultimo
giorno di vita. Le guardie hanno dovuto osservare ed annotare minuto per
minuto il comportamento del condannato a morte Timothy McVeigh nelle sue
ultime 24 ore di vita, dal 10 all'11 giugno 2001, per evitare che si
suicidasse. All'inizio di gennaio l'Associated Press è venuta in possesso
della registrazione e ne ha pubblicate alcune parti. Più degli
agghiaccianti appunti annotati, colpisce la scientificità e la pignoleria
del processo di esecuzione, l'alternarsi degli 'addetti ai lavori' intorno
al condannato, dal cappellano allo psicologo del carcere. L'ultima
annotazione: "Il Direttore viene informato dalla Stanza chimica che il
decesso è avvenuto alle 7 e 14'." La registrazione ha un titolo:
"Operazione Olmo", in ricordo dell'albero che sopravvisse nel luogo
dell'attentato dinamitardo portato a termine da Timothy McVeigh nel 1995 ad
Oklahoma City.

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Socio Ordinario              	*  20,50
Socio Sostenitore            	*  41,00
Socio Giovanile (fino a 18 anni
o a 26 anni se studente)     	*  13,00
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specificando la causale e comunicando il proprio numero di telefono,
e, se posseduti, il numero di fax e l'indirizzo email. Responsabile dei
contatti con i soci
è Loredana Giannini (Tel. 055 474825).
Per contattarci potete scrivere a: Comitato Paul Rougeau C.P. 11035, 00141
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nell'ultima decade di ogni mese.  Pertanto chi vuole far pubblicare
articoli, appelli, notizie, comunicati, iniziative, lettere o riflessioni
personali deve far pervenire i testi in tempo utile a un membro del
Consiglio Direttivo o, preferibilmente, inviare un mail a  prougeau@tin.it

Questo numero è stato chiuso il 31 gennaio 2002