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Manifestazione 9 marzo



Da alcuni anni il movimento delle donne italiano spiega a se stesso la
gravità della pretesa di riconoscere all'embrione capacità giuridica

            UN OTTO MARZO IN DIFESA DELL'AUTODETERMINAZIONE


Da alcuni anni il movimento delle donne italiano spiega a se stesso la
gravità della pretesa di riconoscere all'embrione capacità giuridica. Ci
siamo dette forse decine di volte che la riformulazione del primo articolo
del Codice civile prima di tutto farebbe immediatamente decadere la legge
194 e che altre conseguenze deriverebbero dalla demenziale impresa. Se le
legge( per esempio) fosse coerente con se stessa dovrebbe dar vita alla
nuova figura del curator ventris con il compito di tutelare il concepito,
così come oggi un giudice tutela il minore da genitori incapaci o in
qualche modo inadeguati. L'impossibilità di un'autentica tutela che
potrebbe darsi solo allontanando l'embrione dal corpo della madre, così
come avviene oggi per i minori, mostra l'assurdità di una norma giuridica
che consideri donna e concepito allo stesso titolo persone.

La capacità giuridica dell'embrione farebbe per altro dell'Italia un caso
unico in Europa, rappresenterebbe una lesione dello Stato laico peggiore
degli stessi Patti lateranensi, cristallizzando in norme per l'intero corpo
sociale i nuovi connotati integralisti della Chiesa cattolica.

Oggi il governo che ha partecipato al massacro di migliaia di civili in
Afghanistan, risponde attraverso il ministro Sirchia a un ennesimo appello
del papa, assicurando che la legge per la capacità giuridica si farà presto
e sarà "rigorosa". La discussione comincerà a Montecitorio alla metà del
mese di marzo.

E' questo il momento di trasformare in presenza politica collettiva, in
lotta,  in testimonianza visibile del nostro sdegno la coscienza acquisita
in anni di discussione sugli aspetti etici, giuridici, culturali e politici
della questione. La prossimità tra l'inizio del dibattito a Montecitorio e
la data simbolica dell'8 marzo suggerirebbero  una manifestazione nazionale
di tutte a Roma nel primo pomeriggio di sabato 9 marzo. In quella data
tuttavia sono già convocate a Roma un'iniziativa per la Palestina e a
Firenze una manifestazione femminista, nelle intenzioni delle donne del
collettivo 8 marzo dovrebbe essere nazionale.

La soluzione più equa sarebbe quella del rinvio ad altra data della
scadenza sulla Palestina per la semplice ragione che l'8 marzo non è
rinviabile ad altra parte dell'anno; manca ancora un mese e il rinvio non
sarebbe impossibile. L'esigenza si porrebbe, anche se si volesse mantenere
a Firenze la scadenza nazionale delle donne, pensata prima delle
dichiarazioni di Sirchia. Due manifestazioni nazionali nello stesso giorno
non sono quanto di più utile e razionale il movimento possa fare.

Ci rendiamo conto però che non è facile mettere in moto un meccanismo di
rimando a questo punto delle cose, anche perché molte nel  movimento delle
donne stanno già lavorando  per la Palestina. Chiediamo quindi a tutte di
pensare a una scadenza alternativa per l'inizio del dibattito a
Montecitorio , non tuttavia senza aver fatto prima una formale richiesta di
rimando.

L'occupazione della data delle donne( o almeno del giorno più vicino in cui
sono possibili manifestazioni nazionali) suggerisce di fare dell'8 marzo, e
anche del 9 per quelle che non andranno a Roma, scadenze cittadine di lotta
e di presenza politica femminista.



COORDINAMENTO NAZIONALE
DELLA MARCIA MONDIALE DELLE DONNE