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Condannati! Per le lotte di oggi... di tutti



nessun commento. Solidarietà agli amici, ai compagni...
maurizio biosa

 

Lotte sociali condannate in cassazione: comunicato del Leoncavallo

MAXIPROCESSO:
QUASI 150 ANNI DI CARCERE E PIU' DI 21.000 EURO DI MULTA

Quasi 150 anni di carcere e più di 21.000 Euro di multa: così la Corte di
Cassazione oggi ha confermato in pieno le condanne già inflitte in II
grado, ignorando la richiesta della stessa accusa che aveva chiesto il
proscioglimento di una ventina di imputati per avvenuta prescrizione dei
reati.

Una sentenza grave, non inaspettata, segno di una giustizia differenziale,
che conclude con un carico devastante di anni di carcere quel ciclo di
lotte che negli anni '90 aveva investito la città di Milano.

Una sentenza che per alcuni vorrà dire provvedimenti restrittivi della
libertà personale, il carcere, in seguito ad un accanimento giudiziario che
non ha altre spiegazioni se non in una precisa volontà politica, e che da
oggi in avanti sarà un monito, come lo sono state le giornate di Genova, a
quanti cercano e vogliono un a! ltro mondo possibile.

Siamo stati condannati per aver difeso i luoghi dell'autogestione, perché
crediamo nell'accoglienza e nella solidarietà, per aver denunciato il
massacro del popolo del Chiapas, per essere stati al fianco degli sfrattati
che chiedevano diritto alla casa, per avere manifestato nell'anniversario
della Strage di Piazza Fontana, per esserci opposti alla commemorazione
della Repubblica di Salò, e per aver manifestato quando in questa città
questo voleva dire commettere un reato.

Ma quelle lotte sociali così pesantemente sanzionate parlano oggi il
linguaggio dell'attualità, dei diritti di cittadinanza, dell'accoglienza
per i migranti, della costruzione di reti di solidarietà, della difesa dei
laboratori dell'autogestione, della costruzione di un modo diverso di
essere società.

E le battaglie di allora sono quelle che oggi attraversano le frontiere
blindate, e che parlano il linguaggio dei cittadini del mondo, le
ritroviamo in Chiapas come ! in Palestina, in Argentina come a Porto
Alegre, portate avanti da una società in movimento di cui facciamo parte
anche noi, che non si rassegna all'esistente ma nel quotidiano pratica e
costruisce, poco per volta, un diverso e migliore mondo possibile.

Siamo quindi stati sconfitti, pesantemente, in quell'aula di tribunale.
Ma nel mondo reale, nella società che vogliamo cambiare, nelle battaglie di
oggi, e in quello che in questi anni abbiamo costruito, lì, abbiamo
comunque vinto noi.

Centro Sociale Leoncavallo
Disobbedienti del Maxiprocesso