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G8: Comunicato del FAI
- To: "PCK tmp" <glry@libero.it>
- Subject: G8: Comunicato del FAI
- From: "glry" <glry@libero.it>
- Date: Wed, 1 Aug 2001 18:17:31 +0200
- Priority: normal
From: Umanità Nova redazione torinese <fat@inrete.it>
Date sent: Thu, 26 Jul 2001 05:27:15 +0200
Subject: Genova - comunicato della CdC della FAI
Federazione Anarchica Italiana:
comunicato stampa della Commissione di Corrispondenza
Il carattere violento, distruttivo, predatorio dei G8 si
manifesta quotidianamente nella vita della maggior parte degli
abitanti del pianeta. In nome del profitto di pochi, milioni di
uomini, donne, bambini, anziani sono costretti a condurre
un’esistenza priva di dignità e libertà, un’esistenza in cui
sanità, istruzione, accesso a risorse fondamentali come l’acqua
sono diritti costantemente negati.
La globalizzazione dell’economia in fondo non è altro che la
globalizzazione del mercato, un mercato onnivoro, senza altra
morale che quella del profitto, senza altro limite che la propria
capacità di estensione. Persino quelli che un tempo erano
definiti libertà e diritti oggi non sono che merci accessibili
solo ai pochi, pochissimi che possono permettersele.
Questo è un mondo intollerabile che induce sempre più vaste
moltitudini alla protesta ad alla rivolta, una protesta ed una
rivolta ormai globale che attraversa il pianeta, esprimendosi con
grande valenza simbolica in occasione dei periodici vertici dei
vari organismi transnazionali.
Anche a Genova si è dato appuntamento un movimento vivace,
composito, plurimo, determinato a gettare un fascio di luce sulle
politiche di distruzione e morte dei G8.
Il governo di centro destra presieduto da Berlusconi ha accolto
la protesta con inusitata violenza, una violenza alfine sfociata
nell’assassinio di un giovane di vent’anni. Dopo 24 anni da quel
lontano 12 maggio 1977, quando sotto il piombo della polizia
cadde a Roma Giorgiana Masi, le piazze d’Italia si sono
nuovamente coperte del sangue di un ragazzo. E di tanti altri:
picchiati, gasati, manganellati da poliziotti decisi a soffocare
con la forza delle armi la marea montante della protesta, una
protesta ormai ampia, tanto ampia da portare a Genova ben
trecentomila persone, giunte nella città della Lanterna
nonostante il terrorismo psicologico, le frontiere bloccate, le
stazioni chiuse, le uscite autostradali a singhiozzo.
Le tragiche giornate di Genova si sono svolte secondo un copione
che media, servizi segreti, Ministero dell’Interno stavano
preparando da mesi. Un copione che prevedeva la criminalizzazione
dei manifestanti, le cui ragioni dovevano essere ad ogni costo
oscurate, trasformandole in una questione di mero ordine
pubblico.
I cattivi di turno, ossessivamente individuati nelle fila del
movimento anarchico, dapprima indicati come minoranza sono stati
progressivamente identificati con tutto il movimento
antiglobalizzatore, definito come complice e sostenitore delle
violenze. Culmine di questa strategia la frantumazione e
dispersione del pacifico ed imponente corteo di sabato 21, il
feroce pestaggio nella scuola che ospitava alcuni manifestanti,
la devastazione del centro stampa dell’Indipendent Media Center.
Per i G8, e per il governo italiano in modo particolare, è
necessario depotenziare la spinta trasformatrice del movimento.
Purtroppo l’ossessiva attenzione all’elemento mediaticamente
spettacolare della protesta, che segna in modo vistoso svariati
gruppi, dalle tute bianche al Black Bloc, più attenti alle
strategie di piazza che alla diffusione delle ragioni della lotta
ed al suo radicamento sociale, ha finito col porre in secondo
piano le tensioni ideali e progettuali della presenza di piazza.
Rifiutiamo la campagna di criminalizzazione del Black Bloc,
campagna che vede concordi i media dal Manifesto al Giornale. Pur
critici nei confronti di una strategia di lotta che, riducendosi
a mero confronto di piazza con la polizia, smarrisce la
necessaria tensione alla comunicazione diretta più ampia,
consideriamo inaccettabili le falsità fatte circolare in questi
giorni.
Certamente, come comprovato da più parti, provocatori e
poliziotti hanno avuto mano libera a Genova, rendendosi
responsabili di attacchi e distruzioni indiscriminate. Ma le loro
responsabilità non possono essere attribuite al Black Bloc, che,
per sua stessa dichiarazione, si è limitato a colpire banche e
altri simboli del potere.
La nostra più profonda alterità rispetto alla loro strategia non
può esimerci dal rispetto per la verità. Una verità che in questi
giorni è stata più volte calpestata nel tentativo di fabbricare
un perfetto capro espiatorio della violenza poliziesca, questa sì
feroce ed immorale. La distruzione di cose non può essere
comparata alla violenza di chi bombarda popolazioni inermi, di
chi decreta la morte per fame, per malattia, per tortura. Di chi
stronca la vita di un giovane manifestante a colpi di pistola.
Gli anarchici e le anarchiche della Federazione Anarchica
Italiana aderenti al cartello di gruppi riuniti sotto la sigla
"Anarchici contro il G8" hanno voluto svincolare la loro presenza
di piazza dalla spettacolarizzazione imposta dai media, puntando
altresì su un rapporto diretto con la popolazione genovese e con
i tanti che delle politiche neoliberali sono vittime nel nostro
Belpaese.
La nostra presenza sin dalla manifestazione nazionale svoltasi a
Genova il 9 giugno è stata costantemente caratterizzata da questa
scelta di fondo. Per questo abbiamo richiesto, sostenuto e
contribuito ad organizzare lo sciopero generale contro il G8 e la
manifestazione di oltre quindicimila lavoratori a Sampierdarena
il 20 luglio. Siamo stati in piazza anche il 19 luglio a fianco
dei migranti ed il 21 con uno spezzone di oltre 2000 anarchici
che è stato caricato a freddo sul lungomare.
Siamo sostenitori della necessità di un cambiamento radicale, un
cambiamento che non può ridursi, come pretendono le tante anime
del Genoa Social Forum ad un’umanizzazione del capitalismo o alla
democratizzazione del G8. La vita e la libertà di sei miliardi di
persone non sono trattabili con i signori della terra ma vanno
riconsegnate nelle mani di ciascuno, uomo, donna o bambino che
voglia, "padrone di nulla, servo di nessuno, andare
all’arrembaggio del futuro".
Erano le parole scritte sullo striscione che ha aperto le
manifestazioni anarchiche contro il G8, uno striscione distrutto
dalle cariche della polizia, ma i cui contenuti restano fermi
nella lotta di ogni giorno, quella che in ogni luogo,
costantemente, ci vede a fianco degli oppressi e degli sfruttati.
Commissione di Corrispondenza della Federazione Anarchica Italiana
25 luglio 2001