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Kurdi - Bollettino Azad NEWROZ 2001 n. 1/01 (Fwd) [JUGO]
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</color>Oggetto: BOLLETTINO "NEWROZ 2001" 1/01 - SPECIALE CARCERI IN TURCHIA
Data: Tue, 17 Apr 2001 12:12:04 +0200
Da: "azad" <<ass.azad@libero.it>
NUOVO GIORNO - NEWROZ 2001 n. 1/01
Notiziario mail a cura dell'associazione Azad - Sede centrale c/o
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Traduzioni e redazione di questo numero a cura di D.F. - 16 aprile 2001
NUMERO SPECIALE
FERMIAMO LA STRAGE NELLE CARCERI TURCHE!
Sommario
L'orrore anche nella prosa ufficiale del "Turkish Daily News" - Lo stillicidio di
morte giorno per giorno (dal Kurdish Observer) - Le proteste in Europa - "Il
silenzio uccide" - Aquiloni sovversivi - La dodicesima vittima, morta a 19
anni - Una campagna in difesa dell'Associazione diritti umani, e una
proposta: a Istanbul il 5 maggio - Gli indirizzi da inondare di telegrammi e fax
Ecco la traduzione dell'articolo pubblicato il 15 aprile 2001
dall'ufficiale Turkish Daily News, quotidiano di regime in lingua inglese.
Undici vittime, ed altre seguiranno
Murat Coban, morto all'alba di sabato mentre iniziava il suo 167.mo
giorno di digiuno, è l'undicesima vittima
dello sciopero della fame giunto al 177.mo giorno dal suo avvio.
Coban, membro del partito illegale DHKC/P,
era stato ricoverato tre settimane fa a causa dell'aggravarsi delle
sue condizioni.
Nello sciopero della fame, avviato da oltre 250 detenuti legati a
gruppi illegali di sinistra per protesta contro il
trasferimento nelle celle delle nuove prigioni di tipo F, avevano già
perso la vita altre dieci persone: Erol Evcil
(166 giorni di digiuno), Celal Alpay (175 giorni), Abdullah Bozdag
(175 giorni), Tuncay Gunel (115 giorni),
Fatma Ersoy (171 giorni), Nergiz Gulmez (114 giorni), Cengiz Soydas
(150 giorni), Adil Kaplan (170 giorni),
Bulent Coban (170 giorni), e la sorella di un detenuto, Gulsuman
Donmez, al termine di 147 giorni di digiuno
di solidarietà.
Sono circa 120 i detenuti ricoverati in diversi ospedali che rifiutano
ogni terapia medica. Le condizioni di
trenta di loro, ormai fra la vita e la morte, sono gravissime: i
sanitari dicono che potrebbero spirare da un
momento all'altro. Secondo l'associazione dei familiari dei
prigionieri Tayad, Ramazan Cicek, epilettico, ha
perso conoscenza dopo essere stato sottoposto ad alimentazione
forzata, e Ayse Eren e Sevgi Erdogan,
separate dagli altri detenuti nell'ospedale Ataturk di Izmir, sono in
condizioni molto critiche.
In sintesi dal quotidiano on-line Kurdish Observer (versione inglese
del quotidiano della diaspora
kurda Ozgur Politika), gli sviluppi drammatici degli ultimi giorni.
12 aprile
Dopo Cengiz Soydas, Bulent Coban e Adil Kaplan, altri due morti ieri:
Nergiz Gulmez, morto nel carcere
speciale di Kartal, e Fatma Ersoy, morta nel carcere di tipo E di
Kutahya. Con Gulsuman Donmez, parente di
un detenuto e morta anch'essa per fame fuori dal carcere, le vittime
del digiuno sono sei.
In una conferenza stampa tenuta presso l'Associazione turca per i
diritti umani (Ihd), Derya Bakir, a nome
dell'associazione dei familiari Tayad ha chiesto ancora una volta che
un negoziato sostituisca "l'ostinazione
cieca" del governo, che "per tre giorni ad Ankara si è rifiutato di
ascoltare le grida di tanti padri e madri".
(Kurdish Observer, 13 aprile)
13 aprile
Altri tre morti per fame: sono Tuncay Gunel (23 anni), in attesa di
processo nel carcere di tipo F di Edirne per
adesione al partito TIKB, Abdullah Bozdag (26 anni), trasferito in
ospedale dalla prigione di Buca, dove era
detenuto per adesione al DHKC/P fino all'irruzione del 19 dicembre, e
Celal alpay, (28 anni), accusato di
adesione al TKP(ML). Con loro il numero di morti giunge a nove. Il
ministro della giustizia Hikmet Sami Turk
ha dichiarato: "Tutto questo mi rattrista, ma non apriremo nessuna
trattativa, e anzi puniremo severamente
coloro che sostengono gli scioperanti della fame". L'Associazione per
i diritti umani (Ihd) in un comunicato ha
chiesto che Sami Turk e il ministro dell'Interno Saadettin Tantan
"facciano pubblica ammenda per questo
comportamento ciecamente vendicativo, ostile ai diritti umani e
sprezzante nei confronti del diritto alla vita, e
si dimettano". (Kurdish Observer, 14 aprile)
14 aprile
La decima vittima dello sciopero della fame è Erol Ercan, morta in
ospedale a 36 anni al 166.mo giorno di
digiuno avviato nel carcere di tipo F (d'isolamento) di Sincan.
Si moltiplicano le notizie drammatiche sugli altri detenuti. Bedra
Ergin nella prigione di Gebze ha perso
conoscenza ed è stata ospedalizzata insieme a due sue compagne, Gulmaz
Kurucay e Nil Pinar. Anche
Yildiz Gemicioglu è stata portata priva di sensi nell'ospedale di
Sifti. Altre due detenute, Zeynep Arikan e
Gulay Kavak, hanno annunciato lo sciopero anche della sete, mentre
Veysel Bulut, aderente al gruppo
TKP/Kivilcin, è in condizioni critiche dopo 129 giorni di digiuno.
Infine testimoni hanno denunciato il
pestaggio di Metin Firat, reduce da un lungo digiuno, da parte dei
secondini del carcere di tipo F di Kandira.
Oltre mille persone intanto hanno assistito ai funerali,
rispettivamente, di Tuncay Gunel a Esenyurt e di
Abdullah bozdag nel villaggio di Buyukbakkalkoy. Nel primo caso si è
formato un corteo all'insegna dello
slogan "i martiri non muoiono". nel secondo la polizia ha attaccato
la veglia funebre e arrestato una persona
per sequestrare uno striscione. Anche il corpo di Celal Alpay è stato
portato, secondo la sua volontà, da Izmir
nella sua città kurda di Dersim.
il presidente della Fondazione turca per i diritti umani (Tihv), Yavus
Onen, ha chiesto che si formi una
commissione di mediazione: "Attendere che muoiano tutti è inumano" ha
detto, "ed ospedalizzarli per forza
non risolve nulla". L'associazione dei familiari Tayad in un accorato
appello chiede ai democratici in tutto il
mondo "Dove siete? Perchè tacete?", mentre l'Associazione per i
diritti umani (Ihd) ha indirizzato una lettera
aperta al Segretariato internazionale di Amnesty International:
"Perchè questo perdurante silenzio?" chiede
la lettera: "E' un silenzio ben strano: non vi occupate più di
carceri, oppure avete accettato i nuovi penitenziari
basati sull'isolamento?" (Kurdish Observer, 15 aprile)
15 aprile
Ancora un morto per fame: è il 28enne Murat Coban, trasferito dal
carcere d'isolamento di Sincan
all'ospedale di Ankara dopo 167 giorni di digiuno. Il suo avvocato
Zeki Ruzgar denuncia che alla madre,
nonostante il consenso ministeriale, non è stato permesso neppure di
assisterlo o visitarlo.
E' stata intanto sepolta a Tokat Erol Ercan, che era da dieci anni in
prigione, condannata all'ergastolo.
Secondo il dottor Tufak Kaan, presidente dell'Ordine dei medici di
Ankara, "Questo silenzio uccide: abbiamo
visitato 47 dei 59 detenuti ricoverati nel l'ospedale Numune e
nell'ospedale statale di Ankara, e siamo
convinti che bisogna cambiare strada oggi, ora, immediatamente". Il
neurologo Cagri Temucin ha aggiunto
che i detenuti, anche se curati, subiranno danni irreversibili anche
nella capacità di memoria e di
apprendimento, e tre di loro possono morire da un momento all'altro.
Hamit Geylani, vicesegretario generale del partito Hadep, ha chiesto
che si tratti subito con i prigionieri,
mentre l'Associazione per i diritti umani Ihd ha tenuto un presidio,
in silenzio e in abiti da lutto, davanti alla
propria sede di Istanbul, come farà - ha dichiarato la vicepresidente
Kiraz Bicici - ogni settimana a partire da
oggi. La polizia ha caricato un gruppo di familiari dei detenuti
appartenenti all'associazione Detak, che
volevano issare uno striscione "Demoliamo i loculi, libertà per i
prigionieri" davanti al consolato francese nel
quartiere di Taksim a Istanbul, arrestandone alcuni che cercavano di
improvvisare un corteo.
Quattro madri di detenuti, in sciopero della fame, sono state espulse
dai locali dell'Assemblea dei Cittadini di
Helsinki per opera degli impiegati dell'associazione.
Manifestazioni di protesta si sono tenute intanto negli aeroporti di
Berlino, Dusseldorf, Francoforte e
Bruxelles, con forte emozione e solidarietà da parte dei viaggiatori.
(Kurdish Observer, 16 aprile)
Altre importanti informazioni sono state diffuse in rete in Italia da
Afapp:
- La Procura di Istanbul ha chiesto l'incriminazione di 399
prigionieri accusati di "aver provocato la morte di
una o più persone attraverso una sollevazione armata", con riferimento
a reati che in Turchia prevedono la
pena capitale. La paradossale accusa si riferisce alla cruenta
operazione "Ritorno alla vita" scatenata
dall'esercito turco in venti carceri il 19 dicembre scorso, con 28
vittime fra i detenuti e due fra i soldati (per
uno dei quali è stato accertato che fu colpito da "fuoco amico"): non
una sola arma da fuoco fu sequestrata
invece ai detenuti.
- Il 29 marzo 43 bambini di 9-10 anni, insieme all'avvocato Zeki
Ruzgar, all'autista del loro autobus e ad
un'accompagnatrice, sono stati arrestati e tradotti nel commissariato
di Pendik per aver cercato di far volare
degli aquiloni davanti alla prigione di Kartal, in cui sono rinchiuse
le loro madri, molte delle quali in sciopero
della fame.
- Il 12 aprile cinque esponenti del Comitato contro la Tirtura (IKM)
si sono barricati nella guglia più alta della
cattedrale di Saint-Paul a Londra, esponendo cartelli e striscioni
contro la repressione in Turchia, e si sono
poi consegnati alla polizia senza incidenti.
- IL 15 APRILE E' MORTA LA QUINDICESIMA DETENUTA IN SCIOPERO DELLA
FAME:
SI CHIAMAVA CANAN KULAKSIS, DICIANNOVENNE MILITANTE DELLA
"TAYAD" E STUDENTESSA AL SECONDO ANNO DI BIOLOGIA. E'
MORTA A ISTANBUL, DOVE ERA STATA TRADOTTA DA IZMIR, AL 137.
GIORNO DI DIGIUNO. ANCHE SUO ZIO MEHMET E' RINCHIUSO IN
ISOLAMENTO NEL CARCERE DI TIPO F DI EDIRNE.
Una campagna in difesa dei difensori delle vittime
La "International Initiative Freedom for Ocalan - Peace in Kurdistan",
con base a Colonia, ha lanciato una
campagna in difesa dell'Associazione diritti umani (IHD), minacciata
di scioglimento nel processo aperto il
19 marzo e aggiornato al 5 maggio con l'accusa di "svolgere attività
politica estranea ai suoi compiti" e di
fare "propaganda separatista".
L'associazione, sei delle cui sedi erano state sigillate dalla polizia
durante la repressione di dicembre nelle
carceri, era stata anche oggetto di una campagna denigratoria sui suoi
presunti "finanziamenti esteri". Alla
prima udienza del processo avevano assistito diplomatici di Svezia,
Danimarca, Francia, Germania, Usa e
Belgio (e nessun italiano! - Ndr).
L'ASSOCIAZIONE AZAD SI ASSOCIA A QUESTA CAMPAGNA E CHIEDE
A GIURISTI, AVVOCATI E PARLAMENTARI:
DI ORGANIZZARE UNA DELEGAZIONE A ISTANBUL PER L'UDIENZA
DEL 5 MAGGIO
DI PREMERE SUL MINISTERO DEGLI ESTERI PERCHE' SI ATTIVI A TUTELA
DELL'IHD ANCHE IL CONSOLATO ITALIANO DI ISTANBUL
DI INVIARE TELEGRAMMI E FAX AGLI INDIRIZZI QUI INDICATI
DALL'ORGANIZZAZIONE DI COLONIA, PER PROTESTARE CONTRO LA
REPRESSIONE DELL'ASSOCIAZIONE DIRITTI UMANI E CONTRO IL
RIFIUTO DI OGNI TRATTATIVA CON I PRIGIONIERI IN SCIOPERO DELLA
FAME.
Minister of Interior, Mr Saadettin Tantan - Ministry of Interior
(Içisleri Bakanligi) - 06644 Ankara, Turkey.
Fax: + 90 312 418 17 95.
Minister of Justice, Prof Hikmet Sami Türk - Ministry of Justice
(Adalet Bakanligi) - 06659 Ankara, Turkey.
Fax: + 90 312 417 3954 / 418 5667
State Minister with responsibility for Human Rights, Mr Rüstü Kazim
Yücelen - Office of the Prime Minister,
Basbakanlik, 06573 Ankara, Turkey. - Fax: + 90 312 417 0476
(Si prega di inviare copia o dare notizia dei telegrammi o dei fax
inviati, via fax o mail, all'associazione Azad)
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Lista di discussione del
Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia vivrà"
Italijanska Mreza "ZIVECE JUGOSLAVIJA"
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> CCP cod. ABI 07601 CAB 02400 Numero 13437421
> intestato a Marchionni e Mazzola
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