[Date Prev][Date Next][Thread Prev][Thread Next][Date Index][Thread Index]
Ministro, c'è posta per lei
comunicato stampa
Ministro, c'è posta per lei!
Una valanga di e-mail ha inondato l'8 marzo la casella di posta
elettronica del ministro di Grazia e Giustizia Piero Fassino per
chiedere l'immediata liberazione di Silvia Baraldini. L'originale
manifestazione in rete indetta dall'Associazione telematica
Malcolm X, dalla rivista "Guerre&Pace", da Isole nella rete,
Peacelink, Africa Insieme e altre associazioni è andata al di là di
ogni aspettativa.
Il numero esatto di messaggi lo conosce solo il ministro (o la sua
Segreteria), ma oltre 3.000 manifestanti hanno confermato agli
organizzatori la loro partecipazione. E poiché in questo tipo di
iniziative molti inviano il messaggio senza darne conferma, è
ragionevole presumere un corteo virtuale ancora più numeroso,
forse di 5-6.000 partecipanti.
Un certo numero di messaggi è stato inviato già qualche giorno
prima da manifestanti "indisciplinati". Ma la quasi totalità si è
concentrata nella giornata dell'8 marzo, come proposto dagli
organizzatori. Il corteo virtuale si è snodato senza soste dalla notte
del 7 marzo all'alba del 9, quando ancora sfilava la "coda",
cioè le e-mail dei ritardatari.
Il "bombardamento" di messaggi non aveva lo scopo di "bloccare"
la casella del ministro o di creare disservizi. Si tratta, invece, di
una vera e propria manifestazione popolare, alla portata di tutti i
navigatori e non solo di pochi esperti, per testimoniare il carattere
ampio, collettivo e fortemente determinato della
protesta contro l'assurda detenzione di Silvia Baraldini.
Scopo pienamente raggiunto, come conferma anche il tono dei
messaggi: insieme a e-mail ricalcate su quella suggerita dai
promotori (si trova ancora su http://silvia.malcolmx.it/ il sito a lei
dedicato), sono affluite e-mail personalizzate, poesie, ironie e
invettive contro il ministro, immagini di Silvia inalberate come un
cartellone. Tante le denunce della sudditanza italiana
all'accordo imposto dagli Usa quando Silvia fu trasferita in Italia o
che la collegano a quella durante la guerra del Kosovo e al
Cermis. "Trovo scandaloso", scrive una giornalista statunitense
che vive in Europa, "che l'Italia debba accettare le condizioni di
detenzione imposte dagli Usa". Un frate augura a Silvia "pace e
bene" nella lotta contro ogni forma di oppressione. "Chi viola la
Costituzione non viene rivotato", scrivono altri e c'è chi propone di
annullare la scheda elettorale con la scritta "Silvia libera" o
di negare il voto a un centro-sinistra che, dopo tante scelte
indecenti in materia di immigrazione o di politica estera, non
risolvesse neppure il "caso" Baraldini. Molte le adesioni di docenti
universitari, donne, amministrazioni locali e sedi sindacali, del
vasto mondo dell'associazionismo, anche di stranieri (tedeschi,
greci, slavi, molti svizzeri, qualche statunitense). Tante le
conferme di partecipazione plurali ("un messaggio per ognuno dei
miei famigliari").
Come in un vero corteo, tutti vogliono adesso sapere quanti
eravamo: possiamo fare solo delle stime, i dati ufficiali dovranno
darceli le istituzioni.
Nei prossimi giorni risponderemo a tutti/e coloro che non hanno
perso l'occasione per chiedere a Fassino - con un gesto semplice,
veloce, ma che li impegna in prima persona, la stragrande
maggioranza con nome e cognome - il rispetto della Costituzione e
la liberazione di Silvia.
Milano, 9 marzo 2001
riferimento:
"guerre&pace", tel. e fax 02/8463830; e-mail: <liberatesilvia@tin.it>.