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(Fwd) CS 121-2000 - Armi Leggere
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From: "Amnesty International" <press@amnesty.it>
To: stampa@amnesty.it
Date sent: Fri, 27 Oct 2000 16:29:57 +0000
Subject: CS 121-2000 - Armi Leggere
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AMNESTY INTERNATIONAL CONTRO LA PROLIFERAZIONE
DELLE ARMI LEGGERE
E' necessario "rafforzare, anche a livello nazionale, le misure
dirette ad intensificare o meglio coordinare gli sforzi per combattere
il commercio di armi leggere". Cosi' il Presidente della Commissione
Esteri della Camera, On. Achille Occhetto, in una risoluzione
approvata il 18 ottobre 2000, riconosce la gravita' dei disastri
provocati dalla proliferazione di armi leggere, di TUTTE le armi
leggere, sia di quelle circolanti sul mercato legale, sia di quelle
oggetto di traffici clandestini. Infatti il rapporto elaborato dal
panel di esperti delle Nazioni Unite nel 1997 riconosce che la
fornitura e l'acquisto di armi leggere sono per lo piu' attivita'
legali che coinvolgono governi o enti nazionali legalmente
riconosciuti.
Amnesty International accoglie favorevolmente la Conferenza
Diplomatica delle Nazioni Unite contro il traffico illegale di armi
leggere, prevista per il luglio 2001, e sara' presente all'iniziativa
"Fuoco sulle armi da fuoco" promossa dal Comune di Roma e dall'Ufficio
delle Nazioni Unite domenica 29 ottobre.
Tuttavia, proprio in quella giornata l'organizzazione per la difesa
dei diritti umani ribadira' con forza che la lotta contro il traffico
illegale di armi leggere non puo' e non deve essere l'unico
obiettivo. Il 90% delle vittime nei conflitti armati contemporanei
sono civili uccisi tanto dalle armi provenienti dal mercato nero che
da quelle vendute legalmente.
I Paesi del nord del mondo sono i principali produttori ed esportatori
di armi con l'Unione Europea e Stati Uniti responsabili dell'80% del
commercio mondiale di armi. L'Italia, indicata come terzo produttore
mondiale di armi leggere nelle statistiche ufficiali delle Nazioni
Unite, ha negli ultimi anni esportato legalmente armi leggere in Paesi
sconvolti da forti tensioni interne (come l'Algeria lacerata dalla
guerra civile che ha importato dall'Italia nel '96 6050 pistole o la
Turchia che tra il '96 ed il '97 ha acquistato dall'Italia 6824
pistole) nonche' in Paesi coinvolti in conflitti armati. Nel
continente africano, in cui si cerca di attuare una moratoria sulle
armi leggere, l'Italia e' un importante fornitore. Ad esempio negli
anni '93-'97 e' stata il principale esportatore di armi leggere ed
esplosivi in Sierra Leone, dove le Nazioni Unite hanno imposto un
embargo nell'ottobre 1997, e dove armi leggere italiane sono state
viste persino nelle mani di bambini soldato. Inoltre negli ultimi due
anni il nostro Paese ha esportato 15 tonnellate di munizioni in Congo
Brazzaville e 870 fucili in Uganda.
Nel 1998 i Paesi membri dell'ECOWAS (la Comunita' Economica degli
Stati dell'Africa Occidentale), su proposta del Mali, hanno firmato
una moratoria di tre anni sull'importazione, esportazione e
produzione di armi leggere. Di moratoria parla anche la risoluzione
dell'On. Occhetto, che "impegna il Governo a realizzare ogni
possibile iniziativa per favorire l'adozione, da parte della
comunita' internazionale, di un embargo generalizzato di armi leggere
nei confronti di tutti i paesi nei quali e' in corso un conflitto,
anche interno, o una sistematica violazione dei diritti umani."
Amnesty International si appella alle Nazioni Unite affinche'
istituiscano sistemi di controllo internazionali che consentano un
monitoraggio di tutti i trasferimenti di armi leggere. Inoltre, come
membro della coalizione Campagna Italiana sulle Armi Leggere,
l'organizzazione chiede al governo italiano che:
· venga istituito uno scrutinio parlamentare preventivo e che ogni
esportazione di armi leggere venga notificata al Parlamento ed al
pubblico in un unico registro nazionale;
· promuova e applichi moratorie verso Paesi dove la proliferazione di
armi leggere infuoca conflitti e consente massicce violazioni dei
diritti umani;
· sostenga programmi di distruzione dei quantitativi in eccesso di
armi leggere e di armi raccolte dopo la cessazione di conflitti.
FINE DEL COMUNICATO
Roma, 27 ottobre 2000
Ufficio Stampa
Amnesty International
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