[Diritti] Gli eventi climatici estremi rappresentano la seconda principale causa scatenante della malnutrizione dopo le guerre



CESVI: clima affama 96 milioni di persone: «Indispensabile agire subito»
Le condizioni climatiche estreme, in particolare siccità e inondazioni, nell’ultimo anno hanno spinto oltre 96 milioni di persone in 18 Paesi verso l’insicurezza alimentare acuta. Un dato più che triplicato rispetto ai 28,7 milioni del 2018 (+234%) e in forte aumento anche rispetto ai 71,9 milioni del 2023 (+ 33%), che segna un aggravamento senza precedenti della crisi climatica e alimentare globale.
La denuncia arriva da CESVI, che, in vista della COP30 di Belém, richiama gli allarmanti dati emersi dall’Indice Globale della Fame 2025 (Global Hunger Index – GHI). «I dati del GHI 2025 mostrano con chiarezza come gli eventi climatici estremi stiano amplificando in modo drammatico l’insicurezza alimentare, colpendo milioni di persone già vulnerabili», spiega il direttore generale di CESVI Stefano Piziali. «È indispensabile – aggiunge – implementare immediatamente politiche di resilienza climatica efficaci, sostenere investimenti nei sistemi alimentari sostenibili e garantire finanziamenti adeguati per l’adattamento e la mitigazione dei cambiamenti climatici».
Gli eventi climatici estremi rappresentano la seconda principale causa scatenante della malnutrizione dopo le guerre, come sta accadendo nella Striscia di Gaza, dove due anni di conflitto hanno causato danni ambientali senza precedenti. In questo scenario, il Corno d’Africa e il Pakistan rappresentano due dei casi più emblematici: territori duramente colpiti da eventi climatici estremi, dove siccità prolungate e alluvioni devastanti stanno alimentando una spirale di malnutrizione e vulnerabilità sociale che minaccia milioni di vite.
Il Corno d’Africa continua a essere teatro di una delle crisi alimentari più gravi degli ultimi decenni. La regione ha registrato cinque stagioni consecutive di mancate piogge, la peggiore siccità degli ultimi quarant’anni, con effetti devastanti in Etiopia, Kenya e Somalia. Nel 2024, quasi 50 milioni di persone nell’area hanno sofferto di insicurezza alimentare acuta.

Fonte: CESVI