[Diritti] Con 6,5 infermieri ogni 1.000 abitanti, l’Italia è ben al di sotto della media OCSE (9,8)



La Fondazione Gimbe lancia l’allarme: “La tenuta del sistema sanitario è vicina al punto di non ritorno”

17 febbraio 2025
2' di lettura

Un divario della spesa sanitaria pubblica pro capite di € 889 rispetto alla media dei paesi OCSE membri dell’Unione Europea, con un gap complessivo che sfiora i € 52,4 miliardi; la crisi motivazionale del personale che abbandona il SSN; il boom della spesa a carico delle famiglie (+10,3%); quasi 4,5 milioni di persone che nel 2023 hanno rinunciato alle cure, di cui 2,5 milioni per motivi economici; le inaccettabili diseguaglianze regionali e territoriali; la migrazione sanitaria e i disagi quotidiani sui tempi di attesa e sui pronto soccorso affollati.

Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE, ha presentato oggi il rapporto sulla crescita della spesa sanitaria privata in Italia.

Un’analisi partita dallo stato di salute del Sistema sanitario pubblico: «La tenuta del SSN è prossima al punto di non ritorno – ha commentato Cartabellotta –  i princìpi fondanti di universalismo, equità e uguaglianza sono stati ormai traditi e che si sta lentamente sgretolando il diritto costituzionale alla tutela della salute, in particolare per le fasce socio-economiche più deboli, gli anziani e i fragili, chi vive nel Mezzogiorno e nelle aree interne e disagiate».

Il definanziamento cronico del SSN
Negli ultimi 15 anni, tutti i governi hanno progressivamente ridotto il finanziamento della sanità pubblica, considerandola un costo da tagliare piuttosto che un investimento strategico.

Dal 2010 al 2024, il Fabbisogno Sanitario Nazionale è aumentato di soli 28,4 miliardi di euro, ma gran parte delle risorse aggiuntive sono state assorbite dalla pandemia e dall’aumento dei costi energetici. Le previsioni per il futuro indicano un ulteriore calo del rapporto spesa sanitaria/PIL, confermando la tendenza al sottofinanziamento. A fronte di una crescita media annua del PIL nominale del 2,8%, nel triennio 2025-2027 il Piano Strutturale di Bilancio il rapporto spesa sanitaria/PIL si riduce dal 6,3% nel 2024-2025 al 6,2% nel 2026-2027.

La crescente pressione economica sulle famiglie
Nel 2023, l’aumento della spesa sanitaria (+€ 4.286 milioni) è stato sostenuto interamente dai cittadini come spesa diretta (+€ 3.806 milioni) o tramite fondi sanitari e assicurazioni (+€ 553 milioni): la spesa delle famiglie è cresciuta del 10,3% in un solo anno. L’accesso alle cure è sempre più legato alla capacità economica, con 4,5 milioni di persone che hanno rinunciato a visite o esami per motivi economici.

Il crollo della spesa per la prevenzione
Nel 2023, i fondi per la prevenzione delle malattie sono stati ridotti di quasi il 19%, aggravando ulteriormente la fragilità del sistema. Rispetto al 2022, lo scorso anno la spesa per i “Servizi per la prevenzione delle malattie” si è ridotta di ben € 1.933 milioni (-18,6%).

La prevenzione, sebbene essenziale per la sostenibilità sanitaria a lungo termine, continua a essere penalizzata dalle scelte di bilancio.

La crisi del personale sanitario
Il SSN sta affrontando una crisi senza precedenti nel reclutamento e nella gestione del personale sanitario. L’abbandono del servizio pubblico è in costante crescita: tra il 2019 e il 2022 si sono persi oltre 11.000 medici e nel solo primo semestre del 2023 altri 2.500 hanno lasciato il SSN. Anche il personale infermieristico è gravemente insufficiente, con un numero di iscrizioni in calo e un rapporto infermieri/medici tra i più bassi d’Europa.

«La sanità pubblica –ha commentato Cartabellotta – sta sperimentando una crisi del personale sanitario senza precedenti: inizialmente dovuta al definanziamento del SSN e ad errori di programmazione, oggi, dopo la pandemia, è aggravata da una crescente frustrazione e disaffezione per il SSN. Turni massacranti, burnout, basse retribuzioni, prospettive di carriera limitate ed escalation dei casi di violenza stanno demolendo la motivazione e la passione dei professionisti, portando la situazione verso il punto del non ritorno».

Con 6,5 infermieri ogni 1.000 abitanti, l’Italia è ben al di sotto della media OCSE (9,8), collocandosi tra i paesi europei con il più basso rapporto infermieri/medici (1,5 a fronte di una media europea di 2,4). Inoltre, nel 2022 i laureati in Scienze Infermieristiche sono stati appena 16,4 per 100.000 abitanti, rispetto ad una media OCSE di 44,9, lasciando l’Italia in coda alla classifica prima solo del Lussemburgo e della Colombia. Per l’Anno Accademico 2024-2025 sono state presentate 21.250 domande per il Corso di Laurea in Scienze Infermieristiche a fronte di 20.435 posti, un dato che dimostra la mancata attrattività di questa professione.

Livelli Essenziali di Assistenza e divario Nord-Sud
Solo 13 Regioni su 20 rispettano gli standard minimi di assistenza sanitaria, con un divario crescente tra Nord e Sud. Le Regioni meridionali, già in difficoltà, rischiano di essere ulteriormente penalizzate dalla legge sull’autonomia differenziata, che potrebbe amplificare le disuguaglianze nell’accesso alle cure.

Mobilità sanitaria e conseguenze economiche
La migrazione sanitaria verso le Regioni del Nord è in costante crescita: tra il 2012 e il 2021, le Regioni del Mezzogiorno hanno accumulato un saldo negativo di quasi 11 miliardi di euro. Questo fenomeno impoverisce ulteriormente i sistemi sanitari locali e aggrava il disagio delle famiglie costrette a spostarsi per ricevere cure adeguate.

Stato di avanzamento del PNRR e criticità attuative
Nonostante il raggiungimento dei target europei, l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) nel settore sanitario sta incontrando forti disuguaglianze regionali. In particolare, il Sud registra ritardi significativi nell’apertura di strutture territoriali come Case di Comunità e Ospedali di Comunità. Senza un’integrazione strutturale e finanziaria, il PNRR rischia di diventare una misura tampone anziché un reale strumento di rafforzamento del SSN.

Il Piano di Rilancio del SSN: una nuova prospettiva
La Fondazione GIMBE ha elaborato un piano di rilancio in 13 punti per salvare il SSN, basato sull’articolo 32 della Costituzione e sui principi di universalismo, equità e uguaglianza. Per attuare questo programma è necessario un nuovo patto politico e sociale, che superi le divisioni ideologiche e riconosca la sanità pubblica come un pilastro della democrazia e dello sviluppo economico del Paese.

Il futuro del SSN e il ruolo dei cittadini
La perdita del SSN non compromette solo la salute della popolazione, ma mina anche la dignità e le opportunità individuali. È fondamentale che cittadini e operatori sanitari diventino consapevoli del valore del sistema pubblico, contribuendo alla sua difesa e al suo rilancio attraverso un impegno collettivo e politiche lungimiranti.

Fonte: http://varese.news/