Giovanni Capurso
A giugno in Puglia si terrà il G7, un summit destinato ad accelerare la transizione delle economie occidentali verso la cosiddetta “economia di guerra” con costosissimi programmi di riarmo.
Da mesi in Puglia, ma anche in tutta Italia, si sta preparando una risposta al vertice dei “Grandi della terra”. Il movimento pacifista e le organizzazioni della società civile svilupperanno seminari di controinformazione e iniziative per proporre modelli di sviluppo alternativi a quelli che verranno pianificati durante il G7.
Gli incontri, che si svolgeranno il 31 maggio e il primo giugno presso la Casa dei Missionari comboniani di Bari, sono promossi da movimenti e associazioni, fra cui: ANPI, ARCI, CGIL, Emergency, Forum del Terzo Settore, Legambiente, LIBERA, MEIC, Missionari Comboniani, Peacelink, Radici Future Produzioni, Rete dei comitati per la pace, Rete della Conoscenza, Pax Christi, Un Ponte per, UDS, UDU,.
Di fronte all’invasione russa dell’Ucraina e al massacro di Hamas la condanna del movimento pacifista è stata netta e chiara. Come netta e chiara è stata l’opposizione all’escalation militare. La contestazione al G7 è la contestazione alla logica di sostegno alla guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali; l’esatto opposto del ripudio della guerra sancito dall’articolo 11 della Costituzione Italiana e dello spirito della Carta dell’Onu.
Tra gli altri aspetti, i governi del G7 discuteranno se inviare truppe in Ucraina. La voce del movimento pacifista sarà intransigente e forte nel chiedere di fermare una proposta che porterebbe quasi certamente allo scontro nucleare. I governi del G7 non hanno la volontà di fermare il governo di Israele nella violazione continua del diritto internazionale e nella orribile strage di civili.
Il G7, inoltre, adotta la politica del double standard per cui il diritto internazionale viene invocato a intermittenza a seconda delle convenienze. Il G7 programma un aumento terrificante delle spese militari a danno degli obiettivi sociali e ambientali. Se le risorse messe in campo per la guerra venissero utilizzate per sconfiggere la povertà oggi non avremmo le politiche di respingimento dei migranti perché verrebbero risolte alla radice le cause delle migrazioni. Se le spese per armamenti venissero anche solo in parte riconvertite avremmo un risultato storico: l’implementazione mondiale degli obiettivi dell’Agenda Onu 2030 per lo sviluppo sostenibile.
Per questo facciamo appello a tutte le associazioni che si battono, in Italia e nel mondo, per la pace, l’ambiente, la giustizia e i diritti globali. Il G7 troverà in Puglia una contestazione nonviolenta e una protesta globale in nome dei valori della pace e del ripudio della guerra.