[Diritti] Torino. Primo Maggio al manganello



Torino. Primo Maggio al manganello

Piove a dirotto. La piazza del Primo Maggio si stringe sotto ai portici,
si affolla al bar. I compagni lavorano alacremente per allestire il camion
per lo spezzone anarchico. Un uomo ci dice. “Piove, ma sono qui lo stesso.
Che ci facevo a casa? Ho 54 anni e ho perso il lavoro. Un altro posto non
lo trovo più. Per me è finita.” La piccola storia di uno è lo specchio del
nostro vivere sempre più gramo. Due giorni dopo sui quotidiani i dati
Istat sulla disoccupazione segnalano una lieve riduzione della
disoccupazione giovanile nella fascia tra i 18 e 24 anni, mentre si
allarga la schiera dei disoccupati ultracinquantenni. È la fine di una
parabola iniziata decenni fa. Quando la precarietà diventa l’orizzonte
normale, i dinosauri della stagione delle tutele e dei diritti vengono
spremuti e gettati via, i giovani educati sin dalla scuola alla
flessibilità, campano di “lavoretti” ed escono dalle statistiche. In ogni
caso oltre il 34 % dei giovani che lo cercano, non trovano un lavoro. Chi
lo trova sente ogni giorno il sapore amaro della servitù salariata, grazie
ad un ordine sociale dove le nostre vite non valgono nulla.
Sempre più uomini e donne sono diventati vuoti a perdere e lo resteranno.
Non servono, sono eccedenze inutili. Scarti.

La piazza non si riempie, quelli del PD temono contestazioni e non si
fanno nemmeno vedere, si piazzano avanti.
Nei fatti la frattura simbolica e reale è netta. Sindacati di Stato, il PD
e poco altro in testa, dietro lo spezzone di post-autonomi e post-disobba,
poi quello anarchico e gli striscioni della diaspora rifondata.

Il corteo avanza veloce. Tanta pioggia, poca gente. Quando la parte finale
del corteo raggiunge via Roma la Questura schiera l’antisommossa. In
piazza San Carlo i comizi sono appena cominciati, i settori più radicali
del corteo non devono entrare in piazza.
La polizia carica quattro volte. Teste e braccia rotte, lividi e
contusioni. Tre manifestanti sono fermati e condotti in Questura, da dove
saranno rilasciati in serata.
Dopo le cariche il corteo si ricompatta e raggiunge la piazza deserta e
spazzata dalla pioggia. Le immagini delle cariche attraversano il web. Nel
pomeriggio un paio di consiglieri pentastellati parlano di cariche
ingiustificate. La sindaca Appendino il tre maggio “condanna le violenze”,
con un discorso triste e legalitario che non accontenta nessuno. Appendino
è stata eletta drenando molti voti a destra e a sinistra. Deve pagare
dazio a tutto il proprio elettorato senza perdere troppi consensi.
Vorrebbe essere la sindaca di tutti, dalla polizia agli antagonisti.
In quest’occasione, dopo le dichiarazioni della consigliera a 5Stelle
Daniela Albano che chiedeva che fosse vietata ai sindacati la
manifestazione dell’anno prossimo, Appendino ha concesso ben poco,
stigmatizzando le “violenze di pochi” che avrebbero impedito alla
maggioranza pacifica di manifestare il proprio dissenso.
Un’operazione di fine equilibrismo politico che finora le è riuscita
abbastanza bene, anche se è lecito supporre che qualche malumore serpeggi
nel sottobosco che circonda la politica di palazzo.
Una desolante pantomima di fronte alla violenza che il ministero
dell’Interno e i suoi bracci armati scatenano ogni anno a Torino, per
pacificare la piazza, per far sì che la storia cominciata ad Haymarket nel
1886 venga sepolta e dimenticata. Il segretario della CISL-FIM Chiarle
vorrebbe trasformare il primo maggio in una festa di paese, con salsicce
alla brace, stand e musica.
Non ci preoccupa. Se i sindacati di Stato e i partiti istituzionali
abbandoneranno la piazza, sapremo riempirla con un altro Primo Maggio di
lotta e sciopero generale.
Lo spezzone anarchico quest’anno è sceso in piazza “per un mondo senza
servi né padroni per un Primo Maggio di lotta nel Luna Park a 5 Stelle”.
Sul furgone erano appesi due striscioni “Stop deportazioni” e “Cgil, Cisl,
Uil nemici dei lavoratori”. In apertura lo striscione “Contro Stato e
padroni azione diretta”
Segnali forti e chiari per sindacati di Stato, governo del paese e della
città.

Nessuno stupore che la polizia abbia fermato e poi caricato il corteo,
nessuno stupore che sindacati di Stato, PD e amministrazione comunale
volessero impedirci di attraversare con le nostre voci e i nostri corpi la
piazza del Primo Maggio.
Abbiamo resistito, ci siamo ricompattati dopo le cariche, abbiamo finito
il corteo.
Ma la nostra giornata non è finita lì.
Abbiamo raggiunto Milano, piazzale Loreto, dove abbiamo partecipato alla
manifestazione organizzata da sindacati di base, anarchici, centri
sociali, che ha attraversato la periferia. Alcune migliaia di lavoratori
hanno risposto all'appello per un corteo anticapitalista,
internazionalista.
Anche a Milano piove a dirotto. Il corteo che attraversa la zona tra via
Padova e viale Monza è vivace e combattivo.
C'erano i lavoratori della logistica, dei servizi, della sanità, dei
trasporti che hanno scelto la strada dell'autorganizzazione e della lotta.
Una piazza ben diversa da quella del mattino a Milano, dove sindacati di
stato e partiti governativi, sono stati lo specchio di un ceto
burocratico, che, ormai inutile persino a sopire le lotte, è divenuto
totalmente dipendente dai finanziamenti statali.
Nelle strade dell'immigrazione milanese si sono udite le voci di chi fa
picchetti e rischia, di chi non piega la testa, di chi ha scelto la lotta
quotidiana.

Noi sfiliamo con lo striscione “Daspo urbano, fogli di via, il fascismo ha
il volto della democrazia” all’interno dello spezzone della Federazione
Anarchica Milanese, che per prima ha lanciato l’appello per il corteo.

In serata i fattorini di Deliveroo di Torino, in turno e fuori turno, si
collegano alla centrale e, uno dopo l’altro, rifiutano le corse. Intorno
alle 20,30 sul sito di Deliveroo appare l’annuncio della sospensione del
servizio. Tutto bloccato, nessuna consegna. Da tempo in lotta per ottenere
tutti un minimo di ore lavorative e per decidere i propri turni, i rider
sono riusciti ad inceppare la macchina, a scioperare.
Un buon sapore di Primo Maggio anche a Torino.
Nonostante la cura al manganello la mattina siamo arrivati nella piazza
del Primo Maggio, nel segno della lotta per un mondo senza Stati, padroni,
eserciti, frontiere.
E continueremo a farlo.

i compagni e le compagne della federazione anarchica torinese

Foto:
www.anarresinfo.noblogs.org