COSI' PARLO' DAVID W. EVANS, MD, FRCP

Cardiologo dimessosi dal Papworth Hospital in Cambridge per opposizione alla morte cerebrale

MORTE SUI VIVENTI E L'ARROGANZA DEI MEDICI CHE SI SOSTITUISCONO A DIO

 

Lettera indirizzata al Daily Mail - Nel suo coraggioso e diretto articolo intitolato come sopra, Melanie Phillips smaschera l'arroganza dei membri della professione medica che, nell'interesse del programma per i trapianti d'organi, imposero una ridefinizione di morte a noi medici – e col tempo, agli avvocati e ai profani - nel 1979. La imposero per mezzo di un'ordinanza del Medical Royal Colleges, senza un dibattito preliminare - che avrebbe smascherato la pseudoscienza e le sofisticherie su cui era basata – e senza il pre-requisito essenziale di un giudizio filosofico in merito al nuovo concetto di morte che cercavano di imporre.

La caratteristica del vero scienziato è che sa dire “Io non so” quando è forzato ad una risposta su quesiti di cui l'evidenza scientifica attendibile non è dimostrata. Una doverosa umiltà fu tristemente assente tra coloro che cambiarono ridefinendolo il concetto di morte per ottenere cuori e fegati in condizioni trapiantabili. Decretarono che i test praticati al capezzale del paziente sulla funzione del tronco cerebrale che in precedenza erano usati per fini prognostici (per esempio per prevedere la morte di un paziente comatoso entro pochi giorni), fossero sufficienti da quel momento in poi per una diagnosi e certificazione di morte – con ciò evitando le difficoltà legali che altrimenti sarebbero sorte nel rimuovere organi vitali da persone legalmente (e realmente) ancora vive.

La potente campagna pubblicitaria che seguì, inizialmente basata sull'assurda nozione che questi test semplicistici stabilivano la morte del cervello – sebbene il 99% del cervello non veniva testato – e successivamente sulla altrettanta insostenibile dichiarazione che fosse sufficiente assicurare la perdita permanente della coscienza e che comunque il paziente non si sarebbe ripreso. Quella campagna propagandistica ha avuto grande successo a giudicare dal numero di nomi registrati nel data base dei Donatori d'Organi del NHS Servizio Sanitario Nazionale.

 

Alcuni di noi che hanno tentato, negli anni, di far conoscere questi gravi fatti a coloro che hanno in animo di registrarsi come donatori in prospettiva, sono costretti a concludere che il Dipartimento della Salute fa una politica di reclutamento tramite l'inganno. Cittadini altruistici ed ingenui sono attivamente incoraggiati a dare, barrando una casella, il loro consenso alla rimozione dei loro organi vivi “dopo la (mia) morte” - e nessuna spiegazione è data al fatto che queste cruciali parole saranno interpretate in modo diverso dai medici coinvolti nei trapianti rispetto all'interpretazione di molti altri medici nel mondo e, quasi certamente, dai parenti dei “donatori” che potrebbero, un giorno, vederli preparati per la chirurgia di rimozione dei loro organi in quella stessa condizione. Vedendoli ancora respirare (con l'aiuto della ventilazione) e perfusi dai loro cuori ancora battenti e sapendo che vi possono essere parti del loro cervello ancora funzionanti o recuperabili. I loro cari potrebbero con ragione contestare la validità del “consenso” registrato con l'intesa che prima dell'operazione di espianto, fatto nell'interesse di altri, i donatori siano morti.

David W Evans, MD, FRCP

 

David Evans partecipò all'Audizione del 29/10/92 alla Commissione Affari Sociali del Parlamento Italiano in nome e per conto della Lega Antipredazione per fermare la “morte cerebrale”.