L'AVVENIRE DEI LAVORATORI La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano > > > PDF scaricabile su http://issuu.com/avvenirelavoratori < < < e-Settimanale - inviato oggi a 45964 utenti – Zurigo, 27 ottobre 2016 |
IPSE DIXIT Nel prossimo - «Nel prossimo futuro il mondo occidentale potrebbe essere sorpreso dai molti nuovi progetti realizzati congiuntamente dai BRICS in vari campi tecnologici». – Mario Lettieri e Paolo Raimondi
Rappresentano tre miliardi di persone destinate comunque a influire sulla vita di tutti noi: i leader BRICS si sono riuniti a Goa in India il 16 ottobre scorso. Domanda: ne avete letto qualcosa sui nostri giornali? Probabilmente no. Ma se il tema v’interessa andate qui sotto, alla sezione “Economia”, che ospita un prezioso resoconto di Mario Lettieri e Paolo Raimondi. |
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EDITORIALE Non sempre si può vincere Pensiamo all’esempio della Germania e ai modi in cui questo paese ha affrontato le due tremende sconfitte da esso subite nel Novecento. di Andrea Ermano Nella preziosa analisi di Mario Lettieri e Paolo Raimondi che ospitiamo qui sotto, dedicata al summit dei BRICS di Goa in India, leggiamo che “nel prossimo futuro il mondo occidentale potrebbe essere sorpreso dai molti nuovi progetti realizzati congiuntamente dai BRICS in vari campi tecnologici”. Come dare torto ai due esperti economisti? E il mondo occidentale? Dopo che si sarà sorpreso, non farebbe bene a sorprendersi anche della sorpresa? L’India e la Cina mettono insieme sessanta milioni di ingegneri – lo ricordava Romano Prodi qualche anno fa. Sessanta milioni di ingegneri! Non serve avere ascoltato le lezioni magistrali di Massimo Cacciari sul tramonto dell’Occidente per avvertire la sensazione che l’insuperabile vantaggio della scienza-tecnica europea è superato. E va “superato”.
Massimo Cacciari – Il suo ciclo di lezioni radiofoniche sul tema "Il destino di Europa" è fruibile in Podcast presso il sito della trasmissione “Uomini e Profeti” (vai al sito) Al bar dello sport, quando ne parli con gli amici, loro ti guardano comprensivi, poi guardano l’orologio, poi ti consigliano di leggere il libro-inchiesta di Richard McGregor, The Party, che fa luce sull’opaco retroscena del potere cinese, sempre più prigioniero di una deriva che infallibilmente condurrà la Cina a una crisi di sistema. Insomma, come diceva l’oracolo: Un grande impero cadrà! “La Cina di Xi Jinping sta diventando ancora più autoritaria”, ha detto McGregor al quotidiano La Repubblica, denunciando la lotta contro la corruzione, che Pechino ha usata “per far fuori i nemici interni” e indurire “il controllo sulla società civile”. Questo cinico uso cinese della questione morale potrebbe condurre, secondo il celebre opinionista, allo “scontro violento” nel Partito e nel Paese “fino a provocare un tracollo interno”. Se le cose stanno così, possiamo dormire sonni tranquilli… Non c’è alcun bisogno di rafforzare l’UE e, men che meno, di trovare un’intesa seria e stabile con gli Stati Uniti, intesa che comporterebbe ovviamente i suoi costi. Quanto a Mosca: che importa se la stiamo buttando tra le braccia di Pechino? Dividiamoci pure tra noi e coalizziamo gli altri contro di noi, ché siamo ricchi, superiori, invulnerabili… Ecco riassunta l’idea della politica nel tempo dell’antipolitica e del populismo a trazione turbo-finanziaria. Si respira, in Occidente, un preoccupante clima para-bellico al cui interno quasi tutti i paesi del pianeta, eccetto noi stessi, tendono ormai a essere da noi rappresentati come potenziali minacce. Cresce il numero degli alleati di ieri che oggi, in quanto concorrenti economici, già trattiamo un po’ come avversari, perché ci sembrano in procinto di trasformarsi in nemici. Ma, come in tutte le forme di agonismo, così nel gioco della globalizzazione (che abbiamo inventato noi), bisogna anche saper perdere. Non sempre si può vincere. E qualora ci si renda finalmente conto di essere alla vigilia di una epocale “non vittoria”, in quanto giunti ai limiti delle proprie possibilità sistemiche, ci sarebbe pur sempre un’alternativa all’invischiarsi dentro una strisciante guerra “tutti contro tutti”, la quale tenderà per altro a trasformarsi sempre più in una guerra “tutti contro uno” (cioè tutti contro di noi). Pensiamo all’esempio della Germania e ai modi in cui questa potenza europea di media grandezza ha affrontato le due tremende sconfitte da essa subite durante il “secolo breve” nell’inseguire le nevrosi nazionalistiche di quella che, per riprendere qui una categoria coniata da Gian Enrico Rusconi, era e resta una “egemonia vulnerabile”.
Gian Enrico Rusconi Dopo la prima guerra mondiale il popolo tedesco cedette alle sirene fasciste del Reich millenario; e in dodici anni fu risucchiato nel più nero degli inferni. Dopo la seconda guerra mondiale la Repubblica Federale seppe invece “osare più democrazia”, mietendo settant’anni di pace e di benessere. La domanda, a questo punto, non riguarda ovviamente il tipo di Germania che voi, se foste l’Occidente, preferireste essere. La vera domanda è: che cosa comporterebbe oggi, per l’Occidente, “osare più democrazia”? |
Da Italialaica riceviamo e volentieri pubblichiamo LAICITÀ E REFERENDUM A prima vista, il referendum costituzionale cui va incontro il nostro paese nulla ha a che fare con i valori laici. La religione, cioè, non c’entra. Ma… di Attilio Tempestini Il discorso cambia se si guarda a quello, che può considerarsi un fondamento di tali valori: la tutela delle minoranze. Infatti anche per alcuni aspetti di rilievo, che nella normativa oggetto di referendum concernono parlamento e governo, entrano in gioco minoranze: come tali potendosi intendere, i partiti che non fanno parte del governo. Sono aspetti alle cui spalle vi è, piuttosto, il proposito di tutelare la maggioranza: nella scia del noto refrain sull’esigenza che dall’esito, delle elezioni per il parlamento, emerga automaticamente il governo. Un’esigenza cui si può ribattere che se a contare fosse soltanto un rapporto immediato fra elettorato e governo, non resterebbe che passare da un governo parlamentare ad un governo presidenziale! Col quale peraltro l’elezione, dedicata all’esecutivo in quanto tale, viene affiancata ed in tempi distinti da quella del parlamento in quanto tale: a Washington il partito alla Casa Bianca può ben essere diverso, da quello maggioritario in entrambi i rami di quel parlamento che, negli USA, resta al centro dell’attività legislativa. Invece, la prospettiva del suddetto refrain è un parlamento il quale dopo aver fatto da tramite, per l’insediamento del governo, resti docile nei confronti del governo stesso; sia quanto a proposte di legge governative, sia più in generale. Anche in tale prospettiva, di un parlamento docile, può dunque spiegarsi la norma -fra quelle su cui il referendum verte - che prevede per il governo la fiducia non più dei due rami del parlamento, ma della sola Camera (alla quale nel contempo tali norme attribuiscono, per l’attività legislativa, competenze maggiori che al Senato): infatti, con un unico rapporto di fiducia diminuiscono per i partiti che non fanno parte del governo, le chances di condizionarlo in qualche misura. Si sente dire, sul rapporto di fiducia attualmente intercorrente sia con la Camera sia col Senato, che siamo la sola democrazia con un tale bicameralismo perfetto: se il problema fosse tutto lì, basterebbe considerare anche l’altro emisfero e trovarlo, un bicameralismo perfetto, pure in Australia. Ben più evidente comunque, appare il vulnus che ai partiti non presenti nel governo ma anche all’autonomia del parlamento le norme in esame apportano disponendo che la Camera debba, entro cinque giorni dalla relativa richiesta del governo, iscrivere con priorità all’o.d.g. un disegno di legge che venga indicato dal governo medesimo come essenziale, per l'attuazione del proprio programma: e debba, al riguardo, pronunciarsi in via definitiva entro un termine superiore di poche settimane a quello previsto, attualmente, per la conversione dei decreti-legge. Le critiche, cui quanto a tutela delle minoranze si prestano le modifiche costituzionali che il governo Renzi chiede di approvare nel referendum, non possono poi che crescere se consideriamo qual è il sistema elettorale che, per la Camera, questo governo ha tradotto in legge e che mostra d’altronde di ritenere strettamente connesso, a tali modifiche: tant’è che, sebbene l’esito del referendum appaia incerto e vi sia chi condiziona il “sì” a mutamenti nella legge elettorale, l’esecutivo non fa passi concreti in merito. Qual è il cuore, di questa legge? È l’attribuire “340 seggi [su 630] alla lista che ottiene, su base nazionale, almeno il 40 per cento dei voti validi o, in mancanza, a quella che prevale in un turno di ballottaggio tra le due con il maggior numero di voti, esclusa ogni forma di collegamento tra liste o di apparentamento tra i due turni di votazione”. Ecco, così, che come minoranze da tutelare possiamo adesso intendere non soltanto chi in parlamento non fa parte del governo, ma anche chi nell’elettorato non venga a godere del premio di seggi, attribuente la maggioranza assoluta dei medesimi. Una maggioranza la quale ben potrebbe andare ad un partito, che al primo turno abbia ottenuto appena 30% dei voti. Tocqueville si preoccupava, come sappiamo, degli eccessi in cui incorresse il potere della maggioranza (delle persone); chissà cosa direbbe, su una minoranza di elettorato la quale a spese di altre minoranze, magari di consistenza appena più esigua, si trasformasse – per usare un aggettivo del politologo Rae – in una tale “costruita” maggioranza, di seggi. |
SPIGOLATURE Il pericolo corre sulla rete di Renzo Balmelli FRAGILITÀ. Il pericolo corre sulla rete. Avvalendosi delle multiformi possibilità di internet fruibili senza ostacoli, il terrorismo di matrice fondamentalista e quello informatico viaggiano spesso lungo lo stesso binario, dando vita a un fenomeno globale in costante crescita e sviluppo. Entrambi sono complementari l'un l'altro, legati da insidiose forme di complicità e uniti dalla capacità di agire nell'ombra, in modo subdolo. All'occorrenza sanno colpire a tradimento come ha dimostrato in maniera eloquente il recente cyber-attacco ai sistemi di mezzo mondo. A volte insomma le storie della fantascienza si avverano evidenziando inquietanti similitudini e sottolineando in pari tempo, nonostante i forti controlli, una certa quale fragilità degli sbarramenti difensivi per prevenire sabotaggi devastanti, considerati come veri e propri atti di guerra. SEGNALE. Mano a mano che si avvicina la data fatidica dell'8 novembre calano vistosamente le possibilità che a Trump riesca il colpaccio tanto temuto da chi mantiene la testa sulle spalle e all'opposto tanto agognato da chi aspira a fare tabula rasa nel senso comune di questa espressione. La prudenza consiglia tuttavia di non dare nulla per scontato e di aspettare lo spoglio dell'ultima scheda prima di fare i conti. Secondo l'acuta riflessione di un blogger che riassume le preoccupazioni di tanta gente, sia in Europa che negli Stati Uniti siamo in una fase pericolosa in cui il peggio affascina più del meglio. Col rischio, qualora dovesse prevalere il peggio, di accorgersene quando è troppo tardi. Ecco perché dall'America che pure sta mutando pelle nel contesto di un nuovo ordine internazionale è lecito attendersi un segnale incoraggiante per non rivivere il passato. VIATICO. Dalla Spagna all'Italia passando dalla Francia si ha la sgradevole impressione di trovarsi al cospetto di una sinistra in stato confusionale, spaccata al suo interno e indecisa a tutto. Mal si comprende infatti l'atteggiamento dello PSOE che a Madrid non trova nulla di meglio da proporre che spianare la strada al governo conservatore senza essere riuscito a elaborare un serio progetto alternativo. A Parigi non parliamone: la "gauche" naviga a vista e Hollande è sempre più un Presidente a mezzo servizio. In Italia più che a un referendum costituzionale, che dovrebbe essere la vera posta in palio, pare di assistere a una marcia di avvicinamento alle elezioni anticipate che coglie il Pd non solo in ordine sparso, ma nel totale disordine. In ogni caso il pasticcio in casa socialista non è un buon viatico per l'Europa assediata dalla destra nazionalista. RIGURGITI. Con un contributo dell'ex direttore Ezio Mauro, il quotidiano la Repubblica dedica un corposo articolo al saggio di Pierre André Taguieff, filosofo e storico delle idee francese, sull'antisemitismo di ieri e di oggi ed i brutali rigurgiti di una infamia che ha prodotto ferite mai cicatrizzate. L'indagine su questa tragedia frutto della bestiale ottusità burocratica dei peggiori regimi che mai abbiano insanguinato il secolo scorso, si colloca anche in parallelo con l'incresciosa mozione antiebraica dell'Unesco che ha lasciato sconcertati chi considerava l'organizzazione dell'ONU il luogo deputato a promuovere la pace mondiale attraverso l'arte, la scienza e la cultura. In quest'ottica il saggio di Taguieff si legge anche come la condanna delle pratiche che prescrivono le liste degli stranieri e propongono il desolante, disumano calvario dei profughi di Calais. "ITALI". Immaginiamoci la gioia di Dante e Manzoni nello scoprire che dopo l'inglese, lo spagnolo e il cinese, l'italiano è la quarta lingua più studiata sul pianeta alla faccia di chi vorrebbe relegarla tra le anticaglie. Qualche titolo di merito in questo campo può vantarlo anche L'Avvenire dei Lavoratori che da quasi 120 anni si impegna “per tenere vivo l'uso della nostra lingua presso la comunità italiana nel mondo” e presso chi abbia voglia di impararla. Tra i cultori dell'idioma che ha tenuto a battesimo il Rinascimento non figura però l'ex sindaco di Londra. Boris Johnson volendo essere spiritoso ha abbozzato un maldestro tentativo di risposta in merito al futuro degli italiani nel Regno Unito dopo la Brexit assicurando che tutti gli "itali" sono benvenuti. Tra l'ilarità generale, il Telegraph ha commentato l'intervento del Lord Major ora promosso ministro degli esteri con il titolo “Magnifico” che la dice lunga. |
LAVORO E DIRITTI a cura di www.rassegna.it Camusso: chiediamo un No ai nostri iscritti, senza imposizioni "Noi chiediamo agli iscritti della Cgil di votare no, ma non lo imponiamo”. A dirlo è il segretario generale della Cgil Susanna Camusso, intervenendo oggi (mercoledì 26 ottobre) a Firenze alla manifestazione “Perché no al referendum” promossa dalla stessa Confederazione. L’esponente sindacale ha ricordato che la scelta del “no” è stata “decisa democraticamente con i nostri organismi. C'è bisogno di un grande esercizio di democrazia, mentre nella seconda parte della Costituzione, così come è stata riscritta, si abbassa il livello di partecipazione”. Camusso, infine, ha sottolineato che “per noi la governabilità non ha più valore della democrazia. Governo è mediazione, confronto, composizione di interessi”. |
ECONOMIA Goa: Un’alleanza più stretta Se vi sentite stufi per i troppi servizi giornalistici e televisivi sul summit dei Paesi BRICS, tenutosi in India il 16 ottobre scorso, saltate pure le righe che seguono. Altrimenti potrebbe interessarvi apprendere che… di Mario Lettieri, già Sottosegretario all'economia (governo Prodi) e Paolo Raimondi, Economista Il summit dei Paesi BRICS a Goa, India, tenutosi il 16 ottobre scorso segna un ulteriore passo avanti verso la creazione di una più stretta alleanza istituzionale tra i suoi membri. È indubbiamente una dimostrazione concreta che gli indebolimenti interni ai singoli Paesi e i tentativi esterni di destabilizzazione non hanno avuto gli effetti paralizzanti che certi interessi geopolitici si auguravano. La “Dichiarazione finale” del summit afferma che i BRICS rappresentano “una voce influente sullo scenario internazionale capace anche di generare effetti positivi tangibili per i propri popoli”. Essi “contribuiscono grandemente all’economia mondiale e al rafforzamento dell’architettura finanziaria internazionale” anche attraverso i nuovi organismi come la Nuova Banca per lo Sviluppo (NDB) e l’Accordo per la Riserva di Contingenza (CRA). Ciò dovrebbe agevolare la “transizione verso un ordine internazionale multipolare”. Tale prospettiva si affianca alla denuncia dei “conflitti geopolitici che hanno contribuito al clima d’incertezza dell’economia globale”, in quanto lo sviluppo e la sicurezza sono strettamente collegati, direttamente proporzionali e determinanti per sostenere una pace duratura. Al riguardo si ribadisce il sostegno al ruolo centrale dell’ONU come unica organizzazione multilaterale universale capace di lavorare per la pace, la sicurezza, lo sviluppo, la solidarietà e la tutela dei diritti umani. Tale sostegno è una scelta importante, per certi versi stridente con il silenzio dell’ONU stessa rispetto a situazioni di crisi, come quelle in atto in Siria e in Nord Africa. Nel documento si afferma con forza che “le politiche monetarie da sole non possono condurre ad una crescita bilanciata e sostenibile”. Si sottolinea perciò “l’importanza dell’industrializzazione e di efficaci misure finalizzate allo sviluppo industriale, che sono le fondamenta di una trasformazione strutturale”. In questo contesto l’innovazione tecnologica, si evidenzia, è centrale. Il giorno prima del summit, durante la riunione del “BRICS Business Council”, formato da venticinque importanti industriali, i capi di governo dei BRICS hanno parlato con un linguaggio ancora più chiaro. Il presidente cinese Xi Jinping ha detto che l’economia mondiale langue nel mezzo di una “ripresa incerta e volatile”. È perciò necessario, ha aggiunto, che, dopo i successi dei passati dieci anni, i BRICS rafforzino la loro partnership. A sua volta il primo ministro indiano Narendra Modi ha aggiunto che tale crescente e positivo rapporto tra i Paesi BRICS deve rafforzarsi con la creazione di nuove istituzioni e organizzazioni comuni, tra cui una propria Agenzia di rating, un Centro di ricerche agricole e quello per le infrastrutture e i trasporti ferroviari. Il presidente russo Vladimir Putin, da parte sua, ha indicato una strategia comune per una nuova linea di cooperazione e di investimenti che colleghi le attività del “Business Council” con quelle della Nuova Banca di Sviluppo. L’intento è quello di rendere più operativi gli imprenditori privati. Molti dei quali, con l’occasione, hanno partecipato alla grande Fiera Commerciale di New Delhi dove sono stati presentati i nuovi prodotti tecnologici e industriali realizzati nei rispettivi Paesi Noi pensiamo che nel prossimo futuro il mondo occidentale potrebbe essere sorpreso dai molti nuovi progetti realizzati congiuntamente dai BRICS in vari campi tecnologici. I capi di governo dei BRICS hanno ribadito gli accordi e gli impegni presi al summit del G20 di Hangzhou in Cina all’inizio di settembre. In particolare hanno rinnovato l’impegno a lavorare con più decisione nel G20 per progetti di importanza globale, come l’Iniziativa per lo sviluppo dell’Africa e la definizione dei una più giusta ed equa governance del Fondo Monetario Internazionale. Ci sembra che, anche in relazione al ruolo, sempre più incisivo, dei BRICS, l’Unione europea dovrebbe avviare con maggiore convinzione rapporti più stringenti con detti Paesi. Sarebbe il modo più concreto ed efficace di contribuire ad accelerare la ripresa economica globale, la crescita delle regioni in ritardo di sviluppo e, ovviamente, la realizzazione dell’indispensabile stabilità politica internazionale quale presupposto per una pace mondiale duratura. |
Da Avanti! online www.avantionline.it/ Strasburgo: Un piano per combattere le mafie Un piano della commissione europea contro le mafie: è quanto chiede il Parlamento europeo, che ha approvato a larga maggioranza a Strasburgo una risoluzione non legislativa per invitare la Commissione a prendere misure in tal senso. 545 i voti favorevoli, 91 i contrari e 61 le astensioni. In particolare, nel documento si chiede di rivedere la legislazione europea contro la corruzione e la criminalità organizzata, di introdurre norme per la confisca dei beni delle organizzazioni criminali e il loro riutilizzo a fini sociali, e misure per la protezione degli informatori. L’obiettivo: equipaggiare meglio gli Stati membri nella lotta contro le organizzazioni criminali. La Commissione è anche invitata a stilare una lista nera delle imprese legate alla criminalità organizzata o coinvolte in casi di corruzione. Inoltre, si auspica la creazione un’unità specializzata di Europol. “L’Europa deve capire il complesso problema della criminalità organizzata e il pericolo derivante dall’infiltrazione di associazioni criminali nel tessuto sociale, economico e politico degli Stati membri”, ha affermato la relatrice Laura Ferrara (IT, EFDD). “I codici penali degli Stati membri devono essere in grado di affrontare la sfida. È per questo che chiedo un intervento normativo urgente e incisivo a livello europeo per fornire alle autorità di contrasto gli strumenti necessari per combattere adeguatamente i gruppi della criminalità organizzata in tutta Europa”. Lista nera contro la corruzione - La Commissione UE è anche invitata a stilare “una lista nera di tutte le imprese che abbiano comprovati legami con la criminalità organizzata o siano coinvolte in pratiche corruttive” e a “escludere da ogni rapporto economico con la pubblica amministrazione e dal godimento dei fondi UE”. Inoltre, dovrebbe essere creata un’unità specializzata di Europol per il contrasto dei gruppi criminali organizzati “che operano contemporaneamente in diversi settori”. I deputati chiedono anche regole comuni, entro la fine del 2017, per proteggere gli informatori. Interdizione dai pubblici uffici a livello UE - La Commissione dovrebbe stabilire norme vincolanti per vietare a soggetti che siano stati condannati o abbiano preso parte ad attività della criminalità organizzata o abbiano commesso altri reati gravi di candidarsi a elezioni o a lavorare nella pubblica amministrazione, incluse le istituzioni dell’UE. I deputati ritengono che l’utilizzo di un metodo comune per confiscare i beni delle organizzazioni criminali nell’UE rappresenterebbe un deterrente per i criminali. Invitano pertanto la Commissione a rafforzare le misure comunitarie per la “promozione della gestione di beni congelati e beni confiscati e del loro reimpiego per fini sociali e come indennizzo per le famiglie delle vittime e le imprese colpite da usura ed estorsioni”. Questa risoluzione non legislativa è il seguito del piano d’azione contro la criminalità organizzata, la corruzione e il riciclaggio di denaro, approvato dal Parlamento il 23 ottobre 2013 ed elaborato dalla commissione speciale sulla criminalità organizzata, la corruzione e il riciclaggio di denaro (CRIM), creata nel marzo 2012. La commissione speciale ha terminato i suoi lavori nel mese di settembre 2013. Nel 2013 Europol aveva identificato 3.600 organizzazioni criminali operanti nell’UE. La criminalità organizzata è spesso legata al traffico di esseri umani e la Commissione ha stimato che ogni anno all’interno della Comunità, diverse centinaia di migliaia di esseri umani sono vittime della tratta. Secondo uno studio della Commissione, i costi economici sostenuti a causa della corruzione nell’UE ammontano a circa 120 miliardi di euro l’anno. Ciò rappresenta l’1% del PIL comunitario, vale a dire poco al di sotto del bilancio annuale dell’Unione europea. Vai al sito dell’avantionline |
Da l’Unità online http://www.unita.tv/ Tutta colpa di Hollande La colpa della crisi dei socialisti francesi? E’ tutta di Hollande. Il vero grande danno prodotto dall’Hollandismo: una sinistra di cartone che quando maneggia il potere produce poco e oltraggia la grandezza dei valori che, anche nella famiglia del socialismo europeo, professa. di Nicola Mondini - @NicolaMondini92 Arrovellati sulle questioni referendarie, ipnotizzati dalla soap che è diventata la campagna presidenziale USA, abbiamo smesso di dare un occhio dietro l’angolo, ai cugini d’Oltralpe. In primavera il popolo di Francia sarà chiamato a rinnovare la suprema magistratura della Repubblica, dovrà eleggere l’ottavo presidente della cinquième République. Quella francese è la prima delle due grandi tornate elettorali che interesseranno l’Unione, tra l’estate e l’autunno sarà la volta della Germania. Un anno fa ho avuto il privilegio di trascorrere dieci mesi di studio in Francia, a Clermont-Ferrand, città a vocazione industriale, sede storica della Michelin, sociologicamente à gauche e che dalla fine della Guerra ha conosciuto solo sindaci socialisti. Lì, in quella che noi definiremmo una roccaforte rossa, il malcontento maturato nei confronti di François Hollande era radicato, trasversale e pluri-generazionale. Negli ultimi mesi le cose non sono migliorate molto per il Presidente normale, il Partito Socialista è diviso e il centro-destra sta svolgendo la campagna delle Primarie. Tra i Repubblicani, si contendono la leadership un sempre frizzante Sarkozy e Alain Juppé, moderato ed europeista, già Primo Ministro durante la presidenza di Chirac, più volte Ministro della Repubblica, sindaco di Bordeaux, grande favorito nella competizione interna e, di fatto, anche per la Presidenza della Repubblica. Sullo sfondo c’è sempre lei: Marine Le Pen col suo Front National. I Socialisti sono quelli che arrivano a queste elezioni nella condizione di difficoltà maggiore, il cui de-merito è prevalentemente di Hollande. Il confronto con l’altro Presidente socialista della quinta Repubblica è impietoso, oltre che sacrilego. Hollande ha condotto una presidenza fumosa, scarsamente decisionista; la sua è stata una navigazione a vista con tanti, troppi errori di percorso. Nel 2012 l’allora Primo Segretario del PS, candidato alla Presidenza, chiedeva di essere valutato sulla base di una sola promessa: nel 2017 i giovani francesi avrebbero vissuto meglio. Nel frattempo deve aver dimenticato quell’impegno e la jeunesse francese gli ha voltato le spalle. Questa estate, il conducente del Blablacar che ho preso per andare da Parigi a Clermont, un simpaticissimo e chiacchierone ragazzo della mia età, mi ha spiegato perfettamente come stanno le cose: la verità, ha detto, è che i francesi non hanno mai voluto un presidente normale, erano solo troppo storditi e stressati dai modi (cosi dannatamente berlusconiani, aggiungo io) di Sarkozy. L’idillio è durato un attimo. Una settimana dopo le elezioni, nessuno lo amava più. Come se non bastasse, in questi giorni, la pubblicazione di un libro-intervista curato da due giornalisti di “Le Monde”, Un président ne devrais pas dire ça, ha indignato quasi tutti i settori della pubblica opinione. Dichiarazioni raccolte sapientemente nel corso del quinquennio dipingono un uomo alienato dal potere, lontano dalla realtà, spocchioso e inadeguato. Hollande parla dell’immigrazione come problema, deride l’integrazione religiosa; lui, per anni Primo Segretario del PS, dicendo del Partito, afferma: “C’è bisogno di un atto di liquidazione. C’è bisogno di un harakiri”. Tuttavia, quello che più ha scosso la mia sensibilità di sinistra sono le sue boutades sui magistrati, ben note a noi italiani, governati da un ventennio di acrimonia e risentimento verso chi amministra la giustizia. La magistratura come istituzione di vigliaccheria e i magistrati che “si rinchiudono nella loro nicchia dorata e fanno i virtuosi e non amano la politica”. Ecco dunque il vero grande danno prodotto dall’Hollandismo: una sinistra di cartone che quando maneggia il potere produce poco e oltraggia la grandezza dei valori che, anche nella famiglia del socialismo europeo, professa. Che strada prenderà la sinistra di governo francese? Nel personale auspicio che Hollande non si presenti alle primarie di gennaio, chi si farà carico della missione, inevitabilmente patricida, di ricostruire il fronte smarrito della sinistra: Manuel Valls, Emmanuel Macron, la Toubira? E se Ségolène Royale ci ripensasse? Sempre che il 4 Dicembre non si porti via tutto, il rischio concreto è che tra breve l’Italia si ritrovi sola, tra le grandi nazioni europee, ad essere guidata da un governo progressista e riformista, in un Europa governata dai conservatorismi e ammaliata dai populismi. Per dirla con “Game of Thrones”, con un inevitabile cambio di stagione: la primavera sta arrivando. Vai al sito dell’Unità |
Da MondOperaio http://www.mondoperaio.net/ Goro di Luigi Covatta Nell’inverno del 1951 un’Italia non certo prospera si strinse attorno agli alluvionati del Polesine. Nella mia scuola si raccoglievano indumenti da mandare a Goro, e qualche piccolo gorante (così si chiamano gli abitanti di quel paesino di pescatori: goranti) avrà sicuramente indossato il mio primo cappotto, già destinato a mia sorella. Poi, dagli anni ’70, a Goro si realizzò una specie di “socialismo realizzato”: non nel senso sovietico del termine, ma semmai in quello autogestionario che allora animava le retoriche del socialismo francese. Alle elezioni comunali i quattromila goranti assegnavano la maggioranza al Pci e la minoranza al Psi, mentre era socialista il presidente della cooperativa dei pescatori che provvedeva a commercializzare il pescato e a trasformare l’invenduto. Il reddito pro capite ebbe un’impennata, tanto da essere paragonato da qualcuno a quello della California. Ma questo non modificò gli orientamenti politici della popolazione. Solo dopo la grande purga degli anni ’90 i goranti cambiarono verso: prima votarono in massa per Forza Italia (in cui erano confluiti molti degli amministratori precedenti), poi scivolarono verso la Lega.
Ora fanno le barricate per impedire a dodici donne migranti di raggiungere un ostello vuoto, così come sessantacinque anni fa le facevano per arginare la piena del Po. C’è da riflettere. Innanzitutto sull’alternarsi delle generazioni, che evidentemente non sempre assicura continuità culturale. Poi sulla fragilità del famoso “radicamento sociale” della sinistra, e sulle conseguenze di lungo termine delle radiose giornate di Mani pulite. Ancora, sulle derive estremistiche in atto nel centrodestra. Infine, nel sessantesimo anniversario della rivoluzione ungherese, sui percorsi paradossali della storia che portano da Nagy ad Orban. |
FONDAZIONE NENNI http://fondazionenenni.wordpress.com/ Addio Tom Hayden Quando un uomo diventa un icona di Valentina Bombardieri È morto il 23 ottobre a Santa Monica Tom Hayden dopo una lunga malattia. Ci ha lasciato all’età di 77 anni. Un uomo ricordato per la sua protesta contro la guerra del Vietnam, membro del gruppo di attivisti Chicago 8. Impegnato per la difesa dei diritti civili, viaggiò molto durante il conflitto. Si immerse sul campo nella visita di villeggi e fabbriche, raccontando le sue memorie in un libro scritto con Staughton Lynd e intitolato The Other Side. Un uomo impegnato anche nella vita privata. Unì l’amore alla passione politica quando nel 1973 sposò Jane Fonda, due volte premio Oscar, e la convinse ad impegnarsi come attivista politica rinunciando alle luci della ribalta. Dopo il viaggio ad Hanoi e la propaganda filo-nord-vietnamita Jane diventò celebre col soprannome Hanoi Jane. Tom fu membro del Parlamento e del Senato degli Stati Uniti. Una figura centrale negli ambienti di Sinistra del Paese. Fu la migliore incarnazione mediatica di quello che fu un movimento di coinvolgimento più importante del Nuovo Continente: il pacifismo, il no alla guerra, la contestazione contro il governo americano nell’intromissione alla vita politica degli altri paesi. Fu un uomo emotivo e passionale, voleva la pace e la non violenza a costi quel che costi. Il 23 ottobre a Santa Monica è morta l’icona del pacifismo americano. |
Dalla Fondazione Rosselli di Firenze http://www.rosselli.org/ Le ragioni del SI e del NO Il referendum Costituzionale. Le ragioni del SI e le ragioni del NO Giovedì 17 novrembre, alle ore 17, presso lo Spazio QCR via degli Alfani 101 r / Firenze Interverranno: Ugo De Siervo, Presidente Emerito Corte Costituzionale e Giusto Puccini, Presidente Scuola di Scienze Politiche "Cesare Alfieri" Coordina: Stefano Grassi, Università di Firenze |
LETTERA Parlamento mondiale Quarta settimana di azione globale per il Parlamento mondiale: 20-30 ottobre 2016 La settimana di azione globale per un Parlamento mondiale, promossa dalla Campagna per un’assemblea parlamentare delle Nazioni Unite, è un evento annuale che si celebra per una settimana nel mese di ottobre intorno al 24 giorno dedicato alle Nazioni Unite. La prima settimana di azione globale per il Parlamento mondiale si è svolta nel 2013 con oltre cinquanta eventi in tutti e cinque i continenti. L’edizione di quest’anno è cominciata il 20 ottobre e si concluderà il 30. Durante la settimana si svolgono eventi indipendenti in giro per il mondo al fine di promuovere l’istituzione di un parlamento mondiale eletto democraticamente. La prima foto azione con oltre 50 giovani provenienti da tutto il mondo, in vista della settimana globale, è stata scattata durante il seminario internazionale organizzato dall’Istituto Federalista Altiero Spinelli ai primi di settembre sull’isola di Ventotene. La settimana di azione globale è stata presentata, martedì 18 ottobre all’Università di Belgrano a Buenos Aires in Argentina, da Fernando Iglesias, fondatore della ONG Democracia Global e presidente del Movimento Federalista Mondiale, davanti ad oltre 30 studenti di scienze politiche e di relazioni internazionali. Buenos Aires, 18 ottobre 2016. Conferenza sul Parlamento mondiale. Durante la sua presentazione Fernando Iglesias ha sottolineato che un’Assemblea Parlamentare delle Nazioni Unite consentirà di avere un luogo globale dove poter discutere di problemi di interesse mondiale dal punto di vista dei cittadini del mondo e non da quello degli interessi nazionali. Temi come i cambiamenti climatici, la violazione dei diritti umani, o i crimini internazionali. Secondo lo scrittore argentino, le rivoluzioni industriale e tecnologica degli ultimi due secoli hanno attivato processi di globalizzazione che influenzano direttamente tutti i cittadini del mondo. Iglesias invita tutti i cittadini del mondo a “pensarci come una comunità globale con problemi e sfide condivise, in un contesto globale segnato dalla diversità”. L’ex parlamentare argentino ha sottolineato che una volta che i cittadini e i politici si accorgeranno che le soluzioni adottate da un nuovo forum parlamentare mondiale favoriranno la comunità mondiale nel suo complesso, l’attenzione su interessi nazionali molto limitati scemerà progressivamente. In questo senso, Iglesias ribadisce che questa idea di integrazione politica per far avanzare il bene comune è già stata evidenziata dall’UE, che nonostante i suoi limiti, è stata in grado di garantire la pace in Europa per più di 70 anni superando rivalità nazionali storicamente consolidate. Il tema del parlamento mondiale sarà uno degli argomenti principali della conferenza sulla Giustizia globale all’Università di Yale nel New Haven dal 28 al 30 ottobre. Altre conferenze, iniziative, eventi e flashmobs saranno organizzati in giro per il mondo. La partecipazione è aperta ai singoli e ai gruppi. Le modalità sono semplici e varie. Si va dalla condivisione delle pagine Facebook e Twitter della settimana di azione globale, alla condivisione sui social, con l’hashtag #worldparliament, di una foto personale o di gruppo con un foglio o uno striscione con la scritta “World Parliament Now” di fronte a un punto riconoscibile della propria città ma anche in casa propria va bene lo stesso. A mo' di esempio è possibile guardare le foto delle azioni svolte nell'edizione del 2015 (1) e il resoconto pubblicato sul The Federalist Debate(2). i può chiedere a persone importanti della propria città e ai parlamentari della propria circoscrizione di aderire alla settimana di azione per il Parlamento mondiale e alla Campagna per l’assemblea parlamentare dell’ONU (UNPA). Oltre alle foto simboliche si può aderire formalmente alla campagna UNPA tramite il modulo online: http://en.unpacampaign.org/endorse/ E ancora si possono organizzare eventi, dibattiti e manifestazioni all’università, a scuola, in piazza, nei centri sociali, nei parlamenti e in assemblee municipali. L’importante è diffondere e informare sul tema della democrazia internazionale e della settimana di azione globale per il Parlamento mondiale i gruppi locali, i movimenti della società civile, le ONG, le forze politiche e le organizzazioni sindacali, chiedendo loro di aiutarci a promuovere l’istituzione di un parlamento mondiale. Recentemente la campagna UNPA ha ricevuto l'adesione ufficiale del Dalai Lama e il sostegno della Rete della pace, tra gli organizzatori della Marcia Perugia Assisi(3). Inoltre il coordinamento italiano ha inviato una lettera di richiesta di supporto alla campagna UNPA ai deputati di Camera e Senato(4). Nicola Vallinoto (via Mailing List “dirittiglobali”) dirittiglobali at peacelink.it Per segnalare il proprio evento scrivere a vallinoto at unpacampaign.org e/o inviare una foto e il resoconto tramite le pagine social della settimana di azione globale usando l’hashtag: #worldparliament Web: www.worldparliamentnow.org Facebook: https://www.facebook.com/worldparliamentnow/ Twitter: https://twitter.com/worldparlnow Fonte: http://europainmovimento.eu/mobilitazioni/quarta-settimana-di-azione-globale-per-il-parlamento-mondiale-20-30-ottobre-2016.html 1) http://bit.ly/H4Bbxh 2) http://www.federalist-debate.org/index.php/current/item/1041-2015-global-week-of-action-for-a-world-parliament-was-celebrated-around-the-world 3) http://europainmovimento.eu/mobilitazioni/dalai-lama-i-cittadini-del-mondo-hanno-bisogno-di-avere-una-voce.html 4) http://europainmovimento.eu/mobilitazioni/lettera-ai-parlamentari-per-la-creazione-di-un-assemblea-parlamentare-dell-onu.html |
LETTERA Fai, ma non fare niente In Italia si dice che ci sono tante cose da cambiare, ma appena qualcuno ci prova succede il finimondo. Come sempre vale il “fai ma non fare niente”. Non bisogna toccare il sistema se no ci si brucia. Ed è quello che sta succedendo adesso. Il Renzi avrà anche in qualcosa sbagliato, però bisogna cambiare. Ci hanno rifilato delle leggi molto ma molto discutibili e li abbiamo subiti senza dire niente. E oggi tutti si lamentano. In tanti dovrebbero stare zitti ma piangono perché si va a toccare degli interessi. (…) Un operaio che mantiene col suo lavoro tutta la classe politica va a prendere di pensione la minima. I deputati cosa fanno di tanto pericoloso per avere diritto a una pensione elevata con cinque anni di legislatura. Si possono paragonare a tanti lavori pericolosi? Per loro non si può toccare niente. Quanti parlamentari hanno commesso errori talmente grossolani e non sono perseguibili. E allora dove sta l'uguaglianza? Non esiste. Se io nel privato dove lavoro rubavo un cacciavite, per fare un esempio, venivo licenziato in tronco. Se nel pubblico questo non esiste, allora dove sta l'uguaglianza? Non esiste. Grazie per l'attenzione Lettera firmata Abbiamo un po’ accorciato il testo per limitarci a tre temi. Primo tema: il cambiamento che conseguirebbe alla Revisione costituzionale. Nessuno sa dire bene che cosa cambierebbe. Secondo tema: i redditi, i rimborsi e i vitalizi. Qui la Revisione non ha cambiato niente. Terzo tema: l’impunità. Grazie alla Revisione l’immunità viene estesa a un centinaio di sindaci e consiglieri regionali. Il che, beninteso, può essere anche utile, viste le recenti assoluzioni dell’ex sindaco Marino e altri amministratori locali prima eliminati per via mediatico-giudiziaria e poi proclamati innocenti. – La red dell’ADL |
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897 Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo L'Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista". Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte attiva al movimento pacifista durante la Prima guerra mondiale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-edizione l'Avanti! garantendo la stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha iniziato una nuova, lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti. |
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