L'AVVENIRE DEI LAVORATORI La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano > > > PDF scaricabile su http://issuu.com/avvenirelavoratori < < < e-Settimanale - inviato oggi a 45964 utenti – Zurigo, 7 aprile 2016 |
IPSE DIXIT
Parigi 30.11.2015 – I Capi-delegazione alla conferenza ONU sul clima “COP 21” Ieri dicevamo - «I cambiamenti climatici sono preoccupazione comune dell’umanità… Il presente Accordo… mira a rafforzare la risposta globale alla minaccia dei cambiamenti climatici, nel contesto dello sviluppo sostenibile e degli sforzi volti a sradicare la povertà, anche tramite il mantenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto di 2 °C rispetto ai livelli pre-industriali, e proseguire l’azione volta a limitare l’aumento di temperatura a 1,5 °C rispetto ai livelli pre-industriali, riconoscendo che ciò potrebbe ridurre in modo significativo i rischi e gli effetti dei cambiamenti climatici». – Accordo di Parigi |
Conformemente alla Legge 675/1996 tutti i recapiti dell'ADL Newsletter sono utilizzati in copia nascosta. Ai sensi del Codice sulla privacy (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 13) rendiamo noto che gli indirizzi della nostra mailing list provengono da richieste d'iscrizione, da fonti di pubblico dominio o da E-mail ricevute. La nostra attività d'informazione politica, economica e culturale è svolta senza scopi di lucro e non necessita di "consenso preventivo" rivestendo un evidente carattere pubblico come pure un legittimo interesse associativo (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 24). L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà. |
Riceviamo e volentieri rilanciamo L'ITALIA NON SI TRIVELLA
Il 17 aprile, in Italia e all'estero, vota SI Cosa si chiede esattamente con il referendum del 17 aprile 2016? Con il referendum del 17 aprile si chiede di cancellare la norma che consente alle società petrolifere di cercare ed estrarre gas e petrolio entro le 12 miglia marine dalle coste italiane senza limiti di tempo. Perché questo referendum? - Per tutelare i mari italiani, anzitutto. Il mare ricopre il 71% della superficie del Pianeta e svolge un ruolo fondamentale per la vita dell’uomo sulla terra. Con la sua enorme moltitudine di esseri viventi vegetali e animali – dal fitoplancton alle grandi balene produce, se in buona salute, il 50% dell’ossigeno che respiriamo e assorbe fino ad 1/3 delle emissioni di anidride carbonica prodotta dalle attività antropiche. POSTI DI LAVORO - Un’eventuale vittoria del “Sì” non farebbe perdere alcun posto di lavoro: neppure uno. Un esito positivo del referendum non farebbe cessare immediatamente, ma solo progressivamente, ogni attività petrolifera in corso. Se al referendum vincerà il “Sì”, le società petrolifere che hanno ottenuto una concessione nel 1996 potranno estrarre per dieci anni ancora e basta, e cioè fino al 2026. Dopodiché quello specifico tratto di mare interessato dall’estrazione sarà libero per sempre. C'è tutto il tempo per riconvertire al meglio in termini ecologici e sostenibili la ricerca e la produzione energetica. Per maggiori informazioni vai al sito ufficiale del coordinamento nazionale NO alle Trivelle http://www.notriv.com |
Riceviamo e volentieri rilanciamo “VOTA SI’ PER FERMARE LE TRIVELLE” 17 APRILE 2016 – REFERENDUM CONTRO LE TRIVELLE APPELLO DEL COMITATO NAZIONALE DELLE ASSOCIAZIONI Il 17 aprile 2016 il popolo italiano sarà chiamato a votare per il Referendum contro le Trivelle in mare. L’invito è di votare SI’ per abrogare la norma introdotta dall’ultima Legge di Stabilità che permette alle attuali concessioni di estrazione e di ricerca di petrolio e gas che insistono nella zona di mare vicina alla costa di non avere più scadenza. Con la Legge di Stabilità 2016, infatti, le licenze già in essere entro le 12 miglia dalla costa sono diventate “sine die”. Le trivelle sono il simbolo tecnologico del PETROLIO: vecchia energia fossile causa di inquinamento, dipendenza economica, conflitti, protagonismo delle grandi lobby. La vera posta in gioco di questo Referendum è quella di far esprimere gli italiani sulle scelte energetiche strategiche che deve compiere il nostro Paese, in ogni settore economico e sociale per un’economia più giusta, rinnovabile e decarbonizzata. Non dobbiamo continuare a difendere le grandi lobby petrolifere e del fossile, ma affermare la volontà dei cittadini, che vorrebbero meno inquinamento, e delle migliaia di imprese che stanno investendo sulla sostenibilità ambientale e sociale. Per pochi barili di petrolio non vale certo la pena mettere a rischio il nostro ambiente marino e terrestre ed economie importanti come la pesca e il turismo, vere ricchezze del nostro Paese. Intanto, mancano strategia e scelte concrete per realizzare gli obiettivi di riduzione delle emissioni fissati dalla COP21 nel vertice di Parigi per combattere i cambiamenti climatici, in cui si è sancita la volontà di limitare l’aumento del riscaldamento globale a 1,5°C. Quindi il vero quesito è: Vuoi che l’Italia investa sull’efficienza energetica, sul 100% fonti rinnovabili, sulla ricerca e l’innovazione? Al Referendum del 17 Aprile inviteremo i cittadini a votare SI’, perché vogliamo che il nostro Paese prenda con decisione la strada che ci porterà fuori dalle vecchie fonti fossili, innovi il nostro sistema produttivo, combatta con coerenza l’inquinamento e la febbre del Pianeta. Il Governo, rimanendo sordo agli appelli per l’Election Day che avrebbe permesso l’accorpamento del Referendum con le elezioni amministrative, ha deciso di sprecare soldi pubblici per 360 milioni di euro per anticipare al massimo la data del voto, puntando così sul fallimento della partecipazione degli elettori al Referendum. Il Governo sta scommettendo sul silenzio del popolo italiano! Noi scommettiamo su tutti i cittadini che vorranno far sentire la loro voce e si mobiliteranno per il voto. Per essere più efficaci, abbiamo costituito il Comitato nazionale “Vota SI’ per fermare le trivelle” per unire le forze di tutte le organizzazioni sociali e produttive affinché la Campagna referendaria diventi l’occasione per mettere al centro del dibattito pubblico le scelte energetiche strategiche che dovrà fare il nostro Paese, per un’economia più giusta e innovativa. Ci impegniamo ognuno nel proprio ambito e insieme per invitare gli italiani a recarsi al voto e votare SI’. Il Comitato nazionale promuoverà comitati territoriali per moltiplicare la mobilitazione e diffondere capillarmente l’informazione in tutti i territori e metterà a disposizione strumenti comuni di comunicazione, di approfondimento e di mobilitazione. Inoltre, si coordinerà con i Comitati delle Regioni proponenti il Referendum. Invitiamo tutti e tutte: organizzazioni sociali, istituzioni territoriali, imprese che investono sulla sostenibilità, singoli cittadini/e, giovani e anziani a mobilitarsi con entusiasmo e creatività per far vincere il SI’ PRIMI FIRMATARI - Adusbef, Aiab, Alce Nero, Alleanza Cooperative della Pesca, Arci, Arci Caccia, Aref International, ASud, Associazione Borghi Autentici d'Italia, Associazione Comuni Virtuosi, Associazione nazionale Giuristi Democratici, Associazione della Decrescita nazionale, Club Amici dei Borghi Autentici, Coalizione Mantovana per il clima, Coordinamento nazionale NO TRIV, Confederazione Italiana Agricoltori, Cospe, Energoclub, Fairwatch, Fare Verde, Federazione Italiana Media Ambientali, Fiom-Cgil, Focsiv – Volontari nel mondo, Fondazione Slow Food per la Biodiversità, Fondazione UniVerde, Giornalisti Nell'Erba, Green Cross, GreenBiz.it, GreenMe.it, Greenpeace, Gruppo Insegnanti di Geografia Autorganizzati, Kyoto Club, Innovatori Europei, Italia Nostra, La Nuova Ecologia, Lav, Leaf, Legambiente, Libera, Liberacittadinanza, Link Coordinamento Universitario, Lipu, Lunaria, Marevivo, MEPI–Movimento Civico, Movimento Difesa del Cittadino, Movimento per la decrescita felice, Pro-Natura, QualEnergia, Rete degli studenti medi, Rete della Conoscenza, RSU Almaviva, Salviamo il Paesaggio, Sapienza In Movimento, Sì Rinnovabili No nucleare, Slow Food Italia, Soc. Coop. E’ Nostra, Soc. Coop. Retenergie, TerrediLago, Touring Club Italiano, Unione degli Studenti, Unione degli Universitari, Unione Produttori Biologici e Biodinamici, WWF, Zeroviolenza |
SPIGOLATURE La fiducia non può reggersi sulla sfiducia di Renzo Balmelli VALORI. Cercare la purezza in politica è impresa mille volte più ardua che scalare l'Everest a mani nude o trovare il classico ago nel pagliaio. Tuttavia, pur facendo la tara delle umane debolezze e senza scivolare nei giudizi giacobineggianti, v'è pur sempre un limite da rispettare se non altro per tenere ben separata la gestione della cosa pubblica dagli interessi privati. Ciò vale a maggior ragione a sinistra, dove la questione morale è giustamente collocata in cima alle priorità. Ne consegue che su questo fronte trasparenza e onestà dovrebbero essere valori non negoziabili in nessuna circostanza. Arrivare quindi al punto di costringere un ministro a dimettersi a causa di un passo falso che svela i retroscena di una vicenda, denominata "Tempa Rossa" e dai contorni opachi, non è una nota di merito. Ne va del rapporto di fiducia con i cittadini che non può reggersi sulla sfiducia. TENSIONI. Tempesta in un bicchier d'acqua per taluni, scandalo epocale per altri, il caso che ha portato il ministro Federica Guidi a gettare la spugna ha tutta l'aria, così come si presenta, di finire nel lunghissimo elenco dei tanti misteri italiani. La ragione è presto detta. La vicenda cade nel bel mezzo delle tensioni che arroventano il clima elettorale segnato da appuntamenti cruciali: referendum di aprile, amministrative di giugno, riforma costituzionale in autunno. La questione legata al viluppo di telefonate più o meno interessate attorno al giacimento petrolifero in Basilicata continuerà dunque a tenere banco fino a quando dalle urne usciranno i verdetti destinati a disegnare i futuri assetti e i nuovi equilibri della mappa politica. Alla triplice sfida la maggioranza si avvicina proclamando la propria buona fede, mentre l'opposizione, che quando governava accettò senza battere ciglio la deriva del bunga-bunga, ora si erge a improbabile Catone. Ci mancava anche questa! IMBROGLI. Che l'evasione fiscale sia una foresta più intricata di quella in cui si perse il dottor Livingstone non è una novità. Ma che ci fosse una sorta di Grande Fratello a dirigere la piovra della frode planetaria ai danni dello Stato e della popolazione è una rivelazione che aggiunge un nuovo, inquietante tassello alla storia infinita dei paradisi fiscali e dei suoi protagonisti. Con i "Panama Papers", frutto del lavoro di un consorzio internazionale di giornalisti investigativi, è venuta alla luce una rete di imbrogli miliardari che coinvolge sovrani, capi di stato, leader politici e vip intessuta all'interno di un mondo spregiudicato, senza regole, o provvisto di regole tutte sue che garantiscono infiniti privilegi negati al comune cittadino, tassato fino all'ultimo centesimo. Forse non esiste più l'elvetico segreto bancario di una volta, ma gli esperti del ramo non hanno perso tempo a trovare altre scappatoie. E neppure stupisce il tentativo degli ambienti colti col dito nella marmellata di denigrare l'inchiesta volta ad alzare i veli sulla palude della corruzione, definendola poco onorevole. Poco onorevole per chi? SOLIDARIETÀ. Aiutare i profughi a casa loro è il ritornello caro a quella destra che i migranti non li vuole e non lascia nulla di intentato per tenerli lontani, spostandoli da un campo all'altro, da una frontiera blindata a un muro, come fossero bestiame e non essere umani. Ovviamente, così di primo acchito, la frase potrebbe apparire convincente, suadente, se non fosse permeata dall'ambiguità che prima o poi finisce con lo sfociare nella xenofobia. Poiché si fa in fretta a invocare forme di assistenza in loco senza però accompagnarle da seri e concreti programmi di intervento a media e lunga scadenza messi in atto col concorso politico e finanziario della comunità internazionale. Quello che facciamo, diceva madre Teresa, è solo una goccia nell'oceano, ma se non ci fosse quella goccia, all'oceano mancherebbe. Non c'è altro modo per declinare la solidarietà. ARROGANZA. Nel film di Ettore Scola "C'eravamo tanto amati", Vittorio Gassman, si improvvisa posteggiatore di un parcheggio per non svelare la sua vera identità di riccone con scarse basi morali. Nella realtà Carmela Rozza, assessore milanese, donna di saldi principi, non ha nulla da nascondere, ma si batte contro l'arroganza da parte del solito cafone e dei tanti come lui, a loro volta di non solide basi morali, che lasciano la macchina dove gli pare. Con la pennellata sulla fiancata dell'auto in sosta vietata l'esponente del Pd si aspettava che la discussione si aprisse sullo scandalo di chi si arroga il diritto di rendere insicuro i marciapiedi destinati a tutelare l'incolumità di bambini e ai disabili. Invece si è trovata nel mezzo di una bufera per quella mano di vernice forse inappropriata per chi esercita le sue funzioni ma che voleva essere un gesto forte, una denuncia per l'evidente sopruso e il malcostume di chi parcheggia in seconda o terza fila incurante del prossimo. |
LAVORO E DIRITTI a cura di www.rassegna.it Panama papers Cofferati: “Serve trasparenza” "Poco più di un anno dopo LuxLeaks, i giornalisti dell'Icij hanno reso oggi pubblico lo scandalo 'Panama papers', evidenziando l'enorme dimensione dei fenomeni di elusione ed evasione fiscale. Gli undici milioni di documenti resi pubblici, la più grande fuga di notizie della storia della finanza internazionale, mettono in luce il ruolo centrale dei paradisi fiscali e delle società off shore nel favorire elusione ed evasione fiscale da parte di privati ed imprese". Così dichiara Sergio Cofferati, parlamentare europeo di Sinistra italiana. "Questo ennesimo scandalo dimostra ancora più chiaramente la necessità di intervenire al più presto per garantire trasparenza e comportamenti responsabili in materia fiscale da parte di multinazionali e privati cittadini. Dopo lo scandalo Luxleaks le risposte sono state assolutamente insufficienti, sia in sede Ocse che in Unione europea. Il Parlamento europeo ha proposto nella Direttiva sui diritti degli azionisti l´obbligo per tutte le grandi imprese multinazionali di rendere pubblici i dati sulle tasse che pagano in ciascun stato (anche extra Ue), nel quale operano e su alcune loro attività. Le informazioni, quindi, sarebbero disponibili alle autorità fiscali e al pubblico, rappresentando un efficace strumento per la lotta contro evasione ed elusione fiscale. I governi e la Commissione europea, però, si sono finora opposti a questa misura. Speriamo che oggi cambino finalmente la loro posizione e permettano la sua approvazione", continua il parlamentare europeo. "Evasione ed elusione indeboliscono i bilanci statali, e quindi i servizi per tutti i cittadini, e colpiscono le imprese oneste, che seguono le regole e subiscono una concorrenza sleale. È indispensabile recuperare il grave ritardo e garantire piena trasparenza sulle tasse pagate, da parte delle imprese multinazionali paese per paese. Non bastano le dichiarazioni pubbliche e le lacrime di coccodrillo, i governi e la Commissione europea sostengano questa misura e si impegnino finalmente con serietà e coerenza per porre fine ad elusione ed evasione fiscale", conclude Cofferati. |
LETTERA
Felice Besostri Besostri contro l’Italicum sul sito di Grillo Caro Andrea, segnalo questa intervista di Felice sul sito di Beppe. Passaparola: Le riforme contro la democrazia, di Felice Besostri Un caro saluto Marco Morosini, Zurigo Grazie, caro Marco. Avevamo già segnalato l’ intervista, ma è una “notizia” che sia stata ora ripresa dal sito di Grillo. Ancor meglio sarebbe stato se il M5S, quando poteva pur farlo, avesse indicato Felice Besostri per il seggio vacante alla Corte Costituzionale. – AE |
LETTERA Liberarci dell'Italicum Coordinamento per la Democrazia Costituzionale Si è accesa una concreta possibilità di liberarci dell'Italicum. Sono stati depositati i quesiti per due referendum abrogativi che puntano ad abrogare le norme sui capilista bloccati e le norme su premio di maggioranza e ballottaggio. La raccolta delle firme inizierà in tutt'Italia il 9/10 aprile. Abbiamo bisogno dell'aiuto di tutti per raccogliere le 500.000 firme necessarie e per contribuire alla campagna. Visitate il sito del comitato promotore: www.referendumitalicum.it e restate in contatto con noi. Domenico Gallo Alfiero Grandi |
Da Avanti! online www.avantionline.it/ Caso Regeni. Missione egiziana a Roma Il 7 aprile Dopo le incertezze dei giorni passati, oggi l’annuncio ufficiale che l’incontro tra gli inquirenti e gli investigatori di Italia ed Egitto che indagano sulla morte di Giulio Regeni è stato fissato ufficialmente e si svolgerà a Roma in due giornate, il 7 e l’8 aprile prossimi. All’incontro, per la parte egiziana, parteciperanno due magistrati e tre funzionari di Polizia. C’è grande attesa per questo incontro dopo le mezze verità, i depistaggi, le resistenze da parte egiziana a far conoscere all’Italia lo stato delle indagini sulla morte del giovane ruicercatore italiano a due mesi dal ritrovamento del corpo. Come anticipato dalla stampa cairota, le autorità locali hanno preparato un dossier sulla vicenda di 2000 pagine che indica le linee generali del crimine e la scomparsa del corpo, nonché le indagini “su 200 persone di diverse nazionalità che avevano relazioni con la vittima”. “Nel quadro della cooperazione internazionale concernente l’omicidio del ricercatore Giulio Regeni – sottolinea un comunicato del Dipartimento di Pubblica Sicurezza – il 7 e l’8 aprile prossimi si svolgeranno a Roma i previsti incontri tra magistrati e investigatori egiziani ed italiani, per fare un punto di situazione sulle indagini svolte” dalle autorità del Cairo “ed esaminare la relativa documentazione”. Per l’Italia all’incontro ci saranno i magistrati della procura di Roma, gli investigatori del Servizio centrale operativo della Polizia e del Raggruppamento operativo speciale dei Carabinieri. Crescono intanto le pressioni per far luce sulla vicenda che è potenzialmente in grado di far naufragare lo stato dei rapporti tra l’Italia e l’Egitto. Il direttore del maggior quotidiano del Cairo, Al Ahram, Mohamed Abdel Hadi Allam auspica che “prima del momento della verità (la trasferta in Italia degli investigatori egiziani, ndr) esortiamo lo Stato a portare in giudizio gli autori del crimine”. Il direttore invita Il Cairo ad “annunciare con trasparenza le verità trovate o le dimissioni dei negligenti che sono responsabili direttamente di questo incidente, per salvare la reputazione dell’Egitto, il suo posto e la sua credibilità sul piano internazionale”. Il direttore di Al Ahram insiste sul rischio che l’intera vicenda può avere sulle relazioni bilaterali con l’Italia e lancia un invito a non sottovalutare la situazione, soprattutto considerando che il governo italiano è sotto la pressione di opinione pubblica e Parlamento sul caso Regeni. Vai al sito dell’avantionline |
Da l’Unità online http://www.unita.tv/ Panama Papers: Ci sono anche i fedelissimi di Marine Le Pen Attraverso i Panama Papers, gli investigatori potrebbero arrivare anche al “tesoro” nascosto di Jean-Marie Le Pen di Silvia Gernini - @SGernini Anche l’estrema destra francese nel mirino dei Panama Papers. Secondo quanto rivela il quotidiano Le Monde (che partecipa con i suoi giornalisti alla mega inchiesta giornalistica) alcuni fedelissimi della presidente del Front National, Marine Le Pen, sarebbero accusati di aver messo in piedi “un sistema offshore sofisticato tra Hong Kong, Singapore, le isole Vergini britanniche e Panama”. Tra questi – fa sapere Le Monde – ci sarebbero l’imprenditore Frédéric Chatillon (amico di vecchia data di Marine Le Pen) e l’esperto contabile Nicolas Crochet. Il primo, ex leader del gruppo studentesco di estrema destra Groupe Union Défense e da sempre collegamento tra Front National e CasaPound in Italia, è a capo della Riwal, società che si occupa della comunicazione elettorale del partito di estrema destra, mentre il secondo, Crochet, ha stilato il programma economico di Le Pen per le presidenziali. I due, già sotto inchiesta per presunte irregolarità nel finanziamento delle campagne elettorali del partito della Le Pen nel 2012, avrebbero realizzato in quell’occasione un giro di fatture false e società offshore per far uscire dalla Francia 316mila euro di proprietà di Riwal e reinvestirli nella società di un amico con sede a Singapore, scrive Le Monde. Grazie ai Panama Papers, inoltre, gli investigatori francesi potrebbero risalire al “tesoro” nascosto di Jean-Marie Le Pen. Le Monde, che cita le informazioni trapelate dallo studio legale panamense Mossack Fonseca a proposito di migliaia di società offshore, ricorda che la giustizia di Parigi è alla ricerca dal 2015 del presunto “tesoro” del fondatore del Front National, costituito da “una società nascosta alle Isole vergini britanniche, un conto segreto a Guernesey e 2,2 milioni di euro in biglietti bancari, lingotti e monete d’oro”. Vai al sito dell’Unità |
Da MondOperaio http://www.mondoperaio.net/ Alla prova dei fatti di Danilo Di Matteo Il mondo postcomunista, nei lunghi anni della transizione, ha oscillato fra due tendenze diverse: l’enfasi sui diritti individuali (come ha notato Beppe Vacca) e la ricerca di una sponda, quasi di un rifugio, nella chiesa di Roma. Come dire: partito radicale di massa o novella democrazia cristiana. I discorsi sul Terzo mondo e sull’ambiente si ponevano un po’ sullo sfondo. La “socialdemocratizzazione” piena e compiuta è parsa sempre ardua: essa, fra l’altro, comportava l’esigenza di fare davvero i conti con l’esperienza del Psi e di Bettino Craxi. Oggi quelle che apparivano possibilità e opzioni sono divenute impellenti istanze: dare spazio alla libertà dei singoli e delle coppie (si guardi alla legge sulle Unioni civili), confrontarsi con il mondo cattolico (e non solo) rispetto soprattutto ai flussi migratori. Non solo: porsi quasi alla testa degli eurosocialisti dinanzi ai dilemmi dell’Unione europea. Il premier Matteo Renzi è assai abile a interpretare tali ruoli e compiti, trasformando la necessità (il must, come direbbero gli anglosassoni) in opportunità. Ora occorrerebbe un passaggio ulteriore, pur incalzati dalle emergenze e da mille spinte contrastanti: rielaborare tali esperienze, anche dolorose, in cultura politica. Guardando avanti, certo, ma non senza volgersi al passato. Cosa possono ancora dirci, poniamo, Marco Pannella ed Emma Bonino? Cosa abbiamo da imparare da papa Francesco e dalla presenza attiva dei credenti nella sfera pubblica? Come porsi in modo intelligente da eredi della tradizione socialista? Così, forse, pian piano quelle che sembravano pulsioni cieche acquisiranno uno status diverso, divenendo scelte mature e consapevoli da tradurre in background politico-culturale, in prospettiva e orizzonte e in narrazione quotidiana. |
Dalla Fondazione Rosselli di Firenze http://www.rosselli.org/ Gli scenari della sicurezza nel Mediterraneo Conferenza di Valdo Spini e del Gen. Camporini FIRENZE - Martedì 19 aprile, alle ore 10.00, Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Firenze, Polo di Novoli, via delle Pandette 32, Conferenza sul tema: Gli scenari della sicurezza nel Mediterraneo. Intervengono : Gen. Vincenzo Camporini (Vice-Presidente IAI) On. Prof. Valdo Spini (Presidente Fondazione Circolo Rosselli, già Presidente della Commissione difesa della Camera dei deputati). Iniziativa con il patrocinio della Fondazione Circolo Rosselli |
FONDAZIONE NENNI http://fondazionenenni.wordpress.com/ Il ricatto del lavoro Continuando di questo passo, arriverà qualcuno che ci invita a rimpiangere la pena di morte poiché abolendola del tutto, si perderebbero dei posti di lavoro. Sicuramente quelli dei boia. So che si tratta di un’affermazione che ha del paradossale, ma invito tutti a riflettere prima che sia davvero troppo tardi e che nel senso comune prevalga l’idea che un posto di lavoro, magari anche soltanto promesso vale il sacrificio di qualsiasi principio e convinzione. di Silvano Miniati Stiamo rischiando una deriva pericolosa che porta oltretutto a considerare chiunque la pensi in maniera diversa da noi un pericoloso nemico che merita, com’è capitato a Saviano, di essere bollato come mafioso. A proposito, non c’era affatto nessun bisogno di rispolverare una vecchia e gloriosa testata come quella dell’Unità per dimostrare come anche a sinistra, pur rimanendo altra cosa rispetto al foglio e al giornale, una volta individuato uno che la pensa in modo diverso è del tutto lecito trasformarlo in un nemico, venduto e mafioso. A ben vedere, questo modo di ragionare, lo si sta utilizzando nella campagna pro o contro le trivellazioni e in ultimo sullo scandalo “Tempa Rossa”. Chi come me, per ragioni di età e di esperienza ne ha viste tante non può fare a meno di ricordare che quando incominciarono i dubbi, soprattutto in Piemonte sull’amianto o in Liguria sull’ACNA di Cengio e potremmo continuare ricordando Mestre , Taranto, per arrivare alla terra dei fuochi, l’argomento principale di coloro che erano evidentemente senza argomenti fu sempre quello che continuando con quelle politiche sciagurate, avremmo salvato o creato nuovi posti di lavoro. In queste ore, abbiamo assistito a servizi televisivi dedicati allo scandalo scoppiato in Basilicata, che ci hanno rimandato immagini di persone per bene e disperate, in prevalenza anziani che affermavano che alla fine almeno anche se c’erano state delle porcherie, erano state compiute a fin di bene in difesa di qualche posto di lavoro. Dichiarazioni che si possono comprendere in quanto provenienti da persone in perfetta buona fede. Dichiarazioni spontanee e niente affatto pagate dal faccendieri al servizio dei responsabili veri di una situazione tanto grave. In nome del posto di lavoro, oggi ci si chiede di rinunciare a priori al diritto di esprimere un’opinione e di andare invece al mare come ci fu proposto tanti anni addietro da persone che a ben vedere meritavano più considerazione di coloro che lo stesso appello lo fanno oggi. Sono davvero allarmato e quando mi torna per un attimo alla mente il posto di lavoro del Boia, giustificabile solo se esiste la pena di morte, so bene che è perché non sto improvvisamente impazzendo, ma perché tocco con mano il rischio di vedere tornare di moda una concezione del lavoro e della sicurezza che dalle miniere alle campagne fino agli impianti chimici ha già seminato tanti lutti nel nostro paese, bloccando oltretutto anche crescita e sviluppo |
Da CRITICA LIBERALE riceviamo e volentieri pubblichiamo Bertolaso, ma non ti vergogni neanche un po'? Cari Romani, con questa lettera vorremo cercare di raccontarvi brevemente tutti i danni, le speculazioni e le ingiustizie che ha causato Guido Bertolaso sul nostro territorio: L'Aquila. Menzogne. Il 30 marzo 2009, una settimana prima del terremoto, Bertolaso organizza a L'Aquila la commissione Grandi Rischi. "Un'operazione mediatica", come la definisce lui stesso nelle intercettazioni, con lo scopo di "tranquillizzare la popolazione". Per effetto di questa "operazione" molte persone sono rimaste serene nelle proprie case la notte del terremoto. Bertolaso è attualmente sotto processo con l’accusa di "omicidio colposo plurimo", mentre il suo vice Bernardo De Bernardinis è già stato condannato in via definitiva. Dopo il terremoto, le menzogne hanno continuato ad essere protagoniste: dalla grottesca idea del G8 - che ha avuto il solo merito di blindare la città e far costruire due inutili strade - alla favola “dalle tende alle case”. Repressione. Fin da subito dopo il terremoto, Bertolaso, commissario per l'emergenza, ha utilizzato i suoi poteri per ostacolare in tutti i modi la partecipazione e l’autorganizzazione della popolazione, vietando assemblee e volantinaggi nelle tendopoli, trasferendo metà della popolazione in altre città e in altre regioni, e reprimendo ogni tipo di protesta, grazie alla complicità del prefetto e vice commissario Franco Gabrielli (poi suo successore a capo della protezione civile e ora Prefetto di Roma – guarda un po'!). Era vietato discutere del futuro della propria città o paese e fin dalle prime ore dopo il terremoto il territorio è stato completamente militarizzato. Si arrivò anche al paradossale sequestro delle carriole utilizzate per le proteste. Speculazione. Con le palazzine del Progetto Case e le sue 19 "new town" Bertolaso ha sostanzialmente contribuito alla devastazione del territorio aquilano, occupando circa 460 ettari fuori città (più dell'estensione del centro storico aquilano) e favorendo, grazie alla deroga sugli appalti dovuta all'emergenza, le imprese che hanno costruito tali alloggi ad un costo intorno ai 3mila euro a metro quadro. La Protezione Civile è arrivata perfino ad utilizzare isolatori sismici non collaudati e difettosi (forniti dalla fondazione Eucentre di Gian Michele Calvi), dal costo gonfiato, per cui Mauro Dolce, in qualità di responsabile del procedimento di realizzazione del Progetto Case è stato condannato. Ovviamente sia Calvi che Dolce facevano parte del Dipartimento dei Protezione Civile ed erano vicini a Bertolaso. Anche qui viene da chiedersi dove fosse l’allora prefetto Gabrielli, che aveva il compito di vigilare sulla legalità della ricostruzione. Dopo 5 anni in alcuni di questi Progetti Case antisismici sono crollati i balconi e senza che ci fosse bisogno di un terremoto. Ipocrisia. Bertolaso aveva creato un modello di Protezione Civile, a servizio del Governo Berlusconi, teso a nascondere dietro la propaganda mediatica le grande speculazioni, come quella di Anemone e Balducci (entrambi già condannati). E' successo a L’Aquila, nell’emergenza rifiuti in Campania, per i lavori del G8 alla Maddalena, per i mondiali di nuoto proprio a Roma, e in molti altri casi. Era una prassi talmente collaudata che Bertolaso ha perfino cercato di trasformare la Protezione Civile in una S.p.A.! Solo le proteste dei movimenti, in primis di noi terremotati, sono riuscite a scongiurare una simile follia. Potremmo continuare per ore. Sembra incredibile che la Protezione Civile abbia subito una simile deriva, piegandosi ad interessi affaristici e politici, e ancora più grave facendosi scudo dell’impegno e del lavoro di tanti volontari. Purtroppo questa gente non conosce dignità, come dimostra il fatto che Bertolaso sia oggi candidato a sindaco di Roma e Gabrielli ne sia già Prefetto! Il nostro è un appello ai romani (e a tutta Italia), questi personaggi appartenenti alla classe politica, che si definiscono come "tecnici" o "bipartisan" in realtà nascondono la peggiore politica, quella che da anni antepone l’interesse dei poteri economici che distruggono e speculano sui nostri territori, a quelli delle comunità che li vivono. La candidatura di Bertolaso per l’amministrazione della Capitale si inserisce dunque a pieno titolo in un trend di lungo e rodato corso. La questione è indipendente dall’effettiva vittoria, o anche solo dalla concreta competizione elettorale a cui egli prenderà o meno parte. Anzi, l'appeal bipartisan dell’ex capo del Dipartimento della Protezione Civile è indicativo di un metodo di gestione della cosa pubblica, e delle emergenze in particolare, che ha assunto negli ultimi due decenni una portata sistematica e apparentemente incontestabile nel nostro Paese. Questo metodo si basa, appunto, sulla limitazione temporanea dei diritti civili (e non solo), in contesti in cui l’eccezionalità della situazione (catastrofi naturali, disastri ecologici, grandi eventi, ecc.) viene evocata come condizione sufficiente per un esercizio non convenzionale degli strumenti di controllo, di sicurezza e di repressione a disposizione. La generalizzazione e l’estensione indiscriminata di questo metodo è dunque, senza alcun dubbio, una delle forme attuali, se non la principale, del totalitarismo. In altri tempi esso si presentava con l’aspetto del dittatore e della violenza dichiarata (e per questo, più facilmente identificabile dal punto di vista della lotta politica). Oggi ha la faccia apparentemente innocua del burocrate e dell’operatore di soccorso: in una parola, del tecnocrate – ma la sostanza, non cambia. Bertolaso, ma non ti vergogni neanche un po'? Comitato 3e32 / CaseMatte - Appello per L'Aquila - Link Studenti Indipendenti L'Aquila - Unione degli Studenti L'Aquila - Legambiente L'Aquila Vai al sito di Critica liberale |
Riceviamo e volentieri pubblichiamo REFERENDUM DEL 17 APRILE IO DICO “NO “ ALLA STRUMENTALIZZAZIONE DELLE TRIVELLE Al di là della forma burocratica del testo che si trova stampato nella scheda per la votazione del referendum del prossimo 17 aprile, il quesito posto agli elettori italiani, in parole povere, è se i permessi già concessi alle società petrolifere per estrarre idrocarburi in mare, entro 12 miglia dalla costa, cioè circa 22 chilometri, debbano essere limitati fino al termine della concessione oppure - come consente l’attuale normativa - fino all’esaurimento del giacimento. In pratica, se il referendum passerà - raggiungendo il quorum con la vittoria del SI - le piattaforme già esistenti nella fascia costiera dei 22 chilometri dovranno essere smantellate una volta scaduta la concessione, senza poter sfruttare completamente il gas o il petrolio che ancora vi fossero sotto i fondali. Il referendum non riguarda, peraltro, le perforazioni in mare oltre i 22 chilometri né per quelle su terra. Il quesito del referendum, inoltre, non riguarda neppure eventuali nuove attività di ricerca di idrocarburi e trivellazioni entro i 22 chilometri (12 miglia) poiché queste sono già state proibite dal governo Renzi con il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152. Da ricordare che gran parte delle 66 concessioni estrattive marine che ci sono oggi in Italia si trovano oltre i 22 chilometri dalla costa e queste non sono, quindi, coinvolte dal referendum. Il referendum riguarda unicamente 21 concessioni che invece si trovano entro questo limite geografico: una in Veneto, due in Emilia-Romagna, uno nelle Marche, tre in Puglia, cinque in Calabria, due in Basilicata e sette in Sicilia. Le prime concessioni che scadranno sono quelle degli impianti più vecchi, costruiti negli anni Settanta. Le leggi prevedono che le concessioni abbiano una durata iniziale di trent’anni, prorogabile una prima volta per altri dieci, una seconda volta per cinque e una terza volta per altri cinque; dopo di che le società petrolifere possono chiedere di prorogare la concessione fino all’esaurimento del giacimento. Secondo informazioni fornite dal Ministero italiano dello Sviluppo Economico nel 2015 dai pozzi estrattivi situati entro i 22 chilometri si è ricavato soprattutto gas metano (circa il 28% dell’intera produzione nazionale e tra il 3 e 4% dei consumi di gas) mentre il petrolio estratto è circa il 10% della produzione nazionale e l’1% di quelli del petrolio. Per quanto concerne la manodopera impiegata l’unico dato conosciuto é quello relativo al distretto estrattivo di Ravenna nell’Emilia Romagna (due trivelle) dove vi lavorano circa 3'000 addetti. Da parte sua, l’Assomineraria dichiara che, in totale in Italia, l’attività estrattiva impiega circa 10'000 persone che diventano 29'000 considerando l’indotto esterno. Questa è la situazione che abbiamo oggi in Italia con la ricerca e l’estrazione in mare degli idrocarburi senza che, fino ad oggi, per quanto se ne sappia, siano mai sorti problemi ambientali. Vogliamo rinunciare in Italia al gas ed al petrolio che produciamo con queste 21 trivelle esistenti nella fascia costiera dei 22 chilometri bloccandone l’estrazione al termine dei contratti di estrazione con le varie compagnie petrolifere senza far sfruttare completamente il gas ed il petrolio che ancora giacciono sotto i fondali marini per poi andarli a comprare nel Magreb o in Russia? Vogliamo perdere migliaia di posti di lavoro? Bene, se si vuole rinunciare a tutto questo si voti pure SI al referendum ma non credo proprio che l’Italia sia in condizione di permettersi questi lussi. Non si vada, comunque, a raccontare - come fanno alcuni sostenitori del referendum - che boicottarlo o votare NO significa essere favorevoli ai petrolieri ed infischiarsi della protezione dell’ambiente, oppure essere contrari allo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili! Infatti, in Europa, l’Italia è uno dei Paesi dove, in questi ultimi lustri, maggiore è stato lo sviluppo delle fonti rinnovabili. Tuttavia gli esperti, non il sottoscritto, ci spiegano che in Italia e nel mondo - nonostante il sempre maggior utilizzo delle energie rinnovabili - gli idrocarburi continueranno comunque ad essere indispensabili ancora per molti ma molti anni. Se poi si vuole utilizzare il SI a questo referendum anche (soprattutto?) per una battaglia politica contro il governo di Matteo Renzi e farne una prova generale per quello che, probabilmente, si terrà in autunno sulla riforma costituzionale, liberi di farlo ma lo si dica apertamente senza infingimenti! Da parte mia, in questa circostanza, come il professor Romano Prodi, sono ancora orientato a non votare (la terza opzione di “voto” permessa dai referendum) ma se, alla fine, decidessi di farlo per scrupolo di coscienza – essendo stato ed essendo tuttora uno strenuo fautore del voto all’estero – voterò comunque NO. Dino Nardi, membro Assemblea Nazionale del PD. |
“Mafia Capitale” Lettera aperta al Presidente della Repubblica La denuncia dei lavoratori e pensionati truffati nel caso della Cooperativa Deposito Locomotive Roma San Lorenzo Egregio signor Presidente, siamo cittadini italiani che da sempre hanno creduto nel sistema cooperativistico, quale strumento attuativo dell’economia etica, quell’economia che abbiamo ritenuto e riteniamo tutt’oggi un valido e concreto correttivo agli eccessi del capitalismo. Apparteniamo all’ormai folto stuolo di soci delle Cooperative che ha condiviso i principi della solidarietà e dell’economia etica , ma che è stato tradito e anche notevolmente danneggiato dagli organi politici e persino dalle stesse Istituzioni, dalle quali per legge, avrebbe dovuto essere tutelato. I fatti sono ormai ben noti e riguardano i sempre più numerosi provvedimenti di Liquidazione Coatta Amministrativa a cui sono state sottoposte moltissime Cooperative cadute nel baratro finanziario, con l’inevitabile grave danno economico per i soci aderenti. Chi Le scrive, signor Presidente, apparteneva alla Compagine sociale della Cooperativa Edilizia Deposito Locomotive Roma San Lorenzo, un’antica Società tra ferrovieri che ha assicurato per anni migliaia di abitazioni a tante famiglie di lavoratori, contribuendo fattivamente non solo alla loro evoluzione sociale , ma anche allo sviluppo economico dell’intera collettività. In questa Cooperativa abbiamo creduto e ad essa abbiamo affidato tutti i nostri risparmi, certi che avremmo raggiunto l’obbiettivo di ottenere la casa di proprietà per il nostro nucleo familiare, ma anche che avremmo contribuito a consolidare il sistema cooperativistico, fondato sui principi dell’economia sociale priva di finalità lucrative. Ma il sogno si è infranto a causa del fallimento della Cooperativa , sopraggiunto quasi improvvisamente, lasciandoci non solo attoniti e increduli , ma soprattutto feriti nell’orgoglio di lavoratori, che da sempre hanno creduto nei valori della Costituzione Italiana. Oltre al notevole danno materiale, infatti, abbiamo dovuto patire l’umiliazione per avere appreso che la nostra Cooperativa intratteneva rapporti illeciti con alcuni personaggi arrestati nell’inchiesta denominata Mafia Capitale; per avere appreso che Istituzioni locali hanno instaurato controversie sui terreni da assegnare alla Cooperativa, ciò facendo per mere speculazioni politiche e forse anche economiche , assolutamente incuranti del gravissimo danno arrecato ai soci; per avere appreso che, nonostante la grande quantità di danaro versata dai soci le erogazioni dei mutui, forse irregolarmente concessi dalle Banche ,gli amministratori non solo non hanno realizzato le case, ma addirittura hanno lasciato le casse della Cooperativa inspiegabilmente vuote. Tante domande ci siamo poste, sig. Presidente, per cominciare quelle inerenti ai percorsi dei flussi finanziari e della loro destinazione, per finire quella del ruolo della politica e delle stesse Istituzioni , entrambe ben presenti nel momento della “raccolta”, ma sostanzialmente assenti quanto allo svolgimento delle precise funzioni loro assegnate dalla Costituzione. Dei reati e dei danni conseguenti si sta occupando la Magistratura, sul cui operato siamo molto fiduciosi, ma è la Sua attenzione che vogliamo destare, con l’intento di sollecitare tanto la Sua alta funzione istituzionale di garante dell’applicazione delle norme costituzionali, quanto la Sua elevata capacità scientifica nello studio dei principi fondamentali della Suprema Carta. Prendiamo spunto da un recente intervento epistolare della Lega Cooperative, verificatosi mentre alcuni di noi erano ospiti della trasmissione televisiva messa in onda da Mi Manda Rai Tre del 21 marzo e vertente sul tema della decozione delle Cooperative e sulle relative cause . La predetta organizzazione politica, che dovrebbe essere costituita per “la tutela del movimento cooperativo “, nel corso della succitata trasmissione ha fatto pervenire la testuale nota che segue: “Ognuna delle cooperative coinvolte è oggetto di procedura di crisi aziendale e per questo è stato nominato un Pubblico Ufficiale che ne ha la tutela e la rappresentanza, in alcuni casi le imprese sono oggetto di indagini della magistratura, ma aldilà dei casi specifici è bene ricordare che sono comunque i soci gli unici titolari della responsabilità per l’operato dell’impresa. L’ associazione alla quale le cooperative aderiscono non può essere ritenuta responsabile del loro operato anche se è nostro compito sostenere tanto i soci quanto gli amministratori nella loro funzioni e nella ricerca di soluzioni.” Orbene, sig. Presidente, prendiamo spunto dal contenuto del significativo contenuto della predetta nota per rilevare la pessima comprensione dei principi costituzionali proprio da parte degli apparati politico-istituzionali, che ne dovrebbero assicurare l’attuazione sostenendo i soci cooperatori. L’art.45 della Costituzione Italiana “ riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e fini di lucro. La legge ne promuove e favorisce l’incremento con i mezzi più idonei e ne assicura, con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità “. Alla luce delle chiare disposizioni che precedono, non possiamo esimerci dal criticare aspramente l’apparato politico-istituzionale in ordine all’attuazione dei principi costituzionali in materia di cooperazione, in particolare con riguardo ai controlli sul carattere mutualistico e sulle finalità perseguite. Non è, infatti, accettabile che la Lega Delle Cooperative, quale organizzazione nazionale di tutela del movimento cooperativo, esegua come per legge i controlli sulle cooperative ad essa aderenti e, allorquando queste vanno in decozione, si scrolli da ogni responsabilità , riversandola sui soci cooperatori , unici soggetti destinati a subire i danni. Un tale meccanismo appare certamente perverso e più che significativo in ordine all’attuazione dei principi costituzionali in materia di cooperazione sociale. Già in epoca classica Fedro rappresentò l’arroganza della prepotenza nella favola del lupo e dell’agnello, ma non avremmo mai pensato che un’organizzazione di ispirazione socialista potesse recitare il ruolo del lupo; ci saremmo aspettati che la Lega facesse riferimento alle pur esistenti carenze legislative ovvero , con esemplare rigore autocritico, annunciasse un ripensamento sul sistema dei controlli, magari chiamando in correità gli Organi Istituzionali, sicuramente corresponsabili nell’omessa vigilanza. E dire che proprio oggi lo avrebbe potuto fare, in quanto il ministro Poletti, ex presidente nazionale della Lega e profondo conoscitore della cooperazione, avrebbe certamente contribuito alla soluzione legislativa della speciosa problematica che affligge un considerevole numero di famiglie italiane, palesemente tutte vittime incolpevoli. Ma tutto questo, signor Presidente, la Lega non ha fatto e ha preferito additare noi cooperatori come autoresponsabili dei danni che abbiamo subito e tuttora subiamo . Riteniamo che al danno stia per aggiungersi la beffa! Alla luce dei fatti sopra esposti ci chiediamo se in tutto questo marasma, La Lega Delle Cooperative sia da sola ovvero sia una parziale espressione dell’Apparato di ben più ampie proporzioni. Ad esempio, una domanda sembra d’obbligo: il Ministero Dello Sviluppo Economico, cui è affidata la Cooperazione che parte ha svolto e intende ancora svolgere nelle verifiche e nei controlli sulle società Cooperative ? Noi abbiamo capito, sulla nostra pelle, che questo Sistema funziona all’incontrario rispetto ai principi costituzionali e, avendoLe rappresentato quanto precede, siamo certi che Ella potrà esprimersi nella Sua doppia veste, quella di garante dei principi costituzionali e quella di insigne professore di diritto Costituzionale. RingraziandoLa per l’attenzione che vorrà dedicare ai cittadini che hanno creduto e credono nell’economia etica, Le porgiamo i nostri ossequiosi saluti. I soci della Cooperativa Deposito Locomotive Roma San Lorenzo. www.truffatidallacooperativa.it |
LETTERA DALL’URUGUAY Una voce diversa Siamo molto contenti di ricevere il Vostro materiale informativo. GRAZIE. Ci mancava una voce, una campana diversa, per approfondire le nostre conoscenze sulla politica europea. Vogliate gradire cordiali saluti, GIUSEPPE CAMELIA INTELISANO, Uruguay Direttore Responsabile dei programmi radio/tv del "Gruppo Indimenticabile Italia" Grazie! Le sue gentili parole, caro Direttore, ci incoraggiano molto. Un saluto cordiale e un augurio di buon lavoro anche a voi. – La red dell’ADL |
LETTERA DA MELBOURNE
“E che il Risorto ci benedica tutti” Tanti cari auguri di una Buona e Serena Pasqua!!! Cav. Giovanna Li Volti Guzzardi, Australia Accademia Letteraria Italo-Australiana Scrittori - Melbourne Lunga vita al Papa socialista. Anche Gesù lo era. Ricambiamo i vostri auguri in allegria, anche se ci tocca farlo “a scoppio ritardato”. Ma con grande affetto e sincerità. – La red dell’ADL |
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897 Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo L'Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista". Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte attiva al movimento pacifista durante la Prima guerra mondiale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-edizione l'Avanti! garantendo la stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha iniziato una nuova, lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti. |
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