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[Diritti] Alenia. Blocco a Caselle
- Subject: [Diritti] Alenia. Blocco a Caselle
- From: "Federazione Anarchica Torinese" <fat at inrete.it>
- Date: Sun, 14 Feb 2016 20:05:56 +0100 (CET)
- Importance: Normal
- Reply-to: fat at inrete.it
Nelle prime ore del mattino del 14 febbraio è stato bloccato l’accesso della strada che porta allo stabilimento Alenia di Caselle Torinese. Segnali, luci e coni indicavano agli automobilisti nelle due direzioni di marcia che la strada era chiusa. In mezzo al blocco uno striscione con la scritta “chiudere le fabbriche d’armi”. La notizia è stata diffusa dal sito Indymedia Svizzera, che ha anche pubblicato foto e un comunicato che rivendica l’azione che vi riportiamo di seguito. “Questa notte abbiamo chiuso la strada che porta ad una delle maggiori fabbriche d’armi del Piemonte, l’Alenia. L’Alenia produce aerei da guerra. A Caselle Torinese hanno costruito gli Eurofighter Thypoon, i cacciabombardieri europei, e gli AMX. A Cameri, nei pressi di Novara il nuovo stabilimento Alenia produce i cassoni alari per i cacciabombardieri statunitensi F35 della Loockeed Martin. Gli aerei militari dell’Alenia sono stati impiegati nelle guerre di questi anni: dalla Somalia al Kosovo, dall’Iraq all’Afganistan, alla Libia. Chi produce e vende armi è complice di chi le usa. I giocattoli dell’Alenia uccidono uomini, donne e bambini ovunque si giochi una partita di potenza tra Stati. La commozione di fronte alle immagini dei bambini annegati nel Mediterraneo, deve tradursi in azione per inceppare le guerre da cui fuggono i profughi. Mettersi di mezzo per impedire i massacri è possibile. In questi giorni nel fragoroso silenzio dei media italiani, il governo turco sta massacrando la popolazione di Cezir e Sur, da 70 giorni sotto assedio. Hanno abbattuto le case con l’artiglieria e bruciato gli abitanti, hanno lasciato morire dissanguati i feriti, impedendo alle ambulanze di avvicinarsi. Hanno ammazzato centinaia di persone che si erano rifugiate nelle cantine. Sui social media hanno pubblicato le foto di donne curde denudate, torturate orrendamente e infine uccise. Queste donne sono il simbolo della lotta di libertà delle città che a luglio hanno proclamato l’autonomia dopo i primi attacchi dell’esercito turco. Le Comuni di Cizir e Sur, come la Comune di Parigi, rappresentano un’esperienza di autogoverno che non vuole farsi Stato, perché aspira ad un mondo senza frontiere. Un affronto che Erdogan non può tollerare. Un affronto che nessun governo, nessuno Stato può tollerare. Il silenzio dell’Europa, il silenzio del governo italiano è complicità. Erdogan sarà il gendarme che impedirà ai profughi di continuare il loro viaggio verso l’Europa. In cambio riceve soldi e appoggio ai massacri in Bakur e in Siria, dove ha spezzato il fronte dei cantoni liberi del Rojava, occupando Jarablus. Truppe turche da due giorni stanno attaccando il Rojava in appoggio ad Al Nusra, la formazione della galassia di Al Qaeda, in difficoltà dopo le azioni delle YPG e dell’SDF che avevano liberato alcuni villaggi. Finmeccanica, il colosso armiero italiano di cui fa parte anche l’Alenia, fa buoni affari con l’esercito turco. Di recente elicotteri da combattimento della consociata Agusta Westland sono stati venduti al governo di Ankara. Se tra trenta o cinquant’anni qualcuno si chiederà perché la Turchia ha massacrato le Comuni di Cizir e Sur nel silenzio complice di chi avrebbe potuto parlare ed agire, noi vorremmo poter dire che qualcosa abbiamo fatto, che abbiamo provato a metterci di mezzo. Se la marea salisse, se l’indignazione di tanti diventasse azione, se il silenzio fosse rotto dalle grida di chi non ci sta, potremmo far sì che la storia di questi giorni cambi di segno. In Bakur, in Rojava ma non solo. In tutta l’Italia ci sono di aeroporti militari, poligoni, centri di controllo satellitare, postazioni di lancio dei droni. Le prove generali dei conflitti dei prossimi anni vengono fatte nelle basi sparse per l’Italia. Le stesse basi da cui sono partite le missioni dirette in Libia, Iraq, Afganistan, Serbia, Somalia, Libano… Le basi di guerra, le fabbriche d’armi sono a due passi dalle nostre case. Fermarli è possibile. Dipende da ciascuno di noi. Un pensiero solidale agli anarchici Kitapsi e Benol, uccisi dalle bombe integraliste ad Ankara, alle donne umiliate torturate ed uccise, agli uomini e bambini bruciati vivi. Dedichiamo il blocco di Caselle a chi lotta per un mondo senza Stati né frontiere. In Bakur, in Rojava,in ogni dove.” In mattinata a Torino si era svolto al Balon un presidio antimilitarista. Prossimi appuntamenti antimilitaristi: Lunedì 15 febbraio ore 21 riunione dell'assemblea antimilitarista in corso Palermo 46 Sabato 20 febbraio ore 15 zona di guerra in via Garibaldi angolo via XX Settembre Sabato 12 marzo ore 15 Presidio con banchetti e mostre e interventi poi corteo per le strade di Caselle Torinese Foto e approfondimenti: www.anarresinfo.noblogs.org
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