[Diritti] Fwd: AgoraVox. Un anno fa la Norman Atlantic, 20 anni fa Porto Palo
- Subject: [Diritti] Fwd: AgoraVox. Un anno fa la Norman Atlantic, 20 anni fa Porto Palo
- From: Alessio Di Florio <lalocomotivajoe at gmail.com>
- Date: Mon, 4 Jan 2016 10:18:21 +0100
Un anno fa la Norman Atlantic, 20 anni fa Porto Palo
Un anno fa migranti, la cui presenza non fu mai confermata, furono accusati di aver causato l'incendio sulla Norman Atlantic. E 20 anni fa le autorità italiane negarono la tragedia della notte di Natale al largo di Porto Palo. Con l'esempio militante e le parole, le denunce di Dino Frisullo e un ricordo di entrambi gli avvenimenti
Norman Atlantic. E’ passato un anno, ma è un nome ormai già caduto nel dimenticatoio. Eppure solo 12 mesi ricorreva quotidianamente nella cronaca. Norma Atlantic, la nave colpita da un terribile incendio nel Canale d’Otranto che causò diverse vittime. Tra le tantissime notizie che furono date sulla tragedia, fu citata la possibilità della presenza di migranti nella stiva (subito etichettati come “clandestini” nonostante la Carta di Roma, il codice deontologico dell’Ordine dei Giornalisti, chieda di non utilizzare tale termine di cui si continua a fare ampissimo uso), immediatamente accusati di essere stati i possibili colpevoli del rogo ipotizzando l’uso di “fornetti” o di accensioni di sigarette (non si sa in base a quali possibili indizi...), fino ad arrivare a parlare di “nuove rotte” dei migranti dalla Grecia all’Italia.
Chiunque abbia un minimo di conoscenza delle vicende dei migranti che giungono sulle nostre coste sa che questa rotta è battuta da tantissimi anni. Una rotta che già vent’anni fa è stata teatro di tragedie del mare, di migranti morti durante la traversata. Ma sono vittime di serie Z per la “cronaca nera” italiana, sono episodi che la grande stampa italica non racconta o dimentica facilmente, ai quali non è particolarmente interessata.
Se ne interessava invece Dino Frisullo, comunista, antirazzista, internazionalista, militante di Avanguardia Operaia e poi di Democrazia Proletaria, fondatore della Rete Antirazzista Italiana, dell’Associazione Senzaconfine (che ancora oggi si batte per e con i migranti) e di Azad - per la libertà del popolo kurdo.
E ad una delle più terribili tragedie degli Anni Novanta fu il primo, e per tantissimo tempo praticamente quasi solo, ad interessarsi: la strage di Natale del 1996, la tragedia di Porto Palo che costò la vita a 283 persone la notte del 26 dicembre di vent’anni fa nel Canale di Sicilia.
La prima notizia la diede il 4 gennaio la Reuters riferendo che alcune persone di origine asiatica, arrestate in Grecia, affermavano di essere superstiti di un naufragio. La notizia fu accolta con scetticismo e quasi nessuno gli diede peso. Per diverso tempo furono “fantasmi” per l’Italia, un po’ come i migranti della Norman Atlantic di cui nessuno saprà nomi, reale presenza, provenienza, volti. Ma sono stati lo stesso indicati come colpevoli…
Dino prese contatto personalmente con queste persone, superstiti del naufragio e con le famiglie delle vittime. Elaborò un dossier che consegnò alle autorità italiane. Solo nel 2001, grazie ad un pescatore di Porto Palo si riuscì a ritrovare il relitto della nave e finalmente le nebbie dello scetticismo (ma vien anche da scrivere, del disinteresse più totale… ) cominciarono a diradarsi. Negli anni successivi il giornalista di Repubblica Bellu (colui che rintracciò il pescatore che permise di ritrovare il relitto della nave) narrò la vicenda nel libro “La nave fantasma”; Renato Sarti e Bebo Storti vi dedicarono uno spettacolo teatrale e Carlo Lucarelli una puntata di Blu Notte.
Negli anni alcuni pescatori si erano imbattuti nei resti di quel naufragio, qualcuno addirittura cominciò a parlare di cadaveri ritrovati e poi rigettati in mare. Nel 2002 ancora una volta le vicende tragiche dell’immigrazione verso l’Italia e dei pescatori di Porto Palo s’intrecciarono: alcuni di loro furono indagati dalla procura di Modica per “agevolazione dell’immigrazione clandestina” per aver soccorso 127 migranti.
Dino Frisullo, insieme ad altri, sottoscrisse una lettera aperta in solidarietà ai pescatori e durissimo con la legge Bossi-Fini (allora in fase di arrivo) e varie istituzioni italiane, chiudendo la lettera impegnandosi a “denunciare l’Italia davanti ai tribunali internazionali per ogni violazione del diritto internazionale, del diritto della navigazione e dei principi umanitari, che sarà perpetrata nella futura attività di contrasto dellimmigrazione clandestina” e auspicando “che vengano finalmente smantellate le centrali del traffico in mano alle mafie internazionali e tutte le complicità istituzionali ed internazionali che ne garantiscono i profitti. Indirizzi e nomi che le associazioni non governative hanno denunciato da tempo”.
“Con lo sguardo delle vittime”, degli ultimi, degli emarginati, degli impoveriti, di coloro che fuggono da guerre e oppressioni, fu la ragione dell’esistenza e della militanza di Dino, la motivazione di una “folle corsa mozzafiato” nel nome di ideali e di un amore per l’umanità immenso, quello sguardo che è sempre mancato a chi “scoprì” solo un anno fa una rotta che Dino ha vissuto e percorso tutta la vita. La ripercorse idealmente in una sua commovente e indignata poesia nel 2000, “Cronaca nera” dedicata a tutti i migranti del mare, a tutti quelli che sono oppressi dall’ingiustizia e dalla brutalità (dis)umana, a tutti coloro che sognano sotto le stelle un avvenire migliore e a coloro che, con gli occhi pieni di lacrime, li vedono partire sognando con loro, che è possibile leggere (per esempio) su PeaceLink.
Dino arrivò ad essere arrestato e imprigionato nelle carceri turche per il suo impegno al fianco del popolo kurdo. Quest’articolo è corredato dalla foto di una vecchia prima pagina de Il Manifesto, la “carretta del mare” che vi si vede al centro è la rappresentazione più efficace del rapporto di amore tra Dino e il popolo kurdo.
Giunsero in quegli anni nei porti italiani due navi su cui fu inciso, storpiato, il nome di Dino. Come scrisse Tommaso Di Francesco, dopo la morte di Dino, su Il Manifesto “I profughi kurdi, in fuga dalla guerra etnica dei generali turchi della Nato, pensavano che l'Italia li avrebbe accolti a braccia aperte se solo avessero innalzato quel vessillo, quel nome a loro così vicino e caro: era di un uomo che, per i kurdi e come loro, era finito nelle prigioni di Ankara”. Alessio Lega, per ricordare Dino nel suo straordinario album Malatesta (https://alessiolega.bandcamp.com/album/mala-testa ), raccontò quest’episodio nella canzone Frizullo (il cui testo e le cui melodie è possibile ascoltare e apprezzare su https://alessiolega.bandcamp.com/track/frizullo ).
Alessio Di Florio
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