[Diritti] Un anno dopo: il WWF non è ancora intervenuto contro gli abusi ai ‘Pigmei’




COMUNICATO STAMPA DI SURVIVAL INTERNATIONAL

1 aprile 2015

Un anno dopo: il WWF non è ancora intervenuto contro gli abusi ai ‘Pigmei’

I ‘Pigmei’ Baka hanno
                        subito molestie, pestaggi e torture da parte
                        delle squadre anti-bracconaggio sostenute e
                        finanziate dal WWF.
I ‘Pigmei’ Baka hanno subito molestie, pestaggi e torture da parte delle squadre anti-bracconaggio sostenute e finanziate dal WWF.
© Survival International

A un anno esatto dalle segnalazioni di Survival, il WWF non ha ancora adottato misure per contrastare le molestie, i pestaggi e le torture subiti dai “Pigmei” Baka e dai loro vicini per mano delle squadre anti-bracconaggio nel Camerun sud-orientale. Il gigante della conservazione era venuto per la prima volta a conoscenza degli abusi tredici anni fa.

Le squadre anti-bracconaggio sono formate da guardie forestali – e a volte anche da poliziotti e soldati – finanziate e sostenute dal WWF: senza il suo fondamentale sostegno non potrebbero operare.

Le persone che hanno scritto al WWF chiedendogli di intervenire per garantire che i suoi fondi non siano utilizzati per violare i diritti dei Baka e dei loro vicini sono quasi 9000. Mentre, lo scorso anno, alcuni abitanti dei villaggi avevano chiesto al WWF anche di sospendere i suoi finanziamenti.

Guarda qui una video-testimonianza in cui alcuni Baka chiedono al WWF di smettere di finanziare le squadre anti-bracconaggio.

Gli abitanti dei
                      villaggi hanno chiesto al WWF di smettere di
                      finanziare gli abusi commessi dalle squadre
                      anti-bracconaggio. 
Gli abitanti dei villaggi hanno chiesto al WWF di smettere di finanziare gli abusi commessi dalle squadre anti-bracconaggio. 
© Survival

Il WWF aveva inizialmente risposto con rabbia alle lettere in cui Survival International – il movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni – denunciava gli abusi, definendo la campagna “assurda” e “strumentale”. A distanza di tempo, tuttavia, il WWF ha ammesso di essere “consapevole che la generale situazione di svantaggio sofferta dai Baka prevale anche nelle loro interazioni con le eco-guardie, la polizia e i tribunali”.

Il WWF dichiarò che avrebbe atteso i risultati dell’inchiesta sugli abusi affidata alla Commissione per i Diritti Umani del Camerun, ma a più di cinque mesi dal deposito della denuncia, le indagini non sono nemmeno state avviate. L’organo camerunense per i diritti umani ha dichiarato che intende visitare solo qualche villaggio, e che pubblicherà i risultati solo alla fine dell’anno. Survival, e molti Baka, hanno sollecitato il WWF ad adottare subito le misure necessarie per accertarsi di non finanziare abusi nel frattempo.

La persecuzione violenta per mano delle squadre anti-bracconaggio è solo uno dei sistematici abusi dei diritti umani subiti dai Baka. Per prevenire queste violazioni il WWF si è impegnato a rispettare una serie di principi sui popoli indigeni ma, secondo i Baka, nel suo lavoro in Camerun non ne sta applicando nessuno.

Ad esempio, il WWF si è impegnato a sostenere la creazione di ‘aree protette’ o restrizioni alla caccia e alla raccolta di sussistenza, solo con il consenso libero, prioritario e informato dei Baka.

I Baka hanno paura di
                      entrare nella loro foresta, che è stata
                      trasformata in ‘area protetta’.
I Baka hanno paura di entrare nella loro foresta, che è stata trasformata in ‘area protetta’.
© Selcen Kucukustel/Atlas

I Baka, però, non hanno mai dato il loro consenso alla creazione di “aree protette” nelle loro terre, né alle leggi che spesso li criminalizzano come ‘bracconieri’ perché cacciano per nutrirsi. Subiscono invece molestie, pestaggi e torture, e molti raccontano di amici e parenti morti a causa delle percosse.

Sebbene i popoli indigeni sappiano prendersi cura dei loro ambienti meglio di chiunque altro, in tutto il mondo i loro diritti vengono violati nel nome della “conservazione”. Survival sta contrastando questi abusi con una campagna dal titolo ‘Parks Need Peoples’ (I parchi hanno bisogno dei popoli).

“A tutt’oggi, l’indagine della Commissione non si è ancora mossa, e ci vorranno diversi mesi prima che qualcuno visiti qualche villaggio. Il WWF deve agire subito, prima che vadano distrutte – o perse – le vite di altre persone” ha dichiarato oggi il Direttore generale di Survival Stephen Corry. “Per il WWF è arrivato anche il momento di onorare i suoi impegni verso i popoli indigeni, come richiesto anche dagli stessi Baka. Per affrontare correttamente questa crisi, il WWF dovrebbe smettere di finanziare le eco-guardie e rispettare i suoi stessi principi.”

Note ai redattori:

- Leggi l’ultima lettera inviata da Survival al Direttore generale del WWF
- Scarica il nuovo, durissimo rapporto di Survival ‘Parks Need Peoples’
- “Pigmei” è un termine collettivo usato per indicare diversi popoli cacciatori-raccoglitori del bacino del Congo e di altre regioni dell’Africa centrale. Il termine è considerato dispregiativo e quindi evitato da alcuni indigeni, ma allo stesso tempo viene utilizzato da altri come il nome più facile e conveniente per riferirsi a se stessi. Altre informazioni sull’argomento a questo indirizzo: www.survival.it/chisiamo/terminologia

Per leggere la storia online: http://www.survival.it/notizie/10712

Survival International è il movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni. Dal 1969 aiutiamo i popoli indigeni a difendere le loro vite, a proteggere le loro terre e a determinare autonomamente il proprio futuro.




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