[Diritti] No Tav. Un tranquillo fiume in piena
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- From: "Federazione Anarchica Torinese" <fat at inrete.it>
- Date: Sun, 22 Feb 2015 09:43:45 +0100 (CET)
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No Tav. Un
tranquillo fiume in piena
Torino, 21 febbraio. Dai sentieri
della Val Susa alle strade di Torino i passi dei No Tav segnano un
frammento della storia di questi nostri anni.
Non bastano gli anni
di galera, le botte, i risarcimenti a sei cifre per fermare un movimento
che lotta contro un treno, per affermare la libertà di decidere il proprio
futuro.
Nella piazza torinese di questo fine febbraio c’era tanta
gente, tanta gente dalla Val Susa, tante delegazioni dalle città dove c’è
chi lotta contro le devastazioni ambientali, lo spreco di risorse,
l’imposizione di un’idea di mondo folle, autoritaria, ingiusta.
La
manifestazione indetta dopo le condanne contro 46 No Tav per le giornate
di lotta del 27 giugno e 3 luglio 2011, il giorno successivo
all’approvazione del progetto “definitivo” da parte del CIPE, dopo
un’ulteriore raffica di condanne per l’azione di lotta alla GeoValsusa
dell’agosto 2012, ha dato il segno di un movimento che dura e rinforza i
legami solidali con le altre lotte.
Imponente ma discreto il
dispositivo poliziesco, ha tuttavia dato la sua zampata, ritardando per
ore l’arrivo del treno da Milano, tanto che una parte dei No Tav milanesi
non è mai arrivata al corteo.
Un segnale chiaro in vista delle
giornate di lotta contro l’expo.
La città di Torino ha risposto con
grandi numeri all’appello del movimento No Tav.
Sempre più forti
sono i legami tra la valle e la città, nella consapevolezza che ospedali
che chiudono, tram, bus, treni più costosi e meno sicuri, scuole che
cadono a pezzi, lavoro ridotto a schiavitù precaria non sono un destino.
Cambiare rotta si può, fuori dal recinto istituzionale, praticando
l’azione diretta e rifuggendo la delega. Torino, nonostante il restyling
della vetrina fatto dalle amministrazioni democratiche al governo da
decenni, è una città in ginocchio: lo scorso anno hanno perso la casa e
sono finite in strada oltre quattromila famiglie, il doppio di Milano, tre
volte Roma e Napoli.
Tra Torino e la Val Susa si gioca una partita
importante. Non è solo un treno. E’ la possibilità concreta che il destino
già scritto da chi punta sulla logica del profitto e del dominio, possa
essere cancellato.
Qui le
dirette di Radio Onda d’Urto
Qui una galleria
fotografica
Un video con un sunto degli
interventi dell’assemblea No Tav del 16 febbraio a Torino
Di
seguito il volantino distribuito in piazza dalla Federazione Anarchica
Torinese, in piazza nello spezzone rosso e nero.
La sabbia, la
macchina, l’azione diretta
Il movimento No Tav ha tante anime ma
un unico scopo: fermare il supertreno e dare una bella botta al mondo che
rappresenta.
E' una spina nel fianco di questo sistema. Una spina
sempre più dolorosa, che vogliono estirpare ad ogni costo.
Le accuse
di terrorismo, sulle quali la Procura non ha smesso di puntare, nonostante
l’assoluzione di Chiara, Claudio, Mattia e Nicolò, le gravi condanne
inflitte per le giornate di lotta del 27 giugno e 3 luglio 2011, le decine
di procedimenti contro centinaia di attivisti, sono il segnale della
volontà di piegare con la forza un movimento che non cede, che non accetta
di ridursi a mero testimone dello scempio.
“La legge è uguale
per tutti” è scritto nei tribunali: una farsa atroce. Il diritto dei
diseguali è da sempre l’emblema di una giustizia di classe.
Chi
uccide migliaia di lavoratori, chi ammazza in divisa, chi avvelena l’acqua
e l’aria per il proprio profitto è tutelato e protetto. Chi si ostina a
voler cambiare un ordine sociale feroce, ingiusto, predatorio, razzista è
condannato a lunghi anni di galera.
L’azione
della magistratura, orientata a reprimere ogni insorgenza, ha operato una
torsione del diritto, introducendo di fatto il criterio della
responsabilità collettiva. Quando non reggono i reati associativi usano
l’impalpabile categoria del concorso. La scelta dei soggetti da
colpire, costruita sui dossier delle polizie politiche, la digos e i ros,
consente operazioni apparentemente “neutre”, in realtà ben mirate. Nuovi
pacchetti sicurezza rafforzano un insieme normativo che trasforma in
nemici gli oppositori politici, applicando loro leggi di guerra.
Il
movimento ha eluso ogni tentativo di dividere i buoni dai cattivi
ponendosi a fianco di chi ha subito condanne e di chi è ancora in carcere
o a ai domiciliari.
Oggi in piazza ci sono anche i sindaci No
Tav. Pochi mesi dopo le elezioni, diversi di loro si sono seduti al tavolo
delle compensazioni, un'ambiguità che rende sempre meno attrattive le
sirene istituzionali.
La partita vera è comunque in mano ad un
movimento che ha dimostrato con i fatti la propria autonomia.
L'ultima mossa del governo ne dimostra la debolezza. Per questo e
diversi altri anni a venire non verranno aperti cantieri in bassa valle.
Vogliono scavare il mega tunnel dentro la montagna, partendo dalla
galleria di Chiomonte. Una soluzione “tecnica” per una questione politica.
Il governo teme blocchi e proteste che rendano ingovernabile la bassa
valle.
I No Tav dovranno fare i conti con uno scenario difficile.
L’area di Chiomonte, scelta per le sue caratteristiche di inaccessibilità,
distanza dai centri abitati, facile controllo militare non può essere il
solo terreno in cui si gioca una partita, che, sul piano dello scontro
diretto, è persa in partenza.
Anche le azioni di sabotaggio, dentro
o fuori la valle, pur importanti nel ridare fiducia nella possibilità di
gettare sabbia nell’ingranaggio dell’occupazione militare, hanno tuttavia
una valenza del tutto simbolica, nonostante il can can mediatico che a
volte si scatena.
La scommessa, l’unica che valga le violenze
subite, i feriti gravi, le condanne e le carcerazioni, è quella di dare
gambe ad un movimento in cui non vi siano specialisti della politica o
dell’azione, ma ambiti di confronto e azione in cui ciascuno, come vuole e
come può, nel necessario confronto tra tutti, possa dare il proprio
contributo alla cancellazione della Torino Lyon.
Per bloccare
l’ingranaggio occorre molta sabbia, non bastano poche manciate, non
bastano le manifestazioni popolari in sostegno di chi agisce, serve
l’azione diretta popolare. Occorre un confronto a tutto campo, di comitato
in comitato, di paese, in paese, di quartiere in quartiere, saldando le
lotte, unendo i fronti, mettendo a fianco chi non ha una casa e chi
rischia di perderla per il Tav. Se il tunnel lo scaveranno dentro la
montagna, l’unica alternativa è creare le condizioni perché l’intera valle
si blocchi, perché ovunque vi sia una barricata, un picchetto, un’azione,
anche piccola, che inceppi la macchina, in cui ciascuno sia protagonista.
Dopo quattro anni e mezzo di occupazione militare il governo punta
sulla stanchezza, sulla rassegnazione, sulla divisione.
I No Tav
hanno dalla loro la durata, la maturità acquisita, la consapevolezza di
avere davanti una strada tutta da lastricare. Ingegneri di barricate e
inventori di nuovi sentieri sono chiamati ad un impegno difficile ma
possibile. Dipende solo da noi. Da ciascuno di noi. Senza deleghe a
nessuno.
Prossimo appuntamento:
La maschera della
democrazia. La legge è uguale per tutti?
Il fronte della guerra
interna: i processi ai No Tav e agli antirazzisti, la sorveglianza
speciale, i fogli di via... Il diritto penale del nemico, il paradigma
repressivo che mostra la trama dell'ordine liberale
Ne parliamo venerdì 27 febbraio
ore 21 corso Palermo 46.
Introduce Lorenzo Coniglione
www.anarresinfo.noblogs.org
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