L'AVVENIRE DEI LAVORATORI La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano Settimanale in posta elettronica – Zurigo, 5 febbraio 2015 |
IPSE DIXIT Molti anni dopo - «Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendía si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio. Macondo era allora un villaggio di venti case di argilla e di canna selvatica costruito sulla riva di un fiume dalle acque diafane che rovinavano per un letto di pietre levigate, bianche ed enormi come uova preistoriche. Il mondo era così recente, che molte cose erano prive di nome, e per citarle bisognava indicarle col dito.» – Gabriel Garcia Marquez |
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Il nuovo Capo dello Stato Ardeatine-Quirinale Il Presidente Sergio Mattarella si è recato in visita privata alle Fosse Ardeatine. Dopo essersi fermato in raccoglimento nel luogo dell'eccidio compiuto dai nazisti nel quale furono trucidate 335 persone ha rilasciato la seguente dichiarazione: "L'alleanza tra nazioni e popolo seppe battere l'odio nazista, razzista, antisemita e totalitario di cui questo luogo è simbolo doloroso. La stessa unità in Europa e nel mondo saprà battere chi vuole trascinarci in una nuova stagione di terrore".
II Presidente Sergio Mattarella rende omaggio alle Fosse Ardeatine |
Il nuovo Capo dello Stato Un uomo dai tempi in cui c’era la politica di Paolo Bagnoli Per i prossimi sette anni il Colle più alto di Roma avrà il volto severo di Sergio Mattarella. Vedremo come sarà la sua presidenza; crediamo ben diversa da quella del suo predecessore. Facciamo al nuovo Presidente gli auguri più sinceri di un buono e proficuo lavoro convinti che, chi di solito parla poco, combina per lo più non male. Oggi quello che possiamo fare è di vedere il contesto politico nel quale è maturata la candidatura di Mattarella con la quale Matteo Renzi, va riconosciuto, porta a casa un risultato che lo rafforza. L’esigenza primaria che egli aveva era quella di tenere insieme un partito-contenitore che è un caleidoscopio in cui c’è tutto e pure il contrario di tutto. Per farlo doveva recuperare la dissidenza interna guidata da Bersani e qui si è cristallizzata la candidatura, non sappiamo se scientemente o per puro caso visto che il presidente del consiglio ha conosciuto di persona Mattarella solo pochi giorni orsono. I postcomunisti, quando vedono uno della vecchia sinistra DC, non resistono. A prescindere, avrebbe detto Totò. Il personaggio non era certo di quarta fila. Con ciò il partito-collettore si è ricompattato nel voto e il richiamo della sirena DC ha suonato anche in altre forze; così Mattarella ha avuto un successo innegabile. Renzi, inoltre, raccoglie un altro importante risultato che irrobustisce la sua leadership alla segreteria del PD. Oramai Bersani e i suoi hanno chiuso la loro corsa. Sul piano politico sono oggettivamente meno forti di prima e non potranno che omologarsi del tutto all’insieme renziano. Con la solita spregiudicatezza e velocità Renzi ha beffato Berlusconi. Prima gli ha carpito il voto sulla legge elettorale e poi lo ha mollato spaccandogli l’alleanza rimessa in piedi con Alfano. Crediamo che anche Raffaele Fitto, pure lui già dc, non debba lagnarsi della salita di un già dc al Quirinale! Nessuno sa più in che consista il cosiddetto “patto del Nazareno”. Era, e rimane, un’oscura sconcezza che ci sembra tanto profumare di assetto radiotelevisivo. Uno dei contraenti, Berlusconi ha ben poche armi in mano: quasi una forza di riserva di cui, nei momenti di difficoltà, il sulfureo presidente del consiglio si può servire come meglio crede. Ora, se esaminiamo in parallelo le sorti di quella che fu FI e di quella dei postcomunisti, pensiamo si possa dire che la Seconda Repubblica è sepolta. Essa ci lascia in eredità una democrazia dallo spazio più stretto, come ci dicono l’abolizione dei consigli provinciali e del Senato nonché una legge elettorale con un premio di maggioranza che equivale a circa la metà dei membri della Camera e un alto numero di nominati. Questo bipolarismo consegna il Paese a un partito padrone e, di fatto, istituisce un premierato forte. Ultima osservazione: se la Seconda Repubblica è tramontata e bisognerà pensarne una Terza è veramente significativo che al ruolo di garanzia e di traghettatore sia stato chiamato un uomo politico democristiano della Prima Repubblica, cioè di un’epoca in cui, pur con tutti i limiti e i difetti, c’era tuttavia la “politica”.
Il Presidente Mattarella con Matteo Renzi |
Il nuovo Capo dello Stato Riceviamo e volentieri pubblichiamo L’ARBITRO E QUELLO DEL “CARPE DIEM” di Emanuele Macaluso Non voglio commentare, per filo e per segno, il discorso del presidente Mattarella. Ma sono rimasto estasiato da tutti i commenti degli addetti ai lavori e di tanti esponenti di primo, secondo, terzo e anche quarto piano i quali tutti, all’unisono, si attribuiscono i meriti della scelta e che adesso sotto tutti “mattarelliani”. E tutti accolgono con ovazione l’annuncio che il presidente sarà un arbitro imparziale. E cosa s’aspettavano che dicesse: “sarò di parte”? Uno spettacolo, quello dei commentatori, non proprio di grande levatura. Il discorso di giuramento del presidente della Repubblica, pregno di riferimenti alla Carta costituzionale, quasi una lectio costituzionale, viene da una profonda cultura politica del cattolicesimo democratico. Dove si trovano il tema dei diritti, del sociale, della politica internazionale e dei sentimenti popolari. Insomma, un discorso che contiene una visione della società, della politica e del ruolo istituzionale del Quirinale. Anche il presidente del Consiglio, Renzi, si è profuso in sperticati giudizi. Ma io, detto con tutto il rispetto, non gli ho mai sentito pronunciare, anche in occasioni di una certa importanza, un discorso di forte spessore e che contenesse una visione strategica. Anche Renzi viene dal filone cristiano democratico. Ma tutti noi sappiamo che la storia dei cattolici impegnati in politica è fatta di esponenti di destra, di centro e di sinistra. A me Mattarella, persino nella figura fisica, ricorda Aldo Moro. Quello stile. Renzi è ancora fermo al “carpe diem”. |
Il nuovo Capo dello Stato Riceviamo e volentieri pubblichiamo Litanie E come non parlare del discorso di insediamento del dodicesimo Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella? di Edoardo Varini La prima cosa che vorrei dire è che non è stato un discorso, è stata una litania. Dalla struttura di una litania: c'è un sacerdote che enuncia e un'assemblea che risponde. Assomiglia tanto, assomiglia troppo, alla Litania dei santi secondo il rito ambrosiano, quella da recitarsi prima delle sepolture. · Santa Maria / Intercedi per lei! · San Michele / Intercedi per lei! · San Giovanni / Intercedi per lei! · San Giuseppe / Intercedi per lei! “Lei” è la Repubblica Italiana. Turrita, sì, come sempre, ma anche battuta, depredata, vilipesa, svenduta, irrisa, lapidata a morte da tutti quelli che hanno scagliato la prima, la seconda e la terza e la quarta e l'ennesima pietra per tacersi la coscienza con il loro frastuono. · Garantire la Costituzione significa garantire il diritto allo studio dei nostri ragazzi in una scuola moderna in ambienti sicuri, garantire il loro diritto al futuro. / Applausi! · Significa riconoscere e rendere effettivo il diritto al lavoro. / Applausi! · Significa promuovere la cultura diffusa e la ricerca di eccellenza, anche utilizzando le nuove tecnologie e superando il divario digitale. / Applausi! · Significa amare i nostri tesori ambientali e artistici. / Applausi! · Significa ripudiare la guerra e promuovere la pace. / Applausi… La litania continua, ma io mi fermo qui. Per concludere con un passo che il Presidente ha messo in cima: «Dobbiamo saper scongiurare il rischio che la crisi economica intacchi il rispetto di principi e valori su cui si fonda il patto sociale sancito dalla Costituzione». Rischio? Presidente, non è un rischio. È già mille volte accaduto… >>> Continua la lettura sul sito |
SPIGOLATURE Un nuovo Settennato di Renzo Balmelli ARBITRO. Che l'Italia abbia un bisogno urgente di riforme, di fatti e non di proclami salottieri, è trapelato in modo inequivocabile dalle vivacissime reazioni all'elezione del nuovo Presidente. Dal punto di vista socio-economico il contesto, che il rapporto Eurispes definisce sempre più povero e pessimista, rimane infatti difficilissimo. Sobrio, austero, inattaccabile dalla dietrologia sgangherata dei suoi avversari, quando Sergio Mattarella, arbitro e non tifoso, fa appello ai giocatori, è alla classe politica, sia essa vittoriosa o sconfitta, che si rivolge affinché sia la prima a dare il buon esempio. Ma come nel calcio, da arbitro si aspetti insulti e simulazioni da chi le leggi le esige ad personam. STAGIONE. Come evidenzia la svolta greca, oggi la crisi economica e di bilancio pone non solo Palazzo Chigi, ma tutta l'UE di fronte a scelte che forse non è esagerato definire epocali. Sempre più impellente appare la necessità di rinnovarsi, di osare di più , di tornare a vincere e convincere. Se l'Italia mediterranea ed europea , superata la prova del Quirinale, troverà una maggiore tranquillità per gestire il cambio di stagione senza traumi, e soprattutto se il Pd smetterà di litigare, potrà riavere quel ruolo che il nefasto ventennio berlusconiano le ha fatto perdere, in modo da restituire smalto e vigore ai Trattati di Roma di cui è la culla. REGALINO. In cauda venenum. In politica, malgrado le apparenze, c'è sempre una coda velenosetta che mette in guardia gli osservatori. A proposito del Nazareno sembrava che nella partita per il Colle fossero stati chiariti gli equivoci. Invece l'imprevisto sconto di pena all'ex Cav, il curioso regalino alla fine dei giochi non è passato inosservato. Nulla da eccepire, per carità. Le sentenze non si discutono e non c'è motivo di fare peccato pensando male. A guardar bene, la fine anticipata del percorso rieducativo è un atto di clemenza che non modificherà di un ette la turbolenta biografia del personaggio. CONFUSIONE. "Quel che resta del giorno" il titolo di un libro e di un film che raccontano l'evanescenza di un amore. Con una parafrasi un po' ardita in questi giorni si potrebbe evocare l'evanescenza di una leadership, la dissoluzione di un progetto per il cambiamento: quello che sotto la guida dell'ex premier ha illuso e deluso il Paese. Ormai su quel fronte che ha prodotto scandali e disastri, quel che resta è la confusione. A destra l'ultimo in partita è rimasto Matteo Salvini che però con i suoi slogan di facile suggestione, nonché l'appiattimento acritico sulle posizioni estremiste della Le Pen, è l' opposto di una cultura di governo. RUOLO. Sul ruolo della Repubblica federale tedesca nel concerto a volte cacofonico ma anche vitale della comunità europea sono già stati scritti interi trattati, a volte entusiastici, altri meno benevoli. Di sicuro farà discutere l'analisi di un autorevole quotidiano svizzero di lingua tedesca, fondata sul presupposto che al mondo serve “più Germania” per il rigore col quale Berlino riesce a tenere a bada le derive dell'estremismo di destra senza lasciarsi contagiare dal Fonte nazionale francese e compagnia bella. E' un giudizio che in parte di può condividere, a patto però che la Germania rimanga così com'è, leale, democratica e , consapevole della sua storia , al riparo da mire egemoniche. INSICUREZZA. La classica missione impossibile. Da mesi la diplomazia di Berna sta sudando le proverbiali sette camicie per conciliare due concetti inconciliabili: il rifiuto della libera circolazione sancito dell'iniziativa populista di un anno fa e gli accordi bilaterali con l'UE che, da parte sua, non ammette deroghe. Questa volta la democrazia referendaria, gran vanto della Confederazione, ha prodotto un frutto non facile da amministrare. Nell'accettare l'iniziativa nazionalista, il voto ha portato insicurezza, ma il popolo ha preso il rischio consapevolmente mettendo il Paese e il suo governo in una situazione per nulla piacevole che può portare in un vicolo cieco. BARBARIE. Il mondo arabo non poteva più restare silente dopo l'orrenda uccisione del pilota giordano, arso vivo nella prigione dell'Is, che ci fa ripiombare in pieno medio evo. Dall'università di Al-Azhar del Cairo, il più prestigioso centro di insegnamento dell'Islam sunnita, arriva una durissima presa di posizione contro questa inaudita esplosione di crudeltà. E poiché violenza chiama violenza, la prima conseguenza è stata la doppia impiccagione di due terroristi di Al Qaida in Giordania, col rischio di riesumare la pratica disumana dell'occhio per occhio, dente per dente che non farebbe che gettare benzina sul fuoco dei tagliagole. Di fronte alla nuova minaccia, non è più procrastinabile un'azione non solo a parole del mondo unito contro tanta barbarie, prima che l'incendio divori ogni cosa. |
LAVORO E DIRITTI a cura di www.rassegna.it Per liberare il Mezzogiorno dall'economia criminale Il Viaggio della legalità fa tappa a Napoli e in Campania. Una settimana di incontri, dibattiti, assemblee nei territori e nei luoghi di lavoro. Far ripartire il Paese dalla lotta alla corruzione di Gianluca Torelli Il “Viaggio della legalità” in questi giorni fa tappa in Campania. Una settimana di incontri, dibattiti, assemblee nei territori e nei luoghi di lavoro. La cinque giorni campana è stata aperta dall'iniziativa che si è svolta lunedì scorso a Napoli, nella centralissima Villa Pignatelli, cui ha partecipato il segretario generale della Cgil Susanna Camusso. La mattinata di riflessione è stata coordinata dal Segretario della Cgil Campania Franco Tavella e introdotta dal Segretario della Cgil dell'area metropolitana Federico Libertino. Al centro del dibattito una domanda: come si liberano il Mezzogiorno e il Paese dall'economia criminale? Gli interventi dei relatori hanno provato ad affrontare questo nodo e a fornire delle risposte. Nella sua relazione introduttiva, Libertino si è concentrato in particolare sul contrasto alla corruzione, sul recupero delle aziende sequestrate e confiscate - su cui, ha spiegato Libertino, la Cgil di Napoli sta portando avanti una sperimentazione sindacale che sta dando grandi risultati -, sulla lotta alle ecomafie e sull'emersione del lavoro nero. In particolare, secondo Libertino, è necessario un cambio di passo da parte del Governo, che deve affrontare con determinazione i nodi cruciali della lotta alla criminalità economica e investire uomini e risorse nel settore della sicurezza e della giustizia, così come sono necessari investimenti, in particolare nel meridione, per creare posti lavoro e sviluppo. Fra le proposte di Libertino, quella di un profondo intervento di rigenerazione urbana che interessi in particolare le periferie di Napoli, un'iniziativa che secondo il segretario della Cgil di Napoli potrebbe “da un lato dare impulso all'occupazione, per dare risposte e una prospettiva di futuro ai giovani, creando posti di lavoro che vorrebbero dire libertà e progresso, dall'altro rimuovere quei fattori di degrado urbano e ambientale che sono poi anche la radice del degrado sociale e culturale, e ne rappresentano un presupposto spesso determinante.” All'iniziativa di Villa Pignatelli hanno partecipato Maria Cristina Amoroso, sostituta procuratrice della Repubblica presso il Tribunale di Nola, esperta in reati connessi alla criminalità e in reati ambientali, Donato Cafagna, vice prefetto incaricato dal Ministero degli Interni per la vicenda di Terra dei fuochi, e Fabio Giuliani, referente regionale di Libera in Campania, oltre a Raffaele Cantone, presidente dell'autorità nazionale anticorruzione, impegnato proprio in questi giorni a fare luce sulla vicenda degli appalti truccati all'ospedale di Caserta, dove i clan di camorra sono riusciti per anno a inquinare la regolarità nell'aggiudicazione delle gare. Il presidente Cantone ha rivolto, tra le altre cose, un appello alla Cgil a combattere insieme la battaglia contro la corruzione. Secondo Cantone la lotta alla corruzione è prioritaria per far ripartire l'economia del Paese e ridare competitività alle nostre imprese, che spesso a causa della corruzione non fanno innovazione e non investono per accrescere il proprio know how. Ha concluso i lavori Susana Camusso, che ha evidenziato come la legalità debba diventare “la quotidianità dell'osservazione”, una pratica quotidiana. Dopo la settimana campana, il "Viaggio della legalità" ripartirà alla volta di Roma, dove si concluderà il 19 febbraio. |
ITALIANI NEL MONDO Imminente l’audizione del Senato con i truffati del Caso Inca-Giacchetta Nei prossimi giorni il CQIE presieduto dal senatore Micheloni ha in calendario audizione del Comitato difesa famiglia di Zurigo. Il Comitato per le Questioni degli Italiani all’Estero del Senato presieduto da Claudio Micheloni (Pd) ha deciso di sentire il Comitato difesa famiglie di Zurigo. Lo ha dichiarato il senatore Micheloni, eletto in Europa, dopo avere ricevuto una lettera dal Presidente del Comitato difesa famiglie di Zurigo, Marco Tommasini, su una grave truffa milionaria perpetrata a danno di lavoratori pensionati da parte di un dirigente dell’INCA-CGIL in Svizzera, Antonio Giacchetta. La lettera del Comitato difesa famiglie di Zurigo, ha spiegato il presidente Micheloni, contiene anche la “richiesta di un impegno del CQIE di assicurare un sistema di controllo delle associazioni di patronato, così da evitare che si ripetano simili truffe” e di provvedere affinché si proceda al risarcimento dei truffati del patronato INCA-CGIL.
Il sen. Claudio Micheloni (Pd) |
Economia 1 Firmato l’accordo fiscale con la Svizzera di Laura Garavini, deputata del PD eletta nella Circoscrizione Estero Europa fa parte delle Commissioni Esteri, Antimafia e della Giunta per le autorizzazioni Questo accordo antievasione tra Italia e Svizzera lo aspettavamo da anni. E non poteva arrivare in un periodo migliore perchè con la crisi che c`è, la prospettiva che chi ha sottratto milioni di euro al fisco italiano, venga messo nelle condizioni di restituirli, è di vitale importanza. Chi non ha pagato le tasse e ha spostato i suoi capitali in Svizzera adesso verrà allettato a riportarli in Italia, a patto di pagare allo Stato le tasse dovute. Si prevede uno scambio di dati, da subito ed anche per il futuro: la Svizzera condividerà automaticamente con l’Italia tutte le informazioni di rilevanza fiscale (si calcola che in Svizzera ci siano più di 100 miliardi di euro intestati a nostri concittadini) e, in cambio, l’Italia rimuoverà la Svizzera dalla “black list” dei Paesi che non collaborano in materia fiscale. Inoltre, ora che il franco svizzero si è molto rafforzato rispetto al valore dell'euro, gli italiani saranno ulteriormente incentivati a far tornare a casa i loro soldi. Insomma, un buon risultato su un tema di estrema importanza e delicatezza. Peccato che non si sia riusciti ad affrontare in contemporanea anche la vicenda dei frontalieri. Ma di certo la questione continua ad essere all´ordine del giorno del Ministero delle Finanze.
L’on Laura Garavini (Pd) |
Economia 2 Garanzie miliardarie per i derivati di Stato Purtroppo i derivati vengono sempre presentati come se fossero dei toccasana, un guadagno sicuro, per i sottoscrittori e per le banche. Non è stato e non è così. di Mario Lettieri, già Sottosegretario all'economia (governo Prodi) e Paolo Raimondi, Economista Le polemiche roventi causate dal decreto legge in materia di fisco adottato lo scorso 24 dicembre dal governo hanno indotto Renzi a rinviare il testo al Consiglio dei Ministri del 20 febbraio per trasmetterlo poi alle competenti commissioni parlamentari. Purtroppo le polemiche sul famoso 3% di franchigia dalle sanzioni penali delle evasioni fiscali, rischiano di coprire altri aspetti e provvedimenti della legge di Stabilità che, ignorati dalla grande stampa, potrebbero passare nella più totale indifferenza. In essa «il Tesoro è autorizzato a stipulare accordi di garanzia bilaterale in relazione alle operazioni in strumenti derivati» fatte con le banche. Il governo giustifica tale decisione affermando che trattasi di una facoltà, non di un obbligo. Ma, come è già avvenuto in Irlanda e in Portogallo, lo Stato italiano potrebbe essere chiamato ad accantonare e bloccare somme molto consistenti a garanzia dei suoi derivati su cui le banche potrebbero valersi in caso di rischio default. Si tratta di un vero favore alle banche perché si modifica, sostanzialmente, il contratto a suo tempo sottoscritto. Ciò non avviene per nessun altro accordo bancario. Secondo le stime ufficiali del governo, gli strumenti derivati per la gestione del debito pubblico emesso dalla Repubblica Italiana ammontano a circa 161 mld di euro di valore nozionale. In gran parte, sono swap su tassi di interesse accesi per garantirsi contro possibili loro variazioni. Tale cifra non comprende i derivati degli enti locali. Secondo l'ultimo bollettino della Banca d'Italia del 6 novembre 2014 il loro valore di mercato, aggiornato al secondo trimestre 2014, è negativo per 34,428 mld . In altre parole, se detti derivati dovessero essere liquidati oggi, lo Stato italiano dovrebbe sborsare oltre 34 mld di euro! Si ricordi che nel 2013 le operazioni in derivati hanno già generato un esborso netto superiore a 3 mld. Nel 2012, invece, la ristrutturazione di un singolo derivato fatto con l'americana Morgan Stanley è costata all'erario ben 2 mld e mezzo di dollari. Naturalmente i cantori della «bellezza dei derivati» ci dicono che però tutto è momentaneo e dipende dall'attuale andamento dei tassi di interesse che sono scesi vicino alla zero. Domani potrebbe andare diversamente. Potrebbero ritornare a salire anche se, dicono sedicenti esperti e approssimativi governanti, ciò non è auspicabile in quanto sarebbe deleterio per la creazione del credito e per la stessa ripresa economica. È davvero stupefacente constatare che nelle leggi finanziarie Usa e di tutti i paesi Ue, Italia compresa, non vi sia stata una puntuale riflessione sulla pericolosità dei derivati. Eppure la bancarotta del sistema bancario del 2007-08 e le crisi di molti paesi sono state causate proprio dai derivati finanziari altamente speculativi. È evidente che il debito pubblico non si può risolvere con trucchi contabili e con giochi finanziari. Lo si riduce soltanto attraverso la crescita economica e il taglio drastico delle spese correnti, spesso inutili. L'esposizione creditizia delle Stato non è, di per sé, negativa purché sia finalizzata allo sviluppo e alla creazione di ricchezza reale e di occupazione. Non vi è quindi una finanza magica né vi sono derivati che possano rendere comunque roseo il futuro. Purtroppo i derivati vengono sempre presentati come se fossero dei toccasana, un guadagno sicuro, per i sottoscrittori e per le banche. Non è stato e non è così. A rimetterci sono quasi sempre gli stati e gli enti pubblici. Se a perdere sono le banche, allora gli stati intervengono con operazioni di salvataggio a spese di tutti i contribuenti. |
Da Avanti! online www.avantionline.it/ C’ERAVAMO TANTO AMATI A distanza di poche ore l’elezione di Mattarella produce i primi effetti politici. Non la sua persona ovviamente, ma il contesto con cui si è arrivati alla sua nomina fa la prima vittima, e di quelle eccellenti. Forza Italia è precipitata nel caos e il ‘patto del Nazareno’ si frantumano anche se non è escluso che rinasca dalle ceneri come l’Araba fenice. “Denunciamo – si legge in un passaggio del documento approvato dal Comitato di presidenza di Forza Italia riunito in giornata – il metodo scelto dal Partito Democratico per arrivare alla designazione del candidato Presidente. La stima e il rispetto, umano e politico, per la persona designata, non possono farci velo nel giudicare inaccettabili le modalità adottate nella trattativa tra le forze politiche dal partito di maggioranza relativa. Modalità che hanno sconfessato quel principio di condivisione delle scelte istituzionali, elemento fondante del patto sulle riforme da noi sempre onorato”. Parole pesanti che mettono una pietra tombale sull’accordo del Nazareno. Una giornata convulsa quella di Forza Italia. Da una parte la ‘voce contro’, quella di Fitto che chiede l’azzeramento dei vertici del partito, i quali si riuniscono, mettono sul tavolo le loro dimissioni e si vedono confermare la fiducia da parte di Silvio Berlusconi. Fitto inceve incontra i giornalisti alla Camera proprio mentre a palazzo Grazioli si riunisce l’Ufficio di presidenza FI: l’europarlamentare azzurro ne fa parte ma da tempo ne ha disconosciuto la legittimità formale e quindi lo diserta. Fitto ribadisce che non pensa proprio di andarsene da Forza Italia. Al contrario “resto e porterò avanti questa battaglia dall’interno”, al grido “vanno azzerati tutti i vertici: basta con i nominati dall’alto”. Ieri Berlusconi ha tentato di comporre le fratture incontrando prima Denis Verdini e poi lo stesso Raffaele Fitto e, in serata, ha riunito a palazzo Grazioli i fedelissimi. Ed è proprio a quella riunione che a tarda sera è stata decisa la convocazione prima dell’ufficio di presidenza ‘ristretto’, con la partecipazione dei soli aventi diritto di voto, ovvero una trentina di componenti, poi la convocazione dei gruppi di Camera e Senato nel pomeriggio. Fitto chiede tabula rasa ed ecco che capigruppo, vicecapigruppo e i vertici FI in blocco presenti al Comitato di presidenza affidano le loro dimissioni dai rispettivi incarichi a Berlusconi. Il quale le respinge, confermando a tutti piena fiducia. Dopo gli errori clamorosi degli ultimi tempi – afferma Fitto in una conferenza stampa alla Camera – c’è la necessità di un azzeramento totale degli organi del partito”. “Il patto del Nazareno è rotto, congelato, finito” annuncia a questo punto Giovanni Toti, consigliere politico di Forza Italia. E proprio il patto siglato tra Berlusconi e Renzi è finito sul banco degli imputati durante la riunione del comitato ristretto di Forza Italia. I vertici del partito di Berlusconi hanno duramente criticato le posizioni assunte dal presidente del Consiglio in occasione dell’elezione del nuovo Capo dello Stato. È stato proprio Renzi, dicono gli azzurri, a disattendere la parola data. Dal Partito democratico arrivano le riposte. La prima dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti: “Contenti loro – dice – contenti tutti. Ognuno per la sua strada, è meglio per tutti. Per noi, sicuramente”. La seconda di Debora Serracchiani, vice segretario del Pd: “Se il patto del Nazareno è finito, meglio così. La strada delle riforme sarà più semplice. Arrivare al 2018 senza Brunetta e Berlusconi per noi è molto meglio”. Insomma il Pd non sembra stracciarsi le vesti, anzi ora vede più facile e senza ostacoli il cammino delle riforme. Ma il voto di Forza Italia, come ricorda Toti è stato “più volte determinante. I voti parlamentari non sono problemi nostri, noi siamo all’opposizione. Stando ai numeri che abbiamo espresso in Senato – conclude – io non starei così sereno”. E poi aggiunge: “Forza Italia non è affatto antiriforme. Stando noi all’opposizione da oggi ci sarà un cammino diverso. Abbiamo dato mandato ai gruppi parlamentari di valutare di volta in volta i singoli provvedimenti e voteremo quello che sarà utile al paese. Il Pd non può pretendere di condividere ad intermittenza le scelte”. Parole che a dire il vero non sono nuove. È da vedere ora se dalle minacce passeranno ai fatti. E soprattutto è da vedere cosa farà Alfano dopo la clamorosa giravolta sul Quirinale. “Per noi – dice al Tg3 il ministro dell’Interno – non è una buona notizia l’addio al Patto del Nazareno da parte di Forza Italia, sarebbe stato meglio che il Patto durasse. Noi ci stiamo per fare le riforme e cambiare volto al Paese. C’e’ quindi la maggioranza per fare proseguire le riforme. Speriamo in un riaggancio di Forza Italia, ma in ogni caso noi ci siamo”. Sempre dal Nuovo centro destra parla anche Lupi: “Alfano non deve dimettersi da ministro ma dobbiamo rilanciare la nostra azione di Governo: non dobbiamo cambiare organigrammi ma logica politica, non è questione di cariche ma di contenuti”. E sulla eventualità di una verifica di Governo interviene il segretario del Psi Riccardo Nencini: “La coralità del voto espresso sul Capo dello Stato rende vana ogni verifica di Governo. Bisogna invece ‘spingere’ con determinazione per affrontare ora le questioni aperte e in transito tra Camera e Senato per evitare colli di bottiglia con l’inizio della campagna elettorale per le elezioni regionali e amministrative”. Vai al sito dell’avantionline |
Da MondOperaio http://www.mondoperaio.net/ Il Salmo del Fondatore di Luigi Covatta Che i salmi che hanno accompagnato l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica finissero in gloria era prevedibile. Ma solo Eugenio Scalfari poteva far finire in gloria anche tutta la complessa storia dell’Italia repubblicana . Solo il suo superego bulimico, cioè, poteva fare un sol boccone della Repubblica dei partiti solidi e di quella dei partiti liquidi, rivelandoci – sulla Repubblica del 1° febbraio – che Berlinguer perseguiva nient’altro che il socialismo liberale, e che Moro era d’accordo con lui. Da modesti cultori della materia, in verità, noi non ce ne eravamo mai accorti. Ma forse eravamo distratti dalla lezione di Norberto Bobbio sulle aporie della “terza via”, dai caveat di Massimo L. Salvadori sulla teoria gramsciana dell’egemonia, dalle riflessioni di Giuliano Amato sulle condizioni politiche e istituzionali di una democrazia dell’alternanza, perfino dagli articoli di Bettino Craxi sul socialismo pre marxista. Perdevamo tempo, quando invece l’obiettivo era a portata di mano se solo avessimo imboccato la strada del “governo degli onesti” o ci fossimo uniti al coro delle prefiche che accompagnarono alla tomba Aldo Moro, inconsapevole (e renitente) vittima sacrificale del connubio fra Giustizia e Libertà. Scalfari ora vorrebbe una bacchetta magica per trasformare il Pd in “un partito d’Azione di massa”. Ma già nel 1983 aveva provato a trasformare la Dc di De Mita in “un partito repubblicano di massa”, come osservò uno sferzante Carlo Donat Cattin dopo l’infelice esito di una campagna elettorale condotta sotto il peso dell’endorsement scalfariano. Stia quindi attento Renzi. E se proprio vuole – come secondo noi dovrebbe – avvicinarsi al socialismo liberale, scelga mentori più attendibili del fondatore di Repubblica. |
Da vivalascuola riceviamo e volentieri pubblichiamo Memoria del male, memoria del bene di Giorgio Morale Carissimi, quest'anno la riflessione su vivalascuola per la memoria della Shoah è dedicata ai Giusti: https://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2015/01/26/vivalascuola-188/ Si tratta di una memoria che ci fa sentire in debito e ci "compromette", poiché i Giusti ci trasmettono non solo la consapevolezza che "chi salva una vita salva il mondo", ma anche che non basta indignarsi del male di cui siamo spettatori; e soprattutto ci trasmettono l’impegno di farci carico, noi stessi, della lucidità e del coraggio che hanno ispirato chi ha operato e opera con giustizia e speranza, contro corrente e mettendo a rischio la propria vita, per salvare anche una sola vita umana nel corso dei genocidi che da Auschwitz in poi si sono susseguiti ovunque, ieri come oggi. La puntata comprende una riflessione di Stefano Levi Della Torre sulla figura dei Giusti, un intervento di Salvatore Pennisi sul valore educativo della memoria del bene, il racconto di Maria Bacchi di una bella pagina della nostra storia in quel di Nonantola e la riproposta di un articolo di Gabriele Nissim su Shoah e Giusti. Completano la puntata tre racconti di resistenza e dignità che proponiamo come lettura per le scuole; inoltre materiali e segnalazioni. |
LA RECENSIONE "Con Pertini al Quirinale" Simboli e poteri - I diari di Antonio Maccanico di Stefano Rolando L’edizione postuma dei diari di Antonio Maccanico relativi al settennato di Sandro Pertini al Quirinale riguardano il tratto 1978-1985. Sono stati curati e dettagliatamente annotati da Paolo Soddu (contemporaneista a Torino, autore di una biografia dedicata a Ugo La Malfa) e prefati da Eugenio Scalfari, di cui il Mulino (che li edita) sceglie un breve brano come cifra interpretativa complessiva che appare nel retro di copertina: “Non era facile guidare un uomo come Pertini, specie da quando aveva assunto la più alta carica dello Stato, e non era facile proteggerlo dal suo carattere, dalle decisioni che prendeva più col cuore che con la sua testa e che attuava immediatamente. Ma Tonino ci riuscì dedicandogli tutto se stesso”. Seicento pagine ripropongono anni crucialissimi della storia dell’Italia repubblicana. Anni con le radici affondate in tutto il secolo, con il disvelamento – ovvio per gli addetti ai lavori, meno per l’opinione pubblica – dei pochi e riservati luoghi in cui tutta la classe dirigente italiana, ancora nel pieno della sua prioritaria articolazione nel pluralismo dei partiti, converge nella quotidianità, converge nelle verità, converge nelle fragilità, converge nelle vanità. Ma è ancora dedita ad un progetto complessivo di evoluzione della incompiuta democrazia italiana, confrontandosi con la chance (che la presidenza Pertini offre) di ricucire lo strappo ormai grave tra istituzioni e cittadini e di trasformare l’abisso degli anni segnati dal terrorismo in una opportunità di riscatto e di orgoglio nazionale. Dunque gli anni che vanno dal caso Moro al caso Craxi, cioè dall’esplosione del progetto di unità nazionale causata dall’assassinio del leader della DC (e probabile prossimo presidente della Repubblica) al rilancio della competizione politica e ideologica della regola democratica. Un rilancio gestito – dopo e solo per alcuni versi anche in continuità rispetto al governo Spadolini – soprattutto dai socialisti (…) >>> Continua la lettura sul sito di mondoperaio |
SEGNALAZIONE Je suis laïque! Nel nome di Giordano Bruno Roma Piazza Campo de’ Fiori martedì 17 febbraio 2015 ore 17.00 C e r i m o n i a deposizione corone e saluti istituzionali Interventi musicali: Lucia Ianniello tromba, Maria Giuditta Santori percussioni C o n v e g n o Maria Mantello – Giordano Bruno, né dogmi, né padroni Franco Ferrarotti - Giordano Bruno, la poesia della libertà Carlo Bernardini – Laicità – Scienza - Libertà Partecipazione artistica del Centro Studi Enrico Maria Salerno Presenta Antonella Cristofaro Anche quest’anno l’Associazione Nazionale del Libero Pensiero “Giordano Bruno”, in collaborazione con Roma Capitale, ricorderà il 17 febbraio a Roma in piazza Campo dei Fiori (ore 17.00), il grande filosofo Giordano Bruno, mandato al rogo dalla lucida follia della Santa Inquisizione il 17 febbraio del 1600. Il convegno, al titolo ormai tradizionale “Nel nome di Giordano Bruno” aggiunge quest’anno il sottotitolo "je suis laïque”, come omaggio anche ai liberi pensatori del Charie Hebdo che hanno pagato con la vita il coraggio della loro satira dissacratoria: proclama di non sottomissione a chi pretende che la religione sia al di fuori di ogni possibilità di analisi e critica. Dopo l’attentato di Parigi al Charlie Hebdo, per l’Europa e il mondo democratico, per chi lotta per la democrazia e i diritti, la questione della laicità assume ancor di più valore di baluardo sia in "casa nostra", che contro la furia di dominio teocratico dei cecchini e tagliatori di teste jiadisti che sognano un unico popolo di sottomessi a un unico libro in nome di un unico dio. Je suis laïque, è allora il grido di resistenza attiva nella rivendicazione orgogliosa delle radici occidentali della democrazia, nella volontà di difenderla da chi sta cercando d’imporre la massificazione integralista della sua guerra santa, e nella desertificazione della individualità cannibalizza ogni sentimento di amore e solidarietà elevando odio e rapina a sistema di potere. Je suis laïque è la forza della ragione nell’intransigenza della tutela del primario diritto umano alla libertà di pensiero, valore fondante della civiltà occidentale, dell’Europa dei diritti e della democrazia che nella scelta e nel dubbio ha le proprie radici laiche. Radici che continuano a sbocciare anche se il fideismo cerca di reciderle, come scriveva Giordano Bruno: «Sono amputate radici che germogliano, son cose antique che rivegnono, son veritadi occolte che si scuoprono: è un nuovo lume che dopo lunga notte spunta all’orizonte et emisfero della nostra cognizione, et a poco a poco s’avicina al meridiano della nostra intelligenza». Di Giordano Bruno e della sua filosofia libertaria e attualissima, baluardo di laicità, parleremo martedì 17 febbraio a partire dalle ore 17.00 sotto il monumento a Giordano Bruno in Piazza Campo de’ Fiori a Roma. Un convegno a cielo aperto, che col patrocinio di Roma Capitale e del Centro Internazionale di Studi Telesiani, Bruniani Campenelliani “Alain Segonds - Giovanni Aquilecchia”, dopo la cerimonia di deposizione delle corone e i saluti istituzionali del Comune di Roma e di Nola continuerà con le relazioni di Maria Mantello (Giordano Bruno, né dogmi – né padroni); Franco Ferrarotti (Giordano Bruno, la poesia della libertà); Carlo Bernardini (laicità, libertà e scienza). Partecipazione artistica del Centro studi Enrico Maria Salerno e delle musiciste Lucia Ianniello e Maria Giuditta Santori. Presenta la scrittrice Antonella Cristofaro. Maria Mantello, Associazione Nazionale del Libero Pensiero “Giordano Bruno” |
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897 Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo L'Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista". Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte attiva al movimento pacifista durante la Prima guerra mondiale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-edizione l'Avanti! garantendo la stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha iniziato una nuova, lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti. |
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