[Diritti] Rom e sinti. Dai campi di sterminio ai campi della democrazia
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- Date: Thu, 22 Jan 2015 03:21:13 +0100 (CET)
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Rom e
sinti. Dai campi di sterminio ai campi della
democrazia
Venerdì 23 gennaio
Rom e sinti. La memoria che non c’è
Dai
campi di sterminio ai campi della democrazia
Interverrà Paolo Finzi curatore di “A forza di essere
vento”
Ore 21 corso Palermo 46 - Torino
Pochissimi in Europa conoscono la parola Porrajmos. Eppure ricorda
una delle pagine più terribili della memoria di quei popoli che tanti
continuano a chiamare “zingari” o “nomadi”.
Porrajmos è la
parola che nelle lingue sinte e rom definisce il “divoramento” subìto tra
il 1934 e il 1945. L’Europa nazista e fascista fu teatro
dell’annientamento di almeno la metà dell’intera popolazione rom e sinta
europea. Cinquecentomila uomini, donne e bambini perseguitati,
imprigionati, uccisi, deportati nei lager e seviziati, vittime degli
orrendi esperimenti medici nazisti, sterminati nelle camere a gas e nei
forni crematori.
Nei processi ai nazisti colpevoli di crimini
contro l’umanità che seguirono la guerra, primo tra tutti quello di
Norimberga, Rom e Sinti non ebbero spazio. Le loro sofferenze vennero
seppellite da un silenzio, più pesante dei muri di Auschwitz. Solo nel
1980 il governo tedesco, in seguito ad una iniziativa della Verband
Deutscher Sinti und Roma, riconobbe ufficialmente che i Rom e i Sinti
durante la guerra avevano subito una persecuzione razziale. La
persecuzione razziale subita dai Rom e dai Sinti è per lo più rimossa o,
persino, negata.
In Italia per lunghi decenni persecuzioni
razziali subite dai rom e dai sinti durante la dittatura fascista non
hanno mai avuto parola. La Legge n. 211 del 20 luglio 2000 che istituisce
il Giorno della Memoria non ricorda esplicitamente lo sterminio subito
dalle popolazioni sinte e rom.
Nel dopoguerra i rom e i sinti
vennero destinati ai “campi di transito” nonostante non fossero più
nomadi. Lo stigma nei loro confronti è forte e radicato. Sono considerati
stranieri, anche se spesso discendono da gruppi arrivati nella penisola
oltre 700 anni fa.
Negli ultimi anni si sono moltiplicati gli
attacchi e le violenze fisiche e verbali. Le cronache narrano di sgomberi
violenti, continui controlli di polizia, persecuzioni, insulti, botte.
Nemmeno i bambini sfuggono agli attacchi.
In questi mesi, a
Mirafiori, un gruppo di profughi bosniaci, apolidi di fatto, sono finiti
nel mirino dei fascisti di Forza Nuova, Casa Pound e Fratelli d’Italia.
Pochi anni fa alle Vallette, alla testa del corteo che finì con il pogrom
della Continassa, c’era l’allora segretaria provinciale ed oggi onorevole
del PD, Bragantini.
Rom e sinti sono costretti a vivere ai
margini delle nostre città, in baracche fatiscenti, tra topi e fango.
Nel luglio del 2008 un gruppo di famiglie rom rumene decise di farla
finita con il campo di via Germagnano ed occuparono uno stabile dell’Enel
abbandonato da anni. Per sgomberarli i poliziotti fecero irruzione
mascherati spaccando tutto. Un pullman della GTT li deportò in via
Germagnano. Il comune di Torino collaborò a riportare nel campo abusivo,
uomini, donne e bambini, la cui stessa vita è considerata abusiva. Gli
antirazzisti che contestarono Ilda Curti, assessore dem, sono da due anni
sotto
processo
per questo ed altri episodi di resistenza al razzismo in salsa
democratica.
Ogni tanto la furia razzista brucia i campi,
i campi
della democrazia.
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Info:
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Trivella
di Venaria: PM chiede un anno di reclusione
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