[Mi rendo conto che è come sparare su un morto. Ma se potessi,
riporterei questo morto in vita per strangolarlo con le mie mani. E mi
sono cresciuto come pacifista: perché sono romano di adolescenza sicula,
quindi con la coscienza di cosa è veder o saper cos’è morire ammazzati,
che fossero trovati i cadaveri o no]
– Non ho mai visto un vigile urbano romano passare dalla cassa del bar in cui ha fatto colazione/pranzo. Per la cena non so, non entro nei bar.
– Le rare volte che mi rivolgo, per disperazione stradale, a una pattuglia di vigili urbani romani, non esiste alternativa: mi prendono per il culo. La mia prima voglia è di prenderli a cazzotti. Non si fa e non mi dovrebbe andare, ma l’istinto è quello.
– Il periodo sopra si ripete con una regolarità imbarazzante. Pluridecennale.
– Pare che la categoria sia sana. Dalle mie osservazioni romane non appare. A ogni azione in cui vengono coinvolti al di là delle cose di strada, risponde un’eguale reazione mazzettesca. A questa regola ho visto, in 51 (meno, diciamo, 13) anni nessuna eccezione. Nessuna, mai. per capire che dico cercate la voce “stecca” sulla pagina romanesca di Wikipedia.
– Uno degli ultimi esempi di mafiosità: a ottobre un corriere in bici fu fatto cadere, volontariamente e con una macchina di servizio, su via Labicana da un ufficiale (non un soldatino) dei vigili, che lo strinse sul cordolo facendolo cadere. 4 punti alla mano sinistra. Le pattuglie dei carabinieri sopraggiunte fecero di tutto per convincere lui, e tutti i sopraggiunti tra cui me, a non sporgere denuncia. La paura di rappresaglia ha avuto il suo peso. L’ufficiale, un circa 60enne, non ha problemi. Il corriere sì.
– Lasciamo per il momento perdere il caso di Capodanno: sta nelle cose. Si ritengono i signori di Roma, e si comportano di conseguenza. Spero che vengano bastonati duramente, ma solo per tutto il pregresso.
– Però vorrei parlare ai miei amici di parte politica e di penna come per esempio Alessandro Gilioli, che (per amore di santità?) difendono quest’immondizia che infesta Roma. Vorrei dire loro che sbagliano a non voler dar fuoco all’idea stessa di vigile urbano romano. Ogni romano, anche i peggiori, sa benissimo che i pizzardoni attuali non hanno alcuna cittadinanza in una civiltà urbana.
– Ora, vorrei specificare meglio: è chiaro che il romano standard (ha la macchina e parcheggia in tripla fila, incazzandosi se qualche volta gli fanno la multarella) ce l’ha col vigile.
Perché io, che non ho alcun mezzo a motore, sono ugualmente infuriato con costoro? La mia risposta è: nella mia esperienza a Roma costoro sono dei parassiti, dei grassatori, dei ricattatori, dei criminali in divisa. Non hanno alcuna parte nel contrasto alle criminalità stradali quotidiane. Pochi si salvano, e nessuno di questi denuncia la massima parte dei comportamenti criminali dei colleghi: secondo un principio generale del diritto penale, essi partecipano al reato. Se ne sono a conoscenza e non reagiscono, sono complici.
Per questo considero il corpo dei vigili urbani romani un organismo da sradicare completamente, o in alternativa da rieducare con metodi anche bruschi.
ps: durante il black out del 27 settembre 2003 (coinvolse l’Italia intera), a Roma non si verificò alcun problema e non vennero registrati non dico morti, ma neanche feriti. Questo perché, improvvisamente, tutti fecero attenzione alle loro mosse. Si chiama autocontrollo. Non c’è bisogno di guardie, se si sta attenti.
– Non ho mai visto un vigile urbano romano passare dalla cassa del bar in cui ha fatto colazione/pranzo. Per la cena non so, non entro nei bar.
– Le rare volte che mi rivolgo, per disperazione stradale, a una pattuglia di vigili urbani romani, non esiste alternativa: mi prendono per il culo. La mia prima voglia è di prenderli a cazzotti. Non si fa e non mi dovrebbe andare, ma l’istinto è quello.
– Il periodo sopra si ripete con una regolarità imbarazzante. Pluridecennale.
– Pare che la categoria sia sana. Dalle mie osservazioni romane non appare. A ogni azione in cui vengono coinvolti al di là delle cose di strada, risponde un’eguale reazione mazzettesca. A questa regola ho visto, in 51 (meno, diciamo, 13) anni nessuna eccezione. Nessuna, mai. per capire che dico cercate la voce “stecca” sulla pagina romanesca di Wikipedia.
– Uno degli ultimi esempi di mafiosità: a ottobre un corriere in bici fu fatto cadere, volontariamente e con una macchina di servizio, su via Labicana da un ufficiale (non un soldatino) dei vigili, che lo strinse sul cordolo facendolo cadere. 4 punti alla mano sinistra. Le pattuglie dei carabinieri sopraggiunte fecero di tutto per convincere lui, e tutti i sopraggiunti tra cui me, a non sporgere denuncia. La paura di rappresaglia ha avuto il suo peso. L’ufficiale, un circa 60enne, non ha problemi. Il corriere sì.
– Lasciamo per il momento perdere il caso di Capodanno: sta nelle cose. Si ritengono i signori di Roma, e si comportano di conseguenza. Spero che vengano bastonati duramente, ma solo per tutto il pregresso.
– Però vorrei parlare ai miei amici di parte politica e di penna come per esempio Alessandro Gilioli, che (per amore di santità?) difendono quest’immondizia che infesta Roma. Vorrei dire loro che sbagliano a non voler dar fuoco all’idea stessa di vigile urbano romano. Ogni romano, anche i peggiori, sa benissimo che i pizzardoni attuali non hanno alcuna cittadinanza in una civiltà urbana.
– Ora, vorrei specificare meglio: è chiaro che il romano standard (ha la macchina e parcheggia in tripla fila, incazzandosi se qualche volta gli fanno la multarella) ce l’ha col vigile.
Perché io, che non ho alcun mezzo a motore, sono ugualmente infuriato con costoro? La mia risposta è: nella mia esperienza a Roma costoro sono dei parassiti, dei grassatori, dei ricattatori, dei criminali in divisa. Non hanno alcuna parte nel contrasto alle criminalità stradali quotidiane. Pochi si salvano, e nessuno di questi denuncia la massima parte dei comportamenti criminali dei colleghi: secondo un principio generale del diritto penale, essi partecipano al reato. Se ne sono a conoscenza e non reagiscono, sono complici.
Per questo considero il corpo dei vigili urbani romani un organismo da sradicare completamente, o in alternativa da rieducare con metodi anche bruschi.
ps: durante il black out del 27 settembre 2003 (coinvolse l’Italia intera), a Roma non si verificò alcun problema e non vennero registrati non dico morti, ma neanche feriti. Questo perché, improvvisamente, tutti fecero attenzione alle loro mosse. Si chiama autocontrollo. Non c’è bisogno di guardie, se si sta attenti.