[Diritti] Anarres-info. Libia , No Muos, No Tav, No F35, Calcidica, democratur a, appuntamenti…
- Subject: [Diritti] Anarres-info. Libia , No Muos, No Tav, No F35, Calcidica, democratur a, appuntamenti…
- From: "maria matteo" <fat at inrete.it>
- Date: Sun, 10 Aug 2014 16:26:50 +0200 (CEST)
- Importance: Normal
- Reply-to: fat at inrete.it
Anarres-info. Libia, No Muos, No Tav, No F35,
Calcidica, democratura, appuntamenti…
Niscemi. I No Muos
invadono la base
Sabato 9 agosto. Migliaia di
attivisti
hanno preso parte alla manifestazione contro
le antenne di guerra. Il corteo è partito da Contrada Ulmo dirigendosi verso la
base dell’esercito statunitense in barba ai divieti imposti dalla
Questura. Come il 9 agosto dello
scorso anno un buon numero è riuscito ad entrare nella base, dove da giovedì
una delle antenne è occupata da sette No Muos.
Dopo la partenza
alcuni No Muos hanno dato alle fiamme i fogli dei via e i divieti di
dimora imposti dalla polizia e dalla magistratura. Una bella risposta a
chi credeva di allontanarli dalle lotte.
Il corteo era aperto dalle
mamme No Muos, in prima linea nella lotta contro il sistema Muos e contro
tutte le antenne, le cui emissioni hanno provocato tumori specie tra i più
piccoli.
Senza dimenticare che le antenne vecchie e nuove sono un
tassello importante del sistema di comunicazione militare statunitense per
le guerre di oggi e di domani.
Il corteo ha percorso il perimetro
della base fino ad arrivare a ridosso delle antenne dove erano saliti i
sette attivisti.
Quando le reti sono state tagliate e i No Muos in
testa al corteo hanno cominciato ad entrare la polizia ha caricato. Più in
là sono stati aperti altri varchi e i manifestanti si sono riversati
nell'area della base raggiungendo l’antenna occupata.
Un’importante
giornata di lotta di un movimento che non si arrende.
Tre dei sette
sull'antenna hanno deciso di scendere: continua la resistenza degli altri
quattro.
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Libia. Il grande gioco tra
sangue e petrolio
La Libia è attraversata da una guerra per
bande che sta frantumando il paese, rendendo sempre più difficile la vita
sia ai libici sia ai numerosi profughi subsahariani che ci vivono.
Mercoledì 6 agosto c’é stato un blackout totale. A Tripoli internet, la
rete dei cellulari e l’acqua funzionano a singhiozzo.
Anche
l’assistenza sanitaria è a rischio, perché il governo filippino ha chiesto
ai 13mila lavoratori immigrati nel paese di lasciare la Libia. Ben tremila
filippini lavoravano in Libia come infermieri e medici.
Continua a leggere e ascolta
l’intervista a Karim Metref, un torinese di origine Kabila, insegnante,
blogger, attento osservatore di quanto accade in nord Africa.
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No Muos. Un campeggio di lotta
Giovedì 7 agosto. Ad un anno di distanza dallagrande manifestazione
popolare che invase la base statunitense di Niscemi, nel segno di
un’opposizione concreta all’installazione del sistema di controllo
satellitare nella sughereta di Niscemi, il movimento rilancia con una
settimana di campeggio resistente e con una manifestazione di lotta il 9
agosto.
L’anno appena trascorso è stato segnato dalla fine dei lavori
per l’installazione delle antenne, dall’inasprirsi della repressione,
dalla tentazione della rassegnazione.
Quest’estate di lotta è
un’importante occasione di rilancio per un movimento che in questi mesi ha
continuato il proprio lavoro di informazione sul territorio, per aprire
nuove possibilità ad un’agire che oggi mira ad impedire che le antenne
vengano attivate.
Quando l’intero sistema sarà attivato su scala
planetaria offrirà una straordinaria arma all’esercito statunitense, che
potrà controllare i territori che vuole colpire per indirizzare i droni
carichi di bombe su obiettivi ovunque nel mondo.
Il ministero
dell’Interno ha deciso di tentare la carta della repressione preventiva,
dando il foglio di via da Niscemi a 29 attivisti siciliani e vietando al
corteo del 9 di attraversare la sughereta. Il pretesto per il divieto è la
delicatezza dell’ecosistema. Peccato che tanta attenzione ai danni
ambientali non tocchi gli abitanti di Niscemi sottoposti da decenni alle
radiazioni delle altre antenne della base statunitense.
Un gioco
sporco che mostra in controluce la trama di chi lo fa.
Anarres ne ha
parlato con Pippo Gurrieri, attivista No Muos.
Ascolta la
diretta
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I dolori del giovane Renzi
Il
più giovane e dinamico capo del governo italiano (dopo Benito Mussolini)
corre molto ma inciampa spesso.
In un paio di giorni ha dovuto
incassare la bocciatura della confcommercio, che ha giudicato nullo
l’effetto del taglio dell’Irpef per la ripresa dei consumi, e la delusione
dei quattromila insegnanti che hanno visto sfumare la pensione mentre
erano in dirittura d’arrivo.
Nonostante i frequenti scivoloni Renzi,
tra un colpo di fiducia, una tagliola e una brasatura di massa degli
emendamenti sta spazzando via la seconda camera elettiva dello Stato,
prepara un’ennesima legge elettorale con l’asso pigliatutto per
consolidare la democratura italiana.
Nonostante le statistiche lo
diano in lieve calo di popolarità, riesce ancora a rappresentare il nuovo
che avanza, mascherando il taglio di migliaia di posti di lavoro nella
pubblica amministrazione per lotta alla burocrazia.
Ovviamente la
tenuta si vedrà nel tempo. In un paese dove amicizie e clientele resistono
nei decenni Renzi rischia di perdere per strada alcuni preziosi segmenti
della sua base.
Il taglio di metà dei distacchi sindacali nel
pubblico impiego – se ha alimentato la fama del leader che non guarda in
faccia nessuno – ha allungato la fila degli scontenti.
Di oggi la
notizia che la Cgil ha deciso di sottoporre alla Commissione europea la
riforma del lavoro. Camusso non ha proclamato un’ora di sciopero contro le
misure del governo, ma gioca la carta europea per punzecchiare il Primo
Ministro.
Renzi dal canto suo imita Peron e cerca di instaurare una
relazione diretta con il “popolo” tagliando i ponti con gli organismi di
intermediazione sociale come il sindacato (post) concertativo e la stessa
Confindustria.
L’info di blackout ne ha parlato con Cosimo Scarinzi
della Cub. Ascolta la
diretta
Anarres ha discusso con Pietro Stara del populismo renziano, che
più che in Mussolini, pare specchiarsi nell’argentino Juan Peron.
Ascolta la
chiacchierata
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Rom a Torino. Demolite
altre baracche
Martedì 5 agosto. Le ruspe demoliscono
un’altra porzione della baraccopoli sorta lungo le rive dello Stura, di
fronte all’Iveco. E’ la seconda volta in poche settimane. I giornali
parlano di degrado, abusivi, pulizia.
I rom di lungo Stura Lazio sono
quasi tutti rumeni. In Romania non ci sono campi “nomadi” perché non ci
sono nomadi. Chi arriva in Italia o in Francia viene etichettato come
“nomade”, vagabondo, perdigiorno e relegato nei campi. Sono i campi che ti
rendono zingaro, persona di passaggio per volontà dello Stato.
I
mestieri tradizionali della gente rom, la riparazione delle pentole,
l’addestramento dei cavalli, gli spettacoli di strada sono scomparsi come
tanti altri mestieri “tradizionali” dei gagi.
I calderai rom, che
viaggiavano in una regione, passando ogni anno o stagione sono spariti
come i fini ebanisti piemontesi, cui la città di Torino dedica le vie.
Il nomadismo era legato al lavoro: sparito il lavoro, sparito il
nomadismo. I contadini poveri piemontesi cent’anni fa in inverno andavano
in Francia a fare i muratori: il loro era un nomadismo stagionale. Ogni
primavera valicavano nuovamente le Alpi per tornare alle loro case.
I
sinti piemontesi, che vivono nella nostra regione da 700 anni, parlano un
dialetto piemu da campagnini non viaggiano più. Gli unici sinti che si
muovono ancora sono quelli dei circhi: i giostrai viaggiano sempre meno,
si cercano un posto fisso e lì vivono la loro vita.
Gli sgomberati di
lungo Stura Lazio non hanno prospettive di trovare una casa. Più facile
trovare un lavoro che una casa. Chi non ha una casa è tout court
pericoloso. Così come l’uroboro che si morde la coda nutrendosi di se
stesso, il razzismo istituzionale genera politiche di esclusione sociale:
l’esclusione alimenta a sua volta il razzismo.
Nei fatti gli sgomberi
di queste settimane sono solo operazioni di facciata. Non tutte le
baracche sono state tirate giù e presto l’area tornerà a popolarsi di
uomini, donne e bambini che non hanno altro posto che un’area
alluvionabile e pericolosa lontana anni luce dalle case dove vivono i
gagi.
Gli stessi gagi che profittano della presenza delle baracche
per trasformare l’area nella propria discarica abusiva. I cronisti dei
quotidiani cittadini cesellano la loro prosa su quei cumuli di immondizia.
La dignità di chi è forzato a viverci viene schiacciata da un pregiudizio
che si autoalimenta.
Ascolta la
diretta fatta dall’info di blackout con Cecilia, antirazzista torinese
*******
Chiomonte. Colazione (e pranzo) No Tav ai
cancelli della centrale
Mercoledì 6 agosto. Giornata di lotta
ai cancelli che chiudono strada dell’Avanà nei pressi della centrale Iren
al ponte sulla Dora. Una quarantina di No Tav, sin dalle sei e mezza del
mattino, hanno fatto colazione di fronte all’ingresso della zona occupata,
mettendo in difficoltà l’apparato disciplinare e le ditte
collaborazioniste. I camion delle imprese che ogni giorno passano di lì
per entrare nell’area del tunnel sono stati obbligati a fare il giro
dall’autostrada.
Un altro gruppo di No Tav ha fatto un giro di
monitoraggio del cantiere. Il presidio ai cancelli va avanti sino al tardo
pomeriggio.
Dopo la colazione è scattata una partita a bocce
quadre.
La “colazione a Chiomonte”, ripresa la scorsa settimana dopo
mesi di stop, raccoglie sempre più attivisti, decisi a punzecchiare le
truppe di occupazione per l’intero mese di agosto. E oltre.
Ascolta la
diretta dell’info di blackout con Mimmo (e con Paolo)
attivisti No Tav della banda degli over 50
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No F35. Un business esplosivo
Il primo agosto si è
svolto un presidio No F35 a Cameri, di fronte all’ingresso dello
stabilimento, dove sono in fase di assemblaggio 6 (forse 8) F35, i
cacciabombardieri “invisibili” prodotti dalla statunitense Loockeed
Martin, in joint venture con l’italiana Alenia che fornisce i cassoni
alari.
Un segnale del movimento No F35, che lungi dall’essersi
rassegnato, continua la propria lotta per la chiusura dello stabilimento
novarese e di tutte le fabbriche di morte.
L’info di blackout ne ha
parlato con Domenico, antimilitarista novarese in prima fila nella lotta.
un’occasione per fare il punto sull’acquisto dei bombardieri, sulla
necessità di creare una rete di mutuo appoggio, che si dia nella
concretezza della lotta.
Ascolta la
diretta
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Calcidica. Lotta contro le miniere
d’oro
La lotta contro l’estrazione dell’oronella penisola
calcidica dura da molti anni. Ha avuto nuovo impulso con la
decisione di aprire una cava a cielo aperto, dall’impatto ambientale molto
forte.
É cominciata dal bosco di Skouriésl’attuazione del
progetto della Ellenikos Xrisos Spa, impresa di estrazione mineraria
appartenente per il 95% alla multinazionale canadese Eldorado Gold
e per il 5% all’industriale greco Bobola.
Continua a leggere e ascolta
l’intervista a Iannis, di Megali Panaghia
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No Tav. Polveri sottili, repressione
pesante
Il limite delle polveri sottili in Clarea è stato più volte
traforato. I dati, che l’Arpa rende noti in maniera lacunosa, sono però
molto chiari: la salute di noi tutti è in pericolo.
I No Tav,
attenti nel monitorare i danni ambientali provocati dal cantiere del
tunnel geognostico in Clarea, stanno facendo un attento lavoro di
informazione.
Venerdì a Giaglione si terrà una serata
informativa sulle polveri.
L’info di Blackout ne ha parlato con
Claudio Cancelli, del Politecnico di Torino, tra i primi a
denunciare i rischi di un’opera che i governi definiscono “strategica”,
continuando a pigiare il pedale dello sviluppo, nonostante tutti i dati
dimostrino l’inutilità della Torino Lyon.
Cancelli, che è uomo
curioso, ha fatto una ricerca per capire in che senso il Tav in Val Susa
fosse strategico ed ha fatto la scoperta interessante che la natura
“strategica” del grande tunnel degli affari è stata decisa dal
ministero degli Interni, ossia dall’apparato repressivo dello
Stato.
Dall’analisi delle polveri, dalla certa presenza di rocce di
amianto e uranio, l’intervista si è spostata sull’incrudirsi della
pressione disciplinare, sulla crescita dei poteri dell’esecutivo,
sulla subordinazione di buona parte dei media e degli intellettuali alla
narrazione dominante sulle grandi opere e sui “comitatini” (l’espressione
è di Matteo Renzi) che vi si oppongono.
Ascolta qui l’intervista a
Claudio Cancelli
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Serravalle. Resistenza agli espropri
Mercoledì 30
luglio. Centinaia di persone per tutto il giorno sono state per le
strade di Arquata, Serravalle e Pozzolo per provare ad impedire la
realizzazione degliespropri preliminari alla realizzazione del
Terzo Valico.
E’ stata una lunga giornata di lotta. I No Tav
No Terzo Valico sin dalle prime ore dell’alba hanno dato vita a tre
presidi, nelle zone dove i proprietari delle case avevano deciso di
resistere. Imponente la presenza delle forze dell’ordine in assetto
antisommossa.
Intorno alle 8,30 polizia e carabinieri hanno chiuso
la strada provinciale che collega Serravalle ed Arquata: dai blindati
sono scesi un centinaio di agenti in assetto antisommossa. I No Tav hanno
protetto con una catena umana i terreni che il Cociv voleva
espropriare. Polizia e Carabinieri sono avanzati e hanno incominciato a
spingere con gli scudi.
Poi un rappresentante del Cociv ha dichiarato
di aver eseguito l’esproprio, perché aveva scattato da lontano una
foto della casa protetto da un nugolo di poliziotti.
Dopo
questa farsa gli attivisti si sono diretti nel bosco di via
Moriassi fra Serravalle e Arquata dove erano previsti altri espropri.
Qui sono state erette barricate di tronchi e sterpaglie. La
polizia, dopo aver rimosso la barricata ha caricato e sparato
lacrimogeni.
Dopo la prima carica i No Tav si sono
ricompattati continuando ad impedire l’accesso ai terreni. Sono continuati
i lanci di lacrimogeni e ci sono state altre cariche ma polizia e Cociv
non sono riusciti a raggiungere i terreni. La solita foto da distante e
si sono dileguati. Lo stesso copione si è poi ripetuto a Moriassi
all’imbocco della strada per Radimero e alla Crenna dove la polizia
ha nuovamente caricato e manganellato. L’unico esproprio che sono
riusciti ad eseguire secondo le procedure di legge è quello previsto a
Pozzolo dove le forze dell’ordine che hanno bloccato nuovamente
la strada provinciale impedendo alla maggioranza degli esponenti dei
comitati di raggiungere l’area.
Numerosi manifestanti sono stati
feriti durante le cariche nel bosco di Moriassi: un ragazzo ha un
taglio alla testa, le ambulanze hanno medicato un anziano colpito da
manganellate e calci, ed altri feriti più lievi.
La resistenza
continua. In serata un’assemblea ha deciso una fiaccolata ad
Arquata per domenica 3 agosto.
L’info di Blackout ha
realizzato tre dirette con Salvatore, attivista No Terzo valico.
Ascoltale qui
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Appuntamenti
Dal 1° al 7 settembre
Il movimento
No Tav chiude l'estate di lotta con una settimana di
iniziative.
Da lunedì 1 a domenica 7 settembre incontri, assemblee,
azioni dirette, cibo condiviso...
Per la libertà dei No Tav
Per
la liberazione della Valle
Per la libertà di tutt*
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Mercoledì 17 settembre
- ore 9 aula 49 -
Prosegue il dibattimento al tribunale di Torino della seconda tranche del
processone
agli antirazzisti torinesi.
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Sabato 20
settembre
Giornata antimilitarista agli Irreali
Ore 15/24
presidio con banchetti, bar, cibo, concerti,
interventi, ai giardini reali (corso san maurizio angolo via rossini. Se
piove si va a Parco Dora - corso Mortara – ex ferriere.
Interventi su
F35, riconversione dell’industria bellica, occupazione militare del
territorio dall’Afganistan alla Val Susa, passando per i CIE e i quartieri
popolari di Torino.
Bar e cena benefit lotte antimilitariste
Azione diretta contro il
militarismo!
L’Italia è in guerra da molti anni. Ne parlano solo
quando un ben pagato professionista ci lascia la pelle: un po’ di retorica
su interventi umanitari e democrazia, Napolitano che saluta la salma, una
bella pensione a coniugi e figli.
È una guerra su più fronti, che si
coniuga nella neolingua del peacekeeping, dell’intervento umanitario, ma
parla il lessico feroce dell’emergenza, dell’ordine pubblico, della
repressione.
Gli stessi militari delle guerre in Bosnia, Iraq,
Afganistan, gli stessi delle torture e degli stupri in Somalia, sono nei
CIE, nelle strade delle nostre città, sono in Val Susa.
(…)
Le
radici di tutte le guerre sono nelle industrie che sorgono a pochi passi
dalle nostre case.
Chi si oppone alla guerra, senza opporsi alle
produzioni di morte, fa testimonianza ma non impedisce i massacri.
L’Alenia è uno dei gioielli di Finmeccanica, il colosso armiero
italiano.
La “missione” dell’Alenia è fare aerei. I velivoli militari
sono il fiore all’occhiello di questo colosso. Nello stabilimento di
Caselle Torinese hanno costruito gli Eurofighter Thypoon, i
cacciabombardieri made in Europe, e gli AMX. Le ali degli F35, della
statunitense Loockeed Martin, sono costruite ed assemblati dall’Alenia.
Un business milionario. Un business di morte.
Per fermare la guerra non basta un no. Occorre incepparne i meccanismi, partendo dalle nostre città, dal territorio in cui viviamo, dove ci sono caserme, basi militari, aeroporti, fabbriche d’armi, uomini armati che pattugliano le strade.
Continua la campagna antimilitarista cominciata il 2 giugno con il
corteo a Caselle. Per mettere sabbia nel motore del militarismo.
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Lunedì 22 settembre
ore 9 al tribunale
di Torino – corso Vittorio 130 – maxi aula 3 prosegue il
processo a
67 antirazzisti torinesi.
Da quest’udienza sono
previste le testimonianze degli imputati.
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Venerdì 24 ottobre
ore 21
corso Palermo 46
incontro su
Gentrification, militarizzazione, buoni affari... La Torino globale
del PD
Interventi di Matteo Barale, Walter Modonesi, Simone Ruini...
Urbanisti ed architetti che ci racconteranno della nostra città e delle
macerie dietro alla vetrina della stimata coppia Chiamparino/Fassino.
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Le riunioni della Federazione Anarchica
Torinese –
dopo la pausa agostana – riprendono giovedì 4 settembre ore 21
corso Palermo 46.
Per contatti: 338 6594361 – fai_to at inrete.it
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La prima riunione post agosto del collettivo
antipsichiatrico “Francesco Mastrogiovanni” è martedì 9 settembre ore
21 in corso Palermo 46..
Il numero contro gli abusi psichiatrici
funziona anche ad agosto tutti i giorni con segreteria telefonica. Il
martedì – dalle 19 alle 21 – rispondiamo direttamente.
Segnati il
numero e fallo girare. 328 7623642
*******
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