[Diritti] 2 giugno a Caselle To.se. No all’industria di guerra
- Subject: [Diritti] 2 giugno a Caselle To.se. No all’industria di guerra
- From: "maria matteo" <fat at inrete.it>
- Date: Sun, 1 Jun 2014 09:32:10 +0200 (CEST)
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Azione diretta contro il militarismo
Lunedì 2 giugno ore 10
presidio con banchetti, musica,
interventi, in piazza Boschiassi.
Interventi su F35,
riconversione dell’industria bellica, occupazione militare del territorio
dall’Afganistan alla Val Susa, passando per i CIE e i quartieri popolari
di Torino.
A fine mattinata il
presidio diventa itinerante per concludersi alla rotonda d'ingresso al
paese dove campeggia un aereo militare dell'Alenia.
L’Italia è in guerra da molti anni. Ne parlano solo quando un ben
pagato professionista ci lascia la pelle: un po’ di retorica su interventi
umanitari e democrazia, Napolitano che saluta la salma, una bella pensione
a coniugi e figli.
È una guerra su più fronti, che si coniuga nella
neolingua del peacekeeping, dell’intervento umanitario, ma parla il
lessico feroce dell’emergenza, dell’ordine pubblico, della repressione.
Gli stessi militari delle guerre in Bosnia, Iraq, Afganistan, gli
stessi delle torture e degli stupri in Somalia, sono nei CIE, nelle strade
delle nostre città, sono in Val Susa.
Guerra esterna e guerra interna
sono due facce delle stessa medaglia. Lo rivela l’armamentario
propagandistico che le sostiene. Le questioni sociali, coniugate
sapientemente in termini di ordine pubblico, sono il perno dell’intera
operazione.
Hanno applicato nel nostro paese teorie e tattiche
sperimentate dalla Somalia all’Afganistan.
La separazione tra guerra
e ordine pubblico, tra esercito e polizia è sempre più labile. L’alibi
della salvaguardia dei civili è una menzogna mal mascherata di fronte
all’evidenza che le principali vittime ed obiettivi delle guerre moderne
sono proprio i civili. Civili bombardati, affamati, controllati,
inquisiti, stuprati, derubati: è quotidiana cronaca di guerra. Poi arriva
la “ricostruzione”, la creazione di uno stato democratico fantoccio delle
truppe occupanti, l’organizzazione di esercito, polizia, magistratura
leali ai nuovi padroni. È la prosecuzione con altri mezzi della guerra
guerreggiata, obiettivo e insieme strumento di guerra.
La guerra è
diventata filantropia planetaria, le bombe, l’occupazione militare, i
rastrellamenti ne sono lo strumento. Quando il militare diventa poliziotto
ed entrambi sono anche operatori umanitari il gioco è fatto.
L’opposizione alla guerra, che in altri anni fa ha riempito le piazze di
folle oceaniche, si è lentamente esaurita, come le bandiere arcobaleno,
che il sole e la pioggia hanno stinto e lacerato sui balconi delle
case.
La mera testimonianza, la rivolta morale non basta a fermare la
guerra, se non sa farsi resistenza concreta.
Negli ultimi anni
l’opposizione alla guerra qualche volta è riuscita a saldarsi con
l’opposizione al militarismo: il movimento No F35 a Novara, i No Tav che
contrastano l’occupazione militare in Val Susa, i no Muos
che si battono contro le antenne assassine a Niscemi. Anche nelle
strade delle nostre città, dove controllo militare e repressione delle
insorgenze sociali sono la ricetta universale, c’é chi non accetta di
vivere da schiavo.
Le radici di tutte le guerre sono nelle industrie
che sorgono a pochi passi dalle nostre case.
Chi si oppone alla
guerra, senza opporsi alle produzioni di morte, fa testimonianza ma non
impedisce i massacri.
L'Alenia è uno dei gioielli di
Finmeccanica, il colosso armiero italiano.
La “missione” dell’Alenia
è fare aerei. I velivoli militari sono il suo fiore all’occhiello. Nello
stabilimento di Caselle Torinese hanno costruito gli Eurofighter Thypoon,
i cacciabombardieri made in Europe, e gli AMX. Le ali degli F35, della
statunitense Loockeed Martin, sono costruite ed assemblati dall'Alenia.
Un business milionario. Un business di morte.
Per fermare la
guerra non basta un no. Occorre incepparne i meccanismi, partendo dalle
nostre città, dal territorio in cui viviamo, dove ci sono caserme, basi
militari, aeroporti, fabbriche d’armi, uomini armati che pattugliano le
strade.
Mettiamo sabbia nel motore del militarismo!
Antimilitaristi di Torino, Valli di Lanzo e del resto del Piemonte
www.anarresinfo.noblogs.org
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