L'AVVENIRE DEI LAVORATORI La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano Settimanale in posta elettronica – Zurigo, 16 aprile 2014 | | | | | · Buone festività pasquali ! · Con il presente numero la Newsletter dell'ADL fa una breve pausa. Riprenderemo le trasmissioni mercoledì 7 maggio 2014. A tutte e a tutti i più fervidi auguri per le festività pasquali. · La red dell'ADL | | | |
IPSE DIXIT Sempre tradotte - «Le sconfitte dei partiti maggiormente rappresentativi della sinistra si son sempre tradotte in un arretramento delle condizioni di vita delle classi popolari, anche quando abbiano transitoriamente favorito partiti più radicali.» – Felice Besostri Indovina chi è questo - «Mi hanno proposto un'alleanza, ma loro sono morti! Non hanno capito di avere a che fare con qualcosa di completamente diverso da un partito politico... Abbiamo una nazione economicamente distrutta... la classe media in ginocchio, le finanze agli sgoccioli, milioni di disoccupati... Loro ci confondono, pensano che siamo come loro. Noi non siamo come loro! Loro sono morti, e noi vogliamo vederli tutti nella tomba... Loro non capiscono che questo movimento è tenuto insieme da una forza inarrestabile che non può essere distrutta... Noi non siamo un partito...». – Dal discorso realmente tenuto a Gottinga nell'agosto del 1932 da Adolf Hitler, sei mesi prima di conquistare il potere in Germania. |
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà. Conformemente alla Legge 675/1996 tutti i recapiti dell'ADL Newsletter sono utilizzati in copia nascosta. Ai sensi del Codice sulla privacy (D.L. 30.6.03, 196, Art. 13) rendiamo noto che gli indirizzi della nostra mailing list provengono da richieste d'iscrizione o da fonti di pubblico dominio o da risposte ad E-mail da noi ricevute. Il nostro servizio d'informazione politica, economica e culturale è svolto senza scopo di lucro e non necessita di "consenso preventivo" rivestendo un evidente carattere pubblico e un legittimo interesse associativo (D.L. 30.6.03, 196, Art. 24). |
EUROPEE 2014 Dovranno ascoltare la nostra voce In questi anni ho visto il sogno europeo indebolirsi sotto il peso dell'austerità e della crisi. Ora è il momento di cambiare la storia dell'Europa e il destino dell'Italia. di Gianni Pittella Cara elettrice, caro elettore, sono candidato alle prossime elezioni europee nelle liste del Partito Democratico. In questi anni ho visto il sogno europeo indebolirsi sotto il peso dell'austerità e della crisi. Ma è ora il momento di cambiare la storia dell'Europa ed il destino dell'Italia. Credo in un'Europa politica che abbia il coraggio delle proprie azioni e gli strumenti idonei per agire. Un'Europa autorevole nello scacchiere internazionale e solidale tra i cittadini. Un'Europa libera da anacronistici e stupidi vincoli. Un'Europa luogo di bellezza, cultura e sviluppo per i nostri figli. Il mio sogno sono gli Stati Uniti d'Europa. Il sogno di una vita, alimentato e difeso nelle istituzioni europee come parlamentare a Strasburgo. Nella mia campagna elettorale voglio partire da Napoli, insieme a voi, con il primo appuntamento, in calendario per il prossimo 16 aprile alla Stazione marittima, alle ore 18. Per far sentire la voce del nostro Paese e le grida di gioia e dolore del nostro Sud, per dire – insieme ai tanti che vorranno crederci – che possiamo disegnare insieme un futuro che vale.
Il mio impegno è al servizio di ogni elettore, di ogni amministratore locale, di ogni studente, di ogni possibile creatore di domani. Il mio servizio è rivolto alla bellezza da riscoprire, al rispetto per la propria terra da rinnovare, alla cultura della legalità da cui ripartire. Ti chiedo di non far mancare ogni giorno il supporto più grande o la critica più sincera a quel che dico o a quel che faccio, perché l'Europa siamo noi. Viverla, cambiarla, migliorarla spetta a noi. E noi chiediamo qualità della vita, opportunità, prospettive, lavoro. Ce lo chiedono i nostri figli. Nel momento di maggiore crisi, le istituzioni europee dovranno ascoltare la nostra voce. Si può. Ora si può. |
Dalla Fondazione Rosselli di Firenze http://www.rosselli.org/ La rivoluzione etica Da Giustizia e Libertà al Partito d’Azione Presentazione a Firenze del libro di Vittorio Cimiotta La rivoluzione etica. Da Giustizia e Libertà al Partito d’Azione Il libro verrà presentato martedì 22 aprile 2014 alle 17.30 presso i locali della Fondazione Circolo Fratelli Rosselli (via degli Alfani 101r, Firenze). Presiede Valdo Spini, presidente della Fondazione Circolo Fratelli Rosselli Interventi di: Paolo Bagnoli, Università di Siena; Roberto Barontini, Istituto storico della Resistenza di Pistoia Sandro Rogari, Università di Firenze. Sarà presente l’autore. |
Da Moked – Il portale dell’ebraismo italiano “Beppe Grillo, una provocazione criminale” Dichiarazione del presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Renzo Gattegna “Con l’ultima infame provocazione Beppe Grillo pubblica sul suo blog una immagine dell’ingresso di Auschwitz con la scritta ‘P2 Macht Frei’ e storpia le parole dei celebri versi di Primo Levi con cui si apre Se questo è un uomo per solleticare i più bassi sentimenti antisemiti e cavalcare il malcontento popolare che si addensa in questi tempi di crisi. È un’oscenità sulla quale non è possibile tacere. Si tratta infatti di una profanazione criminale del valore della Memoria e del ricordo di milioni di vittime innocenti che offende l’Italia intera”.
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SPIGOLATURE Il nostro uomo a Beirut In Ucraina si prepara l'inferno? Nessuna paura. Berlusconi, noto in tutto il mondo per le sue doti di statista, corre in aiuto di Putin e manda in Libano, per una missione che salverà l'umanità, il fido Marcello Dell'Utri, il quale vanta una lunga carriera di mediatore occulto. Peccato che l'abbiano arrestato. di Renzo Balmelli FAVOLA. La cosa più buffa di questo vaudeville diplomatico è che ancora c'è gente, tanta gente, disposta a crederci e a consegnarsi pienamente e coscientemente alla più grandiosa bufala di fine impero. Non c'è che dire: sembrava impossibile, ma per l'ultimo giro l'ex Cavaliere è riuscito nell'impresa non facile di battere se stesso con una trovata delle sue che oscura perfino la fama della nipotina di Mubarak. PROGRESSO. Grazie al successo della "Obamacare" che per la prima volta introduce negli USA il principio democratico della solidarietà e dell'uguaglianza di trattamento per tutti nelle cure mediche, il presidente americano si è già ritagliato un posto fra i grandi del suo Paese. Ma la battaglia per la rivoluzionaria riforma sanitaria ancora non è conclusa. Fino alle elezioni di metà mandato a novembre la destra radicale, alfiere dell'assolutismo liberista, le proverà tutte per rovinare l'odiato nemico e il suo grandioso progetto, anche a costo di pregiudicare la salute dei cittadini. Per le sue implicazioni l'esito del braccio di ferro riguarda da vicino anche l'Europa, dove sono all'opera agguerrite forze reazionarie decise a riportare indietro le lancette della storia. CULTURA. Per smussare le tensioni che attraversano l'Europa si vorrebbe poter dire con Flaiano che la situazione è grave, ma non seria. Nell'UE purtroppo l'acuto paradosso non funziona: il clima difatti è pessimo, come peggio non potrebbe essere. Indietro tuttavia non si torna; non si deve tornare, come esorta a fare Giorgio Napolitano nella sua lucida, pacata, ma non rassegnata analisi. Anche perché volendolo si può creare un'entità solida e capace di imporsi. Per salvarsi dall'abisso verso cui spinge la bacata retorica populista basterebbe maturare la consapevolezza di appartenere a una cultura frutto di un insieme di valori e non di "una collezione di Stati" in cui nessuno risponde al telefono, come osservava col suo pungente sarcasmo Henry Kissinger. Grazie all'Internazionale della cultura il collegamento sarebbe assicurato. DINASTIA. In India Sonia Gandhi non gradisce che si ricordino le sue origini italiane. Tanto da non muovere un dito nella vicenda dei marò. Nelle lunghe elezioni che dureranno fino a metà maggio la leader del Congresso cercherà di stare lontana da tutto quanto la possa fare sembrare una straniera. Tanto distacco nasce dal timore di una sconfitta clamorosa di una dinastia, quella dei Nehru-Gandhi, al potere da oltre mezzo secolo e oggi in forte calo di popolarità. Ciò che si va prospettando è uno scenario post elettorale intriso di estremismo nazionalista che stride con l'ideale di una società giusta e pluralista su cui si è fin qui poggiata la più grande democrazia del mondo. DECLINO. Chissà quanto avranno pesato le strambe iniziative del suo vecchio gruppo nello strappo di Paolo Bonaiuti, lo storico portavoce di Silvio B. traghettato verso la navicella del Nuovo centro destra. Pur dopo anni e anni di fedele militanza, certo non dev'essere stato facile vivere gomito a gomito con chi una la pensa, l'altra la fa e che al massimo della glorificazione vede in Berlusconi nientemeno che l'Aung San Su Ky d'Italia, martire e perseguitato dai carcerieri. Rossi, beninteso. Ci vuole fegato, ammettiamolo, per mettere sullo stesso piano la madre coraggio di Rangoon e il bung-bunga. Il tutto poi per una pena sui generis, molto meno faticosa di una passeggiata. Ma cosa non si farebbe negli spasmi del declino, senza il bagliore dell'alba. ABUSO. Se il codice penale punisse l'abuso del politichese, sarebbero in pochi a non finire sul banco degli imputati. Tra le espressioni più inflazionate in questa stagione turbolenta spicca la parola "riforma", di cui son piene le fosse. Basterebbe che ne venisse realizzato un centesimo di quelle che sovente annegano nell'oceano mare dell'ovvio per rendere il Paese davvero migliore. Nel suo torrenziale eloquio anche Matteo Renzi si aggrega al coro quando afferma che senza riforme "la sinistra è destra". D'accordo, il concetto va bene. A patto però che la sinistra tale rimanga nel cuore e nella mente, senza le contaminazioni del Nazareno. Altrimenti non ci siamo! INGANNO. Si spegne nello squallore di un giro di prostituzione minorile ai Parioli, l'American beauty in salsa romana nel quale la cronaca fa specchio al dissesto morale di un sistema costruito nel corso di un ventennio su vizi privati, tanti, e poche pubbliche virtù. Col rischio che la storia politica si trasformi in storia criminale. Dopo le rivelazioni affiorate dall'inchiesta, proviamo anche solo a immaginare quale potrà essere il disagio dei figli quando verranno a sapere che il papà se la spassava con giovanissime della loro età. Forse la conclusione è scontata. Ma cos'altro attendersi dallo scadimento di una società senza regole fondata sull'inganno? ANIMA. Un po' di De Amicis non guasta mai. Ha il sapore delicato di un edificante apologo del Cuore la vicenda dell'operaio siciliano, oggi in pensione, che a sua insaputa si è trovato da un giorno all'altro proprietario di due dipinti di immenso valore. A lui quelle due tele piacquero subito. Sebbene non ne conoscesse gli autori, le aveva acquistate senza esitare a un'asta delle Ferrovie, pagandole quarantamila lire, che all'epoca erano comunque un piccolo sacrificio. Ciò che invece ignorava era di avere in casa, appesi in cucina, due capolavori di Paul Gaugin e Pierre Bonnard, che oggi valgono decine di milioni di euro. Adesso la speranza è che lo spontaneo senso del bello sgorgato dall'anima abbia la meglio sulle pastoie legali e che i dipinti, sottratti all'avidità del mercato, diventino suoi per sempre come già sono. CINISMO. Non le ha, ma se anche avesse tutte le ragioni di questo mondo Beppe Grillo le ha miseramente cancellate, senza sconti e senza giustificazioni abborracciate, con l'oscena rivisitazione di Auschwitz e Primo Levi piazzata sul blog della vergogna. In casi come questo, quando non si riesce a esprimere compiutamente lo sdegno, si usa dire che le parole non bastano. Orbene di fronte alla profanazione della Shoah e all'uso perfido, maligno, della poesia che fa da incipit a "Se questo è un uomo", dolente capolavoro dello scrittore torinese scampato all'Olocausto, si rimane impietriti. Senza parole, appunto, per una deriva morale inqualificabile. Con l'infame manipolazione della scritta "Arbeit macht frei" e l'oltraggio fatto a milioni di vittime innocenti, l'ex comico tocca il fondo, trasformandosi egli stesso nel "povero buffone di provincia" del suo violento j'accuse. Per un triste concorso di circostanze, la scomparsa, lo stesso giorno, di Emanuele Pacifici, memoria storica della comunità ebraica capitolina, non fa che aggiungere una nota di bieco cinismo elettorale alla pagliacciata del leader pentastellato. |
LAVORO E DIRITTI a cura di www.rassegna.it Gruppo Marcegaglia: Quattro ore di sciopero contro gli incidenti sul lavoro Quattro ore di sciopero nelle fabbriche del Gruppo Marcegaglia da svolgersi nel corso della settimana: è questa la risposta scelta dai lavoratori dopo l'incidente mortale dello scorso 8 aprile nello stabilimento di Ravenna, costato la vita al dipendente di una cooperativa. La protesta è stata indetta da Fim, Fiom e Uilm, lasciando ai singoli stabilimenti libertà di scegliere il giorno nel corso della settimana, per “denunciare ancora una volta le condizioni di lavoro all'interno degli stabilimenti del gruppo che non è nuovo a infortuni mortali”, precisa Mirco Rota, coordinatore nazionale Fiom Cgil per gli stabilimenti del gruppo. “Dal 2000 ad oggi - sottolinea il sindacalista - a Mantova, Casalmaggiore e Boltiere si sono verificati infortuni estremamente gravi e morti bianche all'interno delle fabbriche del Gruppo, segno che, verso la sicurezza, c'è una soglia di attenzione molto bassa, per non dire inefficace da parte dell'Azienda”. “Alla luce di quest'ultimo e drammatico avvenimento - aggiunge Rota - non si può più tergiversare, occorre prendere provvedimenti per far sì che quanto accaduto a Ravenna non debba ripetersi in futuro, in quanto è inaccettabile che ci si possa infortunare o morire sul lavoro”. |
Economia La nuova bolla dei mercati valutari I mercati valutari, i cosiddetti mercati FX, sembrano vivere una strana e pericolosa euforia. Secondo le più recenti analisi dei principali istituti economici internazionali, quali la Banca dei Regolamenti Internazionali, nell’aprile 2013 il totale di tutte le operazioni giornaliere di questi mercati era pari a 5,3 trilioni di dollari, con un aumento del 35% rispetto ai livelli del 2010! di Mario Lettieri, già Sottosegretario all'economia (governo Prodi) e Paolo Raimondi, Economista E’ necessario un metro di paragone con l’economia reale per comprendere meglio tale straordinaria dimensione. Nel 2013 il commercio annuale delle merci dei Paesi membri dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, cioè di tutto il pianeta, è stato di 17,3 trilioni di dollari. La differenza è enorme. Naturalmente i mercati dei cambi hanno un ruolo rilevante e insostituibile per il commercio internazionale e per tutta una serie di operazioni finanziarie ad esso collegate. Il cambio delle valute e i contratti di garanzia e di assicurazione si accompagnano con i movimenti commerciali e con i pagamenti internazionali. Ma essi di fatto non sono che una piccola frazione rispetto alle operazioni che ogni giorno ammontano a 5,3 trilioni di dollari. In altre parole la stragrande maggioranza delle operazioni sui mercati dei cambi ha a che fare con strumenti finanziari speculativi. Sono attività finanziarie fini a se stesse, in primis i derivati Otc in tutte le loro possibili forme. Ciò nonostante, molti cantori della “spregiudicatezza creativa della finanza” vedono nell’“esplosione” dei mercati valutari l’effetto positivo di una presunta capacità di autoregolamentazione dei mercati, a seguito di cambiamenti e di regole introdotti sulle due sponde dell’Atlantico dopo la crisi finanziaria. La crescita di questa bolla sarebbe invece l’effetto di una serie di recenti avvenimenti internazionali. Prima di tutto della decisione della Bank of Japan di seguire la “politica monetaria accomodante” della Fed con l’immissione di maggiore liquidità che ha determinato un notevole aumento delle operazioni in yen. In secondo luogo c’è la diffusa volontà di diversificare gli investimenti andando alla ricerca di maggiori opportunità anche se rischiose, quali le azioni e i bond emessi nelle valute dei paesi emergenti. In aggiunta vi è stato un vertiginoso aumento di operazioni fatte da istituzioni finanziarie differenti dalle tradizionali banche commerciali che in passato gestivano quasi tutto il mercato delle valute. Si tratta delle cosiddette banche “minori”, non sottoposte agli stessi controlli di quelle più grandi, e di hedge fund. Questi nuovi protagonisti dei mercati valutari stanno facendo la parte del leone, tanto che dal 2010 sono cresciuti del 48% con operazioni per 2,8 trilioni di dollari al giorno. Cioè più della metà dell’ammontare giornaliero totale sopramenzionato. Da ultimo anche piccoli investitori per delega partecipano alle attività speculative grazie alle nuove tecniche di trading basate su algoritmi che permettono ai computer di compiere innumerevoli operazioni sulle più piccole variazioni di valore e in tempi infinitesimali. Si noti che dal 2010 il dollaro ha aumentato il suo ruolo dominante come moneta scambiata sui mercati valutari internazionali, mentre la quota di mercato dell’euro è scesa. Mentre le banche minori e gli hedge fund muovono circa la metà del volume giornaliero, il resto è controllato quasi totalmente da 10 delle maggiori banche commerciali internazionali, tra cui spicca al primo posta la Deutsche Bank con una quota del 15%. Vi sono poi 4 banche americane, con in testa la Citi Bank, con il 27%, seguite da 3 banche britanniche che controllano il 23% e da due banche svizzere con il 14%. Per la DB questa è un’ulteriore prova del suo pericoloso primato di banca N. 1 dei derivati Otc. Come si evince da quanto esposto, quello delle valute è un mercato che si presta a grandi manipolazioni ed è una vera fucina di speculazioni. Oltre alle note indagini sulle truffe relative al tasso Libor, da qualche tempo vi sono indagini in diversi Paesi su possibili manipolazioni delle modalità usate per stabilire i tassi FX di riferimento. E’ veramente nell’interesse dell’Unione europea lasciare che l’euro partecipi a tali giochi? O non sarebbe più opportuno agire per il massimo di trasparenza dei mercati delle valute e non solo? |
FONDAZIONE NENNI http://fondazionenenni.wordpress.com/
Parliamo di socialismo Il passato ritorna? Il leader Massimo, “rottamato” da Renzi, torna ora in campo alla testa del PD che non si riconosce nel suo segretario… di Giuseppe Tamburrano Il leader Massimo “rottamato” da Renzi torna in campo alla testa del PD che non si riconosce nel suo segretario. E rimprovera a Renzi di non capire che si trova alla testa di un partito che non è nato dal nulla, che ha una storia, ha avuto una identità, dei valori. E sembra che con Bersani e Cuperlo vogliano far nascere una corrente antirenziana che dovrebbe attingere al patrimonio della sinistra Certo il governo del segretario del PD che sta in piedi grazie alla fiducia di Berlusconi fa impressione e dimostra la volubilità menzognera della politica “arte del possibile”. Certo, questo D’Alema che definì tempo addietro Gramsci un “liberista”, manager superpagati “capitani coraggiosi”, questo D’Alema che riscopre le proprie origini, il patrimonio della sinistra di cui è stato il principale liquidatore, si rivela un allievo più che del Machiavelli, del machiavellismo. Lui che spiega al suo segretario che il PD non è res nullius, un contenitore, ma un insieme di valori ed esperienze ha sulla coscienza di non aver fatto quel che cominciò appena a fare, e cioè di rifondare tutta la sinistra in una “cosa due”, sintesi e rinnovatrice dei valori della sinistra ex comunista e socialista. Ricordo quel che disse D’Alema alla presentazione promossa dalla Fondazione Nenni dell’ultimo libro dell’indimenticabile compagno De Martino: certo la mia, la nostra posizione è singolare: in Europa siamo socialisti, ma quando l’aereo attraversa le Alpi, in Italia siamo un’altra cosa. Vuole D’Alema, il cui partito va alle elezioni europee col simbolo del Partito socialista europeo, tornare alla “cosa due”? La prima volta io non vi entrai e i socialisti rimasti tali vi restarono ben poco. Questa volta sarei il primo a prendere la tessera. Per favore, non definitemi ingenuo, ma sognatore. |
Da MondOperaio http://www.mondoperaio.net/ Riformismo polisemico di Danilo Di Matteo Dall’assemblea romana della minoranza Pd sono emerse delle parole d’ordine: “sinistra”, “pensiero”, “riformisti”, “territorio”. Il termine “riformista”, in particolare, va accentuando una sua caratteristica riscontrabile ormai da decenni: la polisemia. Secondo l’accezione di Cuperlo, D’Alema, Bersani, Fassina e altri, ad esempio, esso sembra indicare un approccio volto al cambiamento graduale nell’ambito di una “tradizione” di sinistra. Tante volte e in vari contesti ho sottolineato l’importanza della tradizione proprio al fine dell’innovazione, citando ad esempio il Labour britannico. Secondo la declinazione di quegli esponenti dem, però, il riformismo parrebbe indicare un modo di procedere secondo metodi, forme e tempi a loro modo interni a una prassi consolidata. L’innovazione perseguita dal nuovo corso di Renzi vorrebbe invece adeguare i ritmi della politica a quelli della società e dei problemi. Non si tratterebbe di una “fuga”, bensì di porre rimedio al cronico ritardo dei gruppi dirigenti e della sinistra rispetto alla realtà. Riguardo poi alla proposta della minoranza Pd di dar vita, dal “basso”, a “circoli della sinistra”, un’occhiata superficiale porta a scorgervi un margine di ambiguità. Da un lato si pone l’accento sull’esigenza di rivitalizzare il partito sul territorio, di organizzarlo meglio; dall’altro viene forse evocata un’atmosfera già nota: quella dei “cantieri” e della “sinistra dei club”. |
Da Avanti! online http://www.avantionline.it/ Kiev a un passo dal baratro L’Ucraina si avvicina, pericolosamente, alla guerra civile. Dopo gli ultimatum degli scorsi giorni lanciati dal governo di Kiev nei confronti degli insorti filorussi che occupano i palazzi del potere in varie aree del paese, passati inascoltati e senza conseguenze, questa volta il presidente Oleksandr Turchynov ha deciso di fare sul serio. Già dalle prime ore di martedì, le autorità ucraine hanno lanciato un’operazione antiterrorismo nel nord della regione orientale di Donetsk. Colonne di blindati si sono mosse in direzione della di Sloviansk circondando la città dove insorti filo Mosca, che si dice siano coordinati da un ufficiale russo, sarebbero barricati nelle stazioni di polizia intenzionati a resistere. Sono ben nove le città dell’est dell’Ucraina ancora controllate dalle milizie filorusse, dopo che i manifestanti hanno preso il controllo di edifici amministrativi e della polizia. Nonostante gli avvertimenti di Kiev, i dimostranti hanno fortificato le loro posizioni erigendo nuove barricate. E non sono mancate le prime vittime: le forze ucraine, infatti, hanno attaccato l’aeroporto militare di Kramatorsk, preso pochi giorni prima, e quattro esponenti filorussi sono morti, mentre altri due sono rimasti feriti. Un escalation che secondo il premier russo, Dmitri Medvedev, è da interpretare come il segnale che l’Ucraina «è sull’orlo di una guerra civile». Secondo Medvedev «l’unica via per andare avanti è quella del dialogo con tutte le regioni ucraine», dialogo che deve vedere, secondo il leader russo, un maggiore coinvolgimento da parte della comunità internazionale rispetto alla soluzione dei problemi economici dell’Ucraina, soprattutto per quello che riguarda il saldo dei debiti energetici di Kiev verso Mosca che ammonta a circa 2,2 miliardi di dollari. Proprio la difficile situazione dell’economia si somma allo scenario già difficile dal punto di vista politico e della sicurezza: a causa dell’incertezza, infatti, molti ucraini hanno svuotato i propri depositi bancari per assicurarsi disponibilità di contante in caso di necessità. La banca centrale, in risposta, si è vista costretta a alzare i tassi di interesse dal 6,5 per cento al 9,5 per cercare di rallentare la galoppante svalutazione della moneta nazionale causata dalla conversione di massa in valuta forte come il dollaro e l’euro. Un meccanismo perverso che ha innescato una inflazione in rapida crescita con il conseguente aumento del costo delle merci di importazione, ulteriore elemento di critica da parte dei residenti filorussi che accusano il neo-governo di Kiev di incapacità nella gestione dell’economia. Insomma, nonostante le rassicurazioni del presidente Oleksandr Turchynov, che in parlamento ha parlato di una manovra per la ripresa del controllo delle aree insorte condotta «gradualmente» e «in maniera equilibrata e responsabile», l’Ucraina sembra inesorabilmente incamminata sulla strada della guerra civile. Con l’aggravante che, se ad appoggiare i filorussi c’è Mosca, dietro Kiev potrebbe non esserci nessuno. Vai al sito dell’avantionline |
La situazione politica Primavera nuova tentazione vecchia Rispondere alla crisi della democrazia con il restringimento della medesima ci pare cosa molto preoccupante di Paolo Bagnoli Insieme alla primavera è arrivata la stagione delle riforme; il presidente del consiglio le ha addirittura calendarizzate. Tra queste, quella sicuramente più in esposizione, riguarda la fine del bicameralismo perfetto, con la conseguente abolizione del Senato qual è oggi, e la sua sostituzione con una Camera delle autonomie. Vedremo, naturalmente, come andrà a finire, considerato che la strada non è così agevole come la si rappresenta. Riteniamo che fare del Senato l’emblema da abbattere per avviare il percorso di salvataggio del Paese non solo sia sbagliato e demagogico, ma solleva pesanti e fondati dubbi di merito. Qui vorremmo solo evidenziare due questioni. La prima: se in Italia il costituente previde un tale ordinamento una ragione ci sarà, ma nessuno si domanda se essa abbia ancora oggi una qualche validità; noi crediamo ce l’abbia. La seconda: si può ritenere che, in un contesto generale di ridisegno della statualità italiana sia doveroso discuterne, non certo per il motivo meschinamente fasullo dei costi. Ci domandiamo: una democrazia, abolendo e restringendo gli spazi della rappresentatività –questione che investe anche le Province – può ritenersi più forte e meglio funzionante? Crediamo di no. Ci sembra che per la Repubblica italiana si stia aprendo un terreno molto scivoloso alla cui fine non solo l’espressione della sovranità popolare rischia di vedersi largamente limitata, ma praticamente abolita e relegata, sempre che non si proceda a cambiamenti anche in tutti gli ambiti della rappresentanza, dai comuni e alle regioni. Vediamo: gli eletti provinciali spariscono, il Senato delle autonomie, nella composizione prevista, non è formato da eletti per quell’incarico e, per quanto concerne la Camera, si pensa a una legge con ancora le liste bloccate; ossia con i deputati eletti come ai tempi del Porcellum, sia pure con diverso meccanismo tecnico. Ecco il dato di fondo; quello politicamente complessivo, fermo restando che obiezioni sulla legge elettorale per la Camera investono seriamente anche il previsto premio di maggioranza che è, come nella legge Calderoli, una vera e propria vergogna, l'uno non meno anticostituzionale dell’altro. Così, nell’Italia del nuovo governo, avremo un Parlamento – Camera e Senato delle Autonomie – sostanzialmente deficitario relativamente al principio fondante della democrazia per cui il popolo è sovrano e, in virtù di tale sovranità, elegge i propri rappresentanti. Ci sembra che, rispondere alla crisi della democrazia, con il restringimento della medesima sia molto, ma molto, preoccupante. Ci pare, altresì, implicito che con il bipolarismo forzato di coalizione arriverà pure – già se ne sente parlare – la ripresa del tema berlusconiano dei maggiori poteri al presidente del consiglio. Tornerà la ripresa di un tema specifico di Silvio Berlusconi il quale, a fronte della manifesta incapacità nel guidare il Paese, sosteneva che per poter governare l’Italia, occorrevano al premier ben più ampi poteri. Tali aspetti non sono certo di secondo piano, ma non registriamo né dubbi né una qualche opposizione. Ce lo saremmo aspettati, pur apprezzando l’iniziativa – spregiativamente rigettata come necessità di mettersi in evidenza – di Vannino Chiti. Siamo, cioè, un po’ stupiti dall’atteggiamento complessivo degli ex-comunisti, provenienti cioè da un partito che aveva fatto della centralità del Parlamento un punto fermo. Al Pci va dato atto, infatti, di essere sempre stato molto sensibile alle questioni di natura istituzionale. Il ciclone Renzi li sta travolgendo e non riteniamo che sarà la recente riunione dei cuperliani a cambiare il tavolo della discussione. Poi, evidentemente, si tratta di vedere il decorso delle cose. Inoltre, se vogliamo mettere i puntini sulle i, non è nemmeno che Renzi travolga la sinistra poiché essa non c’è più da un bel periodo di tempo. I sondaggi dicono che oggi il voto operaio, cui il Pci attingeva in maniera consistente, quando non ingrossa l’astensionismo, vaga tra la Lega e i grillini. Renzi, con spregiudicata intelligenza, ha recuperato un Berlusconi che sembra stare in maggioranza seppure non nel governo e pensiamo che proprio l’area in disfatta del berlusconismo costituisca la grande riserva cui attingere consensi per il Pd. La qual cosa non deve stupire poiché risultava evidente, fin dall’incontro famoso tra i due, che in entrambi staziona una medesima idea di questo Paese. Una cosa di sinistra, diciamo così, Renzi l’ha fatta, portando il Pd nel Pse; operazione consumatasi in poche ore dopo che gli ex-comunisti vi si erano attorcigliati per vent’anni: è stato bravo. Ma… Ma tutto conferma una nostra vecchia preoccupazione; ossia che lo sbocco della crisi del Paese, al saldo delle questioni economiche e sociali, difficilmente sembra sfuggire a un approdo autoritativo.
Berlusconi e Gianni Letta all’uscita dal vertice con Renzi a Palazzo Chigi |
Da CRITICA LIBERALE riceviamo e volentieri pubblichiamo Minsky tra Pechino e Berlino Il modello sino-tedesco prepara il prossimo crack? di Giovanni La Torre A breve distanza uno dall’altro sono apparsi su autorevoli media internazionali due articoli alquanto preoccupati, e preoccupanti, sulla situazione economica cinese. Il primo è apparso il 3 aprile sul sito del New Yorker, autorevole rivista americana, con il titolo “La Cina sarà la prossima Lehman Brothers?”, il secondo sul Financial Times del 10 aprile con il titolo “La Cina è nervosa per i dati commerciali”. La preoccupazione del FT si basa sul dato relativo al commercio internazionale: a marzo le esportazioni cinesi sono calate del 6,6% e il dato fa seguito al calo del 18% di febbraio. Come è noto il commercio internazionale è stato il motore principale della tumultuosa crescita di quella che è oggi la seconda economia mondiale e si appresta a essere la prima entro un paio di decenni (ma per il Pil totale non per il reddito pro capite). Quello che però normalmente si considera meno è il contributo che la crescita cinese ha dato all’intera economia mondiale, dato che ha alimentato anche una considerevole corrente di proprie importazioni. Ebbene anche queste sono calate dell’11,3%. Nel corrente anno si prevede una crescita del Pil di solo il 7,4%. Lo so che fa ridere definire “solo” una crescita del 7,4%, visto che noi europei ci siamo abituati in questi ultimi anni a cifre molto più misere, se non addirittura negative, ma la potenza asiatica viaggiava a tassi di crescita a due cifre, tant’è che il dato di quest’anno sarà il peggiore dal 1990, e segue il già “scarso” 7,7% del 2013. Molte volte sono le “variazioni” più che i dati assoluti a determinare shock pericolosi, a invertire le aspettative e provocare pericolosi avvitamenti. Il New Yorker invece basa la sua preoccupazione sul rischio di esplosione della bolla immobiliare e sul livello di indebitamento dell’economia cinese. L’economia cinese si starebbe pericolosamente avvicinando al “Minsky moment”, dal nome dell’economista keynesiano che ha studiato le crisi finanziarie. Cioè il momento in cui le autorità e il mercato avvertono che c’è una bolla in atto e cominciano a tirare i remi in barca, ma questo gesto diventa la scintilla per far deflagrare il tutto. Anche in Cina si è assistito alla crescita del “sistema bancario ombra”, che in gennaio ha ancora erogato finanziamenti per 160 miliardi di dollari, ma in febbraio ha praticamente azzerato il flusso. Il livello di indebitamento dell’economia cinese, l’altra faccia del boom immobiliare, che era pari al 125% del Pil nel 2008, è arrivato al 200% nel 2013 (l’indebitamento del settore pubblico sarebbe solo del 45%). Insomma la situazione cinese somiglierebbe sempre più a quella dell’Arizona, della Florida e del Nevada del 2007. Le autorità e i media cinesi si mostrano sereni e avvertono che la situazione è sotto controllo, e lo stesso livello del debito pubblico dovrebbe spingere a considerazioni più tranquillizzanti … Ma potrebbero dire altro? Più vicini a casa nostra notiamo che la Germania nel 2013 ha registrato una stasi nelle esportazioni (nelle importazioni meno 1%) e questo ha fatto sì che il Pil sia cresciuto solo dello 0,4% (0,7% nel 2012) mentre nel 2010 era cresciuto del 4% e nel 2011 del 3,3%. Anche in questo caso è il trend che va considerato. Entrambe le situazioni sono il frutto di sistemi economici cresciuti, scientemente, su uno squilibrio: la crescita attraverso il commercio estero, cioè attraverso un meccanismo che non rimette in circolo la ricchezza prodotta, o meglio che la rimette solo fino a quando il resto delle economie sono in grado di assorbire le loro esportazioni, cosa questa che non può avvenire in eterno… Continua la lettura su Critica liberale |
Da vivalascuola riceviamo e volentieri pubblichiamo Educazione alla differenza di Giorgio Morale Un programma di educazione alla differenza e prevenzione della discriminazione sessuale e dell’omofobia avviato dal precedente Governo è stato bloccato dalla ministra Giannini dopo interventi di vescovi, associazioni cattoliche, politici di destra: http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2014/04/07/vivalascuola-169/ Come è possibile che il Governo continui ad accogliere ingerenze clericali con grave danno alla laicità dello Stato e della scuola? Che tutt'a un tratto ignori i continui allarmi a proposito di discriminazioni sessuali e omofobia supportati da tristi fatti di cronaca? Ma con questa puntata di vivalascuola abbiamo voluto soprattutto affontare il tema da un punto d vista didattico e aiutare a capire: cosa fanno le maestre e le insegnanti quando fanno educazione alla differenza? Perché fanno così paura? Vogliono davvero istigare all’omosessualità, come vengono accusate di fare? Cosa aspetta il Governo a intervenire sul serio su un problema su cui più volte ha richiamato l'attenzione anche il Capo dello Stato? |
Elzeviro In un lontano paese di Ser Pulcinella Ieri notte ho sognato un lontano paese, la Longobardia. Un paese in cui c’era una volta la “fondata ipotesi” che certe persone finissero in galera per furto anche se non avevano fatto niente. Erano persone nate da certe madri piuttosto che da altre… Non so se mi spiego. D’un tratto ecco che ti appare un generale americano, ed ecco piazza del Duomo che trabocca di soldati della Quinta Armata. Il generale inizia subito ad arringarli dicendo che questa cosa è molto grave, che non è la prima volta che noi Longobardi perseguitiamo gli Zingari eccetera eccetera eccetera. Poi si volta verso di me e mi fa: “C’è la recidiva storica!”. Ha in volto un’espressione molto seria. “Adesso qualcuno di questi longobards verrà chiamato a risponderne”, conclude il generale tra gli applausi entusiasti della truppa. In piazza si mormora che il responsabile sconterà l’intero giorno in una galera a New Nuremberg (Texas?). Inizio a sospettare che il responsabile potrei essere io. Tutti guardano me. Già temo l’istante in cui inizieranno a gridare: “Dalli al longobard!” Allora, fingendo un presentatarm al generale statunitense, dico che io vivo lontanissimo dalla Longobardia, e da moltissimi anni. Rendo questa secondo me importante dichiarazione ad alta voce, affinché tutti possano sentirmi. La soldataglia però sghignazza per la buffa rigidità pseudo-marziale da me assunta. Senza dare a vedere che ormai sto lì col cuore in gola soggiungo: “Sarebbe più giusto schiaffare in galera qualche longobard che ci abita attualmente, dico io, o no?”. Intanto sopraggiunge trafelato un giovanotto in divisa blu marine. “Sono reduce dal briefing delle Nazioni Unite”, c’informa non senza darsi arie. Comunica che il responsabile è la prima persona che esce dalla fermata della metropolitana di Piazza Duomo alle sei di mattina. In quell’istante, ovviamente, la campana batte le sei. E io mi sento davvero molto sollevato perché alcune persone, che non sono io, stanno effettivamente salendo dalla metropolitana. Io mi trovo invece all’ingresso della Galleria Vittorio Emanuele, proprio di fronte al giornalaio. Accanto a me c’è la Pia. Improvvisamente Pia inizia a urlare come una pazza, coprendosi gli occhi con un guanto di pelle scamosciata grigia. Oh, che posa melodrammatica! Penso io. L’altra mano della Pia indica i titoli dei giornali su cui campeggia la notizia a caratteri cubitali. “Franz Scàrafon arrestato all’uscita del metrò!!!” “Si era travestito da Locusta!!!” Mi sono ridestato in un bagno di sudore quando la radiosveglia stava iniziando a dare il GR delle sei e quarantacinque.
Valentin Lustig, Vier lachende Knaben (2005), particolare |
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897 Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano Amministratore: Sandro Simonitto Web: Maurizio Montana L'editrice de L'Avvenire dei lavoratori si regge sull'autofinanziamento. E' parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che dal 18 marzo 1905 opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista". L'ADL è un'editrice di emigranti fondata nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera. Nato come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte durante la Prima guerra mondiale al movimento pacifista di Zimmerwald; ha ospitato l'Avanti! clandestino (in co-edizione) durante il ventennio fascista; ha garantito durante la Seconda guerra mondiale la stampa e la distribuzione, spesso rischiosa, dei materiali elaborati dal Centro estero socialista di Zurigo. Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha condotto una lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana, di chiunque, ovunque. Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo nella salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti. |
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