[Diritti] Sabotaggio. Dalle lotte operaie alla Val Susa
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- Date: Tue, 25 Mar 2014 16:56:10 +0100 (CET)
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Sabotaggio. Dalle lotte operaie alla Val Susa
Giovedì 27 marzo
ore 21
corso Palermo 46
Introducono il dibattito
Cosimo Scarinzi della Cub e Maria Matteo
del comitato No Tav Autogestione
Sul tema ascolta la chiacchierata con Cosimo di
qualche puntata fa di anarres
Sabot, in francese,
significa “zoccolo”. Una calzatura che ormai usano in pochi. A cavallo tra
l’Otto e il Novecento era molto diffusa tra contadini ed operai.
Gettare il proprio sabot in una macchina era un buon modo per
incepparla, per “sabotarla”, per interrompere la produzione, per mettere i
bastoni tra le ruote al padrone che sfruttava la tua vita per farsi ricco.
In tutta la storia delle lotte operaie c’è stato sabotaggio. A volte
era pratica individuale o di un piccolo gruppo di lavoratori, che magari
volevano solo guadagnarsi una pausa, altre volte era mezzo di lotta
esplicito nei confronti del padrone.
In una società che difende la
proprietà privata come fosse un bene comune, il sabotaggio è un gesto
illegale.
Quando la diseguaglianza è sancita dalla legge, chi lotta
per l’uguaglianza è un fuorilegge.
In una società dove alle comunità
locali è sottratto il diritto di decidere sulla propria vita, chi si batte
per la libertà è un sovversivo.
Durante l’occupazione
nazifascista il sabotaggio era pratica usuale delle formazioni partigiane.
Per le truppe di occupazione i partigiani, i ribelli, erano banditi, dopo
la guerra divennero eroi di un’epopea di liberazione, che venne subito
imbalsamata, perché i poveri e gli oppressi ne perdessero la memoria viva.
Da tre anni in Val Susa ci sono le truppe di occupazione. I
governi hanno militarizzato la Valle per imporre con la forza un’opera
inutile, costosa, dannosa per la salute e l’ambiente.
Decine di
migliaia di persone, della valle e solidali, si sono messe di mezzo per
inceppare la macchina, per cacciare gli occupanti.
Centinaia
di No Tav sono stati pestati, gasati, feriti. Sono quasi mille i
procedimenti penali contro chi ha lottato contro il Tav.
Quattro No Tav sono in carcere accusati di “attentato con finalità di
terrorismo”. Nel mirino della Procura un sabotaggio al cantiere di
Chiomonte del 14 maggio dello scorso anno. Quella notte venne danneggiato
un compressore. Un’azione di lotta non violenta che il movimento No Tav
assunse come propria.
La Procura si avvale di un articolo del codice
che stabilisce che chi si oppone attivamente ad una decisione del governo
è un terrorista.
Fermare il Tav, costringere il governo a tornare su
una decisione mai condivisa dalla popolazione locale è la ragion d’essere
del movimento No Tav.
Ogni gesto, ogni manifestazione, ogni
passeggiata con bimbi e cagnolini, non diversamente dalle azioni di
assedio del cantiere, di boicottaggio delle ditte, di sabotaggio dei mezzi
mira a questo scopo.
Con la logica della Procura gran parte della
popolazione valsusina è costituita da terroristi. Banditi, ribelli,
partigiani della libertà
Per approfondimenti sulla vicenda dei
quattro No Tav accusati di “terrorismo”
Leggi “Tav, sabotaggi, ragion di
Stato”
Qui puoi
vedere la video intervista ad alcuni avvocati No Tav
Altre
info e approfondimenti qui
Federazione Anarchica di
Torino
fai_to at inrete.it
corso Palermo 46 – le riunioni, aperte a tutti
gli interessati, si svolgono ogni giovedì alle 21
www.anarresinfo.noblogs.org
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