[Diritti] Anarres-info. Forconi a Torino: i figli del deserto
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- From: "Federazione Anarchica Torinese" <fat at inrete.it>
- Date: Wed, 18 Dec 2013 06:39:38 +0100 (CET)
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Anarres-info. Forconi a Torino: i figli del
deserto
Forconi a Torino. I figli del deserto
Decodificare quanto è accaduto a Torino nell’ultima settimana non è
facile. Specie se lo si fa con lo sguardo interessato di chi sceglie un
punto di vista di classe, di chi ha l’attitudine alla partecipazione
diretta, di chi mira alla costruzione di esperienze di autogoverno
territoriale fuori tutela statale, definendo uno spazio e un tempo capaci
di attraversare l’immaginario sociale, facendosi pratica concreta.
Nella sinistra civilizzata e di governo c’è da decenni un netto
disprezzo per l’Italia a cavallo tra Drive in e il presidente operaio e
puttaniere. L’Italia che si è affidata per vent’anni ad un partito capace
di attuare politiche ultraliberiste, garantendo altresì la sopravvivenza
di figure sociali che altrove la globalizzazione ha spazzato via:
commercianti, artigiani, padroncini, agricoltori su scala familiare o con
pochi dipendenti.
La settimana precedente quella del 9 dicembre, il
governo, intuendo la miscela esplosiva che si stava preparando, ha
concesso tutto quello che volevano alle organizzazioni degli
autotrasportatori, mentre la moderatissima Coldiretti ha organizzato la
manifestazione al Brennero, dove venivano bloccati e perquisiti i camion
con la benedizione del ministro. Dopo i blocchi e le “perquisizioni” sulla
A32 durante l’estate No Tav, Alfano ordinò cariche, arresti e l’invio di
altri 250 militari in Clarea. Evidentemente questo governo, soprattutto
nella sua componente di destra, mira a evitare lo strappo con alcuni dei
propri settori sociali di riferimento, concedendo spazi di manovra negati
ad altri.
La sinistra civilizzata, nei brevi periodi in cui è
riuscita a saltare in sella al destriero governativo ha garantito la vita
facile alla grande industria, facilitando la demolizione mattone su
mattone di ogni forma di tutela per il lavoratori dipendenti e
collaborando attivamente nella trasformazione di tanti di loro in
lavoratori indipendenti ma di fatto subordinati. In tempi di crisi il
popolo delle partite IVA si ritrova nella stessa condizione dei mercatari
torinesi cui il comune chiede 500 euro al mese per la pulizia dei mercati.
A tutti questi si aggiungono i tanti giovani – uno su quattro dicono le
statistiche – che non hanno né un lavoro né un percorso formativo. Per non
dire dei ragazzi degli istituti professionali che sanno di essere
parcheggiati in attesa di disoccupazione.
Nelle piazze torinesi
animate dal popolo delle periferie, quello cresciuto tra facebook e il bar
sport, si sono ritrovati quelli dei banchi dei mercati, qualche
disoccupato, i ragazzi degli istituti professionali.
Nella
sinistra intorno alle giornate di lotta indette dal “coordinamento 9 dicembre” si è sviluppato un
dibattito molto ampio, spesso anche aspro.
Di fronte all’ampiezza
della partecipazione, alcuni hanno osservato che era difficile che il
mestolo stesse in mano alla destra cittadina. A Torino sia la Destra
istituzionale – Fratelli d’Italia – sia chi – come Forza Nuova e Casa
Pound – vive nel limbo tra istituzioni e velleità rivoluzionarie – non
avrebbero un peso ed una capacità organizzativa tali da poterlo fare.
Un fatto è certo: nelle piazze di Torino e dintorni i
rappresentanti di queste formazioni si sono fatti vedere più volte accolti
dagli applausi della gente. Come è certo che buona parte delle tifoserie
torinesi, ben presenti nei giorni più caldi, siano ormai da lunghi anni
egemonizzate dall’estrema destra. In almeno un caso un esponente di “Alba
Dorata” è stato cacciato dal blocco di piazza Derna grazie alla presenza
di esponenti di sinistra, che avevano deciso di partecipare
all’iniziativa. È tuttavia un caso isolato che non cambia il quadro. Anche
la favola dei profughi africani, accolti con un applauso da quelli del
“coordinamento 9 dicembre” è stata è stata ampiamente
sfatata da resoconti circolati successivamente.
La questione è comunque mal
posta. Qualunque sia stato il peso della destra, nelle sue varie
componenti, la domanda vera è un’altra. Il movimento che si è espresso
nelle piazze in un garrir di tricolori, inviti alla polizia a
fraternizzare, richiami all’unità della nazione contro la casta corrotta e
asservita ai diktat dell’Europa delle banche è un movimento di destra o
no?
Noi pensiamo di si.
I resoconti fatti girare dalla sinistra
radicale torinese hanno privilegiato l’immagine di piazze ambiguamente
acefale: prive di capi, prive di organizzazione, prive di reale
comprensione delle ragioni che li avevano condotti lì. Una sorta di creta
che chiunque avrebbe potuto plasmare e dirigere. Una descrizione a mio
avviso inconsapevolmente intrisa di orgoglio intellettuale e del mai
sopito sogno di poter governare o alimentarsi delle jacquerie. Alcuni ne
hanno assunto il mero contenuto antisistema, nella vecchia convinzione che
il nemico del tuo nemico è un tuo amico. Una mostruosità ideologica che
abbiamo visto annegare nel sangue tra Baghdad e Kabul ma sinora non ci
aveva toccato da vicino.
Bisogna guardare in faccia la realtà. Una
realtà che certo non ci piace, ma il mero desiderio di vederla diversa non
si concreta, se non la si sa vedere per quello che è. I protagonisti di
questi giorni di blocchi e serrate sono i figli del deserto sociale degli
ultimi trent’anni. Gente che credeva di avere ancoraggi e certezze e oggi
si trova sospesa sul nulla.
Abbiamo tentato un’analisi
della composizione di classe di questo movimento, della sua natura popolare,
periferica, perché avvertivamo forte la necessità di capire ed intervenire
per poter fermare l’onda lunga di destra che ha messo a loro disposizione
un lessico comune, una chiave di lettura ed un orizzonte progettuale.
Siamo andati nelle piazze e nei bar ad ascoltare e capire il vento che
stava cambiando, perché in periferia, tra i mercati e le strade
attraversate dai cortei per l’ordine e la legalità, tra la gente che
fatica a campare e non vede prospettive, ci siamo da anni. Da anni
sappiamo che l’incapacità di parlare con gli italiani poveri, quelli che
guardano con simpatia alla destra xenofoba e razzista, quelli che avevano
qualcosa e ora hanno solo paura, avrebbe aperto la strada a chi predica il
governo forte, la polizia ovunque, la nazione contro la globalizzazione,
l’unione degli italiani, sfruttati e sfruttatori contro il grande
complotto internazionale delle banche. Oggi lo chiamano signoraggio: non
puntano il dito sugli ebrei ma la melodia della canzone è la stessa dagli
anni Trenta del secolo scorso. Gli stranieri di seconda generazione che
sventolavano il tricolore con i loro colleghi del mercato, sebbene in
realtà pochini rispetto la realtà dei banchi, non ci stupiscono: li
abbiamo visti inveire contro altri stranieri, ultimi arrivati che
“delinquono”. Molti di loro assumono giovani connazionali poveri e li
sfruttano senza pietà così come gli italiani doc. Il gioco del capitalismo
piace ad ogni latitudine.
Continua…
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Tav. Due presidi e tre
processi
Sabato 14 dicembre. Siamo sul limite di un
nulla metropolitano, nel piazzale del capolinea del tram 3, a pochi passi
dalle recinzioni che delimitano il perimetro del carcere delle
Vallette.
Dal 9 dicembre nei bracci che soffocano le vite di
un’umanità pressata dentro quattro mura sempre più strette ci sono quattro
No Tav, accusati di
terrorismo.
Secondo i PM Rinaudo e Padalino, nella notte tra il 13 e il 14 maggio,
avrebbero partecipato all’azione di lotta al cantiere/fortino della
Maddalena. In quell’occasione i No Tav riuscirono a cogliere di sorpresa
la polizia, ad entrare nel cantiere, mandano in fiamme un compressore.
Ad attendere i No Tav c’é un imponente apparato poliziesco, che ha
chiuso ogni casso ai due pratoni limitrofi al carcere ed impedisce al
camion dei manifestanti di avvicinarsi alla recinzione con il camion con
l’amplificazione.
I No Tav tagliano per il prato e si avvicinano alle
reti dove partono saluti, slogan, canti, petardi e fuochi d’artificio:
dopo circa mezz’ora partono per un giro intorno al carcere, placcati da
vicino dalla polizia, che evidentemente avrebbe voglia di menare le
mani.
Dopo due ore gli attivisti tornano al piazzale, i poliziotti
restano a bocca asciutta.
Continua…
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Il 9 dicembre dei
profughi
Quando, dopo l’incontro del 26 novembre con
l’assessore Tisi, la decisione sulle richieste di residenza dei rifugiati
e profughi che occupano l’ex MOI, era stata rimandata al 9 dicembre,
nessuno o quasi pensava alla coincidenza con la serrata di negozi e
mercati nel primo giorno di blocchi del “coordinamento 9 dicembre“.
Continua…
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Fronte del Tav.
Perquisizioni ed arresti
Due settimane molto intense di lotta
No Tav tra
Torino e la
Val
Susa, che
si sono concluse con perquisizioni ed arresti tra Torino e Milano.
Un’operazione repressiva che, come abitudine della procura torinese,
arriva subito dopo un periodo molto intenso di iniziative.
Continua…
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Grecia. Scontri
ed arresti a cinque anni dall’assassinio di Alexis
Tredici
arresti e 191 fermi. Questi i numeri della repressione delle
manifestazioni svoltesi in tutta la Grecia nel quinto anniversario
dell’assassinio di Alexandros Grigoropulos, ucciso dalla polizia. I
controlli soffocanti sono stati la premessa di una violenza fuori
dall’ordinario scatenata dalla polizia.
Continua…
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Folletti No Tav a
Torino
Questa notte – lo scrive il sito Indymedia
Piemonte –
ci sono state alcune azioni di disturbo di alcune ditte di Torino e
dintorni che lavorano per il cantiere/fortino della Maddalena.
Di
seguito il comunicato diffuso.
“8 dicembre. Nell’ottavo
anniversario dell’Immacolata ribellione del dicembre 2005 Giacu Trus,
cugino torinese del più noto Giacu d’la Clarea, ha visitato alcune delle
ditte che hanno scelto di lavorare nel cantiere/fortino della
Maddalena.
Ditte che, pur di guadagnare, non si vergognano di
collaborare con chi sta cercando di imporre con la forza la realizzazione
di un’opera contro cui si batte da quasi 25 anni un movimento popolare,
che resiste nonostante l’incrudirsi della repressione.
Continua…
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Feste, farina e
forconi
È mio vecchio convincimento, che con il tempo si è
rafforzato, che gran parte di ciò che è veramente interessante avviene al
di fuori del cono di luce mediatico e che anzi, paradossalmente ma non
troppo, alcune vicende che trovano uno spazio enorme nei media sono
assolutamente prive di interesse reale.
Continua…
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No Tav. Notti agitate per le
truppe di occupazione
Fronte del Tav. Giorno dopo giorno, si
moltiplicano le azioni contro le truppe di occupazione e le ditte
collaborazioniste.
Nella settimana tra il 21 e il 29 novembre i
folletti No Tav hanno più volte disturbato il sonno e la tranquillità dei
militari.
Il 21 novembre è toccato ai cacciatori che
dormono all’hotel S. Giorgio di Sangano, svegliati da un gruppo di
No Tav e folletti scesi dai monti, Il 28 novembre Maddalena Libera
e un’allegra brigata di burloni ha chiuso con una catena l’ingresso
carrabile della Caserma Ceccaroni di di Rivoli, dove sono di stanza
gli alpini, in servizio nel cantiere. Il 29 novembre è toccato ai
finanzieri che fanno un soggiorno dorato all’hotel Bucaneve di
Bardonecchia: un gruppone di No Tav li hanno salutati rumorosamente
con slogan, striscione e “Bella ciao”. Sulla strada del ritorno i No Tav
della Bassa Valle e di Torino si sono fermati per un breve ma caloroso
saluto ai carabinieri che dormono al Napoleon di Susa.
Notti agitate per i collaborazionisti e per le truppe di occupazione.
Continua…
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Anarchismo e democrazia
Spesso nei movimenti sociali – ma non solo – emerge la tendenza a
considerare l’anarchismo una sorta di democrazia radicale. Niente di meno
vero, perché l’anarchismo si definisce nel rigetto di ogni delega
istituzionale e nel rifiuto del principio di maggioranza come criterio
decisionale.
Sin dalla propria costituzione l’anarchismo vive in
opposizione alla nascente democrazia, di cui denuncia il carattere
intrisecamente autoritario basato su un’uguaglianza formale tra uomini
divisi da un divario di classe inscritto nelle costituzioni liberali, che
consentono la proprietà privata dei mezzi di produzione.
Continua…
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Soldi per le avventure
belliche dell’Italia
(…) il parlamento ha trasformato in
legge il decreto sul finanziamento delle missioni militari all’estero.
I militari italiani sono impegnati in 25 missioni internazionali. La
spesa complessiva del dl è di circa 265 milioni di euro – 265.801.614 per
la precisione – tra rifinanziamento delle missioni, competenze del
ministero degli esteri e “interventi umanitari”. Per le prime due voci il
costo è di 256 milioni di euro.
La legge approvata continua a
sostenere che “Le missioni delle Forze Armate e di Polizia italiane sono
“iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di
ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle organizzazioni
internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di
stabilizzazione“. Quelli approvati questa settimana e più volte finanziati
dal parlamento non sarebbero interventi di guerra, ma operazioni di
mantenimento, istruzione, formazione e controllo di territori a rischio,
dove sono in corso conflitti.
I dati a nostra disposizione, specie
per l’Afganistan dove l’Italia è maggiormente impegnata, raccontano
un’altra storia, la storia di un’occupazione militare violenta, fatta di
bombardamenti, mitragliamenti, perquisizioni notturne, assassini di
civili. Una storia di guerra.
Continua…
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Stati Uniti. La rivolta dei
lavoratori/spazzatura
Lo chiamano sciopero dei fast food, ma
in realtà i lavoratori che “girano hamburger” sono la testa di ponte di un
movimento più vasto che mira ad innalzare la paga minima oraria, che negli
Stati Uniti è ferma a 7,25 dollari dal 2009. Giovedì è stato indetto uno
sciopero di categoria, che mira ad ottenere 15 dollari orari.
Negli
Stati Uniti gli scioperi generali sono illegali: chi li indice rischia la
galera. Quelli di domani in oltre cento città saranno tanti scioperi
autonomi, uniti dal comune obiettivo di dare una robusta spallata al
consolidato sistema di sfruttamento dei lavoratori delle catene che
cucinano e distribuiscono il cibo/spazzatura che mangiano la gran parte
degli americani poveri. Quelli che nelle statistiche e nell’iconografia
sono rappresentati nella gonfia obesità che è il tratto caratteristico di
chi mangia hamburger tripli, pollo fritto e patatine.
Continua…
°°°°°°
Spray al peperoncino.
Repressione sempre più piccante
Spray al peperoncino in
dotazione a poliziotti e carabinieri. La sperimentazione partirà a gennaio
a Roma, Milano e Napoli. Via libera, dunque, allo spray che nebulizza un
principio attivo a base di Oleoresin Capsicum, sostanza irritante, a non
più di 3 metri di distanza.
Lo spray sarà inizialmente assegnato
poliziotti della Polfer Stazione e Volanti di Milano, nonché ai
carabinieri dei reparti operativi di Roma e Napoli. Sono esclusi, per ora,
i reparti mobili.
Continua…
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I conti dell’Italia tra le
bacchettate di Rehn e la mini IMU
Reazioni irritate di
Napolitano e Letta alle dichiarazioni del commissario agli affari
economici dell’UE Olli Rehn, che ieri ha sostenuto che l’Italia non
starebbe rispettando gli obiettivi di riduzione del debito fissati
dall’UE. Napolitano nega ma nei fatti rilancia sostenendo che oggi occorre
privilegiare la crescita e la ripresa dei consumi. Letta gli fa eco,
sostenendo che il prossimo anno sarà decisivo per l’Europa, che rischia,
se non prende il volo, di avvitarsi.
Sullo sfondo il pasticcio
dell’IMU, che riapparirà il prossimo anno travestita da IUC, mentre, nel
gioco delle aliquote e dei rimborsi tra potere centrale ed amministrazioni
locali, c’é la concreta possibilità che il prossimo 16 gennaio ci tocchi
pagare la differenza tra l’aliquota base del 4% e quella effettivamente
applicata da numerosi comuni. A Torino è del 5,75%.
Continua…
°°°°°°°°
Torino. Via i fascisti da
Barriera!
I fascisti di “Fratelli d’Italia” fanno le ronde
per la “sicurezza” in Barriera di Milano. Per loro la “sicurezza” sono
polizia, tribunali e carceri.
Vogliono imporre con la forza gli
interessi di chi si fa ricco sfruttando il lavoro. Sono dalla parte di chi
vuole che precarietà, disoccupazione, lavoro nero, salari sempre più bassi
siano il nostro pane quotidiano. Un pane duro da mangiare in silenzio
senza alzare la testa.
I fascisti fanno guerra ai poveri. Oggi come
nel 1920. Oggi come ai tempi della guerra partigiana.
Continua…
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La sfida imperiale tra
Cina e Stati Uniti
Le isole Senkaku sino a pochi giorni fa le
conoscevano in pochi. Poco più di grandi bellissimi scogli tra Okinawa e
la costa cinese, non lontano da Taiwan, queste isole erano cinesi sino al
1995, quando se ne impadronì il Giappone. Dopo la seconda guerra mondiale
le Senkaku ebbero lo stesso destino delle grandi isole che costituiscono
il Giappone: rimasero sotto il controllo statunitense sino al 1971.
Dall’anno successivo vennero restituite al governo nipponico.
Sia la
repubblica popolare cinese sia Taiwan le hanno sempre reclamate per se.
Il governo giapponese, pur non mollando la presa, ha sempre avuto una
politica molto prudente, evitando sia insediamenti sulle isole che erano e
sono ancora disabitate, sia installazioni militari.
La decisione di
Pechino di includere le Senkaku nello spazio di protezione aerea della
Cina ha suscitato la pronta reazione degli Stati Uniti che hanno spedito i
B52 a sorvolare l’area. In questi giorni tra aerei militari cinesi,
giapponesi, sudcoreani, statunitensi il cieli delle Senkaku sono molto
affollati.
Continua…
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La Grande Guerra. Rieducazione
patriottica
Il governo Letta è stato molto generoso con le
forze armate italiane. La falce che ha tagliato stipendi e servizi, non si
è abbattuta sull’apparato militare italiano. Anzi!
La sola marina
militare ha fatto un incasso miliardario per l’ammodernamento della
flotta: il ministro Mauro ha portato a casa un bel malloppo per la guerra,
per chi la fa e per chi produce le armi.
Le avventure belliche
italiane debbono essere sostenute da un forte apparato propagandistico,
perché nel nostro paese l’avversione alla guerra è ancora molto forte.
Continua…
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Il trionfo del
berlusconismo
il Senato ha votato la decadenza di Silvio
Berlusconi. Il funambolo dalle mille risorse e dalle infinite trovate,
capace di vendersi per oltre vent’anni meglio di una rock star, esce dalla
scena parlamentare italiana.
Ne usce – e non paia un paradosso – da
vincitore.
Il cavaliere ha calcato la scena politica con le qualità
di un attore consumato, capace di interpretare più ruoli, di cogliere e,
insieme, creare il clima più propizio. La metafora teatrale riassume con
efficacia la parabola politica di chi ha traghettato il nostro paese dal
Novecento dell’ideologia al secondo millennio del lunapark globale, tra la
roulette russa della finanza e l’effimero perenne della merce.
Nella
sua cassetta degli attrezzi tanto avanspettacolo anni Trenta,
reinterpretato assorbendo gli umori di un paese, che a dispetto di
bordelli e ruberie, o, meglio, grazie a bordelli e ruberie si è
identificato e ancora si identifica in lui.
Una sinistra moralista
senza alcun barlume di etica ne è stata risucchiata, frullata e risputata
fuori a Sua immagine e somiglianza.
Continua…
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Rom a Milano.Sgomberi e
sfruttamento
700 persone gettate in strada all’inizio
dell’inverno. E’ successo a Milano il 25 novembre. Una vecchia fabbrica
dismessa tra via Montefeltro e via Brunetti era il rifugio per uomini,
donne e bambini senza casa, in buona parte rom rumeni. Per portare a
termine l’operazione sono stati impiegati 400 tra vigili e poliziotti
dell’antisommossa.
Liquami e topi, immondizia e fetore, un brutto
posto per vivere, ma pur sempre meglio della strada alla quale sono stati
consegnati dopo lo sgombero invocato da tanti “bravi” cittadini contrari
al degrado. Tanti bravi cittadini cui poco importa dove vivano i rom:
l’importante per loro è che siano cacciati. Lontano. Lontano dalle loro
case, lontano dalle paure alimentate dal pregiudizio.
Continua…
°°°°°°°
La grande partita del
medioriente
(…) un duplice attentato ha colpito il quartiere
Bir Hassan nel sud della capitale libanese. Una zona elegante dove si
trova sia l’ambasciata iraniana sia la dirigenza di Hezbollah, la milizia
shiita, che affianca il regime di Bashar Hassad nella guerra civile contro
l’esercito libero della Siria. L’attentato nel quale sono morte 23 persone
e altre 146 sono rimaste ferite, è stato rivendicato dal gruppo jihadista
delle Brigate Abdullah Azzam.
Continua….
Appuntamenti fissi
Ogni
lunedì ore 21 – al presidio No Tav di Venaus – riunione del
gruppo di monitoraggio del cantiere.
°°°°°°°
Ogni martedì riunione del collettivo
antipsichiatrico “Francesco Mastrogiovanni” ore 21 in corso Palermo
46.
Il numero contro gli abusi psichiatrici funziona tutti i giorni
con segreteria telefonica. Il martedì – dalle 19 alle 21 - rispondiamo
direttamente.
Segnati il numero e fallo girare. 328 7623642
Nel
fine anno il collettivo non si riunisce. La prossima riunione sarà martedì
7 gennaio 2014.
°°°°°°°°
Ogni
giovedì – ore 21 in corso Palermo 46 - riunione degli anarchici
della FAT aperta a tutti gli interessati. La prossima riunione sarà
giovedì 19 dicembre. Poi ci sarà una pausa sino a giovedì 9
gennaio
°°°°°°°°°
Ogni venerdì – dalle
10,45 alle 12,45 – anarres va in onda sui 105,250 delle libere
frequenze di radio blackout. Se sei lontano puoi sentire anche in
streaming accedendo dal sito della radio
www.radioblackout.org. La trasmissione del 20
dicembre probabilmente sarà l’ultima dell’anno.
°°°°°
Appello. 10.000 euro di solidarietà
Cari compagni e compagne,
siamo obbligati a fare appello alla vostra solidarietà attiva. Numerosi
compagni e compagne della Federazione Anarchica Torinese sono sotto
processo per la loro attività politica e sociale. Abbiamo in corso ben due
maxi processi per la nostra attività antirazzista, un processo per
antifascismo, uno per antimilitarismo, uno per il nostro impegno nel
movimento No Tav.
Banali azioni di informazione e lotta sono entrate
nel mirino della magistratura. Un presidio antirazzista diventa violenza
privata, una performance antimilitarista un’offesa alla sacralità
dell’esercito, il buttare via un manifesto fascista danneggiamento,
un’azione popolare di contrasto al Tav viene perseguita con durezza.
Alcuni di noi hanno già subito nel recente passato condanne per la
propria attività politica. Alcuni di noi rischiano la galera.
Siamo
convinti che il miglior modo per rispondere alla repressione dello Stato
consista nel continuare con ancora maggior impegno le lotte nelle quali
siamo impegnati.
Siamo anche convinti che campagne pubbliche di
appoggio ai compagni finiti nel mirino della magistratura possano
riportare sul terreno della lotta le vicende che lo Stato vorrebbe
relegare in un’aula di tribunale.
I processi hanno anche un costo
molto elevato, sia per gli avvocati che per tutte le carte che la
burocrazia della repressione pretende.
Ci servono urgentemente circa
10.000 euro.
Non siamo in grado di farcela da soli.
Il conto
corrente postale cui potete inviare i vostri contributi è il numero –
1013738032 – intestato a Maria Margherita Matteo,
Torino.
codice IBAN IT35 Y076 0101 0000 0101 3738
032
Codice BIC/SWIFT BPPIITRRXXX
°°°°
http://anarresinfo.noblogs.org
per info
chiamate 338 6594361
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