[Diritti] Perfetti o prefetti
- Subject: [Diritti] Perfetti o prefetti
- From: Maurilio Orione <maurilio.orione at gmail.com>
- Date: Thu, 17 Oct 2013 14:33:02 +0200
ROMA - Finisce dunque nel peggiore dei modi. Con
un giorno di furia e le esequie del boia delle Fosse Ardeatine così
"private" che le immagini fanno il giro del mondo. Con un funerale
che neppure comincia e un salma parcheggiata ai Castelli in attesa di ultima
destinazione che diventano un fatto di ordine pubblico, incendiato dalla
provocazione di neonazisti arrivati in collina con il trenino delle cinque e i
caschi integrali, tanto per rendere chiaro il senso della loro gita.
Con un sindaco che schiera a difesa del proprio comune i vigili del fuoco per
impedire l'arrivo del feretro e un prefetto che vince la sua resistenza con un
atto di imperio, convincendo per questo M5S e Sel a chiederne le dimissioni.
Eppure, a sera, la voce di Giuseppe Pecoraro, prefetto di Roma, è quella di un
uomo in pace con la propria coscienza. "Sono sconcertato ma sereno, glielo
assicuro. Rispondo del mio operato al Governo con i fatti. E i fatti sono
semplici. Mi trovavo di fronte ad una salma e alla legittima richiesta di una
famiglia di esequie religiose. Che ho autorizzato in una struttura che aveva
dato la sua disponibilità e in forma strettamente privata. Potevo forse negare
una benedizione cristiana? I morti sono tutti uguali, quali che siano i crimini
efferati di cui si sono macchiati da vivi".
La
benedizione cristiana poteva essere anche dispensata nell'obitorio del Gemelli.
Lì sì, in forma privata. Magari in ore più consone alla riservatezza che non le
5 del pomeriggio ai Castelli in un paese medaglia d'argento al valore per la
Resistenza. O no?
"E crede che non ci abbia pensato? Era la prima delle soluzioni. Ma sono
intervenute delle difficoltà che non sono dipese dalla mia volontà e che hanno
reso quella struttura non disponibile".
Il
"Gemelli" è l'ospedale dei vescovi. L'ostacolo è stato il no alle
esequie del Vicariato?
"Lasci stare. Le dico che la struttura non era disponibile".
Il
sindaco di Albano si è definito oltraggiato. Perché non lo ha avvertito di
quello che sarebbe accaduto nel suo comune?
"Come ho detto, non intendevo violare la riservatezza che doveva avere la
cerimonia, contribuendo in questo modo a creare un clima che altri hanno
creato. Non volevo metterlo in difficoltà".
Salvo
poi ritrovarsi a dover annullare di imperio la sua ordinanza che impediva il transito
del feretro.
"Non avevo scelta. Il diritto alle esequie in una struttura privata
prevaleva su qualsiasi altro invocato diritto".
Non
le sembra che "privato" e "riservato", in questa storia,
siano aggettivi incongrui? Davvero lei immaginava che l'avvocato di Priebke, i
lefebvriani e la paccottiglia neonazista che gli hanno fatto da quinta avrebbero
rinunciato a trasformare il funerale in un'altra cosa?
"Era prevedibile che la notizia sarebbe filtrata, certo. Ma non dovevo
chiedere il permesso per qualcosa che non era nella disponibilità del sindaco.
Dovevo solo garantire l'esercizio di un legittimo diritto della famiglia. E
insieme impedire che una funzione privata diventasse un'altra cosa, come ho
fatto negando l'ingresso a chi intendeva trasformarla in altro".
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