[Resistenza] Intervista a Daniele Forte, presidente di Etinomia




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Intervista a Daniele Forte, presidente di Etinomia
l’associazione che in collaborazione con il movimento NO TAV organizza gli Stati Generali del Lavoro del 27, 28 e 29.09.13 a Vaie -Val di Susa
 
Nei giorni scorsi Panorama e il Giornale sono scesi in campo contro il movimento No TAV, gli Stati Generali del Lavoro ed Etinomia, definita “associazione poco conciliante”. Vuoi presentare questa “associazione poco conciliante”… giustamente poco conciliante?
Etinomia è un’associazione di imprenditori etici per la difesa dei beni comuni, che è nata per riportare al centro della questione economica il tema della dignità e della solidarietà, di rapporti sostenibili tra i soggetti che sono protagonisti del, chiamiamolo, mercato economico.
Parliamo di imprenditori che offrono beni e servizi, ma anche di fornitori e di clienti. Chiaramente abbiamo fatto tesoro dell’esperienza che il movimento NO TAV ha lasciato sul territorio in termini di solidarietà e di costruzione di un senso di comunità, che secondo noi è proprio la base di partenza per poter pensare a un’economia sostenibile. Io richiamo sempre il concetto di “riconoscenza”, termine che utilizzo con una doppia valenza: riconoscenza nel senso che sono grato per un servizio ben offerto, per un prodotto di qualità, per il fatto di operare con dignità e rispetto dell’ambiente e del territorio, ma anche nel senso che mi piace riconoscere negli occhi di chi mi offre un servizio e della persone a cui offro un servizio una comunità di valori, ecco questo è un tema importante: per far ripartire un’economia di base, bisogna ripartire da questo tipo di concetto.
A parte che “poco conciliante” è una frase sintatticamente incompleta, da consumato giornalista, noi siamo certamente poco concilianti nei confronti dei comportamenti mafiosi, dell’appropriazione indebita di beni comuni, di una pratica economica ultraliberista, del mancato rispetto della legalità nei contesti economici. Nei confronti di questi temi siamo ampiamente poco concilianti, per il resto come dimostrano le iniziative che promuoviamo sono di solito di grande apertura, anzi cerchiamo di coinvolgere il più possibile anche soggetti apparentemente lontani dalla lotta contro il TAV.
 
Un po’ di storia di Etinomia…
Etinomia è nata durante i dibattiti all’interno del movimento NO TAV nell’estate del 2011, un momento in cui c’erano delle importanti azioni di presidio e difesa del territorio prima dell’installazione del cantiere che adesso si vede per il tunnel geognostico. Lì si è cominciato a riflettere del tipo di ruolo che potessero avere anche gli imprenditori che si riconoscono dietro quel tipo di bandiera, per proporre qualcosa di diverso al territorio che non fosse solo devastazione. Ci siamo subito interrogati su che tipo di proposta più generale potevamo fare. Un programma generale lo stiamo sviluppando, la situazione è mutevole e non abbiamo la pretesa di avere la ricetta da proporre per cambiare il mondo del lavoro e dell’economia domani. Quello di cui siamo certi è che bisogna rimettere al centro le necessità essenziali della persona, non solo materiali, ma anche legate al benessere psicologico, alla cura, le necessità culturali e sociali, in ogni campo. Se si parte da questo, si capisce cosa si può cominciare a produrre e scambiarsi, anche non in forma meramente monetaria, a partire da contesti territoriali riconoscibili innescando una potenzialità produttiva che può far ripartire  una macchina che attualmente è asfittica.
 
La cooperativa “dALa TERra NATIVA” è stata l’esordio di Etinomia. Gli ingredienti di partenza sono stati un gruppo di disoccupati che si organizzano e alcuni terreni incolti sono gli “ingredienti” base da cui è nata la cooperativa. Quali sono state le  tappe che hanno portato alla sua costituzione e che ruolo ha avuto Etinomia?
A onor del vero la cooperativa si è costituita prima di Etinomia e, soprattutto in una fase iniziale, ha contribuito molto a ispirare Etinomia, a proporre le idee che la sorreggono. La storia è una storia semplice, che probabilmente trova delle analogie anche in molte altre parti d’Italia. Si tratta di persone che, nel momento in cui hanno perso il lavoro, hanno deciso di scommettere sul valore della terra per capire se poteva diventare un sostentamento all’economia familiare. Quindi hanno recuperato dei terreni, sono riusciti anche con la solidarietà popolare (e qui ritorna il senso di comunità e di territorio percepibile) a recuperare dei terreni che difficilmente in altre occasioni sarebbero stati dati in concessione… qui l’attaccamento alla terra è molto forte, in epoche passate difficilmente i proprietari avrebbero consegnato i loro terreni da coltivare. Cioè i terreni incolti sono stati ceduti gratuitamente dai proprietari? Magari anche non gratuitamente, ma bisogna considerare che anche solo affittare un terreno a un soggetto terzo per un ex agricoltore e un ex proprietario terriero è un tabù incredibile. Questa logica individualista è stata superata indipendentemente dal fatto della gratuità e dell’affitto, ma come gesto di apertura che prima non si era manifestato. Il bello di questa esperienza è di aver rotto il muro di diffidenza e di aver ricostruito la solidarietà tra le persone.   
La cooperativa dALa TERra NATIVA ci ha fatto conoscere questo tipo di solidarietà extraeconomica, che Etinomia ha interiorizzato e fatto diventare una proposta anche per altre realtà economiche che a questa solidarietà possono attingere per  ricavare speranza e fiducia in un modo diverso di fare economia.
 
Qualche esempio di attività che Etinomia svolge? Ad esempio ci risulta che avete promosso la creazione di alcuni mercati di vendita…
Questa è stata una delle prime attività a cui ci siamo dedicati, la promozione di alcuni mercatini per allargare la base di vendibilità dei prodotti di alcuni nostri associati, stimolando la partecipazione e quindi l’ampliamento dell’attività in senso stretto. Ma l’attività su cui effettivamente lavoriamo e che secondo me funziona molto è proprio la creazione di una rete tra imprenditori.
Etinomia, oltre ad avere un organo direttivo tipico di ogni associazione, è divisa in gruppi di lavoro, ci sono gruppi che si occupano di tematiche specifiche. I più fertili sono ad esempio quelli dedicati all’edilizia, all’energia, al commercio che raggruppano soggetti non per forza specialisti del settore, ma che vedono in quella tematica un campo interessante di riflessione e gli scambi di lavori tra soggetti complementari cominciano ad essere notevoli come anche la capacità di coinvolgimento. Quindi, come prima cosa, strutturare la rete in modo che le collaborazioni permettano di contrastare il fenomeno delle delocalizzazioni e l’importazione dall’esterno di beni di scarso valore, in modo da fare economia sul posto (a questo fine abbiamo creato anche un embrione di moneta complementare).
Poi promuoviamo il dialogo tra tutta una serie di associazioni per valutare quali sono le azioni comuni laddove ci siano delle visioni del mondo non coincidenti ma perlomeno conciliabili.
Oltre a questo c’è uno sportello molto attivo che offre servizi di consulenza su tematiche sociali, su tematiche del benessere, supporto psicologico. Non è un’attività economica perché in prima battuta la consulenza è gratuita, ma fa anche orientamento al lavoro, quindi permette a chi ha dei progetti di misurarli ed eventualmente renderli realizzarli.
Infine c’è il rapporto con le istituzioni. Fin dall’inizio abbiamo avuto un rapporto molto stretto con la Comunità montana, partecipiamo ad alcuni bandi europei su tematiche che vanno dai rifiuti all’energia, per iniziare a fare una programmazione su queste tematiche, magari di medio termine in un territorio dove mancherà assolutamente un organismo che sia in grado di assumere questo compito. La chiusura della Comunità montana diventa un vulnus ulteriore in questa debolezza, su questo bisognerebbe riflettere molto perché, al di là del significato politico di eliminare la Comunità montana in un territorio dove si combatte contro il TAV, mancherà davvero un soggetto che potrà fare una programmazione per 60mila abitanti, in un contesto di valle ampia e popolosa e che quindi merita una programmazione autonoma. Etinomia potrebbe diventare in futuro un soggetto che si assume parte di questi compiti.
 
Con gli Stati Generali del Lavoro, Etinomia e il movimento NO TAV chiamano al confronto, all’elaborazione di proposte concrete e al coordinamento per “dare vita ad un percorso di revisione e progettazione dell'intero sistema di lavoro”.  Come si svolgeranno gli SGL?
A parte la serata di presentazione di venerdì 27 settembre, che è una serata di accoglienza e di avvio dei lavori che farò io in qualità di presidente di Etinomia e probabilmente Alberto Perino del Movimento NO TAV, il cuore dell’iniziativa si tiene sabato 28 settembre. In otto locali nel comune di Vaie, nella palestra, in biblioteca, al presidio NO TAV, in sala consiliare, si riuniscono otto tavole rotonde, in cui è possibile discutere liberamente e affrontare temi specifici che non sono solo quelli classici del lavoro, quindi il mero ruolo dell’impresa, l’attività sindacale, la tutela, ecc., ma anche argomenti come il benessere e la dignità della persona, il senso primo del lavoro in quanto tale, il ruolo che possono avere gli amministratori in una fase molto critica come questa, la svolta che questa crisi può avere e che rotta le vogliamo dare. Noi crediamo fermamente che si debbano ridiscutere i paradigmi economici e dare una coscienza nuova alle persone. Quello che immaginiamo possa essere fatto da una discussione aperta, fertile e partecipata è la produzione di un documento che tracci un sentiero e che dia delle indicazioni per stravolgere questi paradigmi, che contenga proposte molte concrete: cosa va cambiato e che tipo di azioni devono essere poste in essere (ad esempio il tema della programmazione territoriale per invertire la rotta).
Abbiamo offerto un’apertura totale in termini di partecipazione, anche a realtà potenzialmente molto distanti da Etinomia perché vogliamo inserire contributi che provengano da ogni tipo di realtà le più diverse per ampliare questo tipo di proposta che verrà presentata poi domenica 28 settembre insieme agli amministratori alla popolazione in una giornata dove ci saranno anche momenti culturali, ludici e di intrattenimento.
Siamo convinti che, in questa fase di crisi, intorno a un tema come il lavoro utile non si possa non creare unità d’intenti e d’azione tra realtà anche diverse, quindi l’appello è stato aperto a tutti perché dobbiamo individuare quale è il lavoro utile, fattibile e sostenibile che serve a uscire da questa crisi.
 
E finora chi ha aderito all’appello alla partecipazione?
Le realtà più variegate, perché abbiamo dai sindacati agli istituti di microcredito, dai politici ad alcuni industriali della Val di Susa, da direttori di ospedale fino a docenti universitari, cittadini, il movimento NO TAV, realtà che hanno proposte politiche come le vostre, aziende occupate come la ri-Maflow di Milano… l’elenco è lunghissimo, potrei andare avanti per mezz’ora… ricordo ancora anche associazioni che si basano sulla difesa dei beni comuni come ReCommon, organi di stampa come fabionews.info e il cambiamento, intellettuali, realtà che hanno progetti di programmazione microeconomica ben chiari e definiti… insomma una partecipazione veramente variegata e su scala nazionale. Sarà veramente interessante. Abbiamo coinvolto anche realtà solitamente distanti dal movimento, associazioni di categoria come il CNA e Coldiretti. Un’apertura completa e un’adesione altrettanto ampia, la strutturazione dei tavoli tematici permette la più larga partecipazione, e la risposta che abbiamo avuto dimostra che la scelta è stata vincente.
 
Gli SGL sono il segno del salto fatto dal movimento NO TAV, da  centro promotore della resistenza e l’opposizione a una grande opera di speculazione e devastazione a centro che promuove la costruzione dell’alternativa al sistema della crisi, della devastazione ambientale, della speculazione, della precarietà e della disoccupazione, dell’abolizione dei diritti?
Sì, questo è vero. In realtà il movimento ha sempre avuto questa tipo di capacità propulsiva. Secondo me questa capacità propulsiva è stata il vero spauracchio dei cosiddetti poteri forti. Se si analizza bene il tipo di azione mediatica, giudiziaria, politica condotta contro il movimento NO TAV, tutto va nella direzione non solo di cercare di soffocare il dissenso, e questo è un compito in qualche modo scontato per uno stato conservatore come questo, ma soprattutto spezzare la capacità di coinvolgimento del movimento NO TAV. Dopo i fatti del 2011, una delle azioni più efficaci che il movimento NO TAV ha condotto in Italia è per esempio il NO TAV Tour, che nei capoluoghi e non solo di provincia di tutta Italia ha chiamato a raccolta tutte le forze che si riconoscono nella difesa dei beni comuni, del territorio e dei diritti fondamentali.
Noi di Etinomia abbiamo forse avuto il coraggio, in un momento di offuscamento anche mediatico di questa capacità, di riproporre il tema del coinvolgimento più generale e allargato possibile, il lavoro per un’associazione di imprenditori è un tema naturale. Va da sé che il connubio tra NO TAV e tema del lavoro è stato di fatto dirompente. Se ci vogliamo assumere un merito è quello di rimettere al centro la capacità di coinvolgere il maggior numero di realtà possibile e cominciare a coordinare le azioni in vista di una sollevazione (voglio usare questo termine, ma la sollevazione è anche di coscienze) che abbia delle caratteristiche collettive.

Parli di “associazione di imprenditori” Ma Etinomia è composta solo da imprenditori, ci collaborano solo imprenditori? E quando parli di imprenditori, puoi specificare? Anche Marchionne, Riva, Benetton, ecc. sono imprenditori…
No. Etinomia non è solo un’associazione di imprenditori. Fin dalla sua nascita, al tavolo costituente erano seduti cittadini comuni, dipendenti del settore pubblico e privato, disoccupati e precari, studenti, tutte persone che avevano intuito fin dall’inizio che non si stava dando vita all’ennesima associazione di categoria, ma che tutti insieme si sarebbe potuto lavorare, sotto l’egida di valori condivisi, per cercare di creare un mondo a misura d’uomo. Questo mix di competenze, esperienze ed estrazioni è la vera ricchezza di Etinomia, permette di pensare e vivere il ruolo di imprenditori sapendo di poter orientare (e promuovere) i propri passi e le proprie azioni in una direzione che rispetti quanto è utile e necessario alla popolazione e al territorio.
 
Gli SGL sono anche una “dichiarazione d’intenti” da parte di Etinomia, che la prospettiva è di allargare la sua sfera di attività anche al di fuori della Valle?
Si certo, ma in realtà questo è sempre stato nelle corde dell’associazione. Ho sempre detto andando in giro che Etionomia è un format riproponibile, quello che immagino è che possa esistere un’Etinomia in ogni città, in ogni valle, in ogni contesto in cui può nascere o già esistono (perché ne esistono tante) realtà di comunità sufficientemente fertile.
Sicuramente Etinomia può raccogliere le istanze collettive e farsi promotrice e coordinatrice di un’azione condivisa. Il nostro sito internet e il nostro modo di raccolta di adesione non pone limiti. Attualmente, a livello simbolico abbiamo qualche iscritto in Sicilia e sicuramente qualcuno in Toscana. La vocazione nazionale già esiste, attualmente Etinomia è un’associazione di volontariato, quindi chiaramente opera con i limiti che questa caratteristica riproduce e comporta. Il mio desiderio, ripeto, è che il nostro tipo di proposta possa essere replicato, con qualità specifiche che ogni territorio può esprimere. E in questo senso possiamo immaginare a incontri periodici tra le realtà locali di Etinomia per confrontare percorsi e iniziative e in quel contesto potremo condividere azioni di lotta, di contrasto, denuncia… noi abbiamo una visione a lungo termine.
 
Nel nostro paese migliaia di lavoratori sono mobilitati per difendere il lavoro (e insieme al lavoro anche i loro diritti e l’ambiente), tra di essi ce ne sono alcuni che hanno intrapreso percorsi di autogestione. Che cosa possono portare e che cosa possono prendere dagli SGL?
Fiducia. La fiducia è un valore che va rimesso al centro della questione. La fiducia di poter difendere il lavoro, di poter intraprendere un percorso autonomo per creare lavoro e uscire da un percorso di crisi dell’azienda. Chi viene agli SGL ha la possibilità di confrontarsi con altre realtà simili e di usufruire della capacità di Etinomia di dare un senso pratico  alle iniziative di autogestione. Soggetti che si confrontano su questo tema ce ne sono specialmente al tavolo n. 4, che si occupa di crisi e transizione. Noi vediamo nella capacità di riappropriarsi della propria capacità di costruirsi un futuro economico uno dei meccanismi per uscire da questa crisi, riappropriarsi del proprio futuro vuol dire distruggere legami che attualmente stanno portando il lavoro, soprattutto quello salariato e dipendente, verso una nuova forma di schiavitù. La riappropriazione di questi spazi va alimentata con la fiducia e con tutta una serie di supporti di carattere tecnico e giuridico, ci sono negli SGL degli avvocati che si occupano della tematica della riappropriazione, sindacalisti e avvocati (come Maurizio Poletto e Alessio Aliotto, che fanno parte del team legale NO TAV), di supporto anche di carattere pratico per capire come innescare questo tipo di percorso. Agli SGL partecipano anche soggetti (come Fulvio Perini, sindacalista italiano che è stato per parecchio tempo in Sudamerica) che hanno affrontato e analizzato il tema dell’occupazione delle fabbriche in Sudamerica, quindi può indicare quali sono aspetti positivi e i limiti, le difficoltà e gli errori di dribblare. 
 
Agli SGL c’è un tavolo espressamente dedicato alle amministrazioni e alle istituzioni. Qual è il ruolo che le amministrazioni locali, o alcune di esse, svolgono relativamente alla creazione di una rete di produzione e distruzione su base solidaristica a livello locale?
Il tema del lavoro in Val di Susa finora è stato delegato soprattutto alla Comunità montana, che aveva anche un assessorato apposito, in cui sono rappresentati tutti i sindaci. Il coinvolgimento di Etinomia è stato diretto fin dall’inizio, la particolarità è che sono state le istituzioni a cercare Etinomia a differenza di quello che succedi in altri contesti in cui sono le associazioni che devono cercare con molta fatica gli amministratori. Questa è un’altra cosa che non si deve a Etinomia e che dovrebbe essere esportata, cioè la capacità di coinvolgere amministratori locali e condizionare la politica locale, anche tramite il voto. La fortuna della Val di Susa è stata quella di poter eleggere tutta una serie di sindaci molto vicini alle tematiche di movimento, tramite liste civiche e formazioni non partitiche, costituendo un nucleo con una capacità rilevante di incidere nel dibattito politico, anche perché ci sono sindaci di municipalità importanti  come Avigliana, quindi delle vere e proprie conquiste politiche. Ci sono poi alcune minoranze molto forti anche in contesti municipali in cui la maggioranza è di avviso diverso. Bisogna compiere un’azione coordinata tra capacità elettorale e capacità di condizionamento degli amministratori. Parlo di condizionamento in un’accezione serena, cioè la capacità di portare le istanze popolari a dei soggetti in grado di ascoltarle e farle diventare parte della programmazione. Gli amministratori ci saranno e porteranno  le proprie proposte e iniziative nei limiti di azione concessi a una Comunità montana che sta andando a chiudere come atto di contrasto politico a livello nazionale. Oltre a quello, gli amministratori sono i naturali interlocutori e destinatari delle proposte che gli SGL sapranno elaborare. In questo senso non avremo solo amministratori locali, ma anche regionali, credo per lo più del M5S, in contatto con alcuni senatori della Repubblica, quindi le nostre proposte arriveranno a tutti i livelli istituzionali. La capacità di trasformare quelle proposte in un percorso pratico è il vero e proprio ruolo che Etinomia intende assumersi nel corso dell’anno e che porterà, lo anticipo già, all’edizione 2014 degli SGL, che servirà a fare il punto della situazione rispetto agli impegni che in questo fine settembre decideremo di prendere.
 
A proposito del ruolo delle amministrazioni e del condizionamento della loro azione da parte della popolazione: l’anno scorso, in un dibattito alla Festa della Riscossa Popolare di Massa, il sindaco di Venaus raccontava che il Comune aveva requisito, destinandola a fini sociali, l’area in cui doveva essere costruito il cantiere. E’ un esempio del fatto che un’amministrazione per rappresentare e attuare le istanze e gli interessi popolari deve assumere iniziative di rottura con vincoli, leggi e prassi.
Sono d’accordo, anche se bisogna capire che i ruoli istituzionali richiedono linguaggi e passi adeguati a quel tipo di posizione. Se vogliamo continuare a  pensare che sindaci e amministratori siano al nostro fianco in questo percorso che prevede sicuramente le pratiche come quelle dell’esproprio,  bisogna capire che gli amministratori possono assumersi la responsabilità di alcune azioni con dei limiti che stanno nell’ambito del mandato che hanno ricevuto. Secondo me i sindaci devono saper rappresentare anche la minoranza che non lo ha eletto, lo dico a chi lamenta la mancanza di presa di posizione sul campo degli amministratori. In realtà in Val di Susa li abbiamo visti alle manifestazioni, non si contano le conferenze stampa in difesa delle ragioni del movimento, non solo quelle legate al tema della TAV, ricordo ad esempio una conferenza stampa indetta dal sindaco di Avigliana e da quello S. Ambrogio contro il passaggio dei treni nucleari in Val di Susa. Chiaramente però non abbiamo mai potuto vedere né immaginare la presenza dei sindaci sui binari durante le occupazioni notturne e nemmeno i sindaci hanno potuto dare il placet a iniziative di contrasto di quel tipo. Però nella denuncia, nella chiamata alla partecipazione popolare, nello stimolare le iniziative di contrasto e di lotta, di fatto partecipano anche loro a un percorso di affrancamento e di maggiore consapevolezza. Ognuno in un movimento svolge il compito che gli è tipico, la somma di tutti questi passi, dal più istituzionale al più antagonista (nell’ambito di quello che un movimento assume come legittimo), rende grande un movimento. Detto questo, Etinomia vede negli amministratori i soggetti con cui confrontarsi e a cui portare proposte, stimoli e orientamenti.
 
Per degli amministratori locali “iniziative di rottura” non significa necessariamente occupare i binari, ma ad esempio violare i Patti di Stabilità per usare i fondi che ci sono, ma sono bloccati, per creare posti di lavoro, migliorare i servizi sanitari e scolastici, ecc.  
Questa volontà di rompere negli amministratori con cui ci confrontiamo c’è, però finché non si creano gli strumenti per poter operare fattivamente quel tipo di scelta e di decisione è difficile che un’amministrazione, che tra l’altro è regolata da segretariati e uffici di ragioneria che hanno un’autonomia rispetto alle decisioni della Giunta, è difficile che questo tipo di decisione e percorso possano essere portati fino in fondo fintanto che  non ci siano i margini per farlo nella più  completa correttezza istituzionale.
Questi temi però saranno ampiamente dibattuti nel corso degli SGL. La Comunità montana, per esempio farà una proposta dove destinerà quasi tutto il suo bilancio dell’anno prossimo, ovvio che è un’iniziativa simbolica perché è destinata alla chiusura, proprio al discorso del dibattito sul lavoro. Vi anticipo anche che, al tavolo che si occuperà di moneta complementare, una delle proposte che noi faremo è che i fondi bloccati dal Patto di Stabilità siano usati per andare a garantire una moneta locale che ha un corrispettivo in ricchezza reale e che i Comuni possano emettere una sorta di obbligazioni in qualche modo coperte dai fondi che sono intoccabili per questo scellerato Patto di Stabilità che costringe a un’austerità immotivata.
 
Quindi,  ci vediamo agli SGL…
Spero proprio di vedervi numerosi!
 
 


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