SIRIA: HOMS E ALTROVE, I TENTATIVI DELLA MUSSALAHA - RICONCILIAZIONE








PASSAPAROLA CONTRO LA CENSURA 





"....è la prima volta nella storia moderna che si chiama pubblicamente ed esplicitamente allo stupro come arma da guerra. I miei sentiti complimenti come donna e infedele, anche se penso provengano davvero da troppo in basso perché uomini santi come voi possano apprezzarli."
 
Maria G. Di Rienzo



http://www.youtube.com/watch?v=vzYu88jIDYs O Superman di Laurie Anderson




Contenuti in questa mail:

- SIRIA: HOMS E ALTROVE, I TENTATIVI DELLA MUSSALAHA ( RICONCILIAZIONE) di M.Corregga 16/5/2013
- SIRIA: Retour sur les bobards des "grands reporters de guerre" -  Un cruel et terrifiant démenti à la propagande de Sofia Amara di Silvia Cattori 
- SIRIA:  Il governo austriaco: armare l’opposizione siriana è illegale secondo la legge , Movisol 24/05/ 2013
- SIRIA: UN NOME DA RICORDARE , "...è la prima volta nella storia moderna che si chiama pubblicamente ed esplicitamente allo stupro come arma da guerra..." di Maria Di Rienzo 3 gennaio 2013
- Siria: Russian journalists have proof Syrian insurgents used chemical weapons , Voice of Russia 24/05/2013
- Siria: varie brevi notizie
- Libia: http://www.youtube.com/watch?v=JOk8bjgHItc Civiles secuestrados son cruelmente torturados por mercenarios de la CIA y OTAN 
- Libia https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=IXeUjw5AAf8  ( video censurato 27/ 05/2013 )



MONDO:
- MUOS: http://www.ilmanifesto.it/area-abbonati/in-edicola/manip2n1/20130521/manip2pg/14/manip2pz/340567/
 MUOS, Niscemi resiste all'imperialismo, di Manlio Dinucci, il Manifesto 21 maggio 2013
- BILDERBERG: http://www.youtube.com/watch?v=bgzwZVao39Q  "Il Gruppo Bilderberg dietro alle stragi di Stato italiane", scoperto dal 1967
 - SOA: http://www.soaw.org/ SOA Watch: Close the School of the Americas






http://www.sibialiria.org/wordpress/?p=1395

16 maggio 2013    hanin, sfollato ad al huar, homs HOMS E ALTROVE, I TENTATIVI DELLA MUSSALAHA
Marinella Correggia, Homs

Come funzionano in Siria gli esperimenti di mussalaha, la riconciliazione nazionale per la quale è stato nominato un ministro – il parlamentare dell’opposizione Ali Haydar?

Ne abbiamo sperimentato le difficoltà e le speranze in una breve visita a Homs della delegazione internazionale di sostegno alla pace in Siria. Homs, una delle città che l’anno scorso i media occidentali e arabi definivano enfaticamente “martire”, come fecero in Libia con Misurata (i cui combattenti, però, hanno POI deportato tutti i neri della vicina cittadina Tawergha). Prima di arrivarci passiamo, uscendo da Damasco, ad Harasta e Duma, aree calde; sentiamo colpi e ci diranno poi che l’auto della scorta (con vetri antiproiettile) è stata presa di mira, in un punto dove vediamo varie automobili – non blindate –  danneggiate a bordo strada. Chi 

I quartieri che attraversiamo non hanno segni di distruzione, semmai di costruzioni lasciate in sospeso, interrotte dall’emergenza. Ci aspettano padre Michel Naaman, prete greco-cattolico (“sono rifugiato anche io, da Khalidiya a Zeidal”), molto impegnato nella riconciliazione insieme allo sheikh Naimi, la cui tribù – 4 milioni di persone – è divisa fra il sostegno al governo e  quello all’opposizione: molto utile per negoziare scambi di prigionieri e restituzione di rapiti. Il lavoro della Mussalaha consiste nel convincere i”ribelli” a deporre le armi. E il governo a rimuovere posti di blocco e rispettare chi smette di far la guerra. Padre Michel è tranquillamente arrabbiato: “La Siria sta sprofondando o forse non c’è già più, uccisa dalle armi, dalle colpe di tutti e dagli interessi di altri, piani di divisione. Adesso ci sono armi ovunque, in tanti entrano con i ribelli o invece con i comitati di difesa popolare”.  La Siria che non c’è più, è anche una foto di padre Michel insieme a una ragazza truccata all’occidentale e a uno sceicco con la kefia.

Il governatore di Homs collabora ma insiste sulla non ingerenza: “Lasciate che la Siria risolva da sé i suoi problemi.  Ogni siriano ucciso è un martire che ha pagato il prezzo della stabilità della nostra patria. Sono fiducioso, qui a questo tavolo sono rappresentate tutte le fazioni. E spero che alla fine l’esercito siriano e l’opposizione combatteranno insieme contro il nemico esterno, i mercenari estremisti che arrivano da mezzo mondo”. Un membro della delegazione chiede “Quale parte della città è controllata dal regime?” Risposta seccata: “Ogni cittadino di Homs riceve gli stessi servizi dallo stato, l’elettricità, l’acqua e il carburante sovvenzionati. Non ha senso parlare di controllo o non controllo da parte del governo”.

Ad Al  Wuar- Homs fra sfollati e propaganda(quella che il mondo accetta)

La mediazione con i “ribelli” si fa ad Al Wuar, considerata una roccaforte degli oppositori . Ha 750mila abitanti, ora diventati un milione per l’afflusso di sfollati da altri quartieri fra i quali Khalidiya, ancora molto caldo. Dopo un posto di blocco non c’è traccia di esercito fra i grandi palazzi in spazi aperti. I quattro soldati che ci hanno fatto da scorta da Damasco  non entrano. Sono gli accordi. Del resto i “ribelli” lasciano entrare per gli aiuti solo membri locali della Red Crescent (Mezzaluna siriana), schierati con loro; così ci dice un fedele ortodosso impegnato nella Mussalaha.  

Nella chiesa di Boutros, fra icone ortodosse e donne musulmane velate fino agli occhi arrivate per l’occasione, si alternano le parole di pace. L’invito dei negoziatori di Mussalaha è:“Pensiamo che la Siria è una, un bene prezioso di tutti. Semmai prepararsi alle elezioni, non c’è bisogno di uccidere e dividere!” Ma il compito è difficile . Ci si avvicina Bassam, si dichiara dentista e membro dell’opposizione armata, nel “gruppo di Allah” o qualcosa del genere. Ma non siete un po’ in imbarazzo per l’appoggio ben poco rivoluzionario che vi danno Qatar, Arabia Saudita, Usa, Turchia? “Non sono nostri amici veramente, ci mandano poche armi”. Non volete il dialogo? “Ci armiamo per difendere i civili” è la classica risposta, dalla Libia in poi.

E si capisce quanto la riconciliazione sia difficile subito dopo, con la visita ai duemila sfollati da altri quartieri di Homs. Il primo centro che li ospita è un ex orfanotrofio sunnita per bambini, il secondo è una ex scuola di diritto (o simili). Sul portone il simbolo della Red Crescent e dell’Alto Commissariato. Bambini urlano tutto il tempo: “Il popolo vuole la caduta del governo” (l’uso dei minori è continuo, non solo nella propaganda ma nelle violenze,). Mentre una donna mostra il suo neonato Hanin e molti sfollati del campo fotografano e filmano la “delegazione dell’Onu” (come tale sarà spacciata sui sito pro-opposizione), altri indicano fuori dalla finestra i palazzi circostanti: da lì, dicono, cecchini tirano sul campo. Un’accusa improbabile tanto più che nessun foro viene mostrato, né si danno notizie sulle vittime. Come far loro comprendere che con la propaganda giustificano le ingerenze che prolungano la guerra, dove tutti hanno da perdere?

Nei due palazzi le condizioni sono quelle di un centro per sfollati, con stanze ricavate sui piani grazie a tende che separano una famiglia dall’altra. Ma sono puliti e nettamente migliori dei campi in Libano. Questo ci ricorda le parole di un giovane funzionario della Red Crescent, a Damasco: “I donatori dovrebbero aiutare il ritorno dei rifugiati dai paesi vicini, possiamo avere meglio cura di loro qui”. Ma i rifugiati all’esterno sono usati come arma mediatica.

Torniamo nella chiesa di Boutros per l’assemblea fra rappresentanti di Mussalaha e sostenitori degli armati. I quali insistono in modo non verificabile sui cecchini, sul fatto che Assad uccide tutti, che ogni giorno c’è una bomba, che le forze di sicurezza rapiscono, violentano e uccidono, che ci sono novemila bambini morti in Siria, che da Zahra, area alauita e cristiana, continuano a sparare.  Non una parola sulle violenze commesse dai gruppi armati, anzi, “siamo armati per difendere donne e bambini”, contro le forze di sicurezza e dagli “shabbiha”, come sono chiamati i comitati anti-opposizione.  Insomma, è la propaganda. Tutte le parti in guerra fanno propaganda, ma il mondo dei potenti belligeranti ascolta solo quella che gli conviene. Questa.

I membri locali di Mussalaha sostengono che però i leader dell’opposizione armata accettano di negoziare con il governo la deposizione delle armi.

E’ sbagliato prendere Al Wuar come unico scorcio di Homs che ha milioni di abitanti” ci dirà poi un funzionario di un’organizzazione che deve restare imparziale e non può esporsi. Come non ha potuto andare a Baba Armo per ragioni di sicurezza, la delegazione non ha potuto andare a Zahra, altrimenti avremmo sentito molte accuse, di assedi e atrocità, a carico dell’opposizione. Da Zahra gli abitanti non sono mai andati via, malgrado ogni tanto arrivino i razzi dell'opposizione; è la zona cristiana e alauita per tradizione e l'opposizione non è mai riuscita ad entrarci. Lì si trovano anche i rifugiati di al-Hamidiya, quartiere cristiano in pieno centro storico, sfollato all’arrivo di gruppi armati.  

Gli opposti: Marza e “Tora Bora”, Sweda e Jaramana

Fuori Homs, un po’ paese un po’ periferia, ecco Mazr’a, abitata soprattutto da sciiti. Ciuffi di rose e pergolati di viti al di là dei muretti di pietra che proteggono i cortili. Le zone in pace, senza scoppi né tensione, fanno uno strano effetto in questo paese in guerra, ma sono ancora numerose in Siria. A Mazr’a ci sono stati attacchi dall’esterno circa quindici giorni fa ma adesso è tutto calmo. Molte donne con abiti e foulard colorati, bambini con la bandiera siriana e di Hezbollah, e appesi qui e là i ritratti del presidente. Ripartiamo dopo i dolci e il tè, negozianti e muratori salutano lungo le stradine. Come se fossimo davvero portatori di pace.

Molte aree, in pace vivono tuttora. Come Maalula – l’antica cittadina dove si parla ancora l’aramaico e dove non si sono mai fatti la guerra. O come Sweda, capitale dei drusi, area di dolci colline verdi a ulivi e aranci. Là gli unici colpi che abbiamo sentito erano di un martello di falegname e di qualche tuono. Ma sulla strada da Damasco l’autista ci indica a destra quella che chiama la “Tora Bora della Siria”: montagne che avrebbero basi di combattenti, il confine giordano è vicino.


A Sweda i leader drusi sottolineano il rifiuto di un cammino settario e religioso frutto di un complotto. Jumana, giovane giornalista, conferma che le comunità locali vivono intelligentemente in pace ma non riesce a spiegare perché questo non succeda altrove.

Nella Old City di Damasco, in un bellissimo antico centro usato come luogo per incontri pubblici, giovani e adulti presentano le loro iniziative per la mussalaha.  Il loro si chiama Forum per l’armonia nazionale : “Non vogliamo che diventa un’altra Beirut, la nostra Damasco. Così il nostro slogan – davanti agli inviti di certi imam di prendere le armi contro il governo – è stato “lottare dentro la città è un peccato”. Abbiamo visto qualcuno con le armi a Shakkur Street, ma altre persone li hanno convinti a deporle”.  Marwa, una imprenditrice, dal canto suo è riuscita a convincere una sessantina di ragazzi a non fare la guerra.  Ci sono dei gruppi che negoziano la liberazione di rapiti o detenuti. Nel chiostro del palazzo, due ragazzi hanno una maglietta con i colori della bandiera siriana.

Sempre nel centro storico di Damasco, fra turbanti musulmani e turbanti ortodossi, il patriarca greco cattolico Gregorius II Laham per l’ennesima volta chiede pace: “Il popolo della Siria è per la riconciliazione, le armi non sono la via, non bisogna vincere con le armi, si fanno solo tragedia e vittime. La chiamata a nome del popolo e delle vittime è la pace. Basta con le armi e la violenza. Andiamo tutti al dialogo. Mandare qualunque arma all’opposizione indica una volontà di fare più vittime, niente altro. Ormai la Siria è una fiera, con le armi si fa denaro, grazie ai rapimenti e ai furti. Si rischia il caos, ma occorre evitarlo. Sappiamo che il governo è pronto per la pace e la riconciliazione. Bisogna convincere chi è restio”.  

  Per dare una occhiata alle foto che ho fatto in Siria, clikkate sul link qui sotto: http://www.flickr.com/photos/36876993@N02/sets/72157633512961432/sho











LA PROPAGANDA DI GUERRA CONTRO LA SIRIA ANALIZZATA DA SILVIA CATTORI

http://www.silviacattori.net/article4445.html
Retour sur les bobards des "grands reporters de guerre"
Un cruel et terrifiant démenti à la propagande de Sofia Amara

La « grande reporter » Sofia Amara (*), est une piètre journaliste qui sait pratiquer à merveille la manipulation, faire cadrer l’information à la ligne éditoriale. Elle s’est rendue célèbre par ses reportages à la gloire des bandes armées opposées à Damas, qu’elle s’est attachée à présenter systématiquement sous les couleurs les plus avenantes.

15 mai 2013 | Thèmes (S.Cattori) : Rôle des médias Désinformation Syrie

Or, il apparaît aujourd’hui que l’« adorable » et « charmant » rebelle qui avait si bien servi la propagande anti-Assad de Sofia Amara, n’est autre que le monstre qui vient d’être filmé en train d’arracher le cœur d’un Syrien. [1].

Alors Sofia Amara cherche maintenant à tirer son épingle du jeu en affirmant au sujet du monstre qu’elle avait pourtant adoré : « Quand je l’ai rencontré dans le quartier de Baba Amr, à Homs, entre le 16 et le 24 décembre 2011, alors que je tournais un reportage pour Arte intitulé Syrie : Au cœur de l’armée libre (…) c’était quelqu’un de charmant, d’avenant, d’adorable ». Il aurait entre temps selon Sofia Amara perdu son humanité !

Cela n’est que manipulation. Les nombreux témoignages, que nous avons recueillis et diffusés sur les nouveaux médias, sont là pour attester que les « adorables rebelles » de Sofia Amara ont bel et bien commencé à kidnapper, égorger, couper des Alaouites en morceaux, dès mai 2011.

Sofia Amara ne pouvait pas l’ignorer. Comme elle ne pouvait pas ignorer les aveux du « rebelle », rapportés en mars 2012 par la correspondante du Spiegel à Beyrouth, Ulrike Putz. Celui-ci avait raconté avec précision comment, dans le quartier de Baba Amr occcupé par les « rebelles » - où Sofia Amara s’est rendue -, la « brigade d’interrogatoire » de l’ASL égorgeait les hommes qu’elle capturait.

Mais l’objectif de Sofia Amara n’a jamais été de rapporter honnêtement ce qui se passait véritablement en Syrie. Aller dans le sens du courant, ici démoniser Assad, est autrement plus gratifiant pour ce genre de journaliste sans éthique ! Pour preuve. Son premier reportage « Syrie, dans l’enfer de la répression » - acheté par Arte, diffusé le 11 octobre 2011, repris par quantité de chaînes télévisées, salué par Amnesty International qui l’a invitée à Genève, ainsi que par le Festival du Film et Forum International sur les Droits Humains (FIFDH) [2], - lui a valu le prix de la vidéo au festival du scoop à Lille en décembre 2011 [3].

Il nous parait utile de rediffuser le contre-documentaire réalisé en novembre 2011 par le site Karabalaqsa [4] qui montre sur quel tissu d’impostures Sofia Amara a brodé l’entier de son reportage. [Silvia Cattori]


Syrie : Le reportage de Sofia Amara mis en question

Par Karabalaqsa, le 30 novembre 2011

Des médias occidentaux et arabes (notamment Al-Jazeera et Al-Arabia téléguidées respectivement par le Qatar et l’Arabie Saoudite) nous ont décrit sans discontinuer l’enfer d’une sanglante répression en Syrie : manifestants pacifiques froidement assassinés, enlèvements, tortures, mutilations de cadavres… dont les autorités syriennes, selon eux, se seraient rendu coupables. Le but de ces accusations serait-il de préparer l’opinion publique à une intervention étrangère, selon le scénario de l’offensive de l’OTAN et de ses alliés ?

Alors que j’ai pu en Syrie voir de mes propres yeux un des immenses rassemblements de soutien à Bachar El-Assad, j’ai été extrêmement surpris de la manière tendancieuse avec laquelle les médias français, dans leur grande majorité, rapportaient les faits.

Un reportage m’a particulièrement frappé, car il reprenait et synthétisait toutes les accusations attribuées au gouvernement syrien depuis des mois. Il s’agit du reportage réalisé par la journaliste Sofia Amara, diffusé par la chaîne télévisée ARTE le 11 octobre 2011.

Estimant que le travail de Sofia Amara était totalement subjectif, j’ai décidé de faire une contre enquête. D’où les huit vidéos que je présente ici. Je tiens à préciser que ma démarche critique ne concerne pas uniquement cette journaliste, mais doit être interprétée comme une opposition globale à un système médiatique néfaste, parce qu’orienté et trompeur. Le reportage de Sofia Amara en est une merveilleuse illustration.

Depuis Mars 2011, l’écrasante majorité des manifestations contre Bachar El-Assad ne réunissent que quelques centaines ou quelques milliers de personnes, alors que le peuple syrien descend régulièrement dans la rue par centaines de milliers, voire par millions, pour exprimer son soutien au Président de la République et dénoncer ce qu’il perçoit comme étant un « complot extérieur ».

Malgré leur supériorité numérique, ces rassemblements ont été à peine relayés dans les médias occidentaux, laissant ainsi le citoyen lambda croire que le gouvernement syrien ne bénéficiait que d’un très faible appui populaire.

Aujourd’hui, alors que la crise syrienne rentre dans son neuvième mois, nous savons de manière certaine que beaucoup d’exactions dénoncées par les journalistes et certaines ONG sont totalement fausses et infondées. Il y a eu de nombreux cas qui ont été montés de toute pièce, comme celui d’Amina Abdallah Araf el-Omari, une blogueuse soi-disant kidnappée ou encore celui de Zaynab Al-Hosni, retrouvée décapitée, démembrée et la peau arrachée selon Amnesty International. Après contre enquête, tous ces cas se sont avérés être de pures inventions.

France 24 est allée jusqu’à diffuser un entretien téléphonique durant lequel une personne présentée comme étant Lamia Chakkour, ambassadrice de Syrie à Paris, annonçait sa démission en signe de protestation contre les violences dans son pays. L’ambassadrice a immédiatement démenti et France 24 s’est trouvée contrainte de porter plainte contre X pour usurpation d’identité !

Toutes ces accusations portées contre le gouvernement syrien ne sont que très rarement prouvées par les médias. Elles proviennent de sources invérifiables, pour la plupart. Cependant le climat qu’elles installent demeure, même quand les accusations s’effondrent. Ce qui est grave, c’est que la fiabilité de ces journalistes qui volontairement ou non trompent l’opinion publique n’en est pas pour autant remise en question.

Il devient de plus en plus évident que l’appareil médiatique dominant a eu et a toujours pour objectif caché de préparer les peuples à accepter des interventions militaires extérieures, comme cela s’est passé pour l’Irak et la Libye.

Après les mensonges au sujet des « armes de destructions massives », l’intervention militaire américaine en Irak a laissé place à huit années de chaos et détruit un pays entier. Et en Libye, la presse si prompte à dénoncer la « barbarie » des forces gouvernementales a clairement révélé son parti pris lors du lynchage sauvage de Kadhafi. Pour ceux qui n’auraient pas encore compris, il existe une barbarie « logique », « compréhensible » et « non condamnable » aux yeux de la presse et des milieux politiques lorsque cette barbarie est commise par des milices alliées de l’OTAN.

Le rôle des médias dans la déstabilisation de ces pays tient une place essentielle car ce sont eux qui légitiment les interventions militaires auprès de l’opinion publique. Les journalistes qui remplissent cette tâche, consciemment ou non, portent donc une lourde responsabilité, malheureusement très rarement reconnue. En effet, s’il arrive assez souvent que les institutions militaires soient critiquées et prises à partie après coup, très rares sont les journalistes visés pour de fausses informations qu’ils auraient relayées ou inventées.

Faut-il attendre un nouveau drame pour réagir ?

Conscients du fait que ce genre de documentaire jette de l’huile sur le feu et génère des conséquences désastreuses pour les peuples qui en sont victimes, il convient désormais que nous puissions désigner chaque journaliste qui relaie des informations mensongères, chaque rédaction qui diffuse des nouvelles ou des vidéos sans en vérifier l’authenticité [5], a fortiori lorsqu’il s’agit de vidéos manifestement manipulées.

L’erreur est humaine, mais ces comportements sont des fautes. Chacun doit assumer ses fautes face au public. C’est pourquoi nous demandons à ceux des journalistes qui se sont trompés de reconnaitre leurs manquements et de cesser de vouloir décider au nom des autres de ce que doit être leur avenir.

Karbalaqsa.blogspot.com - 30 novembre 2011

Réponse au reportage de Sofia Amara « Syrie, dans l’enfer de la répression », diffusé par la chaîne télévisée ARTE le 11 octobre 2011


http://rutube.ru/video/5d7414ac1bc6e7db16951b135d1df1ca/ video: Syrie - Erreur ou manipulation d'Arte (Sofia Amara)? 1/8
http://rutube.ru/video/55a8013e28c1e9292a343ace64a5f9e4/ video: Syrie - Erreur ou manipulation d'Arte (Sofia Amara)? 2/8
http://rutube.ru/video/1a63173a4055dff0b15b2610be37c963/ video: Syrie - Erreur ou manipulation d'Arte (Sofia Amara)? 3/8
http://rutube.ru/video/35f86ea5c0f458d985962ce8c659466f/ video: Syrie - Erreur ou manipulation d'Arte (Sofia Amara)? 4/8
http://rutube.ru/video/d4867bb46a1a285da3e1b5fc5ebb489b/ video: Syrie - Erreur ou manipulation d'Arte (Sofia Amara)? 5/8
http://rutube.ru/video/0ac4d9f3a8b714cb4b9ffd7ffc0a6046/ video: Syrie - Erreur ou manipulation d'Arte (Sofia Amara)? 6/8
http://rutube.ru/video/8ab5c8e5a5e38564d0f6760cbdd9dfc3/ video: Syrie - Erreur ou manipulation d'Arte (Sofia Amara)? 7/8
http://www.dailymotion.com/video/xmmucd_8-8-syrie-erreur-ou-manipulation-d-arte-sofia-amara_news#from=embediframe
Contre-documentaire exposant les mensonges délibérés ou, au mieux, les erreurs et omissions, du reportage de Sofia Amara pour ARTE sur la Syrie.






RUSSIAN JOURNALIST HAVE PROOF SYRIAN INSURGENTS USED CHEMICAL WEAPONS

Russian journalists have proof Syrian insurgents used chemical weapons      



Russian journalists who were on assignment in Syria have handed the United Nation Secretariat videos showing chemical weapons attacks allegedly committed by opposition fighters in the vicinity of Aleppo on March 19. This was confirmed by the spokesman for the Deputy Secretary General Farhan Haq.

He said that the information will be passed along to Oke Selstemu, the head of the group of experts investigating the possible use of weapons of mass destruction in Syria.

 In late March, Damascus notified the UN Secretariat of the chemical attacks carried out by armed insurgents.

 In a report RTR journalist Anastasia Popova confirms the use of toxic substances, apart from footage of the event, there are eyewitness accounts, reports from doctors who took care of the dead and injured and statements from experts from the University of Aleppo.

 In response to the formal request by Damascus UN Secretary General Ban Ki-moon sent a special mission to the area. However, the Syrian government has not let a team of experts into the country after the Secretariat of the United Nations decided to investigate other reports of the possible use of chemical weapons in Syria.

Voice of Russia, TASS,  RIA
Read more: http://english.ruvr.ru/news/2013_05_24/Russian-journalists-have-proof-Syrian-insurgents-used-chemical-weapons-089/













SIRIA: ALTRE IMPORTANTI NOTIZIE IN BREVE


http://italian.ruvr.ru/2013_05_24/Mosca-ci-sono-atti-ad-impedire-la-collocazione-della-conferenza-internazionale-per-la-Siria/
La Russia denuncia, "qualcuno ostacola la conferenza per la Siria"
24.05.2013, 12:53 - La Russia nota tentativi per impedire la collocazione della conferenza internazionale per la Siria, con una iniziativa per la quale sono intervenuti Mosca e Washington all'inizio di maggio, ha dichiarato il rappresentante del Ministero degli Esteri russo Aleksandr Lukashevich alla breve conferenza stampa di venerdì.Si tratta di tentativi per mettere gli stretti interessi politici sopra l'obiettivo principale: la cessazione del spargimento di sangue e la garanzia del successo degli sforzi internazionali “a favore del dialogo intersiriano” ha detto Lukashevich.

http://www.grr.rai.it/dl/grr/notizie/ContentItem-6a9cab42-342b-48f6-8d3d-b5f60f450a85.html
Impossibile fissare data precisa - Siria, Mosca: "Damasco parteciperà a Ginevra II'
24 maggio 2013, 11:22
"Annotiamo con soddisfazione che Damasco ha dato il suo assenso di massima a partecipare alla conferenza internazionale, nell'interesse degli stessi siriani di trovare una soluzione politica per risolvere un conflitto distastroso per la Nazione e la regione", ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri russo, Alexander Lukashevich, in un incontro con i giornalisti.
MOSCA -Per la Russia è impossibile fissare una data precisa per la conferenza internazionale di pace sulla Siria a Ginevra prima di sapere chi vi prenderà parte per l'opposizione siriana. Lo ha detto oggi a Mosca Alexander Lukashevich, portavoce del ministero degli Esteri."La richiesta di citare con urgenza una data specifica per la convocazione di una conferenza, senza alcuna chiarezza su chi e quali poteri parleranno a nome dell'opposizione, semplicemente non può essere presa sul serio" ha detto Lukashevich.

http://www.bocchescucite.org/?p=44689
Siria. L’opposizione sorride, a Qusayr si muore 24/5/13
In Giordania Kerry, opposizioni e Paesi del Golfo abbandonano la diplomazia e preparano la guerra. Gli Stati Uniti si piegano al volere dei ribelli.
di Michele Giorgio
Roma, 24 maggio 2013, Nena News – Sorridevano ieri i capi dell’opposizione siriana in apertura dei tre giorni di colloqui che avranno a Istanbul. Erano soddisfatti per gli esiti della riunione ad Amman degli 11 Paesi, Usa in testa (ma c’è anche l’Italia), che compongono il nucleo principale dei cosiddetti «Amici della Siria» e che mercoledì, di fatto, hanno buttato nel cestino dei rifiuti l’intesa per la conferenza internazionale sulla Siria – il prossimo mese a Ginevra – raggiunta dal Segretario di Stato John Kerry e dal ministro degli esteri russo Lavrov. Se Usa e Russia, appena qualche giorno fa, avevano deciso di andare alla conferenza senza chiedere l’uscita di scena del presidente Bashar Assad prima della «transizione politica» in Siria, in Giordania gli «Amici della Siria» e, quindi, lo stesso Kerry, hanno deciso l’esatto contrario. Assad deve farsi da parte immediatamente, come desiderano l’opposizione siriana (o gran parte di essa) e, soprattutto, la Turchia e il Qatar. Una dimenticanza di parte Gli «Amici della Siria» hanno anche chiesto l’uscita immediata dalla Siria dei guerriglieri del movimento sciita libanese Hezbollah (che l’Europa si accinge a proclamare «organizzazione terroristica», come chiede Israele) e di quelli iraniani schierati con Damasco, dimenticando i jihadisti ceceni, libici, egiziani, tunisini e di molti altri paesi che combattono dalla parte dei ribelli. «È un comunicato molto positivo (quello degli «Amici della Siria», ndr), in ogni caso alla conferenza di Ginevra noi andremo solo con l’uscita di scena immediata di Assad», ha commentato un portavoce dell’opposizione siriana, Louay Safi. Nel disinteresse generale. [...]







http://italian.ruvr.ru/2013_05_24/La-Turchia-costruira-un-muro-al-confine-con-la-Siria/
La Turchia costruirà un muro al confine con la Siria
24.05.2013, 13:48





NOTIZIE DALLA LIBIA


----Messaggio originale----
 Data: 24-mag-2013 14.03
 Ogg: Kidnapped civilians are cruelly tortured by CIA mercenaries and NATO - YouTube

Hablar de paz en Libia en estos momentos es solo tergiversar la realidad para apoyar a EEUU y los agresores que están intentando controlar Libia a toda costa y por encima de la vida de los libios.[...]EEUU está entrando sus tropas en Libia.
UN está entrando sus tropas en Libia
OTAN continúa dentro de libia
La hermandad musulmana internacional que apoya a EEUU y trabaja en equipo con ellos. Entre ellos está alqaeda y otros grupos de los llamados extremistas.
Empresas de la guerra como black wáter o Turi entran miles y miles de mercenarios en el país
Qatar, es decir EEUU tiene miles de mercenarios dentro de Libia
Italia ha entrado sus tropas dentro de Libia.
Sionistas están dentro de Libia, especialmente en Misratah
http://www.youtube.com/watch?v=JOk8bjgHItc  video: Civiles secuestrados son cruelmente torturados por mercenarios de la CIA y OTAN 21 maggio 2013



----Messaggio originale----
Da: p.delablanca at ojosparalapaz.org
Data: 27-mag-2013 0.49

Ogg: Fwd: A vueltas con el "silencio internacional"(cuando les interesa,hay silencio).  

 Occhi per la Pace


Le torture e gli assassini si sommano in Libia, dietro il régime imposto dai paesi della NATO. Di fronte al silenzio cómplice dei  media di comunicazióne. 
     
Le peggiori violazioni dei diritti umani di tutta la storia dell' umanità, si stánno compiendo in LIBIA.
Brutali massacri tramite bande armate contro i libici, sotto tortura, mentre c'è "SILENZIO INTERNAZIONALE", persecuzioni, esecuzioni nelle cárceri, incluso senza cárico e a priori senza giudizio...
Leonor Massanet

https://www.youtube.com/watch?v=IXeUjw5AAf8 
      

( il video è stato censurato..., verificato ore 13.43 del 27 maggio 2013 )