Oltre il buio. Profughi in strada, rivolte nei CIE, processo agli antirazzisti
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- From: "Federazione Anarchica Torinese" <fat at inrete.it>
- Date: Tue, 26 Feb 2013 17:21:12 +0100 (CET)
- Importance: Normal
Oltre il buio. Profughi in strada, rivolte nei CIE, processo agli antirazzisti
Per lunghi anni i governi di centro
destra hanno giocato le proprie fortune sul tema del
contenimento dei flussi migratori.
Entrare legalmente nel
nostro paese è quasi impossibile: il meccanismo che rende clandestini è
stato oliato con cura, messo al centro di una macchina tanto crudele
quanto inutile.
Inutile perché il calo attuale dell’immigrazione
è frutto della crisi e non della repressione.
Nell’ultima campagna
elettorale il tema dell’immigrazione è pressoché scomparso,
dimenticato, relegato nel limbo delle questioni che è meglio tacere.
Non conveniva parlarne al PDL e alla Lega che in tanti anni di governo
hanno fallito tutti gli obiettivi dichiarati nella repressione della
libertà di circolazione, non conveniva neppure al PD, la cui
complicità attiva nella costruzione dell’apparato legislativo che ha
imbrigliato le vite di migliaia di uomini, donne, bambini, non consentiva
alcuna possibilità di smarcamento retorico, peraltro rischioso
nella raccolta dei consensi. Non interessava neppure al M5S, il cui
guru si è sin troppo spesso lasciato andare a dichiarazioni
scopertamente razziste.
Oggi le condizioni di lavoro dei
cittadini italiani, in regola con le carte, la cittadinanza, le residenza
sono molto più vicine di un tempo a quelle degli immigrati, ricattati
dalle leggi classiste che regolano l’ingresso nel nostro paese.
La
condizione del lavoratore immigrato è stata modello per ridefinire le
relazioni tra chi lavora e chi sfrutta il lavoro altrui. Oggi
l’immigrato non è più un fantasma di cui avere paura, ma un poveraccio la
cui condizione non è più tanto diversa dalla nostra.
La stessa
macchina delle espulsioni si rivela sempre più inefficace. I CIE
sono sempre meno luoghi di transito e sempre più luoghi in cui si
sconta una pena che nessun tribunale ha sancito. Discariche
sociali, nelle quali il fuoco della rivolta non sopisce mai del
tutto.
D’altra parte dalla distruzione di Gradisca nel 2011 i
governi hanno
scelto la linea dura. Non ci sono più le
camerate? Dormi in mensa! Non ci sono più materassi e coperte? Dormi per
terra! Non ci sono più tavoli e sedie? Bivacchi sul pavimento!
Da
allora le rivolte rivendicative hanno sempre più ceduto il passo alle
sommosse per tentare la fuga. A Gradisca, l'ultima
fuga è del 19 febbraio,
quando in cinque si sono guadagnati la libertà, a Roma la
resistenza alla deportazione di un giovane nigeriano ha fatto scattare una
piccola sommossa. A Torino ci hanno provato senza
riuscirsi il 23
febbraio.
Ormai, come raccontava qualche settimana
fa una giovane avvocata, nel CIE di Torino “i materassi
bruciano ogni notte”.
A Trapani come a Gradisca le fughe si
susseguono alle fughe.
Anarres ne ha parlato con Marco
Rovelli, autore di due libri sul lavoro migrante e i CIE, e con un
attivista antirazzista triestino, Federico. Ascolta i loro
interventi.
°°°°
Profughi in strada. Finita la festa per il terzo
settore
Il prossimo 28 febbraio è prevista la fine
della cosiddetta “Emergenza Nordafrica”: migliaia di rifugiati in
tutta Italia rischiano di finire in strada.
Nell'anno e mezzo
trascorso dall’inizio del Piano di Accoglienza sono stati
parcheggiati senza prospettive, tra incuria, assistenzialismo e
mera carità.
Strutture in condizioni indegne, senza acqua
calda e riscaldamento, persone stipate in posti sovraffollati, disservizi
e malaffare sono il risultato della gestione emergenziale imposta da
un governo che ha deciso di elargire un miliardo e 300 milioni di euro ad
una miriade di associazioni del terzo settore, che hanno ampiamente
lucrato sulle vite dei rifugiati non garantendo nulla di quanto
previsto per loro sulla carta.
Ai rifugiati provenienti dalla Libia
non è stata data alcuna opportunità di rendersi autonomi,
indipendenti ed inserirsi nei nostri territori. Niente corsi di
formazione, nessuna traccia dell’inserimento lavorativo, zero inserimento
abitativo.
Dulcis in fundo, il ritardo con cui il Governo ha disposto
il rilascio dei permessi di soggiorno ha letteralmente ingabbiato i
rifugiati: senza permesso, senza carta d’identità, senza titolo di
viaggio, senza quindi poter scegliere di restare, di
lavorare, oppure di ripartire verso altre mete.
Ascolta
l'intervista dell'informazione di radio Blackout a Gianluca
Vitale, avvocato da sempre in prima fila sul fronte
dell'immigrazione.
Blackout ha fatto un ulteriore approfondimento con
Federico un compagno di Trieste che lavora in una onlus,
una delle poche che non hanno partecipato alla grande abbuffata, i cui
"ospiti" hanno tutti trovato una sistemazione in Italia o sono
stati da tempo aiutati a raggiungere i paesi dove avevano scelto di
vivere.
°°°
Fiamme al CIE di Torino
Sabato 22 febbraio. In prima serata alcuni reclusi tentano di
scappare scavalcando le grate, ma vengono ripresi dalla polizia. La
reazione degli altri prigionieri non si fa attendere: alcuni salgono sui
tetti, altri incendiano le camerate di alcune sezioni. La polizia
spara tanti gas lacrimogeni da rendere l’aria irrespirabile
anche nelle zone vicine al CIE.
Un gruppetto di solidali si
raduna sotto il CIE ma viene caricato da una squadra dell’antisommossa
aizzata da una delle vicine di casa del CIE, indignata per la
rumorosa solidarietà degli antirazzisti. Nessun turbamento per le
urla, il gas e la violenza della polizia oltre il muro.
Il giorno
dopo quattro rivoltosi saranno arrestati e condotti in carcere.
Domenica 24 va a fuoco l’area gialla. 20 dei 35 reclusi sono
obbligati a dormire nei locali della mensa.
°°°
Ponte Galeria in
Fiamme, Gradisca in rivolta
Continuano
senza sosta le rivolte nei CIE. In questi giorni è la volta dei lager di
Roma e Gradisca. Minimo comune denominatore la voglia di uscire dalle
gabbie in cui sono costretti i detenuti ed opporsi al meccanismo razzista
delle deportazioni forzate. Il 18 febbraio un migrante nigeriano si è
opposto alla sua espulsione dal Cie di Ponte Galeria a Roma. Victor, un
ragazzo di 29 anni, non vuole tornare in Nigeria e così decide di
resistere. A suo supporto altri reclusi cominciano e protestare e la
polizia interviene duramente: al fuoco materassi e tavolini. Una nube di
fumo si è alzata dal centro, alcuni migranti sono saliti sui tetti. Poco
dopo la vendetta: manette ai polsi per 8 nigeriani. I danni sono stati
ingenti. La rivolta a Ponte Galeria è avvenuta proprio nel giorno in cui
era stata programmata la visita di alcuni giornalisti di testate nazionali
che avrebbero dovuto mostrare le condizioni di vita all’interno del
Centro.
A Gradisca invece in cinque riescono a fuggire e a darsi alla
macchia dopo uno scontro a suon di sprangate con la polizia che ha
coinvolto decine di reclusi. Più tardi altri immigrati danno fuoco ai
materassi.
°°°
Appuntamenti
Processo agli antirazzisti
Mercoledì 27 febbraio
prima udienza del processo contro 67 antirazzisti torinesi.
Aula 46
ingresso 17 del tribunale di Torino.
Negli ultimi vent’anni il
disciplinamento dei lavoratori immigrati è stata ed è tuttora una
delle grandi scommesse dei governi e dei padroni, che puntano sulla
guerra tra poveri per spezzare il fronte della guerra di classe.
Nel
nostro paese è stata costruita una legislazione speciale per gli
immigrati, persone che, sebbene vivano in questo paese, devono sottostare
a regole che ne limitano fortemente la libertà.
Chi si oppone alle politiche e alle leggi
discriminatorie e oppressive nei confronti degli immigrati entra nel
mirino della magistratura.
Continua…
°°°
Il CIE nel salotto di Torino
Sabato 2 marzo “Il CIE nel salotto della città”
presidio itinerante per il centro cittadino. Appuntamento ore 15 in piazza
Castello
Sono due i processi contro gli antirazzisti che, tra il
maggio del 2008 e il maggio del 2009, attraversarono l’esperienza
dell’Assemblea Antirazzista Torinese.
La lotta contro i CIE ha
segnato alcuni momenti importanti di quell’anno ed è oggi un fronte sempre
più caldo di resistenza al razzismo di Stato nella sua concreta,
quotidiana, materialità.
La morte di Fathi, un immigrato tunisino
lasciato senza cure nell’allora “nuovo” CPT di Torino, fu il banco di
prova di una relazione politica ancora embrionale.
La lotta che ne
seguì fece da catalizzatore per quelle che seguirono.
Oggi le
protesta di fronte alla casa del colonnello e medico Antonio Baldacci,
responsabile per la Croce Rossa militare della struttura detentiva di
corso Brunelleschi, è entrata nel fascicolo del processo.
continua…
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