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[Resistenza] Monte dei Paschi di Siena: che fare? Proposte a confronto
- Subject: [Resistenza] Monte dei Paschi di Siena: che fare? Proposte a confronto
- From: Resistenza Pcarc <resistenza.pcarc at rocketmail.com>
- Date: Sat, 26 Jan 2013 10:01:36 -0800 (PST)
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Partito dei Comitati
di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo (CARC)
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e-mail: resistenza at carc.it – sito: www.carc.it
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Comunicato n. 05/2013 - 26.01.13
Monte dei
Paschi di Siena: che fare? Proposte a confronto
·
“Saranno
soldi pubblici a riparare il danno” (Vincenzo Comito, il
manifesto del 24.01.13 – da www.sbilanciamoci.info)
· “Nessuno è innocente, i partiti che hanno sostenuto Monti hanno permesso e coperto tutto” (intervento di Antonio Ingroia)
“Aspettare gli eventi e rassegnarsi al fatto
che saranno ancora una volta i cittadini a dover pagare” è la scienza
della sinistra borghese (di cui il manifesto è uno dei principali rappresentanti), condita con la richiesta alle
autorità dei padroni, dei banchieri,
della gerarchia vaticana e dei ricchi di maggiori controlli (ma chi controlla i
controllori?) e di fare quello che esse non hanno alcuna intenzione né
interesse di fare, di fare quello che esse a ragion veduta non fanno perché
contrario ai loro interessi, alle loro abitudini, alla loro mentalità. E’ a
questo che si riduce, volente o nolente, chi non osa guardare oltre
l’orizzonte del capitalismo e rifugge dal dedicare i mezzi, le relazioni, l’influenza
di cui dispone per contribuire a mobilitare e organizzare le masse popolari
affinché costituiscano un proprio governo d’emergenza (che è l’unico modo
realistico ed efficace di mettersi al servizio dell’interesse generale e
particolare dei lavoratori e delle masse popolari).
·
“Li mettiamo sul
banco degli imputati e devono essere processati
dall’opinione pubblica, dai risparmiatori e dai lavoratori, che non
devono rimetterci una lira e neanche il posto di lavoro” (intervento di Beppe Grillo
all’assemblea degli azionisti del Monte dei Paschi di Siena)
Nazionalizzare le banche senza che i risparmiatori e i lavoratori ci
rimettano una lira e neanche il posto di lavoro”e, aggiungiamo noi, rompere la schiavitù del debito pubblico (il
Monte dei Paschi di Siena possiede titoli del debito pubblico italiano per 25
miliardi di euro) annullando il pagamento di interessi, rate e commissioni
(tutelando solo i piccoli risparmiatori), nazionalizzare la FIAT, l’ILVA e le altre
grandi aziende (sotto il controllo delle organizzazioni operaie e popolari:
Rsu, comitati di cittadini, ecc.), lanciare un Piano generale del Lavoro che
mobiliti disoccupati, inoccupati, cassintegrati e precari nella produzione di
beni e i servizi necessari alle famiglie, alle aziende e agli scambi con
l’estero, nella messa in sicurezza del territorio, delle infrastrutture, dei
quartieri, nel funzionamento delle scuole, degli ospedali e degli altri servizi
pubblici (un lavoro utile e dignitoso per tutti!). E’ la via che indichiamo noi
comunisti alle organizzazioni operaie e popolari per tirarsi fuori dalla crisi
del capitalismo e ricostruire il nostro paese.
Monte dei Paschi di Siena e autogestione della
produzione/autorganizzazione del lavoro
Ecco dove andare a prendere i soldi
per riaprire o tenere aperte l’Alcoa, l’Iribus, Termini Imerese, la Maflow, la Jabil e le altre fabbriche
che i padroni hanno chiuso o vogliono chiudere, delocalizzare e ridurre! Oppure
per aprire nuove aziende per la ricostruzione delle zone terremotate
(dall’Aquila all’Emilia-Romagna), per la messa in sicurezza del territorio, per
la raccolta differenziata dei rifiuti e per le migliaia di altre piccole opere
necessarie al benessere (e alla vita!) delle masse popolari e alla collettività.
E anche per far funzionare le aziende artigiane e le piccole imprese strozzate
dal blocco del credito: e non è solo per il Monte dei Paschi di Siena che la
compravendita di titoli tossici è un affare, mentre il credito alle piccole
aziende e alle famiglie un rischio da evitare.
Per far fronte da subito,
anche quando non ci sono le condizioni per farlo su scala più ampia, alla serie
di licenziamenti, cassa integrazione, chiusure di aziende, riduzione del
personale e delocalizzazioni, alla disoccupazione e precarietà dilaganti,
ovunque sono abbastanza organizzate (e se non lo sono, il primo passo è
organizzarsi), le masse popolari devono con le buone o con le cattive indurre
ogni azienda, ente, agenzia dell’amministrazione pubblica, ecc. ad assumere,
organizzare e mobilitare nuovi lavoratori anche a compiere attività che esulano
da quelle svolte abitualmente, possono e devono creare nuove aziende, enti,
agenzie, ecc. Si tratta a seconda della situazione concreta di
- prendere in mano con
le buone o con le cattive l’azienda che i padroni vogliono ridimensionare,
delocalizzare, chiudere e autogestirla
- far funzionare
aziende, enti, agenzie della Pubblica Amministrazione come centri di
progettazione, organizzazione, mobilitazione e direzione dei disoccupati anche
in campi diversi da quelli in cui quelle aziende attualmente lavorano,
- creare nuove aziende
che producano beni e servizi di cui le masse popolari hanno bisogno.
Come finanziare le
attività, dove prendere il denaro per pagare fornitori e salari? Tramite due
vie: 1. organizzare lo scambio senza intermediazione di denaro (assegnazione o
baratto) in tutti i casi in cui è possibile, 2. obbligare le banche a
fornire denaro nei casi in cui non se ne può fare a meno. Sembra
impossibile costringere le banche a fare tutti i crediti necessari: ma in
realtà già adesso ne fanno tanti quanti speculatori, ricchi e clero ne
domandano, il mondo è inondato di dollari e di euro creati dai banchieri
concedendo crediti. La vicenda del Monte dei Paschi di Siena parla chiaro,
altro che non ci sono i soldi! Se gli operai costituiranno le loro direzioni
aziendali e imporranno alle banche di continuare a fare per le nuove aziende
quello che hanno fatto fino a ieri per gli affaristi e gli speculatori, molto
difficilmente i padroni e i vertici della Repubblica Pontificia riusciranno a
impedire che il resto delle masse popolari imbocchi il percorso indicato dagli
operai e a deviarle su altre strade.
Quello che non possono
fare né i Monti né i Bersani né i Berlusconi né le forze della sinistra
borghese succubi alle regole e alle procedure della Repubblica Pontificia e
della comunità internazionale degli speculatori, lo può fare un governo che
mette al centro della sua azione (ed è la sua stessa natura) gli interessi
delle masse popolari e dei lavoratori. Non esiste altro modo realistico (che
non siano chiacchiere da salotto o da bar) per rimettere in moto l’economia
reale nel rispetto dei diritti di chi lavora, dell’ambiente, delle esigenze
collettive (quanto produrre, cosa produrre, come produrre): serve un governo
che affidi a ogni azienda compiti produttivi e i mezzi per assolverli e che
assegni a ogni adulto un lavoro utile e dignitoso. Non è (ancora) un governo
socialista, è solo un governo democratico, nel senso che è espressione non di
un pugno di speculatori, affaristi e ricchi, ma della maggioranza della
popolazione, nel senso che è sulla partecipazione diretta, sulla mobilitazione
e sul protagonismo popolare che si basa e trae la sua forza. E rivoluzionario nel senso che inizia a mettere
mano e a scardinare i privilegi, a svelare i segreti, a spezzare i vincoli di
classe. Non è socialismo, ma è un passo concreto per avanzare nella lotta per
costruire una società socialista qui e ora, in Italia, nel XXI secolo.
·
“Nazionalizzazione
delle banche e controllo popolare, a partire dai comitati di chi ci lavora”
(La catastrofe incombente e come
lottare contro di essa- V.I. Lenin, settembre 1917, da La Voce del (n)PCI, n. 42- novembre 2012)
Lavoro, diritti, beni comuni e
ambiente: non dopo le elezioni, ma qui e ora!
Approfittare delle divisioni
all’interno della classe dominante e della campagna elettorale per imporre
misure e provvedimenti favorevoli ai lavoratori e alle masse popolari!
L’unico “voto utile” è quello che serve
- a rafforzare la mobilitazione e la ribellione, l’organizzazione e il
coordinamento, il protagonismo delle masse popolari
- a rendere difficile se non impossibile ai poteri forti installare un
loro governo e continuare l’opera di rapina delle masse, di devastazione del
territorio, di eliminazione dei diritti democratici conquistati con la Resistenza antifascista
e di violazione della Costituzione
- a costruire la nuova governabilità delle masse popolari organizzate! [leggi tutto]
A norma di legge potete essere esclusi da questa lista di distribuzione, RISPONDENDO A QUESTO MESSAGGIO con la richiesta di CANCELLAZIONE Cordiali saluti dalla redazione di: RESISTENZA Dir. resp. G. Maj - Redazione c/o Centro Nazionale del P.CARC: via Tanaro 7 - 20128 Milano; tel./fax 02.26.30.64.54 Reg. Trib.MI n. 484/19.9.94 - stamp. in proprio il 31/05/11. Per abbonamenti nazionali ed esteri e sottoscrizioni: CCP 60973856 intestato a M. Maj Sito: www.carc.it
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