Torino. Arance amare: giro per i mercati popolari
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- Date: Fri, 25 Jan 2013 19:57:38 +0100 (CET)
- Importance: Normal
Torino. Arance amare: giro per i mercati popolari
Sabato 26 gennaio giro informativo nei mercati delle zone
popolari di Torino. Appuntamento alle 9,30 in corso Palermo 46
per
info: 338 6594361
Storie di africani come noi
Le
arance, i mandarini, le clementine che fanno mostra di se nei mercati di
Torino, sono state raccolte da lavoratori stagionali, che vengono pagati
50 cent alla cassetta di arance, 1 euro per cassetta di mandarini. Ogni
cassetta pesa una media di 18/20 chili. In una giornata di lavoro la media
arriva a 25 euro. In nero, non tutti i giorni ma solo quelli che il
caporale ingaggiato dai padroni decide di sceglierti. Se alzi la testa, se
reclami per i ritmi o per la paga, puoi anche andartene, perché nessuno ti
chiamerà più.
Gli agrumi nei nostri mercati costano molto di più: la
fetta più grossa la mangia la grande distribuzione, per i produttori
restano solo le briciole. I braccianti sono al fondo della catena dello
sfruttamento. Senza di loro però arance e mandarini resterebbero a marcire
sugli alberi.
A volte gli agrumi sono distrutti, perché raccoglierli
non conviene, meglio importare dall’estero, nonostante il dispendio di
energia, l’inquinamento, lo spreco di cose buone da mangiare.
Una
follia. Una follia con una logica: conta solo il profitto, costi, quel che
costi.
Di chi lavora come uno schiavo, di chi nei nostri quartieri
fa fatica ad arrivare a fine mese, non importa niente a nessuno.
I
media ci raccontano di migrazioni epocali, di emergenze continue per
giustificare le condizioni di vita indecenti dei braccianti africani. Per
loro non ci sono tende o gabinetti funzionanti quando arrivano nella piana
di Gioia Tauro per la raccolta degli agrumi. Di affittare una casa non se
ne parla nemmeno: a Rosarno o a San Ferdinando una stanza costa come nel
centro di Milano o Roma.
In realtà basterebbero pochi soldi per
mettere su strutture decenti, basterebbero liste pubbliche per tagliare
fuori i caporali, basterebbe che chi guadagna, e bene, sul lavoro degli
stagionali, ci mettesse qualcosa del suo per garantire loro un letto e una
doccia. Invece no. Così le tendopoli scoppiano subito, circondate da
baracche fatte di lastre di amianto e teli di plastica, così per i bisogni
ci sono buche a cielo aperto.
Quella dell'emergenza è una bufala che
ci raccontano perché è più facile immaginare una fame tutta africana, che
vedere la realtà. La realtà è fatta di operai del nord che hanno perso il
lavoro e vengono a fare la raccolta per rimediare un salario, la realtà è
fatta di richiedenti asilo che attendono da oltre due anni la risposta che
consentirebbe loro di andare via, di cercarsi un lavoro stabile.
La
condizione dei lavoratori africani è ormai la condizione di tanta parte
dei lavoratori italiani.
Due anni fa a Rosarno, dopo che tre di loro
erano stati presi a fucilate i braccianti si rivoltarono, occupando le
strade e bloccando tutto.
In questi ultimi due anni i facchini
della logistica, quelli che caricano e scaricano i camion per i grandi
supermercati, stanchi di sfruttamento, caporalato, paghe in nero, hanno
condotto lotte durissime e spesso sono riusciti a migliorare la loro
condizione. La lotta di classe parte dagli ultimi.
In questi anni
governo e fascisti hanno cercato di far scoppiare la guerra tra italiani
poveri e immigrati poveri. Nel frattempo hanno fatto la guerra a tutti i
poveri, italiani ed immigrati.
Gli immigrati sono più deboli perché
per le leggi del nostro paese se non hanno un lavoro non possono avere il
permesso di soggiorno. Nonostante questo negli ultimi anni hanno
cominciato ad alzare la testa e a lottare contro i padroni che sfruttano
allo stesso modo italiani ed immigrati.
Con il pretesto della
crisi, dell’emergenza governo e padroni ci hanno tolto libertà a tutele
conquistate in decenni di lotta di classe. In Italia aumentano i poveri,
gli sfrattati, i disoccupati, ma i ricchi sono sempre più ricchi. L’unica
emergenza è quella quotidiana di uno sfruttamento senza limiti, perché per
i padroni non conta il colore delle pelle, ma quello dei
soldi.
Le arance che mangiamo sono sempre più amare.
Federazione Anarchica Torinese – FAI
Corso Palermo 46 – riunioni
aperte ogni giovedì dalle 21
http://anarresinfo.noblogs.org
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