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[Resistenza] 19 e 25 settembre 2012 - Giornate di solidarietà e lotta
- Subject: [Resistenza] 19 e 25 settembre 2012 - Giornate di solidarietà e lotta
- From: Resistenza Pcarc <resistenza.pcarc at rocketmail.com>
- Date: Thu, 13 Sep 2012 10:18:17 -0700 (PDT)
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Partito dei Comitati di Appoggio
alla Resistenza - per il Comunismo (CARC)
Via Tanaro, 7 -
20128 Milano -
Tel/Fax 02.26306454
e-mail: resistenza at carc.it – sito: www.carc.it
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19 settembre 2012 - Giornata di solidarietà e lotta.
No alla persecuzione dei comunisti e del comunismo!
Bologna: Presidio dalle 9.30 del 19 settembre 2012 presso Piazza XX settembre (nei pressi della Stazione)
Difendiamo i diritti conquistati con
la Resistenza!
Gli unici e veri terroristi sono i
responsabili del disastro di Taranto, delle stragi nel canale di Sicilia, della
chiusura dell’Alcoa, del marasma in cui versa il nostro paese!
No alla persecuzione dei comunisti e
del comunismo!
Partecipa alle mobilitazioni in
solidarietà con le compagne e i compagni sotto processo!
Firma gli appelli sul sito www.carc.it
No alla persecuzione
dei comunisti! Sostenere chi è inquisito perché difende le libertà democratiche
**********************************
La repressione e la solidarietà: i processi
di Bologna contro la carovana del (n)PCI
Nelle settimane scorse questure,
prefetture e tribunali si sono scatenati: dall’operazione contro gli attivisti
NO TAV trentini (arresto di Massimo Passamani, domiciliari per Daniela Battisti
e una decina di perquisizioni) alle condanne a dieci e passa anni di carcere per
cinque compagni (due dei quali si sono resi irreperibili) al processo per il
G8, alle operazioni “a ondate” in Val di Susa (non si contano più le denunce, i
fogli di via, le inchieste). Poi ci sono le condanne per gli antifascisti che
hanno cantato Bella ciao durante un presidio contro Casa Pound, le manganellate
agli operai dell’ALCOA, gli sgomberi di case occupate a Genova… e chissà quali
altre brillanti manovre con cui, a bassa intensità il più delle volte, lo Stato
fa valere la sua “legalità” contro i militanti, gli attivisti, gli operai in
lotta e, sempre più in generale, contro le masse popolari.
A colpi di codice penale e arbitri
giudiziari il raggio della repressione si allarga. I pessimisti vedono solo
questo: leggono solo di denunce e condanne. A noi preme vedere e mostrare che
tanto sfoggio di forza, zelo, giustizialismo, campagne mediatiche, contro
militanti e attivisti del movimento di resistenza è tutt’altro che una
manifestazione di forza degli organi repressivi. Se denunce e condanne si moltiplicano
è perché si moltiplica la ribellione, la protesta, la lotta (a proposito di chi
si lamenta che “le masse popolari non si mobilitano”).
Bisogna necessariamente attrezzarsi
per prevenire e far fronte alla repressione (ecco perché, ad esempio, abbiamo
pubblicato, distribuiamo il Manuale di Autodifesa Legale e promuoviamo
dibattiti e conferenze sul tema), ma quando la repressione colpisce, crea
contemporaneamente le condizioni per rafforzare il movimento comunista e di
resistenza popolare se siamo decisi a ritorcere gli attacchi repressivi contro
i suoi promotori e mandanti.
Il 19 settembre a Bologna c’è la
terza udienza del processo iniziato l’8 febbraio di quest’anno per l’Ottavo
procedimento giudiziario contro 12 compagni che fanno (o facevano) parte del
(nuovo)Partito comunista italiano, del Partito dei CARC e dell’Associazione
Solidarietà Proletaria, accusati di associazione sovversiva con finalità di
terrorismo (art. 270 bis c.p.)
Il 25 settembre, sempre a Bologna, continua il processo iniziato il 31 gennaio contro tre
membri del P.CARC e del SLL e un altro compagno, accusati di aver collaborato a
rendere noti volti di agenti di polizia sul sito “Caccia
allo sbirro” realizzato dal (n)PCI, che ha l’obiettivo di punire e
scoraggiare ogni iniziativa di “vigilanza democratica” sull’operato delle forze
dell’ordine: dalla trasmissione via internet (copwatching) di foto e filmati di
agenti responsabili di abusi alla promozione dell’introduzione del codice
identificativo per gli agenti in servizio.
Sono due processi con varie analogie.
La principale è che sono entrambi processi essenzialmente politici: i reati
contestati sono un pretesto per colpire un’area politica, l’area della carovana
del (n)PCI. Oltre alla già citata comune paternità della Procura di Bologna. Ma
sono anche due processi diversi.
Il processo di Bologna
per associazione sovversiva contro la carovana del (n)PCI mira a impedire
l’attività di propaganda e organizzazione dei comunisti, a mettere fuori legge
i partiti comunisti: per decreto (in Ungheria e in Polonia) o facendoli
condannare dai suoi tribunali come “organizzazioni terroriste” (in Italia).
Il movimento comunista
che sta rinascendo è l’embrione, l’alfiere del futuro di dignità, civiltà e
progresso che le masse popolari possono costruire. Per questo i portavoce,
gli intellettuali, i pennivendoli della borghesia hanno profuso fiumi di
inchiostro e di parole per denigrare il comunismo e i comunisti, i primi paesi
socialisti e la prima ondata della rivoluzione proletaria: hanno proclamato in
ogni salsa la fine del comunismo. Per questo le forze dell’ordine borghese
hanno represso selettivamente i comunisti e hanno cercato di fare terra
bruciata intorno a loro. Per questo i salotti televisivi e parlamentari hanno
esibito in pompa magna i Bertinotti di turno disposti a blaterare sugli “errori
e orrori del comunismo”.
Da qui le manovre per
mettere fuori legge il comunismo e i comunisti con la scusa della “lotta
al terrorismo” in
cui sono mobilitati alcuni magistrati “specializzati” (Caselli, Boccassini,
Spataro, Ionta, Salvi, Giovagnoli, ecc.) nel costruire falsi teoremi, che
spesso vengono poi smontati da altri giudici, crollano come castelli di sabbia,
ma nel frattempo implicano per decine di compagni anni di galera e soprusi
vari. Importante e significativo è il fallimento del teorema accusatorio del
giudice Boccassini nei confronti dei compagni arrestati nel 2007 con l’
“operazione Tramonto”: le stesse istituzioni borghesi (Corte Appello e
Cassazione) sono state costrette a riconoscere che le accuse di “banda armata e
terrorismo” non reggevano. Un colpo al cerchio e uno alla botte, perché i
compagni sono stati condannati fino a undici anni e mezzo di carcere: stante le
leggi vigenti il teorema non regge, però i comunisti devono essere messi fuori
gioco.
Il processo di Bologna
contro la carovana del (n)PCI è il frutto di una serie di forzature, indizi che diventano
prove, arbitri tanto spinti all’eccesso e con una posto in gioco tanto
importante (abolire con una sentenza i diritti politici sanciti dalla
Costituzione) che lo stesso Tribunale è in difficoltà a procedere oltre, cioè
ad arrivare alla sentenza. Non sa che pesci pigliare,
vista l’inconsistenza dell’inchiesta su cui si fonda il processo. Cerca di
fiaccarci con viaggi a vuoto e i connessi costi di trasporto, giorni di lavoro
persi, spese per gli avvocati. Con la precedente udienza del 2 maggio il
Tribunale di Bologna aveva deciso di tirare per le lunghe, ha rimandato di 5
mesi e ha deciso di non decidere (vedi l’intervista
al Segretario nazionale del Partito dei CARC).
Probabilmente preferiscono lasciar
cadere il procedimento, dato che il Tribunale non può emettere una condanna
priva di ogni riscontro tanto alla leggera (il processo era già stato
archiviato nel 2008 e riaperto su espressa iniziativa del giudice Giovagnoli),
ma nello stesso tempo non può chiuderlo con la formula che il fatto non
sussiste senza perdere la faccia.
Il processo per “Caccia allo sbirro” è la manifestazione di una lotta
molto ampia, quella fra i sostenitori dell’introduzione di strumenti di
riconoscimento per le forze dell’ordine e chi vi si oppone. Quella fra chi
rivendica la sospensione della sostanziale impunità per le forze dell’ordine e
chi la difende. Da parte della Procura, anche in questo caso arbitri,
violazioni delle procedure e forzature (Procura che se perseguisse i reati di
devastazione ambientale ed evasione fiscale con lo stesso zelo con cui indaga
sui comunisti sarebbe all’avanguardia nell’applicazione della Costituzione,
invece è lo zoccolo duro della parte della Magistratura che tende a violarla…),
ma sul processo pesa lo scontro politico in corso.
Per entrambi i processi abbiamo
sviluppato e raccolto la solidarietà delle masse popolari e dei settori
democratici della società, raccolto firme (ormai migliaia, ma la campagna
continua), fatto denunce pubbliche e iniziative di sensibilizzazione. Quanto
più diventano di dominio pubblico i motivi e i modi che caratterizzano le
operazioni repressive, tanto più gli inquisitori devono iniziare a difendersi,
iniziano per loro i problemi (perché sono i primi a violare le leggi che
pretendono di imporre).
Nella lotta contro la repressione la
solidarietà è determinante. È importante raccogliere la solidarietà con
comunicati e prese di posizione. Nella lotta alla repressione è importante però
creare quelle misure concrete che servono a dare agibilità politica a quegli
organismi colpiti dalla repressione, ad allargare la rete di iniziativa, il
coordinamento, l’unità d’azione. La raccolta di sottoscrizioni economiche è
importante tanto quanto la disponibilità di spazi, di iniziative, di occasioni
per “fare politica”. Impedire questa agibilità politica è il fine delle
operazioni repressive: cancellare gli organismi, le organizzazioni, i comitati
e i collettivi.
L’Ottavo procedimento giudiziario per
270 bis e quello per “Caccia allo sbirro sono i principali, ma i processi e i
procedimenti a carico della nostra area e dei nostri compagni sono decine e
decine. In 30 anni le procure di mezza Italia hanno provato a spazzarci via a
colpi di inchieste, processi, sequestri di materiale, arresti. Non ci sono riuscite.
Al contrario ci siamo rafforzati, siamo cresciuti, abbiamo affinato una linea
di attacco (non solo di difesa) contro chi promuove la repressione.
E’ da questa esperienza diretta che
nasce la convinzione per cui ogni volta che esprimiamo solidarietà a chi è
colpito dalla repressione è un sostegno politico a beneficio del dibattito, del
confronto, dell’unità di azione nella lotta per trasformare il presente e
costruire il futuro.
Proseguiamo la lotta per
porre fine al processo per 270bis contro la carovana del (nuovo)PCI! No alla
messa fuori legge del comunismo!
Rafforziamo la vigilanza
democratica: smascheriamo e denunciamo agli abusi delle forze dell’ordine!
Solidarietà ai compagni che il 25 settembre saranno processati sempre a Bologna
con l’accusa di aver collaborato alla costruzione del sito “Caccia allo Sbirro”
promosso dal (nuovo)PCI!
La solidarietà è un’arma!
Rispondiamo alla repressione delle Autorità contro il movimento di resistenza
delle masse popolari con l’estensione, il rafforzamento e la moltiplicazione
della solidarietà di classe: facciamo ricadere sui loro piedi il macigno che
hanno sollevato!
Costruiamo un fronte
comune di lotta alla repressione e di solidarietà con i compagni colpiti!
Invia e promuovi l’invio di mail e
fax di protesta
Per il processo per associazione
sovversiva
- PM Antonio Gustapane presso la Procura della Repubblica
di Bologna, Piazza Trento e Trieste, 3 - 40137, tel. 051.201111, fax 051.201948
o 051.201 883 – e-mail: procura.bologna at giustizia.it
- Corte di Assise di Bologna Via
Farini 1, 40124; telefoni: 051.201269 / 270 / 139; fax: 051.332352; e-mail:
roberta.castellari at giustizia.it; e-mail: tribunale.bologna at giustizia.it
Per il processo per Caccia allo
sbirro
- PM Morena Plazzi presso la Procura della Repubblica
di Bologna, Piazza Trento e Trieste, 3 - 40137, tel. 051.201111, fax 051.201948
o 051.201 883 – e-mail: procura.bologna at giustizia.it
- Giudice Sandro Pecorella presso il
Tribunale di Bologna, Via Farini, 1 - 40124, tel. 051.201230 (segreteria); fax:
051.332393 (segreteria).
**********************************
14 SETTEMBRE 2012 IN VAL SUSA
INCONTRO/PRESENTAZIONE DEL PICCOLO MANUALE DI AUTODIFESA LEGALE
A norma di legge potete essere esclusi da questa lista di distribuzione, RISPONDENDO A QUESTO MESSAGGIO con la richiesta di CANCELLAZIONE Cordiali saluti dalla redazione di: RESISTENZA Dir. resp. G. Maj - Redazione c/o Centro Nazionale del P.CARC: via Tanaro 7 - 20128 Milano; tel./fax 02.26.30.64.54 Reg. Trib.MI n. 484/19.9.94 - stamp. in proprio il 31/05/11. Per abbonamenti nazionali ed esteri e sottoscrizioni: CCP 60973856 intestato a M. Maj Sito: www.carc.it
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