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[Resistenza] Angelo di Carlo e i minatori sudafricani - comunicato della DN del P.CARC
- Subject: [Resistenza] Angelo di Carlo e i minatori sudafricani - comunicato della DN del P.CARC
- From: Resistenza Pcarc <resistenza.pcarc at rocketmail.com>
- Date: Mon, 20 Aug 2012 08:22:35 -0700 (PDT)
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Partito
dei Comitati di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo (CARC)
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e-mail:
resistenza at carc.it – sito: www.carc.it
Milano, 20 agosto 2012
Milano, 20 agosto 2012
Lavoratori uccisi, precari e disoccupati suicidi, morti sul lavoro
Siamo in guerra. Non basta indignarsi, esprimere solidarietà e
condoglianze alle famiglie, condannare. Per non
subire la guerra dei padroni e delle loro autorità, bisogna organizzarsi e lottare
per vincere!
Angelo Di Carlo è morto. Disoccupato, precario da anni, si era dato
fuoco l’11 agosto davanti a Montecitorio, davanti alla sede della Camera dei
Deputati di quella “Repubblica fondata sul lavoro” che è restata sulla carta, dove
oggi Monti proclama apertamente che “il
posto di lavoro fisso è una monotonia” e la Fornero che “il lavoro non è un diritto, ma un premio per
chi obbedisce e si sacrifica”: per chi sacrifica se stesso, i propri figli, il
territorio in cui vive, come a Taranto!
Nell’Italia dei Monti, dei Marchionne, dei
Riva, dei Ratzinger si muore per mancanza di lavoro e si muore di lavoro. Chi
perde o non trova lavoro è nei guai, resta senza niente. Chi un lavoro ce l’ha,
deve lavorare sempre di più, sabato e domenica, notte e giorno, con sempre meno
tutele in materia di sicurezza (“un lusso che non possiamo più permetterci”):
il lavoro è una condanna, lacrime e
sangue per avere sempre meno garantito il futuro per sé e per i figli, una roulette russa in cui si esce di
casa la mattina e non si sa se si ritorna la sera. E se non fai come dice
Marchionne, lui chiude, se non obbedisci, ti licenzia e assume un altro: di
disoccupati ce ne sono sempre in coda. Questo è il lavoro in un paese
capitalista, nell’Italia reale. E’ su questa base che i Monti e i Marchionne
contano di rilanciare il paese, l’economia, i consumi, la società. E se la direzione del nostro paese resta in
mano loro, il futuro che si prospetta è già scritto e ben leggibile.
La strage di
minatori alla Lonmin di Johannesburg mostra di cosa è fatto il “grande sviluppo economico” dei
BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) che la borghesia nostrana
esalta come modello, quali sono le condizioni a cui secondo i Marchionne i
lavoratori devono rassegnarsi se vogliono continuare a lavorare in nome del
profitto, della competizione mondiale, della globalizzazione. Mano libera ai
grandi monopoli nazionali e internazionali su terre, miniere, risorse,
uomini e donne per produrre materie prime alimentari o industriali per il
mercato mondiale, per le grandi opere dettate dalla speculazione finanziaria, per
sfruttare giacimenti di minerali o di combustibili, per la deforestazione, per
costruire zone industriali speciali e installazioni militari. Il risultato è
che cresce un’economia mercantile e capitalista nuova con una “classe media”
benestante di agenti padronali, di piccoli capitalisti, di funzionari e di
tecnici, il PIL aumenta, le entrate dei governi aumentano di contro a una
maggioranza della popolazione sfruttata all’osso e più miserabile di prima.
“Un lavoro utile e dignitoso per tutti” è
la base per rimettere il nostro paese sulla via della civiltà e del progresso. Utile: per produrre e realizzare quello che serve realmente
alle famiglie, alla vita collettiva, alla tutela e al miglioramento
dell’ambiente, al progresso in ogni campo della vita sociale. Dignitoso: sicuro, rispettoso della
salute, dell’integrità e della sicurezza dei lavoratori. Per tutti: perché c’è un sacco di lavoro da fare, c’è bisogno del
lavoro di tutti, italiani e immigrati, per far funzionare le scuole, gli ospedali, tutti i
servizi pubblici che sono cronicamente sotto organico, per rimettere e mantenere
in sicurezza il territorio, per sviluppare la ricerca e/o l’applicazione di
nuove energie pulite, per tenere aperte le aziende che i capitalisti chiudono o
de localizzano, per riconvertire ad altre produzioni quelle inutili o dannose,
per recuperare gli stabili in disuso e i quartieri degradati delle grandi
città.
E’ qualcosa che non ha niente a che fare con la
“ripresa” o la “crescita” economica discussa in ogni vertice internazionale,
promessa da ogni governo borghese, invocata dalle grandi associazioni padronali
come Confindustria. Non lo faranno né Monti né
qualsiasi altro governo voluto o gradito ai poteri forti. Né gli
aspiranti salvatori della patria alla Montezemolo & C. che si spacciano per
paladini dei “capitalisti che producono”.
Lo
possono fare solo le organizzazioni operaie e popolari instaurando un loro
governo d’emergenza, deciso a finalizzare tutta la vita del paese a fare
veramente e finalmente dell’Italia “una Repubblica fondata sul lavoro” e a
passare sopra agli interessi dei ricchi e del clero, alle loro abitudini,
relazioni e norme per realizzare questo obiettivo.
Di fronte alla morte di Angelo Di Carlo e alla strage di minatori della
Lonmin non basta indignarsi, esprimere solidarietà e condoglianze alle
famiglie, condannare. Siamo in guerra, bisogna organizzarsi e agire di
conseguenza.
Per
non subire la guerra dei padroni e delle loro autorità, bisogna organizzarsi e
lottare per vincere!
Nella situazione attuale fare
appello al buon senso e alla ragionevolezza dei Monti e dei Marchionne non
serve a niente, di più è complicità con i crimini di cui sono responsabili nel
nostro come negli altri paesi.
Non basta neanche cercare di costringerli
a fare qualcosa per rimediare alla disoccupazione, alla precarietà, al lavoro
nero, al nuovo schiavismo e ai mille altri effetti della crisi generale del
capitalismo: al massimo possiamo ostacolare o rallentare la loro opera di
distruzione degli uomini, delle attività produttive, dell’ambiente e delle
relazioni sociali, ma finché il coltello dalla parte del manico resta in mano a
loro non riusciremo a invertire la rotta disastrosa su cui ci hanno messo.
Un governo d’emergenza che abbia al centro del suo programma e della sua azione
la realizzazione della parola d’ordine “un lavoro utile e dignitoso per tutti” è
la prospettiva che abbiamo di fronte per fermare, da subito, le morti per disoccupazione, precarietà e lavoro, per
garantire a ogni famiglia una vita dignitosa. I Landini, i Cremaschi, i Leonardi, i
Bernocchi, i De Magistris e quanti oggi hanno ascolto, seguito,
prestigio e fiducia tra i lavoratori e le masse popolari hanno la possibilità e
quindi la responsabilità di promuovere la mobilitazione per costruirlo. Qui e
ora. Cosa aspettano?
La realizzazione della
parola d’ordine “un lavoro utile e dignitoso per tutti” è la base per la
realizzazione di ogni altro obiettivo di risanamento e miglioramento della
situazione. Dalla mobilitazione per la realizzazione di questa parola d’ordine
bisogna partire per migliorare realmente la sicurezza, la coesione sociale,
l’igiene pubblica, la salute mentale e fisica, la difesa dell’ambiente, per incrementare
la cultura e la solidarietà, per mettere fine o almeno limiti al degrado
morale, intellettuale e sociale, per migliorare la partecipazione della massa
della popolazione alla vita politica e sociale, per ogni movimento di
progresso.
A norma di legge potete essere esclusi da questa lista di distribuzione, RISPONDENDO A QUESTO MESSAGGIO con la richiesta di CANCELLAZIONE Cordiali saluti dalla redazione di: RESISTENZA Dir. resp. G. Maj - Redazione c/o Centro Nazionale del P.CARC: via Tanaro 7 - 20128 Milano; tel./fax 02.26.30.64.54 Reg. Trib.MI n. 484/19.9.94 - stamp. in proprio il 31/05/11. Per abbonamenti nazionali ed esteri e sottoscrizioni: CCP 60973856 intestato a M. Maj Sito: www.carc.it
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