[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
[Resistenza] Report sull’assemblea/dibattito “No Monti! No IMU! No Equitalia! Costruiamo l’Alternativa!”
- Subject: [Resistenza] Report sull’assemblea/dibattito “No Monti! No IMU! No Equitalia! Costruiamo l’Alternativa!”
- From: Resistenza Pcarc <resistenza.pcarc at rocketmail.com>
- Date: Tue, 7 Aug 2012 12:09:04 -0700 (PDT)
- Delivered-to: resistenza at lists.riseup.net
- List-archive: <https://lists.riseup.net/www/arc/resistenza>
- List-help: <mailto:sympa@lists.riseup.net?subject=help>
- List-id: <resistenza.lists.riseup.net>
- List-owner: <mailto:resistenza-request@lists.riseup.net>
- List-post: <mailto:resistenza@lists.riseup.net>
- List-subscribe: <mailto:sympa@lists.riseup.net?subject=subscribe%20resistenza>
- List-unsubscribe: <mailto:sympa@lists.riseup.net?subject=unsubscribe%20resistenza>
- Sender: resistenza-owner at lists.riseup.net
Partito
dei Comitati di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo (CARC)
Via
Tanaro, 7 - 20128 Milano - Tel/Fax 02.26306454
e-mail:
resistenza at carc.it – sito: www.carc.it
Sindacato
Lavoratori in Lotta – per il sindacato di classe (SLL)
Info:
Napoli c/so Garibaldi, 46 - CAP 80142 - Tel. 081.287829 - Fax 081.5637815
sito: http://www.sll-na.net/ - e-mail:
sllna at libero.it
Associazione
Solidarietà Proletaria (ASP)
info at solidarietaproletaria.org;
C. P. 380- 80133 Napoli
07/08/2012
Report
sull’assemblea/dibattito “No Monti! No IMU! No Equitalia! Costruiamo
l’Alternativa!” tenutosi il 27 luglio presso la Festa di Riscossa Popolare 2012
L’assemblea/dibattito è stata organizzata dal
P-CARC, dall’ASP e dal SLL nell’ambito della Festa di Riscossa Popolare che si
è svolta a Napoli presso il Parco Robinson, nel popolare quartiere di
Fuorigrotta, dal 19 al 29 luglio. La
Festa di Riscossa Popolare costituisce un appuntamento
consolidato dell’estate napoletana, un momento di aggregazione, socialità, cultura,
dibattito e protagonismo popolare oramai giunto alla sua 6° edizione e, contemporaneamente, un’occasione per
affermare nella pratica che gli spazi pubblici come il Parco Robinson sono un
bene della collettività, sono beni comuni (appartengono al popolo) e non una proprietà
ad uso e consumo dell’Amministrazione comunale o di qualche politicante di
turno. Quest’anno, in particolare, la
FRP ha potuto infatti svolgersi soltanto grazie alla lotta condotta
dalle sue forze promotrici per ribadire nei fatti cosa significa patrimonio
pubblico: infatti il Presidente della X Municipalità, Giorgio De Francesco (PD),
prima ha fatto carte false per impedire la FRP e poi nel corso della festa ha continuato nel
suo lavoro di sabotaggio al servizio dei poteri forti cittadini.
L’assemblea-dibattito del 27 luglio era stata
preparata con l’obiettivo di promuovere il confronto e il dibattito tra esponenti
della società civile, del movimento delle organizzazioni operaie e popolari,
delle reti e dei comitati attivi sul fronte della promozione dell’opposizione
alle politiche del governo Monti e della costruzione dell’alternativa politica ad
esso. Lo stato e le prospettive di un movimento contro l’accoppiata IMU –
Equitalia (divenuti simbolo delle politiche fiscali vessatorie nei confronti delle
masse popolari portate avanti dal governo Monti) è stato lo spunto iniziale
della discussione sulla costruzione dell’alternativa politica al governo Monti che
si è incentrato sulle risposte alle seguenti domande:
- è possibile fermare e resistere efficacemente ad
ogni singolo attacco del governo contro i diritti delle masse popolari senza
mettere all’ordine del giorno la costruzione dell’alternativa a ogni governo emanazione
della classe dominante?
- qual è il ruolo delle organizzazioni operaie e
popolari, degli esponenti della sinistra sindacale e della società civile?
- quale ruolo devono assumere le Amministrazioni
Locali in questa battaglia?
- quale la sostanza e la forma dell’alternativa
che bisogna costruire per fermare la catastrofe verso cui oggi il governo Monti
e domani i prossimi emissari della classe dominante stanno conducendo le masse
popolari?
Il dibattito è stato presieduto e moderato da
Fabiola D’Aliesio (Segretaria Federale campana del P-CARC e candidata della
lista “Napoli è Tua” alle ultime elezioni amministrative napoletane) che ne ha
presentato le finalità e ha diretto la discussione in modo da evitare il “parlarsi
addosso” e la “passerella” che molto (troppo!) spesso contraddistinguono gli
appuntamenti di dibattito di movimento.
Nell’ordine sono intervenuti Alberto Lucarelli
(Assessore ai Beni Comuni e Democrazia partecipativa del Comune di Napoli,
estensore dei testi dei vittoriosi referendum popolari di un anno fa e
promotore dell’Alleanza per Lavoro Beni comuni Ambiente - ALBA), Nico Vox (esponente
dell’area programmatica “Opposizione Organizzata in CGIL” e del Comitato
Nazionale No Debito), Aldo Romaro (esponente del “Comitato No Debito” di
Padova), Michele Franco (dirigente nazionale della Rete dei Comunisti ed
esponente USB), Pietro Rinaldi (Consigliere Comunale della lista “Napoli è Tua”
ed esponente del centro sociale “Insurgencia”) e Pietro Vangeli (Segretario
Nazionale del P-CARC); è intervenuto in collegamento telefonico Mariano Ferro
del Movimento dei Forconi e hanno inviato un messaggio di saluto Federico Giusti dei COBAS di Firenze e il
Comitato No Debito di Pisa; contrariamente a quanto previsto, non hanno potuto
partecipare Moreno Pasquinelli (Movimento Popolare di Liberazione), Franco
Grisolia (Partito Comunista dei Lavoratori) e Felice Floris (Movimento Pastori
Sardi) per via di problemi logistici sopraggiunti all’ultimo momento.
Nell’ordine si riportano i contenuti principali
emersi nel dibattito, il cui inizio è stato preceduto da un minuto di silenzio
in ricordo di Sandro Bianchi, dirigente
nazionale della FIOM-CGIL nonché tra i fondatori della Rete 28 Aprile e della sinistra
sindacale in CGIL, di recente scomparso.
Nella sua introduzione Fabiola D’Aliesio ha contestualizzato il dibattito nel quadro
della fase terminale della seconda crisi generale del capitalismo che prefigura
l’intensificarsi anche nel nostro paese dell’offensiva delle classi dominanti
sul modello di quanto accaduto prima in Grecia e oggi in Spagna, ha indicato
nel governo Monti il governo più autorevole, autoritario e reazionario imposto
alle masse popolari del nostro paese da parte dei poteri forti, ha messo
l’accento sul ruolo del protagonismo e della mobilitazione delle organizzazioni
operaie e popolari per cacciarlo via e ha concluso chiamando i relatori a
esprimersi sull’alternativa al governo Monti e sulle esperienze messe in campo
in questi mesi (reti, coordinamenti, Amministrazioni comunali in rottura con il
sistema PD-PDL-UDC).
Quando stava per prendere la parola, Alberto
Lucarelli è stato contestato dal Movimento
Disoccupati Flegrei (MDF), una
delle forze promotrici delle Festa
di Riscossa Popolare 2012. I compagni del MDF hanno ammonito Lucarelli e tutta la Giunta De Magistris a
non recarsi più nel Municipio di Bagnoli-Fuorigrotta in quanto ospiti
indesiderati vista la loro inadempienza rispetto alle promesse fatte in
campagna elettorale in tema di creazione di posti di lavoro e risanamento dei
territori devastati da decenni di speculazioni e abusi ambientali (come nel
caso della zona di Bagnoli e Fuorigrotta). I disoccupati del MDF hanno messo il
dito nella piaga: l’attivismo o meno della Giunta per la creazione di posti di
lavoro è la principale e reale linea di demarcazione tra vecchio e nuovo modo
di amministrare, tra un’Amministrazione Comunale (AC) che è esecutrice delle
misure dettate dal governo centrale e curatrice degli interessi delle solite
clientele cittadine e un’AC che mette in cima alla propria agenda politica gli
interessi delle masse popolari e la tutela del territorio, dando così seguito pratico
a quanto proclamato a gran voce in campagna elettorale (e che ha permesso la
vittoria della Giunta De Magistris). L’irruzione del MDF è stata per Lucarelli
un’esperienza concreta del fatto che la democrazia partecipativa (di cui il suo
Assessorato vuole essere promotore) non si esaurisce né nella proclamazione
della sua necessità né nella creazione di un Assessorato: non c’è democrazia
partecipativa senza mobilitazione e partecipazione delle masse popolari alle
scelte dell’AC. Se continuano a essere
inattivi su questo fronte, l’AC De Magistris e lo stesso Assessorato ai Beni
Comuni apriranno la strada alla mobilitazione reazionaria, che fa leva sulla
delusione e sul malumore per gli arretramenti che l’AC De Magistris va accumulando.
Per quanto riguarda il MDF, è importante
che avanzi sul terreno della lotta
politica per incalzare l’AC De Magistris a dare seguito pratico agli impegni
assunti in campagna elettorale e per mobilitarsi e mobilitare a realizzare
direttamente quello che l’AC recalcitra ad attuare: in questo modo se la Giunta De Magistris non
diventerà un’Amministrazione Comunale d’Emergenza, la sua cacciata non creerà
il terreno per l’avvento di un’Amministrazione apertamente reazionaria.
Quando ha preso la parola, Alberto Lucarelli ha denunciato le politiche economiche imposte
dalle istituzioni e dagli esponenti dell’alta finanza internazionale, passando
per i comandi dell’UE e del governo Monti, di rapina delle masse popolari e di
spoliazione degli enti locali. Lucarelli, in linea con l’orientamento di ALBA sostiene
che la costruzione dell’alternativa a questo modello sociale passa per
l’indipendenza dai riferimenti economici e politici responsabili del duro
attacco in corso. Tuttavia non ha accennato né alla forma né alla sostanza
dell’“alternativa da costruirsi” e soprattutto ha tentennato sul ruolo che
possono svolgere le Amministrazioni Locali: Lucarelli rivendica il ruolo
dell’AC De Magistris nell’istituzione di Acqua Bene Comune e nella
ri-pubblicizzazione del servizio idrico (cosa che può fare a ragion veduta dal
momento che ABC è un esempio di rottura tra l’AC De Magistris e i diktat del
potere finanziario), tuttavia sostiene che per l’AC De Magistris è impossibile compiere
scelte politiche di rottura “fin quando permarrà l’attuale ristrettezza
finanziaria dei Comuni”... ciò malgrado a suo avviso sia giusto farne anche in
situazioni di ristrettezza. Nel suo intervento, infine, Lucarelli non si è
espresso su quanto gli era stato contestato dal MDF, salvo affermare - al di fuori del dibattito - che si impegnerà
per la creazione di un Tavolo Permanente per il Lavoro né ha risposto alle
richieste di informazioni sulla lotta in corso nell’AC e sui vari rimpasti
fatti in modo per niente trasparente e partecipato.
A seguire è intervenuto Nico Vox, che ha
parlato del ruolo che possono svolgere la sinistra CGIL e il movimento NO
Debito nella lotta contro il governo Monti e per la costruzione
dell’alternativa ad esso, ruolo che consiste nel rafforzamento della
democrazia, del conflitto dal basso, nella strutturazione e nella
moltiplicazione capillare di organizzazioni di base che agiscano quali agenti
promotori del conflitto e della democrazia dal basso. Rivolgendosi a Lucarelli,
gli ha ricordato che non c’è promozione della democrazia partecipativa senza
partecipazione delle masse popolari ai processi decisionali, senza
mobilitazione e conflitto. Facendo rifermento agli operai Jabil che proprio
quella stessa mattina a Milano avevano respinto lo sgombero della polizia e all’irruzione
del MDF come esempi di democrazia partecipativa, ha allertato Lucarelli a non
restare sul terreno della propaganda, ma ad attivarsi concretamente ai fini
della promozione della democrazia partecipativa, del rapporto diretto con i
lavoratori e i disoccupati, pena evocare l’alternativa e non darvi seguito.
Aldo
Romaro ha portato un interessante contributo sull’analisi della
crisi del capitalismo (crisi di sovrapproduzione economica e finanziaria) e
sull’attività del No Debito. Romaro ha giustamente affermato che la crisi non
ha origine nelle alchimie dell’alta finanza, ma
è prodotta da leggi intrinseche al capitalismo stesso (è, aggiungiamo
noi, una crisi per sovrapproduzione assoluta di capitale, dovuta cioè al fatto che, a
livello mondiale e considerando tutti i settori produttivi, il capitale
accumulato è tanto che, se i capitalisti lo impiegassero tutto nelle loro
aziende che producono merci, estrarrebbero una massa di profitto inferiore a
quella che estraggono impiegandone solo una parte; quindi è una crisi che ha la
sua fonte nelle attività produttive, nell’economia reale). Indica con
chiarezza gli scompensi che la crisi ha prodotto, produce e produrrà
sull’economia reale. Al contempo individua quale obiettivo della borghesia
imperialista filo UE (dalla Merkel ai Monti, dagli Schuable ecc.) la
costituzione di un’entità statuale unica e più forte a danno della sovranità
nazionale dei singoli Stati membri dell’UE. Tuttavia nega che la borghesia
possa far fronte alla crisi ricorrendo alla guerra: questo perché, malgrado non
ne sia un aperto sostenitore, le sue
posizioni sono influenzate dalle teorie della crisi attuale come crisi ciclica e quindi non comprendono il
carattere generale della crisi e le due vie cui apre la strada (mobilitazione
rivoluzionaria o mobilitazione reazionaria delle masse popolari).
Romaro passa poi a illustrare l’attività del
Comitato No Debito di Padova, in particolare per quanto riguarda la campagna NO
IMU: dal suo intervento emerge bene sia l’importanza di un lavoro di massa capillare che vada ad
intercettare strada per strada lo scontento delle masse popolari per
quest’ennesimo attacco alle loro condizioni di vita sia il ruolo che possono avere
nella campagna NO IMU le organizzazioni sindacali, che oggi come oggi sono le
sole forze dotate di una struttura capillarmente presente tra le masse
popolari. Infine ad avviso di Romaro la funzione del Comitato No Debito è
quella di promuovere la crescita delle masse, la cui mobilitazione è la sola
barriera alla catastrofe cui il capitalismo con la sua crisi apre le strada.
L’intervento telefonico di Mariano Ferro aggiunge al dibattito la voce di un importante
movimento popolare che, a inizio 2012, è stato in grado di innescare importanti
prove di ingovernabilità dal basso, in particolare in Sicilia. Ferro combina la
parola d’ordine “se ne vadano tutti” con un importante riferimento al Vaticano
indicato come il principale responsabile del marasma esistente nel paese. In
alcuni passaggi, come ad esempio quando assimila tutto il sindacalismo ai
sindacati di regime, sfocia in posizioni qualunquiste e reazionarie. Conclude
facendo appello ad unire le forze “per combattere una guerra” che regoli i
conti con i responsabili della crisi e della miseria in cui versa il paese. Nel
suo intervento emerge chiaro il riferimento secondo cui l’alternativa non può
venire da nessun altro se non dai movimenti popolari autonomi dagli
schieramenti politici borghesi esistenti.
A seguire interviene Michele Franco che ammonisce a fare attenzione a legare la
costruzione dell’alternativa al solo momento elettorale. Ad avviso di Franco
l’alternativa si costruisce attraverso il conflitto e pertanto prima di parlare
di alternativa bisogna che ci chiediamo se siamo in grado di far vivere il
conflitto tra le masse oltre le fiammate estemporanee. Ha sostenuto
l’importanza di dotarsi di un’adeguata analisi della fase e di definire i
compiti della soggettività politica nella situazione attuale. In sostanza
secondo Franco non è lecito parlare di alternativa in separazione dal conflitto
poiché la conflittualità delle masse è la base della costruzione
dell’alternativa, quindi all’ordine del giorno oggi non c’è la costruzione
dell’alternativa politica, ma la costruzione del conflitto. A tal proposito
indica il fatto che alcune componenti del Comitato No Debito di Napoli abbiamo
avuto timore di sviluppare la lotta contro Equitalia come esempio di timore
della soggettività di accendere quella conflittualità che è la chiave di volta
delle trasformazioni future.
Pietro
Rinaldi interviene facendo un bilancio critico dell’operato dell’AC
De Magistris che Rinaldi sostiene come componente della maggioranza consiliare.
Esprime un giudizio positivo rispetto al recente rimpasto di Giunta per quanto
concerne l’estromissione di Narducci e Sementa (rispettivamente ex Assessore
alla Sicurezza ed ex Comandante dei Vigili Urbani), mentre esprime un giudizio
negativo sulle aperture al PD e sull’introduzione dell’Assessorato al Lavoro:
ad avviso di Rinaldi è un errore introdurre un simile Assessorato se poi l’AC
non è nella possibilità di attuare politiche per creare realmente posti di
lavoro. Rinaldi parla della costruzione di un “ente di lotta e di governo” che
mobilita le masse contro le politiche nazionali, ma non la ritiene una via
percorribile perché la risposta delle masse e dei movimenti sociali è scarsa.
Individua nella campagna contro IMU e Equitalia un campo in cui la dialettica
tra consiglieri e movimenti cittadini doveva essere più viva e spregiudicata
nell’ottica di spingere l’AC ad agire da ente di lotta e di governo. Quindi
aggiunge che con l’insediamento del governo Monti il quadro politico nazionale
ha segnato un peggioramento di fronte al quale i movimenti sociali sono stati
impreparati e non sono ancora all’altezza dei loro compiti.
Interviene infine Pietro Vangeli che, tirando le
conclusioni, ripercorre il dibattito, sottolinea che esso ha promosso il
confronto tra esponenti di diversi organismi ed esperienze, richiama alcuni dei
principali aspetti emersi ed esorta tutti a compiere un ulteriore passo
avanti. Le difficoltà e i limiti
denunciati nei diversi interventi, ciascuno dal proprio punto di vista, sono
reali ma confermano che il problema cui mettere mano oggi per avanzare è la proposta
politica per far fronte al disastro provocato dalla direzione della borghesia
sulla società. Da qui l’importanza dell’analisi della natura crisi che il
sistema capitalista sta attraversando, che è sistemica e strutturale, mettendo
in guardia dagli errori di lettura delle manifestazioni della crisi che
generano confusione, smarrimento ed errori nell’azione. Le interpretazioni
erronee più diffuse sono due. Una è quella secondo cui la crisi attuale è una
“crisi ciclica” (cioè che rientra in un “normale” alternarsi di cicli congiunturali) che prima o
poi cesserà da sé, quindi
per le masse popolari si tratterebbe secondo alcuni di stringere la cinghia in
attesa di tempi migliori (è la linea proclamata apertamente dalla CISL e dalla
UIL e, con qualche contorsione in più, anche dalla destra che dirige la CGIL), secondo altri
(compresa una buona parte del sindacalismo conflittuale) di convincere o
indurre i governi ad adottare politiche anticongiunturali, di “contenimento del
danno” (piani di spesa pubblica e ammortizzatori sociali). L’altra è quella secondo cui è in
corso una crisi finanziaria (dovuta all’abolizione o
alla mancanza di regole nelle attività finanziarie e bancarie, alla
speculazione): la soluzione consisterebbe
nella regolamentazione del mercato finanziario, nei controlli sulle
istituzioni finanziarie, nella tassazione delle transazioni finanziarie, quindi
per le masse popolari e le loro organizzazioni si tratterebbe di convincere o
indurre i governi e le istituzioni internazionali ad aggiustare il tiro con
nuove regole e leggi per governare il capitale finanziario e speculativo che
oggi soffoca quello produttivo. Nessuno dice chi e come può imporre queste
regole agli stessi che sono gli artefici dei “mercati” e della speculazione (da
una parte il capitale legato alle attività produttive di beni e servizi è
avviluppato e soffocato dal capitale finanziario e speculativo, dall’altra
senza quella parte di attività produttive indotta dalle speculazioni
finanziarie tutta l’economia reale sarebbe collassata da anni). Nessuno parla, neanche negli ambiti che si
pongono coerentemente contro il capitalismo, del ruolo che nel nostro Paese ha
il Vaticano e la sua Chiesa, del suo ruolo di governo occulto e parassita che
succhia risorse, strangola e ammorba l’aria (IMU, patrimonio della Chiesa, questione unioni
civili a Milano, ecc.). E’ chiaro che tali analisi non scientifiche impediscono
la visione della prospettiva, inducono a illudersi che siano possibili
soluzioni nell’orizzonte capitalista, mentre l’unica via d’uscita è per forza
di cose fuori di questo sistema economico. Per uscire dalla crisi del
capitalismo bisogna uscire dal capitalismo: la
crisi si può risolvere solo attraverso
uno sconvolgimento del sistema di relazioni all’interno di ogni paese e a
livello internazionale per creare l’assetto di potere politico che sostituisca
l’azienda capitalista con l’unità produttiva socialista e il sistema di
relazioni internazionali basato sulla concorrenza e la competizione tra paesi e
gruppi industriali e finanziari con un sistema di relazioni internazionali
basato sulla solidarietà, sulla collaborazione e sullo scambio tra paesi. Da
qui la proposta del Governo di Blocco Popolare, un governo che in una certa
misura rompe gli equilibri e le regole del sistema capitalista ed è in grado di
adottare le misure oggi necessarie, e che vengono rivendicate nelle piazze,
perché le masse popolari non paghino la crisi, non subiscano gli effetti
peggiori della crisi alle masse popolari, per non sprofondare nel disastro economico
e sociale. Per costruire l’alternativa è indispensabile il conflitto dal basso,
ma oggi i soggetti che pure si interrogano sul da farsi, quelli che sono centri
autorevoli di organizzazione e mobilitazione dei lavoratori e della masse
popolari (sinistra dei sindacati, reti, coordinamenti) si misurano poco con le
richieste dei lavoratori e delle masse popolari e hanno difficoltà a
relazionarsi con i movimenti spontanei che nascono per resistere alla crisi, un
esempio su tutti il movimento dei Forconi, finendo con l’individuarne presunti
“difetti” e temendo possano essere orientati dalla borghesia in senso
reazionario, ma il punto è proprio questo: oggi le vie che si dispiegano sono
solo due, o mobilitazione reazionaria o mobilitazione rivoluzionaria, Taranto è
lì a dimostrarcelo. Il dopo Monti può essere determinato dai poteri forti
(Vaticano, banchieri, padroni e mafia) o da noi. Bisogna decidere come
affrontare la questione: se lasciare la libertà alla borghesia di gestire la
situazione, che come dimostrano i fatti ci porterà alla guerra visto che già
abbiamo un’economia di guerra, o assumerci ciascuno le proprie responsabilità,
facendo rete con tutti i movimenti di resistenza e le organizzazioni che
mobilitano e si mobilitano, misurandosi nel concreto con l’elaborazione delle
soluzioni ai problemi delle masse popolari. L’alternativa non è una questione
principalmente elettorale, ma sostanzialmente di programma e di governo del
paese alternativi a quello dei poteri forti e negli interessi delle masse popolari.
Questo è l’ordine del giorno di cui nei prossimi mesi ALBA, NO Debito, FIOM,
USB e gli altri sindacati combattivi, movimenti auto-organizzati, comunisti
devono farsi carico e da qui ha senso e ragione discutere e mettere in campo un
Comitato di Salvezza Nazionale o Governo Ombra che inizi ad operare in questa
direzione.
Francesco Santoianni,
del Comitato No Debito di
Napoli, interviene per ricordare all’assemblea l’importanza di agire
nell’immediato per fermare i preparativi di guerra imperialista contro la Siria.
Il
dibattito ha fissato che la mobilitazione delle masse è la
forza motrice del cambiamento, ma da che cosa dipende il suo sviluppo
qualitativo e quantitativo?
Qualche
mese fa su Resistenza abbiamo pubblicato la lettera aperta di
Giuseppe Maj a Paolo Brini (membro del CC della Fiom-Cgil): la
riportiamo perché risponde a questa domanda in modo chiaro e
inequivocabile. “Se le organizzazioni che ci sono e i dirigenti che
ci sono non elaborano piani realistici e buoni, se non mobilitano le
forze di cui dispongono in lotte vincenti, se non si danno i mezzi
della propria politica, mai e poi mai susciteranno e tanto meno
alimenteranno la combattività delle masse. Finiranno per
smorzare anche quella che c’è. Da dove nasce la combattività
delle masse? Cade forse dal cielo? O si sviluppa perché nel
mezzo di condizioni intollerabili di oppressione e di sfruttamento
gruppi e individui d’avanguardia elaborano un’analisi e una linea
giuste, sulla base di esse raccolgono le forze disponibili e le
guidano in lotte che hanno come obiettivo la mobilitazione e la
raccolta delle forze e sulla base delle forze raccolte e dei
risultati ottenuti rilanciano una lotta di livello superiore?
Della combattività delle masse va chiesto ragione
ai dirigenti, non alle masse. Da qui deve partire chi vuole risalire
la china: dal bilancio della propria attività, dall’analisi
della situazione, dalla linea politica e dalla dedizione dei
dirigenti alla causa. La scarsa combattività delle masse è
un allarme per i dirigenti. Deve essere un motivo di autocritica per
i dirigenti, deve spingere gli elementi d’avanguardia a unirsi su
una linea e in un’organizzazione per poter dirigere le masse in
modo da crescere e vincere, partendo dal livello a cui sono. Per
vincere, un esercito deve anzitutto avere un comando che vuole
vincere e capace di fare la guerra”.
Questo
è la via per non disperdere la “conflittualità”
delle masse, ma farla crescere fino a vincere, fino a diventare la
forza capace di rimettere il nostro paese su una via di progresso.
A norma di legge potete essere esclusi da questa lista di distribuzione, RISPONDENDO A QUESTO MESSAGGIO con la richiesta di CANCELLAZIONE Cordiali saluti dalla redazione di: RESISTENZA Dir. resp. G. Maj - Redazione c/o Centro Nazionale del P.CARC: via Tanaro 7 - 20128 Milano; tel./fax 02.26.30.64.54 Reg. Trib.MI n. 484/19.9.94 - stamp. in proprio il 31/05/11. Per abbonamenti nazionali ed esteri e sottoscrizioni: CCP 60973856 intestato a M. Maj Sito: www.carc.it
- Prev by Date: Giornata internazionale dei Popoli Indigeni (9 agosto)
- Next by Date: Tribù viste dal cielo: Survival celebra la Giornata ONU dei popoli indigeni
- Previous by thread: Giornata internazionale dei Popoli Indigeni (9 agosto)
- Next by thread: Tribù viste dal cielo: Survival celebra la Giornata ONU dei popoli indigeni
- Indice: