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[Resistenza] Solidarietà con i lavoratori in lotta dell’Ilva e con gli abitanti di Taranto!
- Subject: [Resistenza] Solidarietà con i lavoratori in lotta dell’Ilva e con gli abitanti di Taranto!
- From: Resistenza Pcarc <resistenza.pcarc at rocketmail.com>
- Date: Sat, 4 Aug 2012 11:55:31 -0700 (PDT)
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alla Resistenza - per il Comunismo (CARC)
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e-mail: resistenza at carc.it – sito: www.carc.it
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Sindacato Lavoratori in Lotta –
per il sindacato di classe
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sito:
http://www.sll-na.net/ - e-mail: sllna at libero.it
Napoli 4 agosto ’12
Solidarietà con i lavoratori in lotta dell’Ilva e con
gli abitanti di Taranto! Solidarietà con i
compagni e i lavoratori denunciati per aver “turbato” il palcoscenico di
CGIL-CISL-UIL!
E’ criminale chi porta avanti il ricatto o lavoro o
salute, o morire di fame o morire avvelenato!
Sono complici dei criminali gli amministratori, i
politici di destra e di sinistra che in questi giorni terrorizzano i lavoratori
dell’ILVA e la popolazione di Taranto!
Con la
contestazione del palco sindacale avvenuta il 2 Agosto gli operai ILVA e i
cittadini di Taranto hanno punito il decennale servilismo di CGIL-CISL-UIL nei
confronti del criminale Riva, hanno mandato un chiaro segnale ai padroni alla
Riva, al governo cittadino, regionale e nazionale (che per anni hanno tenuto il
sacco a Riva & C.)!
Nel corso
della grande mobilitazione operaia tenutasi a Taranto per la difesa del diritto
al lavoro, alla sicurezza e salute dei lavoratori e della popolazione e alla
salvaguardia dell’ambiente una contestazione di massa ha sommerso e costretto
alla ritirata i dirigenti sindacali di CGIL-CISL-UIL (Bonanni, Angeletti e Camusso)
calati a Taranto per fare la loro sceneggiata. I media di regime imbeccati da
padroni, polizia, sindacalisti di regime e politicanti si
sono subito apprestati a presentare i fatti come la contestazione di una
minoranza di facinorosi (“cobas e centri sociali” ad avviso dei più). Tuttavia
la realtà è ben diversa e ci racconta di una contestazione dai numeri di massa
e che è stata capace di attrarre il consenso di buona parte della piazza al
punto da convincere sindacalisti e politicanti appollaiati sul palco ad
accelerare il passo, chiudere alla chetichella il proprio comizio e fuggire di
nascosto. Altro che minoranze rumorose, violente e anti-democratiche come hanno
gridato in coro davanti alle TV (ma non in piazza) i Camusso, gli Angeletti e i
Bonanni. Ieri nella città di Taranto gli operai e i cittadini organizzati
autonomamente da quelle dirigenze sindacali e da quegli schieramenti politici
che per anni hanno sostenuto o taciuto la politica padronale dell’ILVA (sostenendo
di fatto i ricatti del criminale Riva) si sono presi quel diritto di parola che
gli era stato negato, hanno presentato il conto delle loro responsabilità a
dirigenti sindacali e politici venduti a Riva, hanno gridato in maniera forte e
chiara che non accettano e non sottostanno più ai ricatti e che la lotta per la
difesa del posto di lavoro deve andare di pari passo con la difesa della salute
e dell’ambiente, che non solo non sono incompatibili ma anzi sono connessi (basta
con il profitto di Riva che produce migliaia di ammalati e centinaia di morti).
Esprimiamo
piena solidarietà con le masse popolari di Taranto e i lavoratori dell’ILVA,
sosteniamo la loro giusta lotta. No ai ricatti, No alla morte e devastazione
dell’ambiente. In particolare siamo partecipi della giusta iniziativa intrapresa
dal Comitato Lavoratori e Cittadini Liberi e Pensanti. Riva, i governi nazionale e locali e tutte le
istituzioni preposte (ASL, ISS, ISPSEL, ecc.) che lo hanno sostenuto, coperto e
protetto, sono i veri responsabili della devastazione ambientale criminale che seminato
morte e malattie alla popolazione della zona al solo scopo di continuare ad
arricchirsi. Oggi, che la situazione ambientale è giunta allo stremo e la crisi
generale del sistema capitalista è entrata nella sua fase acuta, Riva e il
governo Monti-Napolitano vorrebbero sottomettere le masse popolari di Taranto
imponendo un infame e criminale ricatto: o lavorare e finire di distruggere
territorio e salute dei lavoratori e
della popolazione o non lavorare e morire di fame!
Salute,
ambiente e lavoro sono connessi tra di loro e necessari per vivere una vita
dignitosa per tutti: lavoratori e masse popolari. Nessuna azienda deve essere
chiusa, nessun lavoratore deve essere licenziato, a ogni adulto deve essere
assegnato un lavoro utile e dignitoso.
Ma non è
vero che questa è l’unica soluzione possibile! E’ possibile imporre sia la
difesa dei posti di lavoro che la tutela
della salute e dell’ambiente! Riva deve risarcire un intero territorio dei suoi
crimini a scopo di lucro e i soldi dello Stato vanno usati per avviare immediatamente
la bonifica del territorio impiegando tutti i lavoratori, i precari e i disoccupati
del territorio! Quanti anni di lavoro occorrono per compiere quest’opera
indispensabile alla sopravvivenza della popolazione? Altro che rischio
disoccupazione! Nel nostro paese esistono tutte le capacità tecniche e
scientifiche per elaborare un piano industriale finalizzato a questo scopo, che
in un colpo risolverebbe la questione lavorativa e ambientale!
Il problema
vero è un altro: non c’è la volontà politica di adottare le misure necessarie per
tutelare e favorire gli interessi di lavoratori e abitanti insieme. Il Governo
Monti-Napolitano vuole difendere gli interessi Riva e degli altri speculatori
che hanno devastato il territorio. Oggi dicono addirittura che le leggi sono
state rispettate (e Vendola sulla questione regge il sacco) e cercano di
manovrare per mettere i lavoratori dell’ILVA preoccupati dalla possibile
chiusura della fabbrica contro le masse popolari di Taranto preoccupate per la
propria sopravvivenza. I dirigenti dei sindacati Confederali costretti a
scendere in piazza dalla mobilitazione generale di lavoratori e abitanti tirano
una botta al cerchio e una alla botte (sostenendo in pratica che lo Stato deve
passare ulteriori soldi a Riva per “ammodernare lo stabilimento”), ma non sanno
che pesci prendere di fronte alla sana rabbia popolare di centinaia di
lavoratori esplosa in questi giorni e provano a gettare fumo negli occhi
additandoli come “violenti”! Insomma secondo questi signori in un modo o in un
altro i padroni devono continuare a fare profitti e le masse popolari devono continuare a pagare
il conto.
Adesso
ricorrono alla repressione, alle inchieste e alle denunce per cercare di
frenare e dividere il movimento di operai e masse popolari in lotta. Cercano di
intimidire e frenare la rabbia che monta contro questo sistema che provoca
morte e miseria.
GLI OPERAI DELL’ILVA DEVONO ORGANIZZARSI AUTONOMAMENTE
DAI SINDACATI DI REGIME, SPINGERE LA SINISTRA DEI SINDACATI E I SINDACATI DI BASE
ALL’AZIONE, ORGANIZZARE LE MASSE POPOLARI, UNIRSI AGLI ALTRI OPERAI IN LOTTA
PER DIFENDERE LAVORO E DIRITTI, COORDINARSI CON IL MOVIMENTO NO TAV E QUANTI
LOTTANO CONTRO LA
DEVASTAZIONE AMBIENTALE PER IMPORRE LA SOLUZIONE ALLA
CRISI A VANTAGGIO DELLA MAGGIORANZA: UN GOVERNO DI EMERGENZA POPOLARE!
È del tutto
possibile uscire da questa situazione in cui i padroni (Riva e complici
compresi) e il loro governo di banchieri posto a guida del nostro paese ci
hanno trascinato. Dipende da ciascuno di noi e da ogni organizzazione che lotta
contro la crisi generale che avanza e i suoi artefici, bisogna unirsi contro il
nemico comune e coordinare le nostre azioni di lotta, elaborare la nostra
alternativa politica alla crisi, perché una cosa è chiara: la soluzione per
l’occupazione come per la bonifica è una questione di scelta politica! Quale
governo emanazione dei poteri forti, quale padrone e quale dirigente sindacale
legato agli interessi della sua bottega accoglierà e darà seguito alle
rivendicazioni di lavoratori e cittadini? Nessuno! E’ per questa fondamentale
ragione che la lotta per ostacolare la chiusura dell’ILVA e obbligare Monti e
Vendola o chi che sia a rispettare gli impegni assunti per bonificare l’intera
area deve incanalarsi nella lotta per la costruzione di un governo di emergenza
popolare.
Oggi più che
mai è necessario chiudere i conti con il capitalismo fallito in tutti i suoi
aspetti: cacciare il governo Monti e sostituirlo con un governo di emergenza
popolare composto dagli esponenti del movimento di resistenza alla crisi, delle
organizzazioni operaie e organizzazioni popolari, della società civile
progressista, della sinistra sindacale che già oggi godono della fiducia di
buona parte delle masse popolari. Un governo che adotti le misure rapide e
necessarie per frenare la crisi, mantenere aperte le fabbriche, frenare la
perdita di posti di lavoro e creare nuovo lavoro utile e dignitoso. Un governo
che possiamo e dobbiamo far ingoiare ad ogni costo alla Confindustria, al Vaticano
e al resto delle classi dominanti rendendo il paese ingovernabile e avanzando
la nostra proposta di alternativa! Solo così possiamo rimettere in piedi il
nostro paese a partire dai nostri territori.
SOLIDARIETA’ SENZA SE E SENZA MA AI LAVORATORI
DELL’ILVA E A QUANTI LOTTANO IN DIFESA DELL’AMBIENTE E DEL PROPRIO TERRITORIO!
I PADRONI
SENZA I LAVORATORI NON POSSONO NIENTE!
I LAVORATORI
ORGANIZZATI SENZA I PADRONI POSSONO FARE TUTTO E MEGLIO!
NO AL
RICATTO RIVA! VIA IL GOVERNO MONTI-NAPOLITANO!
COSTRUIAMO
UN GOVERNO DI EMERGENZA POPOLARE!
Come indica il (nuovo)Partito Comunista
italiano, il programma del Governo di Emergenza Popolare o di Blocco Popolare è
riassunto in queste sei misure generali:
- Assegnare a ogni azienda compiti produttivi utili e adatti alla sua natura, secondo un piano nazionale (nessuna azienda deve essere chiusa);
- Distribuire i prodotti alle famiglie e agli individui, alle aziende e ad usi collettivi secondo piani e criteri chiari, universalmente noti e democraticamente decisi;
- Assegnare ad ogni individuo un lavoro socialmente utile e garantirgli le condizioni necessarie per una vita dignitosa e per la partecipazione alla gestione della società (nessun lavoratore deve essere licenziato, ad ogni adulto un lavoro utile e dignitoso, nessun individuo deve essere emarginato);
- Eliminare attività e produzioni inutili o dannose per l’uomo o per l’ambiente, assegnando alle aziende altri compiti;
- Avviare la riorganizzazione delle altre relazioni sociali in conformità alla nuova base produttiva e al nuovo sistema di distribuzione;
- Stabilire relazioni di solidarietà e collaborazione o di scambio con gli altri paesi disposti a stabilirle con noi.
Per uscire dalla crisi del capitalismo
dobbiamo mettere fine al capitalismo e fare dell’Italia un nuovo paese
socialista: l’intesa, la pianificazione e la decisione collettiva prendono il
posto dei capitali e dei profitti, dei prestiti e dei debiti, delle banche e
delle istituzioni finanziarie. L’instaurazione del Governo di Blocco Popolare
(o governo di emergenza popolare) è il primo passo in questa direzione.
A norma di legge potete essere esclusi da questa lista di distribuzione, RISPONDENDO A QUESTO MESSAGGIO con la richiesta di CANCELLAZIONE Cordiali saluti dalla redazione di: RESISTENZA Dir. resp. G. Maj - Redazione c/o Centro Nazionale del P.CARC: via Tanaro 7 - 20128 Milano; tel./fax 02.26.30.64.54 Reg. Trib.MI n. 484/19.9.94 - stamp. in proprio il 31/05/11. Per abbonamenti nazionali ed esteri e sottoscrizioni: CCP 60973856 intestato a M. Maj Sito: www.carc.it
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