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[Resistenza] Solidarietà con Eliana Como e Simone Grisa - Solidarietà con la RSU della Same di Treviglio
- Subject: [Resistenza] Solidarietà con Eliana Como e Simone Grisa - Solidarietà con la RSU della Same di Treviglio
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- Date: Fri, 13 Jul 2012 08:45:01 -0700 (PDT)
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e-mail: resistenza at carc.it – sito: www.carc.it
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13.07.12
Solidarietà con Eliana Como e Simone Grisa della FIOM di Bergamo
Solidarietà con la RSU
della Same di Treviglio
Trasformare gli attacchi della destra sindacale in uno strumento per
estendere il coordinamento e l’azione di orientamento, organizzazione e
mobilitazione delle RSU, dei delegati e degli operai più avanzati e combattivi
Con il trasferimento
forzato di Eliana Como, e prima con la tentata esclusione di Simone Grisa dalla
Segreteria provinciale, la FIOM
di Bergamo punta a colpire ed emarginare le posizioni e le esperienze più
combattive di cui questi funzionari sono espressione.
L’attacco e le ritorsioni contro
Eliana Como e Simone Grisa non sono casi isolati, sono espressione della scontro
tra destra e sinistra all’interno della FIOM, tra due tendenze e linee su come
far fronte agli effetti della crisi reso più acuto proprio dal ruolo assunto
dalla FIOM nella lotta contro il regime di Marchionne e le misure di rapina del
governo Monti.
A partire dalla fine del 2010, la FIOM ha oscillato tra restare
su un terreno combattivo ma puramente sindacale e avanzare sulla strada del 16
ottobre, cioè mettersi alla testa del movimento per dare una soluzione politica
alla crisi. Da qui lo scontro tra perseguire l’unità con la Camusso & C. o
rafforzare l’unità d’azione con i sindacati di base, tra cercare di indurre
Marchionne a venire a più miti consigli dimostrando di essere ragionevoli e
realisti e concentrare la battaglia in FIAT sul terreno giudiziario o mobilitare
e raccogliere nuove forze tra gli operai e gli altri lavoratori avanzati, tra prendere le distanze
da chi è “cattivo”, “violento”, “terrorista” secondo Marchionne e Monti (cioè
gli stessi vogliono far fuori la
FIOM) o sostenere e legarsi a chi si ribella con ogni mezzo e
in ogni campo alle restrizioni e ai sacrifici che la classe dominante cerca di
imporre. Da qui lo scontro tra lasciare alla Camusso il pallino della “lotta”
contro la riforma Fornero o prenderne la direzione come indicavano chiaramente
gli scioperi operai da marzo in poi.
Contro la destra sindacale, come contro il padronato e il governo Monti
la miglior difesa è l’attacco. Per questo ci auguriamo che Eliana Como, Simone
Grisa e gli altri esponenti della sinistra FIOM e CGIL portino a fondo la
battaglia iniziata al XVI Congresso della CGIL e che prosegue oggi con la
costituzione dell’Area programmatica dell’opposizione organizzata (che il 7 e 8
settembre si incontrerà a Parma per definire linee e obiettivi).
La lotta contro la riforma Fornero, infatti, mostra sia il vicolo cieco
in cui la linea della destra FIOM e CGIL porta i lavoratori e le masse popolari
sia la necessità che la sinistra sindacale
1. non si limiti alla critica della
Camusso, alla denuncia per quanto intransigente delle sue malefatte, alla
richiesta che la Camusso
faccia cose che non ha nessuna intenzione di fare come ha fatto finora La CGIL che vogliamo, ma faccia
leva sui lavoratori che si mobilitano, a partire dai reparti di avanguardia
come quelli che si sono formati e rafforzati nel corso della lotta contro la
riforma Fornero (vedi RSU Same e Piaggio) ed estenda (anziché comprenderli
perché “i lavoratori sono disperati”) i metodi di lotta più avanzati (il
“metodo di Fincantieri” come del movimento NO TAV);
2. rompa con le regole e regolette
che la destra CGIL per prima non rispetta (un esempio per tutti è l’accordo del
28 giugno!) e riducono la sinistra all’immobilismo: non è più tempo del
“sindacalmente corretto”, guardiamo alla sostanza, agli obiettivi, alla difesa
dei lavoratori, dei pensionati, dei precari, dei nostri diritti, della nostra
vita contro la guerra di Monti e Marchionne;
3. lavori per costruire
un’alternativa di governo a Monti e a qualsiasi altro governo i poteri forti
contino di mettere in piedi al posto di quello Monti: non serve a niente
chiedere che Monti o chi per lui faccia questo o quello in favore dei
lavoratori, dei pensionati, dei precari, dei disoccupati, non basta invocare
“un nuovo modello di sviluppo che combini lavoro, diritti, giustizia e
ambiente”, ecc., bisogna creare le condizioni politiche per farlo;
4. rompa con le
oscillazioni, che hanno caratterizzato l’azione della sinistra sindacale, della
FIOM, dei sindacati di base, tra mettersi alla testa del movimento per
costituire un governo di emergenza popolare e restare sul terreno sindacale.
Non è vero che nel nostro paese i lavoratori non sono disponibili in numero
sufficiente a mobilitarsi, è vero invece che non esiste ancora un centro
abbastanza autorevole che si candidi a dirigere il paese e dia affidamento di
farlo. Basta denunciare in lungo e in largo i crimini di Monti e della Fornero:
non è che i lavoratori non sanno che le cose vanno male, quello che occorre è
un centro che indichi una via d’uscita positiva e realistica dal disastro della
crisi!
Il nodo di fondo è
che le persone e gli organismi che godono di un qualche prestigio e autorità (e
la sinistra FIOM e CGIL è tra queste), si costituiscano in comitato di salvezza
nazionale (o come vogliamo chiamarlo) che mobiliti lavoratori, tecnici,
scienziati, ecc. perché collaborino a mettere a punto misure e provvedimenti,
alternativi a quelle del governo dei professori milionari nei settori
principali della vita del paese e inizi ad applicarli attraverso i lavoratori
organizzati; chiami i funzionari pubblici a non obbedire al governo
Monti-Napolitano che è stato installato e opera in violazione della
Costituzione; stabilisca relazioni con le forze progressiste europee e del
resto del mondo, disposte a rompere con le imposizioni della comunità
internazionale degli speculatori. Oggi un sindacato deciso a difendere gli
interessi dei suoi iscritti e in generale dei lavoratori, deve contribuire a
costruire la soluzione politica alla crisi, un'alternativa di governo.
Gli
attacchi a Eliana Como e Simone Grisa fanno il paio con il richiamo alla RSU
della Same dal parte del Direttivo FIOM CGIL (seguito a ruota e quasi con le
stesse parole e argomentazioni dal Coordinamento Provinciale di SEL) per aver
scioperato il 22 giugno “contestualmente con lo sciopero indetto da altre sigle
sindacali come USB, CUB, non solo perché spesso in disaccordo con noi, ma
soprattutto perché in questi mesi come Fiom siamo stati in grado sviluppare una
forte mobilitazione e per “la contestazione nei confronti della nostra
organizzazione, che in modo spregevole ha coinvolto il Segretario Generale
nella giornata del 22 giugno in occasione dell'Assemblea nazionale di
Federmeccanica”.
Il
ruolo assunto dalla RSU della Same insieme a quella della Piaggio è uno dei
risultati più importanti della lotta contro la riforma Fornero. Abbiamo perso
una battaglia, certo, ma non dobbiamo lasciare spazio a chi dice che è stata
una disfatta, che adesso è la fine, che i padroni adesso potranno fare il bello
e il cattivo tempo. Nella lotta contro la riforma Fornero si sono rafforzate
delle tendenze e se ne sono delineate di nuove che sviluppate fino in fondo ci
permetteranno di vincere la guerra che abbiamo davanti:
1. la Camusso e gli altri destri
che dirigono la CGIL
hanno collaborato attivamente con il governo Monti, ma devono fare i conti con
il fatto che, come riconosce persino Nicolosi, “oggi in CGIL la maggioranza dei
tesserati sta con chi chiede che le riforme Monti-Fornero, da quella sulle
pensioni a quella sul lavoro, siano cancellate”;
2. la sinistra CGIL ha toccato con
mano che se non fa leva sui lavoratori non va da nessuna parte. Vale per “La CGIL che vogliamo” come per i
vertici della FIOM che, dopo gli scioperi di marzo,
anziché rilanciare la lotta si sono attestati sulla posizione “lo sciopero
generale deve indirlo la CGIL”
… un po’ come l’anno scorso, quando anziché far valere i risultati raggiunti
nella lotta contro il piano Marchionne a Pomigliano e Mirafiori e con la
manifestazione del 16 ottobre, la
FIOM condusse al ribasso la battaglia alla Bertone;
3. i sindacati di base marciano più
uniti tra loro e le tendenze settarie perdono terreno. Lo sciopero del 22
giugno è stato indetto insieme da USB, CUB, Cib-Unicobas, Snater, USI, SI-Cobas
e Or.S.A, a Milano in piazza c’erano anche i Cobas, in Toscana i Cobas Lavoro
privato, Pubblico Impiego e Sanità hanno scioperato e manifestato a Firenze
insieme alla CUB;
4. il Coordinamento No Debito,
l’assemblea autoconvocata del 26 maggio e lo sciopero del 22 giugno sono state
tappe importanti del rafforzamento e
dello sviluppo dell’unità d’azione tra sindacati di base e sinistra CGIL, che
si sono rafforzati come centri di mobilitazione a scapito della destra sindacale;
5. ma la cosa più foriera di sviluppi
è che si sono formati e rafforzati nuclei di delegati, di operai e di RSU
combattivi che hanno iniziato a coordinarsi, a
svolgere direttamente e in maniera autonoma dai sindacalisti di regime
un’azione di orientamento e mobilitazione di altri operai e lavoratori. E che
si pongono l’obiettivo non solo di “rispondere al tentativo di portare a
termine la manomissione dei diritti, ma di prendere l’iniziativa e riaffermare
l’insieme degli obiettivi sociali e politici della classe operaia, nelle
singole fabbriche come sul piano nazionale”.
“Per avanzare fino a vincere occorre una rete di operai che fanno crescere nella mente e nel cuore degli altri operai e del
resto delle masse popolari la volontà di battersi contro i capitalisti e le
loro autorità e la fiducia che senza di loro possiamo fare tutto. Una
rete di operai legati al movimento comunista, che sanno
cosa vogliono, si coordinano tra loro, dirigono gli altri operai e il resto
delle masse popolari ed “escono dalla fabbrica”: “danno la linea” alle loro
organizzazioni sindacali, svolgono un’azione di orientamento e di direzione
sulle amministrazioni locali, sulle mobilitazioni dei altri settori delle masse
popolari della zona, sulle principali questioni locali e nazionali” (da Resistenza n. 2-febbraio 2012).
La crisi si aggrava
di giorno in giorno, questo governo ci sta strozzando per soddisfare le pretese
e gli interessi di un pugno di finanzieri, di speculatori, di grandi
capitalisti italiani ed esteri, la situazione è grave, intollerabile, al limite
della rottura. Monti, Merkel e compagnia non ci portano fuori dalla crisi, ci
trascinano nel disastro, ci portano verso la guerra, noi possiamo invertire la
rotta e rimettere il nostro paese su una via di progresso, però dobbiamo
rompere gli indugi e osare, osare diventare direzione, governo del paese.
Non dare tregua al
governo Monti-Napolitano! A Monti, alla Fornero e al resto dei professori
milionari non servirà a niente il
sostegno del PD e la complicità della Camusso, sono gli operai e i lavoratori
organizzati che fanno la differenza!
Per non subire la
guerra dei Marchionne e dei Monti, dobbiamo organizzarci e combattere a modo
nostro, decisi a vincere.
A norma di legge potete essere esclusi da questa lista di distribuzione, RISPONDENDO A QUESTO MESSAGGIO con la richiesta di CANCELLAZIONE Cordiali saluti dalla redazione di: RESISTENZA Dir. resp. G. Maj - Redazione c/o Centro Nazionale del P.CARC: via Tanaro 7 - 20128 Milano; tel./fax 02.26.30.64.54 Reg. Trib.MI n. 484/19.9.94 - stamp. in proprio il 31/05/11. Per abbonamenti nazionali ed esteri e sottoscrizioni: CCP 60973856 intestato a M. Maj Sito: www.carc.it
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