[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
[Resistenza] Fare del 22 giugno una giornata di sciopero generale e generalizzato
- Subject: [Resistenza] Fare del 22 giugno una giornata di sciopero generale e generalizzato
- From: Resistenza Pcarc <resistenza.pcarc at rocketmail.com>
- Date: Sun, 10 Jun 2012 01:17:07 -0700 (PDT)
- Delivered-to: resistenza at lists.riseup.net
- List-archive: <https://lists.riseup.net/www/arc/resistenza>
- List-help: <mailto:sympa@lists.riseup.net?subject=help>
- List-id: <resistenza.lists.riseup.net>
- List-owner: <mailto:resistenza-request@lists.riseup.net>
- List-post: <mailto:resistenza@lists.riseup.net>
- List-subscribe: <mailto:sympa@lists.riseup.net?subject=subscribe%20resistenza>
- List-unsubscribe: <mailto:sympa@lists.riseup.net?subject=unsubscribe%20resistenza>
- Sender: resistenza-owner at lists.riseup.net
Via
Tanaro, 7 - 20128 Milano - Tel/Fax 02.26306454
e-mail: resistenza at carc.it – sito: www.carc.it
Milano 10.06.2012
e-mail: resistenza at carc.it – sito: www.carc.it
Milano 10.06.2012
Rompere gli indugi, unire le forze,
passare dalla difesa all’attacco
Fare del 22 giugno una giornata di
sciopero generale e generalizzato
Da marzo in poi RSU, delegati e
operai hanno fatto scioperi, presidi, proteste e blocchi in gran parte
spontanei a livello di azienda e di zona, gli “sciopero di marzo” che hanno
impedito alla Camusso (e anche ad Angeletti, Bonanni e Centrella) di
collaborare apertamente con il governo Monti e costretto il PD a togliere la
sua firma in bianco sulla riforma Fornero, con il risultato che il governo ha
dovuto moderare i propri ardori.
A più riprese RSU e delegati hanno
chiesto alla FIOM di proclamare sciopero generale contro la riforma Fornero, i
delegati autoconvocati all’assemblea del 26 maggio scorso a Roma lo hanno indicato,
da mesi la FIOM e la CGIL che vogliamo chiedono alla Camusso di
fissare la data.
Adesso lo sciopero generale è stato indetto
- per il 22 giugno
- “contro l'attacco alle condizioni e
al diritto del lavoro, contro l'aumento della precarietà e contro la
possibilità di licenziare senza giusta causa introdotta attraverso la modifica
dell'articolo 18, contro l'aumento delle tasse, contro l'IMU e l'aumento
dell'IVA, contro l'attacco alla pensione e al diritto alla salute e alla
sicurezza sui posti di lavoro, contro le politiche economiche e sociali del
governo Monti e il ricatto del debito operato dalle banche e dall'Unione
Europea”.
- da USB, CUB, CIB UNICOBAS, SNATER, USI,
SI.COBAS
·
Vedi
il comunicato
di convocazione dello sciopero
Il 22 giugno può e deve
diventare una mobilitazione generale per difendere i diritti, per estenderli,
per cacciare Monti. Determinante è il ruolo degli operai, dei delegati e delle RSU FIOM, dei lavoratori
della CGIL che vogliamo, dei dirigenti della sinistra FIOM e CGIL.
Alcune delle RSU più combattive e di
traino su scala nazionale come quella della SAME e della PIAGGIO hanno già di
loro iniziativa ripreso e chiamato a riprendere gli scioperi sull’art. 18.
Presa di posizione congiunta RSU FIOM Same e Piaggio
RIPRENDERE
GLI SCIOPERO SULL’ART. 18! (dal manifestino.blogspot.com -1.06.12)
Nel silenzio generale, la riforma dell’articolo 18 è in Parlamento.
Un governo sempre più debole e forze politiche sempre più allo sbando,
sfiduciate da tutte le ultime consultazioni elettorali, ritrovano
l’unità nell'offensiva ai diritti dei lavoratori e soprattutto alla
garanzia fondamentale dell’articolo 18.
Bisogna aver chiaro che il contenuto della riforma dell’articolo 18 è di
liberalizzare i licenziamenti, rendere ricattabili tutti i lavoratori e
permettere la sostituzione in massa dei più anziani con lavoratori
precari. Chi appoggia questa riforma si schiera senza riserve contro
l’interesse di tutti i lavoratori.
Questo i lavoratori che hanno scioperato in Marzo lo hanno capito bene.
Ed è per questo che l’appoggio determinante che il PD e i dirigenti della CGIL
stanno dando alla manomissione dell’articolo 18 è possibile solo sotto un velo
di silenzio e di ipocrisia.
Oggi, come a Marzo, sta ancora una volta ai lavoratori rompere questo
velo, scompaginare un’accozzaglia pericolosa di forze socialmente non
rappresentative, fermare questa operazione di un governo autoritario e
delegittimato per chiudere una volta per tutte con l’attacco ai loro diritti.
Per questo è necessario che i lavoratori e le loro RSU, a
cominciare da quelle che in Marzo hanno saputo reagire con forza e
determinazione, riprendano la mobilitazione e gli scioperi sul semplice e
chiaro obiettivo
Giù le mani dall’articolo 18!
Alla SAME abbiamo iniziato gli scioperi giovedì 31 maggio, alla
PIAGGIO scioperiamo a partire da martedì 5 giugno”.
Adesso il passo è scendere in
sciopero e chiamare le altre RSU a scendere in sciopero il 22 giugno.
Sergio Bellavita, membro della
Segreteria nazionale della FIOM, scrive (8.6.12) sul sito della Rete 28 Aprile:
“Il 22 giugno il variegato mondo del
sindacalismo di base ha proclamato sciopero ed è un fatto positivo sebbene non
sia lo sciopero generale di cui abbiamo un disperato bisogno. Oggi solo la FIOM, grazie allo
straordinario consenso che in questi due anni si è accumulato potrebbe
rappresentare il perno su cui costruire un vasto fronte sociale. La
proclamazione dello sciopero generale dei metalmeccanici avrebbe il pregio di
aggregare tutte le soggettività resistenti. Produrrebbe nuove pressioni verso
un gruppo dirigente CGIL appagato dalla finta modifica sull'art. 18. Lo
sciopero FIOM rimetterebbe al centro della discussione del paese l'art. 18,
mentre oggi è del tutto evidente che in campo ci sono solo le pressioni di
segno opposto, da Confindustria a settori politici. Lo sciopero Fiom potrebbe
essere il volano per quella mobilitazione generale, prolungata che è resa
necessaria dalla dimensione dello scontro. Ma il segretario generale
Landini ha detto no, prima in segreteria poi all'assemblea dei delegati Fiom,
ad una nuova proclamazione di sciopero della sola FIOM dopo quello dello scorso
9 marzo. Capisco la necessità di chiedere conto ad una CGIL che proclama 16 ore
di sciopero per non farle, ma se non lottiamo ora, prima che il parlamento
cancelli l'art. 18, quando lo faremo?”.
Sembra la situazione del cane che si
morde la coda: buono lo sciopero del 22 giugno indetto dai sindacati di base,
però è la proclamazione dello sciopero da parte della FIOM che farebbe la
differenza, però Landini dice no perché
che deve essere la CGIL
a farlo, però la CGIL
non lo fa.
Come uscirne lo dice in modo semplice
e chiaro un operaio commentando la presa di posizione di Bellavita:
“Caro
segretario Bellavita, sono pienamente d'accordo con te ma se la FIOM non proclama lo sciopero
generale, perché tu non indichi, UFFICIALMENTE, ai delegati FIOM vicini alla
rete28aprile e a quelli autonomi di aderire allo sciopero nazionale del 22
giugno con i sindacati di base?”.
Anziché denunciare (o lamentarsi) che
Landini non indice sciopero, i dirigenti della sinistra FIOM devono usare il
ruolo, le relazioni e i poteri di cui dispongono per mobilitare direttamente e
apertamente le RSU e i delegati a scendere in sciopero il 22 giugno!
Non è “sindacalmente corretto”? Vero,
ma siamo all’emergenza economica, politica e sociale, non è più tempo di
teatrini neanche in campo sindacale. Un’azione autonoma e decisa in questo
senso costringerà anche la titubante direzione della FIOM a muoversi e a quel
punto Camusso e soci si troveranno di fronte all’alternativa se seguire la
sinistra interna o lasciarsi sfuggire la situazione di mano.
E, un inciso, un’azione del genere
sarebbe anche un deterrente agli attacchi e alle ritorsioni che all’interno
della stessa FIOM colpiscono da una parte i delegati e le RSU più combattivi
(vedi ad esempio la Piaggio)
e dall’altra i funzionari sindacali, come Simone Grisa ed Eliana Como della
FIOM di Bergamo, più legati ed espressione delle RSU e dei delegati di fabbrica
combattivi.
Fare del 22 giungo una giornata di
mobilitazione generale per cacciare il governo Monti-Napolitano e costruire un
governo di emergenza popolare
Questo governo di professori agli
ordini della BCE e del FMI non metterà fine alla crisi, neanche ai suoi effetti
peggiori, il compito per cui è stato installato (con un golpe bianco) è un
altro: imporre alle masse più sacrifici per soddisfare le pretese di un pugno
di finanzieri, banchieri, speculatori e grandi capitalisti alla Marchionne.
Bisogna cacciarlo via, questa volta senza cadere dalla padella alla brace come
con Berlusconi. Senza lasciare ancora in mano l’iniziativa ai mandanti di Monti
o sperare in Casini, Montezemolo, ecc. o in Bersani e una qualche riedizione
del centro-sinistra (la foto di Vasto che Vendola e Di Pietro continuano a
sventolare sotto il naso di Bersani). L“alleanza tra PD e sinistra” l’abbiamo
già vista all’opera con il governo Prodi-D’Alema-Bertinotti (più Epifani) e i
governi di centro-sinistra che lo hanno preceduto: legge Turco-Napolitano,
pacchetto Treu, scippo del TFR, riforma Berlinguer e Fioroni, missione di
guerra in Jugoslavia, base No Dal Molin, TAV in Val di Susa, ecc. Per vent’anni
si è alternata al governo con la banda Berlusconi e insieme hanno il nostro paese allo sfacelo attuale.
Non c’è arrangiamento di misure e di
istituzioni che concili i diritti e il progresso delle masse popolari con le
esigenze della comunità internazionale dei finanzieri e dei banchieri. Per porre rimedio
almeno agli effetti più gravi della crisi del capitalismo bisogna abolire il
debito pubblico, mettere sotto controllo le banche, nazionalizzare la FIAT e le altre grandi
aziende. Serve un Piano generale del Lavoro che mobiliti lavoratori, disoccupati,
inoccupati, cassintegrati, precari nella produzione di beni e i servizi
necessari alle famiglie, alle aziende e agli scambi con l’estero, nella messa
in sicurezza del territorio, delle infrastrutture, dei quartieri, nel
funzionamento delle scuole, degli ospedali e degli altri servizi pubblici.
Non esiste altro modo realistico (che
non siano chiacchiere da salotto o da bar) per rimettere in moto l’economia
reale nel rispetto dei diritti di chi lavora, dell’ambiente, delle esigenze
collettive (quanto produrre, cosa produrre, come produrre): occorre un governo
che affidi a ogni azienda compiti produttivi e i mezzi per assolverli e che
assegni a ogni adulto un lavoro utile e dignitoso. Occorre un governo di emergenza formato
da persone che godono della fiducia delle organizzazioni operaie e popolari e
decise a violare le regole e i diktat della UE, della BCE, del FMI e della
NATO. “Questo
è socialismo!”. No. Questo è solo un governo democratico, nel senso che è espressione non di un pugno di
speculatori, affaristi e ricchi, ma della maggioranza della popolazione, nel
senso che è sulla partecipazione diretta, sulla mobilitazione e sul
protagonismo popolare che si basa e trae la sua forza. Ed è un governo rivoluzionario nel senso che inizia a
mettere mano e a scardinare i privilegi, a svelare i segreti, a spezzare i
vincoli di classe. Non è socialismo, ma è un passo concreto per avanzare nella
lotta per costruire una società socialista qui e ora, in Italia, nel XXI
secolo. E per il futuro.
E’ il momento di osare! Le condizioni per vincere ci sono: il governo Monti
traballa, le amministrative sono state una batosta per i partiti che lo
sostengono, scandali e scontri intestini si susseguono, le mobilitazioni e le
lotte attraversano tutto il paese, molte amministrazioni locali strette tra
l’incudine e il martello sono sul piede di guerra su IMU, Equitalia, Patti di
Stabilità, in tutta Europa i fautori del rigore e dell’austerità (per i
lavoratori) sono usciti scornati dalle elezioni, l’UE fa acqua da tutte le parti. Tutte le
persone che oggi hanno ascolto, seguito, prestigio e fiducia tra i lavoratori e
le masse popolari se vogliono veramente difendere art. 18 e CCNL, se vogliono
veramente un “nuovo modello di sviluppo” che combini lavoro, diritti, giustizia
e ambiente, devono formare QUI E ORA un Comitato di Liberazione Nazionale (o di
salvezza nazionale o governo ombra o comunque lo si voglia chiamare) che:
- mobiliti tecnici, scienziati,
lavoratori e quanti hanno esperienza e capacità professionali perché
collaborino a mettere a punto misure e provvedimenti, alternativi a quelle del
governo dei professori milionari, nei settori principali della vita del paese
(in modo via via più dettagliato ed esteso, dal livello locale su su fino a
quello nazionale),
- chiami i funzionari pubblici a non obbedire al governo Monti-Napolitano che è
stato installato e opera in violazione della Costituzione,
- si colleghi con le organizzazioni operaie e popolari,
almeno le principali, di ogni zona e stabilisca relazioni con le forze
progressiste europee e del resto del mondo, disposte a rompere con le
imposizioni della comunità internazionale degli speculatori.
E’ il passo per rompere con le
oscillazioni, che hanno caratterizzato l’azione della sinistra sindacale, della
FIOM, dei sindacati alternativi, tra mettersi alla testa del movimento per dare
una soluzione politica alla crisi (vedi manifestazione FIOM del 16 ottobre 2010,
vedi Comitato No Debito) e restare su un terreno combattivo ma puramente
sindacale.
E’ il passo per dare alle proteste,
alle mobilitazioni che attraversano tutto il paese (come anche alle forme di
ribellione disperata e individuale) uno sbocco pratico, politico, una
prospettiva di successo.
A norma di legge potete essere esclusi da questa lista di distribuzione, RISPONDENDO A QUESTO MESSAGGIO con la richiesta di CANCELLAZIONE Cordiali saluti dalla redazione di: RESISTENZA Dir. resp. G. Maj - Redazione c/o Centro Nazionale del P.CARC: via Tanaro 7 - 20128 Milano; tel./fax 02.26.30.64.54 Reg. Trib.MI n. 484/19.9.94 - stamp. in proprio il 31/05/11. Per abbonamenti nazionali ed esteri e sottoscrizioni: CCP 60973856 intestato a M. Maj Sito: www.carc.it
- Prev by Date: Torino. Solidarietà autogestita con i terremotati
- Next by Date: Che succede se lasci il wi-fi aperto?
- Previous by thread: Torino. Solidarietà autogestita con i terremotati
- Next by thread: Che succede se lasci il wi-fi aperto?
- Indice: