[Resistenza] Bologna 2 maggio 2012 - No alla messa fuorilegge dei comunisti




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Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo (CARC)
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Milano 26.04.2012



Bologna 2 maggio- h. 9.30 piazza Nettuno
in occasione del processo contro il (n)PCI e le organizzazioni della sua carovana
Presidio, microfono aperto e reading di denuncia, solidarietà e lotta
 
No alla messa fuorilegge dei comunisti, difendere le residue libertà di opinione, organizzazione e propaganda conquistate con la vittoria della Resistenza e sancite dalla Costituzione!
 
Dal movimento NO TAV ai manifestanti del 15 ottobre, solidarietà a tutte le organizzazioni, i movimenti e i compagni colpiti dalla repressione!

 
Il 2 maggio la Corte d’Assise di Bologna deve esprimersi sulle eccezioni sollevate dai nostri avvocati nella fase preliminare della prima udienza tenutasi l’8 febbraio. Formalmente deve decidere se la sentenza di rinvio a giudizio pronunciata dal GUP Gamberini è valida, viste le numerose irregolarità procedurali e soprattutto il fatto che la sentenza era già scritta nel vero senso della parola e se è Bologna la sede competente del processo (visto che nel rinvio a giudizio si parla di “reati commessi in Italia, a Modena e altrove e in Francia, Parigi”). In realtà la Corte d’Assise deve decidere se continuare il processo, cioè se avallare o meno una montatura giudiziaria e una decennale persecuzione politica, se nel nostro paese per i comunisti e quanti lottano per mettere fine al disastro economico, sociale e ambientale sono ancora in vigore le libertà democratiche (o almeno quanto resta di esse) conquistate grazie alla vittoria della Resistenza sul nazifascismo oppure se esse sono riservate esclusivamente agli esponenti delle classi dominati e ai loro accoliti. La Corte d’Assise di Bologna, in definitiva, deve decidere se diventare complice o meno della deriva antidemocratica e antipopolare, della deriva reazionaria in corso.
 
Mettiamo sotto accusa gli unici e veri terroristi del nostro paese, a partire dal governo Monti-Napolitano che è stato costituito illegalmente e sta violando spudoratamente la Costituzione!
Tutti i compagni, lo ricordiamo, sono sotto processo con l’accusa di associazione sovversiva con finalità di terrorismo. In effetti è vero che è in corso una sovversione profonda dell’ordinamento del nostro paese, della sua costituzione materiale prima ancora che della sua Costituzione scritta e ancora, almeno formalmente, in vigore.
Il verminaio dentro e intorno alla Lega e il caso Lusi mostrano al di là di ogni dubbio che ne è stato del referendum del 1993 con cui la maggioranza dei cittadini italiani aveva votato contro il finanziamento pubblico ai partiti.  
L’esito del referendum del giugno scorso sull’acqua pubblica e gli altri beni comuni, la volontà espressa con il voto da 27 milioni di persone, non solo non ha ancora avuto attuazione, ma il governo Monti sta cercando apertamente di aggirarlo.
La Costituzione pone il lavoro a fondamento dell’unità della società e del paese, stabilisce il diritto al lavoro e a un salario dignitoso per ogni adulto, ma il nostro paese sta diventando un cimitero di fabbriche, aumentano i disoccupati, i precari, il lavoro nero fino alle nuove forme di vera e propria schiavitù: il denaro e l’arricchimento diventano l’unico  fondamento della società, l’unica vera legge. Il diritto al reintegro sul posto di lavoro di chi è licenziato senza giusta causa (art. 18) è un peso insopportabile: l’arbitrio del padrone deve diventare legge ovunque. 
In Val di Susa le Autorità e le forze dell’ordine stanno cercando di piegare la “sovranità popolare” agli interessi di un pugno di affaristi e speculatori eretti a “interesse nazionale” ricorrendo alla militarizzazione del territorio, alle cariche contro i manifestanti, alle retate, alla criminalizzazione e agli arresti di chi si oppone alla devastazione di un’intera vallata e allo sperpero delle risorse pubbliche.
La Costituzione stabilisce l’autonomia degli enti locali, ma il governo Monti priva Comuni e Regioni dei fondi per i servizi pubblici, vuole legare loro le mani con la Tesoreria Unica e il Patto di Stabilità e ridurli al ruolo di esattori delle tasse (a partire dall’IMU, la nuova tassa sulla casa) per conto del governo centrale.
L’intervento militare in Libia è l’ultima in ordine di tempo delle missioni di guerra che, benché ribattezzate “missioni umanitarie”, calpestano e violano il divieto costituzionale di ricorrere alla guerra come strumento per risolvere le controversie internazionali.
 La riforma della Difesa targata Di Paola (per anni dirigente NATO e, in qualità di presidente del comitato militare NATO, uno dei principali artefici della guerra contro la Libia) istituzionalizza questa situazione di fatto: “le forze armate italiane devono sviluppare capacità di intervento efficace e tempestivo anche a grande distanza dalla madrepatria, devono operare nelle zone di ‘interesse strategico’ che comprendono i Balcani, l’Europa orientale, il Caucaso, l’Africa settentrionale, il Corno d’Africa, il vicino e medio Oriente e il Golfo persico”.
Il nuovo ordine introdotto da Marchionne a partire dal 1° gennaio di quest’anno estromette dagli stabilimenti FIAT la FIOM con buona pace della libertà di rappresentanza e organizzazione sindacale formalmente ancora in vigore, le zone rosse, i divieti e le cariche delle forze dell’ordine fanno carta straccia della libertà di manifestazione, le precettazioni limitano di fatto il diritto di sciopero.
A più di 10 anni di distanza,  “nessuno dei 46 poliziotti, guardie penitenziarie, medici e infermieri condannati in primo e secondo grado dal Tribunale di Genova per le violenze e le torture inflitte ai manifestanti fermati e arrestati, nella caserma di Genova Bolzaneto, in occasione del G8 a Genova, è stato sospeso o allontanato dal lavoro” (Enrica Bartesaghi, Presidente del Comitato Verità e Giustizia per Genova, Lettera al Presidente della Repubblica, al Ministro degli interni, al Ministro della Giustizia, 27 gennaio 2012), i loro dirigenti (Gianni De Gennaro, Spartaco Mortola, Alessandro Perugini, Francesco Gratteri, Giovanni Luperi, Giovanni Luperi, Vincenzo Canterini, ecc.) sono stati promossi, i mandanti politici non sono stati neanche inquisiti.
I diritti fondamentali delle persone e gli accordi internazionali a tutela dei migranti non sono in vigore nei CIE e nei CARA, nel Canale di Sicilia. Casa Pound, Forza Nuova e le altre organizzazioni dei “fascisti del terzo millennio” che sono tornati a insanguinare l’Italia godono di appoggi, coperture e complicità in alto loco, benché il fascismo, oltre che illegittimo, nel nostro paese sia anche illegale.
 
Il risultato? Otto milioni di persone che vivono in povertà, migliaia di persone che ogni anno muoiono di miseria, di lavoro, di malattia, di carcere, di emigrazione, di maltempo, di disastri ambientali, di disperazione e altrettante che sono emarginate dalla vita sociale e condannate a vivere di espedienti o di elemosine: qui, oggi, in Italia, uno dei paesi sviluppati e ricchi!
Quindi è vero che nel nostro paese agiscono dei terroristi: sono i responsabili di tutto questo! Hanno un nome e un cognome, siedono nei consigli di amministrazione delle aziende, delle banche e delle società finanziarie, siedono al governo, in Parlamento, nei palazzi del potere, siedono in Vaticano, in Confindustria, ai vertici del nostro paese.
 
Con la resistenza e la lotta contro la repressione, con la solidarietà proletaria trasformare le operazioni repressive in uno strumento per lo sviluppo del movimento contro la crisi e i suoi responsabili, per la rinascita del movimento comunista
“La repressione si aggraverà. Gli obiettivi che il governo Monti è incaricato di raggiungere rendono necessario che esso ricorra sempre più alla repressione. Non può tollerare iniziative da parte delle masse popolari, non può tollerare la vita autonoma di centri di orientamento e di organizzazione. Siccome la resistenza alla crisi e alle manovre della borghesia e del clero aumenterà, aumenterà la repressione. Bisogna contrastare la repressione e intralciarla in ogni modo.
Contro l’aggravarsi del ricorso delle autorità alla repressione, occorre rafforzare
-         la resistenza alla repressione delle organizzazioni e dei compagni e in generale dei lavoratori: non cedere a pressioni e ricatti, non lasciarsi prendere dal panico, non isolarsi ma rafforzare i legami con i compagni e con le organizzazioni in  occasione di ogni operazione repressiva: è una questione politica ma anche di dignità e igiene personale;
-         la lotta contro la repressione: ogni azione repressiva del regime deve essere denunciata su larga scala e dare luogo a proteste e manifestazioni pubbliche. Quanto al processo di rottura (usare le iniziative repressive e i procedimenti giudiziari per mettere il regime, le sue istituzioni e le sue autorità, individui e gruppi, sul banco degli accusati, passare da imputati e accusati ad accusatori, indebolire il legalitarismo tra le masse popolari e nella sinistra borghese sollecitando prese di posizione pubbliche e rifiuto della collaborazione), bisogna allargare il ricorso ad esso e portare ad un livello superiore la sua pratica;
-         la solidarietà delle masse popolari con i compagni e le organizzazioni che il regime colpisce con le sue operazioni repressive: “solidarietà su tutti i piani e a tutti i livelli” (da La Voce del (n)PCI n. 40 - marzo 2012).
 

Estendere e rafforzare la ribellione e la disobbedienza di massa contro il governo Monti e le sue misure criminali!

Allargare il coordinamento e l’unità d’azione tra le organizzazioni, i movimenti e i settori mobilitati per non pagare la crisi dei padroni!
Rendere ingovernabile il paese a Monti e i suoi mandanti fino a cacciarlo via e instaurare al suo posto un governo d’emergenza popolare!

La battaglia contro la messa fuorilegge dei comunisti e la repressione delle forze dell’ordine e dei Tribunali è parte integrante della lotta per farla finita con il governo Monti-Napolitano e le sue misure di rapina delle masse popolari, di eliminazione dei loro diritti e di sottomissione del nostro paese alla comunità internazionale degli speculatori!



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