Il No Tav non si arresta. Cronache e interviste



Il No Tav non si arresta. Cronache e interviste

Sabato 28 gennaio. Una nevicata di quelle che non si vedevano da tempo a
Torino. Una boccata d’aria dopo mesi di siccità e smog. Gennaio si è
ripreso il suo mantello di freddo e ghiaccio.
I No Tav, nonostante la giornata da lupi, si sono raccolti in molte
migliaia in piazza Carlo Felice. C’erano tutti: i comitati della Val Susa,
di Torino, dei paesi intorno, e tanti solidali arrivati da tutta Italia
per sostenere ancora una volta una lotta che è divenuta punto di
riferimento per tanti che si oppongono alle grandi opere inutili, alle
installazioni militari, alla devastazione del territorio ed allo spreco
delle risorse.
Il primo gennaio l’area del non/cantiere della Maddalena è divenuta area
strategico-militare. L’ultimo tassello di una strategia disciplinare che
l’intera classe politica, compresi i tecnocrati oggi al governo, hanno
deciso di mettere in campo per piegare la resistenza dei No Tav.
Il 28 gennaio era stata organizzata come giornata di informazione e lotta
alla militarizzazione, al Tav, alla lobby che lo sostiene.
L’indignazione per gli arresti del 26 gennaio ha fatto sì che la
manifestazione si allargasse, dilagando per le strade, invadendo il centro
di Torino, assediando il palazzo della Regione.
In apertura c’erano le carriole cariche di una manciata delle macerie
prodotte per allestire il fortino della Maddalena. C’erano pezzi degli
alberi tagliati per il non cantiere, filo spinato, bossoli dei lacrimogeni
che ci hanno soffocati e feriti. Il segno tangibile della violenza dello
Stato.
Uno Stato che ha dichiarato guerra ai No Tav: occupare un territorio per
imporre un opera non voluta, cintarlo come una fortezza, impiegando
blindati e soldati reduci dalla guerra in Afganistan, è vera guerra.
Il 28 gennaio abbiamo voluto, in modo simbolico ma concreto restituire ai
signori del Tav le loro macerie. Le macerie della libertà di tutti ferita
dalla militarizzazione di un'intera valle.
La frivolezza tattica della Clown Army ha accompagnato le carriole di
fronte al Palazzo della Regione, dove i soldati/vestiti da pagliacci hanno
irriso i pagliacci in divisa che presidiavano l’ingresso.
In testa, dietro allo striscione “No Tav, una garanzia per il futuro”,
c’era anche il grande striscione “il No Tav non si arresta”.
Dal camioncino per l’intero percorso si sono ricordate le ragioni dei No
Tav. Le ragioni di chi si mette di mezzo, di chi non ci sta, di chi pensa
a quante scuole, ospedali, ferrovie per i pendolari si potrebbero
costruire con i 22 miliardi destinati ad un’opera che serve solo ad
arricchire la lobby del cemento e del tondino e i suoi padrini politici, a
destra come a sinistra.
In tutto il corteo più volte è echeggiato lo slogan “libertà, libertà!
Un corteo bello, multiforme, con tante anime. C’erano decine e decine di
cartelli autoprodotti, in cui ciascuno aveva scritto una delle tante
ragioni della lotta.
Non potevano mancare le foto degli arrestati, i cartelli di saluto per
l’uno e per l’altro. Sul furgone di apertura c’era scritto “Liberi
tutti!”.
Il prossimo appuntamento sarà il 25 febbraio. Una grande manifestazione da
Bussoleno a Susa, la marcia di un popolo che non si arresta, un popolo che
ormai è in tutta Italia.

Nello spazio della domenica – ore 13/15 – di Anarres su radio Blackout
sono stati fatti numerosi interviste ed approfondimenti.
La redazione di Anarres ha fatto il punto sulla situazione tra cronaca ed
analisi:

Simone di Reggio Emilia, che ci ha raccontato del presidio solidale e sul
nuovo fronte No Tav, che si sta aprendo in città, dove l’amministrazione
ha deciso di finanziare la costruzione di una stazione Tav, intermedia tra
Milano e Bologna:

Valentina, una compagna di Parma, ha parlato del un corteo spontaneo che
ha attraversato la città:

Anche a Trieste si sono svolte numerose iniziative di solidarietà con i No
Tav arrestati ed altre sono in programma per la visita di Moretti del 2
febbraio Anarres ne ha parlato con Federico del comitato No Tav di Trieste
e del carso.

Ascolta tutti gli interventi a quest’indirizzo:
http://radioblackout.org/2012/02/il-no-tav-non-si-arresta/

Ascolta anche l’intervista a Maurizio Piccione del presidio di Vaie, sul
recente accordo tra Francia e Italia, sul corteo del 25 febbraio oltre a
un ragionamento su tutela del territorio e lavoro:
http://radioblackout.org/2012/02/tav-accordo-italia-francia-il-giorno-dopo/

Su movimenti e strategie disciplinari ascolta l’intervista a Massimo
Varengo:
http://radioblackout.org/2012/02/movimenti-e-strategie-disciplinari/

Chi vuole scrivere agli arrestati No Tav – di oggi la notizia dei
domiciliari per Samuele di Asti - trova qui gli indirizzi:
http://anarresinfo.noblogs.org/